lunedì 3 gennaio 2011

LA PASSIONE SECONDO LE RIVELAZIONI DI LUISA PICARRETTA

La Prima ora di Agonia nell'Orto di Getsemani


Mio afflitto Gesù, come da corrente elettrica mi sento attirato dal tuo amore in quest'Orto. Vengo a farti compagnia. Comprendo che tu, calamita potente del mio ferito cuore, mi chiami, ed io corro, pensando tra me: che sono queste attrattive d'amore che sento in me? Ah, forse il mio perseguitato Gesù si trova in tale stato di amarezza, che sente il bisogno della mia compagnia. Ed io volo.

Macché! Mi sento raccapricciare nell'entrare in quest'Orto. L'oscurità della notte, l'intensità del freddo, il lento muoversi delle foglie, che come flebili voci annunziano pene, tristezze e morte per il mio addolorato Gesù; il dolce scintillio delle stelle che, come occhi piangenti, sono tutte intente a guardare, facendo eco alle lacrime di Gesù, rimproverano a me le mie ingratitudini. Ed io tremo ed a tentoni lo vado cercando e lo chiamo: "Gesù, dove sei? Mi chiami e non ti fai vedere? Mi chiami e ti nascondi?"

Tutto è terrore, tutto è spavento e silenzio profondo. Ma faccio per tendere l'orecchio; sento un respiro affannoso ed è proprio Gesù che trovo. Ma che cambiamento funesto! Non è più il dolce Gesù della Cena Eucaristica, cui splendeva sul volto una bellezza smagliante e rapitrice, ma è triste, di una tristezza mortale, da sfigurare la sua natia beltà. Già agonizza, e mi sento turbato pensando che forse non ascolterò più la sua voce, perché pare che muoia. Perciò mi abbraccio ai suoi piedi; mi faccio più ardito, mi avvicino alle sue braccia, gli metto la mia mano alla fronte per sostenerlo e sottovoce lo chiamo: "Gesù, Gesù!"

E lui, scosso dalla mia voce, mi guarda e mi dice: "Figlio, sei qui? Ti stavo aspettando, ed era questa la tristezza che più mi opprimeva, il totale abbandono di tutti; e aspettavo te per farti essere spettatore delle mie pene e farti bere insieme con me il calice delle amarezze che tra poco il mio Padre celeste mi manderà per mezzo dell'angelo. Lo sorseggeremo insieme, perché non sarà calice di conforto, ma di amarezze intense, e sento il bisogno che qualche anima amante ne beva qualche goccia almeno. Perciò ti ho chiamato, perché tu lo accetti e divida con me le mie pene e mi assicuri di non lasciarmi solo in tanto abbandono!"
"Ah, sì, mio affannato Gesù, berremo insieme il calice delle tue amarezze, soffriremo le tue pene e non mi sposterò mai dal tuo fianco!"

E l'afflitto Gesù, assicurato da me, entra in agonia mortale, soffre pene mai viste né intese. Ed io, non potendo reggere e volendo compatirlo e sollevarlo, gli dico:
"Dimmi, perché sei così mesto ed afflitto e solo, in quest'Orto e in questa notte? E' l'ultima notte della tua vita sulla terra; poche ore ti rimangono per dar principio alla tua passione. Credevo di trovare almeno la celeste Mamma, la cara Maddalena, i fidi apostoli, ed invece ti trovo solo solo, in preda ad una mestizia che ti dà morte spietata, senza farti morire. Oh mio Bene e mio Tutto, non mi rispondi? Parlami! Ma pare che ti manca la parola, tanta è la tristezza che ti opprime. Ma, oh mio Gesù, quel tuo sguardo, pieno di luce, sì, ma afflitto ed indagatore, che pare che cerchi aiuto, il tuo volto pallido, le tue labbra riarse dall'amore, la tua Divina Persona, che da capo a piè trema tutta, il tuo cuore, che forte forte ti batte - e quei battiti cercano anime e ti danno un affanno da sembrare che da un momento all'altro tu spiri -, mi dicono che tu sei solo e perciò vuoi la mia compagnia.

Eccomi, o Gesù, tutto a te, insieme con te; anzi, non mi dà il cuore di vederti gettato per terra. Ti prendo fra le mie braccia, ti stringo al mio cuore; voglio numerare uno per uno i tuoi affanni, una per una le offese che ti si fanno avanti, per darti per tutto sollievo, per tutto riparazione e per tutto darti almeno un mio compatimento.
Ma, o mio Gesù, mentre ti tengo fra le mie braccia, le tue sofferenze si accrescono. Sento, Vita mia, scorrere nelle tue vene un fuoco e sento che il sangue ti bolle e vuole rompere le vene per uscire fuori. Dimmi, Amor mio, che hai? Non vedo flagelli, né spine, né chiodi, né croce; eppure, poggiando la testa sul tuo Cuore, sento che spine crudeli ti trafiggono la testa, che flagelli spietati non ti risparmiano nessuna particella dentro e fuori della tua Divina Persona, e che le tue mani sono paralizzate e contorte più che dai chiodi. Dimmi, dolce mio Bene, chi è che ha tanto potere anche nel tuo interno, che ti tormenta e ti fa subire tante morti per quanti tormenti ti dà?"

Ah, pare che Gesù benedetto schiuda le sue labbra fioche e moribonde e mi dica: "Figlio mio, vuoi sapere chi è che mi tormenta più degli stessi carnefici? Anzi, quelli sono nulla a paragone di questo! E' l'amore eterno, che, volendo il primato in tutto, mi sta facendo soffrire tutto insieme e nelle parti più intime ciò che i carnefici mi faranno soffrire a poco a poco. Ah, figlio mio, è l'amore, che tutto prevale su di me ed in me: l'amore mi è chiodo, l'amore mi è flagello, l'amore mi è corona di spine, l'amore mi è tutto; l'amore è la mia passione perenne, mentre quella degli uomini è del tempo. Ah, figlio mio, entra nel mio cuore, vieni a perderti nel mio amore e solo nel mio amore comprenderai quanto ho sofferto e quanto ti ho amato, ed imparerai ad amarmi e a soffrire solo per amore."

O mio Gesù, giacché tu mi chiami dentro del tuo cuore per farmi vedere ciò che l'amore ti ha fatto soffrire, io vi entro, ma mentre vi entro vedo i portenti dell'amore, che non di spine materiali ti corona la testa, ma di spine di fuoco; che ti flagella, non con flagelli di funi, ma con flagelli di fuoco; che ti crocifigge con chiodi, non di ferro, ma di fuoco. Tutto è fuoco, che penetra fin nelle ossa e nelle stesse midolla e, distillando tutta la tua SS. Umanità in fuoco, ti dà pene mortali, certo più della stessa Passione, e prepara col tuo Sangue un bagno d'amore a tutte le anime che vorranno lavarsi da qualunque macchia ed acquistare il diritto di figlio dell'amore.
Oh Amore senza termine, io mi sento indietreggiare dinanzi a tanta immensità d'amore e vedo che per poter entrare nell'amore e comprenderlo, dovrei essere tutto amore! O mio Gesù, non lo sono! Ma giacché tu vuoi

la mia compagnia e vuoi che entri in te, ti prego di farmi diventare tutto amore.
Perciò ti supplico di coronare la mia testa e ogni mio pensiero con la corona dell'amore. Ti scongiuro, o Gesù, di flagellare col flagello dell'amore la mia anima, il mio corpo, le mie potenze, i miei sentimenti, i desideri, gli affetti, insomma, tutto, ed in tutto resti flagellato e suggellato dall'amore. Fa, oh Amore interminabile, che non ci sia cosa in me che non prenda vita dall'amore.
O Gesù, centro di tutti gli amori, Ti supplico d'inchiodare le mie mani, i miei piedi, coi chiodi dell'amore, affinché tutto inchiodato dall'amore, amore diventi, l'amore intenda, di amore mi vesta, d'amore mi nutra, l'amore mi tenga tutto inchiodato in te, affinché nessuna cosa dentro e fuori di me abbia ardire di torcermi e distogliermi dall'amore, o Gesù!

O mio dolce Gesù, è già passata un'ora che ti trovi in quest'Orto. L'amore ha preso il primato in tutto, facendoti soffrire tutto insieme tutto ciò che i carnefici ti faranno soffrire in tutto il corso della tua amarissima Passione; anzi, supplisce e giunge a farti soffrire ciò che loro non possono farti, nelle parti più interne della tua Divina Persona.
O mio Gesù, già ti vedo vacillante nei passi, eppure vuoi camminare. Dimmi, o mio Bene, dove vuoi andare? Ah, ho capito: a trovare i tuoi amati discepoli. Anch'io voglio accompagnarti, affinché, se tu vacilli, io ti sostenga.

Ma, o mio Gesù, un'altra amarezza per il tuo cuore: già essi dormono, e tu, sempre pietoso, li chiami, li svegli e con amore tutto paterno li ammonisci e raccomandi loro la veglia e la preghiera. E ritorni nell'Orto; ma ti porti un'altra trafittura nel cuore. In quella trafittura vedo, oh Amor mio, tutte le trafitture delle anime a te consacrate che, o per tentazione, o per stato d'animo, o per mancanza di mortificazione, invece di stringersi a te, di vegliare e pregare, si abbandonano a sé stesse e, sonnacchiose, invece di progredire nell'amore e nell'unione con te, indietreggiano. Quanto ti compatisco, oh Amante appassionato, e ti riparo tutte le ingratitudini dei tuoi più fidi. Sono queste le offese che più contristano il tuo cuore adorabile ed è tale e tanta la loro amarezza che ti fanno dare in delirio.

Ma, oh Amore senza confini, il tuo amore, che già ti bolle nelle vene, vince tutto e tutto dimentica. Ti vedo prostrato a terra e preghi, ti offri, ripari ed in tutto cerchi di glorificare il Padre per le offese fatte a lui dalle creature. Anch'io, o mio Gesù, mi prostro con te ed insieme con te intendo fare ciò che fai tu.
Ma, o Gesù, delizia del mio cuore, vedo che a turbe a turbe tutti i peccati, le nostre miserie, le nostre debolezze, i delitti più enormi, le ingratitudini più nere, ti si fanno incontro, ti si gettano addosso, ti schiacciano, ti feriscono, ti mordono, e tu, che fai? Il sangue, che ti bolle nelle vene, fa fronte a tutte queste offese, rompe le vene ed a larghi rivi esce fuori, ti bagna tutto, scorre a terra, e dai sangue per offese, vita per morte. Ah, Amore, a che stato ti vedo ridotto! Già tu spiri. Oh, mio Bene, dolce mia Vita, deh, non morire! Solleva la faccia da questa terra che hai bagnata col tuo SS. sangue! Vieni fra le mie braccia! Fa che io muoia in vece tua!

Ma sento la voce tremola e moribonda del mio dolce Gesù, che dice: "Padre, se è possibile, passi da me questo calice; però non la mia, ma la tua Volontà sia fatta."
E' già la seconda volta che sento ciò dal mio dolce Gesù. Ma che cosa mi fai intendere con questo "Padre, se è possibile, passi da me questo calice"? O Gesù, ti si fanno avanti tutte le ribellioni delle creature; quel "Fiat Voluntas tua", quel "Sia fatta la tua Volontà", che doveva essere la vita di ogni creatura, lo vedi respinto da quasi tutte ed invece di trovare la vita trovano la morte; e tu, volendo dare la vita a tutti e fare una solenne riparazione al Padre per le ribellioni delle creature, per ben tre volte ripeti: "Padre, se è possibile, passi da me questo calice, cioè, che le anime, sottraendosi dalla nostra Volontà, vadano perdute. Questo calice per me è molto amaro; però, non la mia volontà, ma la Tua sua fatta".
Ma mentre dici questo, è tale e tanta la tua amarezza, che ti riduci agli estremi, agonizzi e stai in atto di dare l'ultimo anelito.

O mio Gesù, mio Bene, giacché sei nelle mie braccia, voglio anch'io unirmi con te, voglio ripararti e compatirti tutte le mancanze e i peccati che si fanno contro il tuo SS. Volere ed insieme pregarti che in tutto io faccia sempre la tua SS. Volontà. La tua Volontà sia il mio respiro, la mia aria; la tua Volontà sia il mio palpito, il mio cuore, il mio pensiero, la mia vita e la mia morte.
Ma deh, non morire! Dove andrò senza di te? A chi mi rivolgerò? Chi mi darà più aiuto? Tutto finirà per me! Deh, non mi lasciare, tienimi come vuoi, come più ti piace, ma tienimi con te, sempre con te! Non sia mai che anche per un istante resti separato da te! Lasciami piuttosto raddolcirti, ripararti e compatirti per tutti, perché vedo che tutti i peccati, di qualunque specie siano, ti pesano sopra.

Perciò, Amor mio, bacio la tua SS. testa. Ma che vedo? Tutti i pensieri cattivi, e tu senti ribrezzo per loro. Alla tua sacratissima testa ogni pensiero cattivo è una spina che ti punge acerbamente. Ah, non ha che farci la corona di spine che i giudei ti metteranno! Quante corone di spine ti mettono sul capo adorabile i pensieri cattivi delle creature, tanto che il sangue ti gronda dappertutto, dalla fronte e da dentro i capelli! Gesù, ti compatisco e vorrei metterti altrettante corone di gloria; e per raddolcirti ti offro tutte le intelligenze angeliche e la tua stessa intelligenza, per darti un compatimento e una riparazione per tutti.
O Gesù, bacio i tuoi occhi pietosi e in essi vedo tutti gli sguardi cattivi delle creature, che fanno scorrere sul tuo volto lacrime di sangue. Ti compatisco e vorrei raddolcire la tua vista, col metterti davanti tutte le delizie che si possono trovare in cielo e in terra.

Gesù, mio Bene, bacio le tue santissime orecchie. Ma che sento? Sento in esse l'eco delle bestemmie orrende, le grida di vendetta e di maldicenza. Non vi è voce che non risuoni nel tuo castissimo udito. Oh Amore insaziabile, ti compatisco e voglio consolarti col far risuonare in esso tutte le armonie del cielo, la voce dolcissima della cara Mamma, gli infuocati accenti della Maddalena e di tutte le anime amanti.
Gesù, Vita mia, un bacio più fervido voglio stampare sul tuo volto, la cui bellezza non ha pari. Ah, questo è quel volto innanzi al quale gli Angeli cupidamente desiderano fissare, per la tanta bellezza che li rapisce. Eppure, le creature lo insozzano con sputi, lo percuotono con schiaffi e lo calpestano sotto i piedi. Amor mio, che ardire! Vorrei tanto gridare da metterle in fuga! Ti compatisco e per riparare tutti questi insulti vado dalla Trinità Sacrosanta a chiedere il bacio del Padre e dello Spirito Santo, le inimitabili carezze delle loro mani creatrici; vado pure dalla celeste Mamma, affinché mi dia i suoi baci, le carezze delle sue mani materne, le sue adorazioni profonde; vado poi da tutte le anime a te consacrate e tutto ti offro, per ripararti le offese che si fanno al tuo SS. volto.

Dolce mio Bene, bacio la tua dolcissima bocca, amareggiata da orribili bestemmie, dalla nausea delle ubriachezze e golosità, dai discorsi osceni, dalle preghiere malfatte, dagli insegnamenti cattivi, da tutto ciò che di male fa l'uomo con la lingua. Gesù, ti compatisco e voglio addolcire la tua bocca con l'offrirti tutte le lodi angeliche e il buon uso che fa la lingua di tanti santi cristiani.
Oppresso Amor mio, bacio il tuo collo e lo vedo carico di funi e catene, per gli attacchi e i peccati delle creature. Ti compatisco e per sollevarti ti offro l'unione indissolubile delle Divine Persone, ed io, fondendomi in questa unione, ti stendo le mie braccia e, formando dolce catena d'amore al tuo collo, voglio allontanarti le funi degli attacchi che quasi ti soffocano e per raddolcirti ti stringo forte al cuore.
Fortezza divina, bacio le tue SS. spalle. Le vedo lacerate e quasi a brandelli strappate le carni dagli scandali e dai cattivi esempi delle creature. Ti compatisco e, per sollevarti, ti offro i tuoi SS. esempi, gli esempi della Regina Mamma e quelli di tutti i santi; ed io, o mio Gesù, facendo scorrere i miei baci su ciascuna di queste piaghe, voglio racchiudervi le anime che a via di scandali ti sono state strappate dal cuore e così rinsaldare le carni alla tua SS. umanità.

Mio affannato Gesù, bacio il tuo petto, che vedo ferito dalle freddezze, tiepidezze, incorrispondenze ed ingratitudini delle creature. Ti compatisco e per raddolcirti ti offro l'amore vicendevole del Padre, di te e dello Spirito Santo, la corrispondenza perfetta delle Divine Persone, ed io, o mio Gesù, immergendomi nel tuo amore, voglio farti riparo per poter respingere i nuovi colpi che le creature ti lanciano coi loro peccati; e prendendo il tuo amore voglio ferirle con questo, perché non ardiscano più di offenderti, e voglio versarlo sul tuo petto, per raddolcirti e risanarti.
Mio Gesù, bacio le tue mani creatrici. Vedo tutte le azioni cattive delle creature che, come altrettanti chiodi, trafiggono le tue SS. mani; sicché, non con tre chiodi, come sulla croce, tu resti trafitto, ma con tanti chiodi per quante opere cattive commettono le creature. Ti compatisco e per raddolcirti ti offro tutte le opere sante, il coraggio dei martiri nel dare il sangue e la vita per amor tuo. Vorrei insomma, o Gesù mio, offrirti tutte le opere buone per toglierti i tanti chiodi delle opere cattive.

O Gesù, bacio i tuoi piedi santissimi, sempre instancabili nel cercare anime; in essi racchiudi tutti i passi delle creature, ma molte di queste te le senti sfuggire e tu vorresti afferrarle. Ad ogni loro passo cattivo ti senti mettere un chiodo e tu vuoi servirti dei loro stessi chiodi per inchiodarle al tuo amore; ed è tale e tanto il dolore che senti e lo sforzo che fai per inchiodarle al tuo amore, che tremi tutto. Mio Dio e mio Bene, ti compatisco e per consolarti ti offro i passi di tutte le anime fedeli, che espongono la loro vita per salvare le anime.

O Gesù, bacio il tuo cuore. Tu continui ad agonizzare, non per quello che ti faranno soffrire i giudei, ma per il dolore che ti arrecano tutte le offese delle creature.
In queste ore tu vuoi dare il primato all'amore; il secondo posto a tutti i peccati, per i quali tu espii, ripari, glorifichi il Padre e plachi la Divina Giustizia; e il terzo ai giudei. Cosi' mostri che la passione che ti faranno soffrire i giudei non sarà altro che la rappresentazione della doppia amarissima passione che ti fanno soffrire l'amore e il peccato. Ed è perciò che io vedo nel tuo cuore tutto riconcentrato: la lancia dell'amore, la lancia del peccato, ed aspetti la terza, la lancia dei giudei; ed il tuo cuore, soffocato dall'amore, soffre moti violenti, affetti impazienti d'amore, desideri che ti consumano e palpiti infocati, che vorrebbero dar vita ad ogni cuore.

Ed è proprio qui, nel cuore, dove senti tutto il dolore che ti arrecano le creature, le quali, coi loro desideri cattivi, affetti disordinati, palpiti profanati, invece di volere il tuo amore, cercano altri amori. Gesù, quanto soffri! Ti vedo venir meno, sommerso dalle onde delle nostre iniquità. Ti compatisco e voglio raddolcire l'amarezza del tuo cuore, triplicatamente trafitto, con l'offrirti le dolcezze eternali e l'amore dolcissimo della cara Mamma Maria e quello di tutti i tuoi veri amanti.
Ed ora, o mio Gesù, fa che da questo tuo cuore prenda vita il povero mio cuore, affinché non viva più che col solo tuo cuore; ed in ogni offesa che riceverai, fa’ che io sia sempre pronto ad offrirti un sollievo, un conforto, una riparazione, un atto di amore non mai interrotto.

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