venerdì 31 dicembre 2010

LA PASSIONE SECONDO LE RIVELAZIONI DI LUISA PICCARRETA

La lavanda dei piedi


Ma, o mio Gesù, il tuo amore pare che non ha posa.Vedo che fai sedere di nuovo i tuoi amati discepoli;prendi un catino di acqua, ti cingi di bianca tovagliaeti prostri ai piedi degli apostoli, in gesto così umiledaattirare l'attenzione di tutto il cielo e farlo rimanere estatico. Gli stessi apostoli rimangono quasi senza moto, nel vederti prostrato ai loro piedi. Ma dimmi, Amor mio, che vuoi? Che intendi con quest'atto così umile? Umiltà non mai vista e che mai si vedrà!

"Ah, figlio mio, voglio tutte le anime e, prostrato ai loro piedi, come povero mendico, le chiedo, le importuno e, piangendo, tramo loro insidie d'amore per averle!

Voglio, prostrato ai loro piedi, con questo catino d'acqua mescolata con le mie lacrime lavarle da qualunque imperfezione e prepararle a ricevere me nel SS. Sacramento.

Mi sta tanto a cuore quest'atto di ricevermi nell'Eucaristia, che non voglio affidare questo ufficio agli angeli e neppure alla mia cara Mamma, ma io stesso voglio purificarne anche le fibre più intime, per disporle a ricevere il frutto del Sacramento; e negli apostoli intendevo preparare tutte le anime.

Intendo riparare tutte le opere sante e l'amministrazione dei Sacramenti, soprattutto fatta dai sacerdoti con spirito di superbia, vuote di spirito divino e di disinteresse. Ah, quante opere buone mi giungono più per farmi disonore che per darmi onore! Più per amareggiarmi che per compiacermi! Più per darmi morte che per darmi vita! Queste sono le offese che più mi contristano. Ah, sì, figlio mio, numera tutte le offese più intime che mi si fanno e riparami con le mie stesse riparazioni; consola il mio cuore amareggiato".

O mio afflitto Bene, faccio mia la tua vita ed insieme con te intendo ripararti tutte queste offese. Voglio entrare nei più intimi nascondigli del tuo cuore divino e riparare col tuo stesso cuore le offese più intime e segrete che ricevi dai tuoi più cari. Voglio, o mio Gesù, seguirti in tutto ed insieme con te voglio girare per tutte le anime che ti devono ricevere nell'Eucaristia ed entrare nei loro cuori, ed insieme alle tue metto le mie mani per purificarle.

Deh, o Gesù, con queste tue lacrime ed acqua, con cui lavasti i piedi degli apostoli, laviamo le anime che ti devono ricevere, purifichiamo i loro cuori, infiammiamoli, scuotiamone la povere di cui sono imbrattati, affinché ricevendoti, tu possa trovare in loro le tue compiacenze anziché le tue amarezze.

Ma, affettuoso mio Bene, mentre stai tutto intento a lavare i piedi degli apostoli, ti guardo e vedo un altro dolore che trafigge il tuo Cuore SS.mo. Questi apostoli ti rappresentano tutti i futuri figli della Chiesa e ciascuno di loro la serie di ciascuno dei tuoi dolori. In chi le debolezze, in chi gli inganni; in questo le ipocrisie, in quello l'amore smodato agli interessi; in San Pietro le mancanze di proposito e tutte le offese dei capi della Chiesa; in San Giovanni stesso (che anche lui si addormentò nell’orto, dopo che riposò sul tuo Cuore, e poi fuggì) le offese dei tuoi più fidi; in Giuda tutti gli apostati, con tutta la serie dei gravi mali che da questi si commettono.

Ah, il tuo Cuore è soffocato dal dolore e dall'amore, tanto che, non potendo reggere, ti soffermi ai piedi di ciascun apostolo e dai in pianto, e preghi e ripari per ciascuna di queste offese, ed impetri per tutti il rimedio opportuno.

Mio Gesù, anch'io mi unisco a te; faccio mie le tue preghiere, le tue riparazioni e i tuoi rimedi opportuni per ciascun'anima. Voglio mescolare le mie lacrime alle tue, affinché tu mai sia solo, ma sempre mi abbia con te per dividere insieme le tue pene.

Ma mentre t'inoltri, dolce Amor mio, nel lavare i piedi degli apostoli, vedo che già sei ai piedi di Giuda. Ti sento il respiro affannoso. Vedo che non solo piangi, ma singhiozzi, e mentre lavi quei piedi, te li baci, ti li stringi al cuore e, non potendo parlare con la voce perché soffocata dal pianto, lo guardi con quegli occhi gonfi di lacrime e gli dici col cuore:

"Figlio mio, deh, ti prego con le voci delle lacrime, non andare all'inferno! Dammi la tua anima, che prostrato ai tuoi piedi ti chiedo. Dì, che vuoi? Che pretendi? Tutto ti darò, purché non ti perda. Deh, risparmia questo dolore a me, tuo Dio!"

E ritorni a stringerti quei piedi al tuo cuore. Ma vedendo la durezza di Giuda, il tuo cuore è messo alle strette, il tuo cuore ti soffoca e stai in atto di venir meno. Cuor mio e Vita mia, permettimi che ti sostenga fra le mie braccia. Capisco che questi sono i tuoi stratagemmi amorosi, che usi con ciascun peccatore ostinato.

Deh, ti prego, Cuor mio, mentre ti compatisco e ti riparo le offese che ricevi dalle anime che si ostinano a non volersi convertire, giriamo insieme la terra e dove stanno peccatori ostinati diamo loro le tue lacrime per ammollirli, i tuoi baci e le tue strette d'amore per incatenarli a te, in modo da non poter sfuggire, e così rinfrancarti del dolore della perdita di Giuda.

Istituzione dell'Eucaristia

Mio Gesù, gioia e delizia mia, vedo che il tuo amore corre e rapidamente corre. Ti alzi, dolente come sei, e quasi corri all'altare dov'è preparato il pane ed il vino per la consacrazione. Ti vedo, cuor mio, che prendi un aspetto tutto nuovo e non mai visto: la tua Divina Persona prende un aspetto tenero, amoroso, affettuoso; i tuoi occhi sfolgorano luce, più che se fossero soli; il tuo volto roseo è splendente; le tue labbra sorridenti e bruciante d'amore; le tue mani creatrici si mettono in atteggiamento di creare. Ti vedo, Amor mio, tutto trasformato; la Divinità pare come se traboccasse fuori dell'umanità.

Cuor mio e Vita mia, Gesù, questo tuo aspetto non mai visto chiama l'attenzione di tutti gli apostoli; sono presi da un dolce incanto e non osano neppure fiatare. La dolce Mamma corre in spirito ai piedi dell'altare, a mirare i portenti del tuo amore. Gli angeli scendono dal cielo e si domandano fra loro: "Che c'è? Che c'è? Sono vere follie, veri eccessi! Un Dio che crea, non il cielo o la terra, ma sé stesso... E dove? Dentro la materia corruttibile di poco pane e poco vino".

Ma mentre sono tutti intorno a te, oh Amore insaziabile, vedo che prendi il pane fra le mani, lo offri al Padre, e sento la tua voce dolcissima che dice: "Padre santo, grazie ti sian rese, ché sempre esaudisci il Figlio tuo. Padre santo, concorri con me. Tu, un giorno, mi mandasti dal cielo in terra ad incarnarmi nel seno della Mamma mia, per venire a salvare i nostri figli; ora permettimi che m'incarni in ciascun'Ostia, per continuare la loro salvezza ed essere vita di ciascuno dei miei figli. Vedi, o Padre? Poche ore restano della mia vita: chi avrà il cuore di lasciare i miei figli orfani e soli? Molti sono i loro nemici, le tenebre, le passioni, le debolezze cui vanno soggetti. Chi li aiuterà? Deh, ti supplico, che rimanga in ciascun'Ostia, per essere vita di ognuno e quindi mettere in fuga i nemici, ed essere loro luce, fortezza ed aiuto in tutto. Altrimenti, dove andranno? Chi li aiuterà? Le nostre opere sono eterne, il mio amore è irresistibile: non posso né voglio lasciare i miei figli".

Il Padre s'intenerisce alla voce tenera ed affettuosa del Figlio. Scende dal cielo; è già sull'altare ed unito con lo Spirito Santo a concorrere col Figlio... E Gesù, con voce sonora e commovente, pronuncia le parole della Consacrazione e, senza lasciare sé stesso, crei te stesso Sacramentalmente in quel pane e vino.

Poi comunichi i tuoi apostoli; e credo che la nostra celeste Mamma non restò priva dal riceverti. Ah, Gesù, i cieli s'inchinano e tutti t'inviano un atto di adorazione nel tuo nuovo stato di profondo annichilamento.

Ma, o dolce Gesù, mentre il tuo amore resta contentato e soddisfatto, non avendo altro che fare, vedo, o mio Bene, su questo altare, nelle tue mani tutte le Ostie consacrate che si perpetueranno fino alla fine dei secoli; ed in ciascuna Ostia schierata tutta la tua dolorosa passione, perché le creature, agli eccessi del tuo amore, ti preparano eccessi d'ingratitudine e di enormi delitti. Ed io, Cuore del mio cuore, voglio trovarmi sempre insieme con te in ogni Tabernacolo, in tutte le pissidi ed in ciascuna Ostia consacrata che si troverà fino alla fine del mondo, ad emettere i miei atti di riparazione, a seconda delle offese che ricevi.

O Gesù, Ti contemplo nell’Ostia Santa e come se Ti vedessi nella Tua adorabile Persona, bacio la Tua fronte maestosa, ma baciandoti sento le punture delle tue spine. O mio Gesù, in quest'Ostia santa quante creature non ti risparmiano le spine: esse si portano innanzi a te e, invece di mandarti l'omaggio dei loro buoni pensieri, ti mandano i loro pensieri cattivi, e tu di nuovo abbassi la testa come nella passione e ricevi e tolleri le spine di questi pensieri cattivi. O mio Amore, mi avvicino a te per dividere le tue pene; metto tutti i miei pensieri nella tua mente, per respingere queste spine che tanto ti addolorano, ed ogni mio pensiero scorra in ogni tuo pensiero, per farti l'atto di riparazione per ogni pensiero cattivo e così consolare la tua mesta mente.

Gesù, mio Bene, bacio i tuoi occhi belli. Vedo il tuo sguardo amoroso rivolto a quelli che si portano alla tua presenza, ansiosi di avere il ricambio dei loro sguardi d'amore. Ma quanti vengono innanzi a te e, invece di guardare e cercare Te, guardano cose che li distraggono e privano Te del gusto che provi nello scambio degli sguardi d'amore! Tu piangi, ed io, baciandoti, sento le mie labbra bagnate dalle tue lacrime. Mio Gesù, non piangere; voglio mettere i miei occhi nei tuoi, per dividere insieme queste tue pene e piangere con Te; e volendo riparare tutti gli sguardi distratti delle creature, ti offro i miei sguardi sempre fissi in Te.

Gesù, mio Amore, bacio le tue santissime orecchie e Ti vedo intento ad ascoltare ciò che vogliono da Te le creature per consolarle. Ma queste invece, Ti fanno giungere alle orecchie preghiere malamente recitate, piene di diffidenza, preghiere fatte per abitudine, ed il tuo udito in quest'Ostia santa è molestato più che nella stessa Passione. O mio Gesù, voglio prendere tutte le armonie del cielo e metterle nelle tue orecchie per ripararti, e voglio mettere le mie orecchie nelle tue, non solo per dividere insieme queste pene, ma per offrirti il mio atto continuo di riparazione e consolarti.

Gesù, mia Vita, bacio il tuo Santissimo Volto; lo vedo insanguinato, livido e gonfio. Le creature, o Gesù, vengono innanzi a questa Ostia santa e con le loro posizioni indecenti e con i loro discorsi cattivi, invece di darti onore Ti mandano schiaffi e sputi. E Tu, come nella Passione, in tutta pace e pazienza le ricevi e tutto sopporti! O Gesù, voglio mettere il mio volto vicino al tuo, non solo per baciarti e ricevere gl’insulti che Ti vengono dalle creature, ma per dividere con Te tutte le tue pene; e con le mie mani intendo accarezzarti, toglierti gli sputi e stringerti forte al mio cuore; e del mio essere fare tanti minutissimi brani e metterli innanzi a Te, come tante anime che Ti adorano, e tutti i miei movimenti intendo che siano continue prostrazioni, per ripararti i disonori che ricevi da tutte le creature.

Gesù mio, bacio la tua Santissima bocca; veggo che nello scendere sacramentato nei cuori delle creature sei costretto a poggiarti su molte lingue mordaci, impure, cattive. Oh, come ne resti amareggiato! Ti senti come attossicare da queste lingue, e peggio quando scendi nei loro cuori! O Gesù, se fosse possibile, vorrei trovarmi nella bocca di ciascuna creatura, per mutare in lodi tutte le offese che da esse ricevi.

Affaticato mio Bene, bacio la tua Santissima testa. La vedo stanca, sfinita e tutta occupata nel tuo lavorio d'amore; dimmi, che fai? E tu: "Figlio mio, in quest'Ostia lavoro da mane a sera, formando catene d'amore; e come le anime vengono da Me, io le incateno al mio Cuore; ma sai tu che Mi fanno esse? Molte, a via di sforzi, si svincolano e mettono le mie amorose catene in frantumi; e siccome queste catene sono legate al mio Cuore, io ne resto torturato e vado in delirio. Esse poi, nello spezzare le mie catene, mandano a vuoto il mio lavorio, cercando le catene delle creature; e questo lo fanno anche alla mia presenza, servendosi di Me per raggiungere i loro intenti. Ciò Mi addolora tanto, che Mi dà febbre violenta, da farmi venir meno e delirare". Quanto Ti compatisco, o Gesù! Il tuo amore è messo alle strette, ed io, per rinfrancarti delle offese che ricevi da queste anime, Ti prego di incatenare il mio cuore con queste catene, da esse spezzate, per poterti dare per loro il mio ricambio di amore.

Mio Gesù, mio Frecciero divino, bacio il tuo petto. E' tale e tanto il fuoco che in esso contieni, che per dare un po' di sfogo alle tue fiamme e volendo fare un po' di sosta nel tuo lavoro, Ti metti a giocare con le anime che vengono a te, tirando loro frecce d'amore, che escono dal tuo petto. Il tuo gioco è formare frecce, dardi, saette; e quando queste colpiscono le anime, Tu vai in festa. Ma molti, o Gesù, te le respingono, mandandoti per ricambio frecce di freddezza, dardi di tiepidezza e saette d'ingratitudini; e Tu ne resti così afflitto, da piangere amaramente! O Gesù, ecco il mio petto, pronto a ricevere non solo le tue frecce destinate a me, ma anche quelle che Ti respingono le altre anime, e così non più resterai sconfitto nel tuo gioco d'amore; e voglio pure ripararti le freddezze, le tiepidezze e le ingratitudini che da esse ricevi.

O Gesù, bacio la tua mano sinistra e intendo riparare tutti i tocchi illeciti o riprovevoli, fatti alla tua presenza, e Ti prego di tenermi sempre stretto al tuo Cuore. Gloria…

O Gesù, bacio la tua mano destra e intendo riparare tutti i sacrilegi, specie le Messe malamente celebrate! Quante volte, Amor mio, Tu sei costretto a scendere dal Cielo in mani e petti indegni e, sebbene senti nausea di trovarti in quelle mani, l'amor Ti costringe a rimanervi; anzi, in certi tuoi ministri, Tu trovi i rinnovatori tua Passione, che coi loro enormi delitti e sacrilegi rinnovano il Deicidio! Gesù, mi fa spavento a pensar ciò! Ma purtroppo, come nella passione stavi nelle mani dei Giudei, Tu Te ne stai in quelle mani indegne, quale agnellino mansueto, aspettando di nuovo la tua morte e anche la loro conversione. O Gesù, quanto soffri! Tu vorresti una mano amante per liberarti da quelle mani sanguinarie. O Gesù, quando Ti troverai in tali mani, Ti prego di chiamarmi a Te vicino, e per ripararti, Ti coprirò con la purità degli Angeli, Ti profumerò con le tue virtù per attutire la nausea che provi nel trovarti in quelle mani, ed il mio cuore Te l'offrirò per scampo e rifugio. E mentre resterai in me, io Ti pregherò per i Sacerdoti, acciocché tutti siano degni tuoi Ministri. Così sia. Gloria…

O Gesù, bacio il tuo piede sinistro ed intendo ripararti per quelli che Ti ricevono per abitudine e senza le dovute disposizioni. Gloria…

O Gesù, bacio il tuo piede destro e intendo riparare per quelli che Ti ricevono per oltraggiarti. Deh, Ti prego, quando ardiranno di fare ciò, di rinnovare il miracolo che operasti a Longino; e come lo risanasti e lo convertisti al tocco del Sangue che sgorgò dal tuo cuore, trapassato dalla sua lancia, così, al tuo tocco sacramentale converti le offese in amore e gli offensori in amanti! Gloria…

O Gesù, bacio il tuo dolcissimo Cuore, nel quale si riversano tutte le offese, ed io di tutto intendo ripararti, darti per tutti un contraccambio d'amore e sempre insieme con Te dividere le tue pene! Gloria…

O celeste Frecciero, se qualche offesa sfugge alla mia riparazione, Ti prego d'imprigionarmi nel tuo cuore e nella tua Volontà, affinché tutto ripari. Pregherò la dolce Mamma che mi tenga sempre insieme con Lei, al fine di riparare tutto e per tutti; Ti baceremo insieme e facendoti riparo, Ti allontaneremo le onde delle amarezze che ricevi dalle creature. Deh, o Gesù, ricordati che anch'io sono una povera peccatrice, rinchiudimi nel tuo Cuore, e con le catene del tuo amore non solo imprigionami, ma lega uno per uno i miei pensieri, gli affetti, i desideri; incatena le mie mani e i miei piedi al tuo Cuore, perché io non abbia altre mani e altri piedi che i tuoi!

Sicché, Amor mio, il mio carcere sarà il tuo Cuore, le mie catene saranno formate dall'amore, le tue fiamme saranno il mio cibo; il tuo respiro sarà il mio, i cancelli che m'impediranno di uscire sarà la tua Santissima Volontà; e così non vedrò che fiamme, non toccherò che fuoco, che, mentre mi daranno vita, mi daranno morte, come quella che subisci Tu nell'Ostia santa. Ti darò la mia vita, e così mentre io resterò prigioniero in Te, tu resterai sprigionato in me. Non è questo il tuo intento nel carcerarti nell'Ostia, per essere scarcerato dalle anime che Ti ricevono, prendendo vita in loro? Ed ora, in segno d'amore, benedicimi, dà il mistico bacio d’amore all’anima mia, mentre io mi rimango a stretto e abbracciato. Gloria…

O dolce Cuor mio, vedo che, dopo che hai istituito il SS. Sacramento e hai visto l'enorme ingratitudine e le offese delle creature agli eccessi del tuo amore, sebbene ne resti ferito ed amareggiato, pure non indietreggi, anzi vuoi affogare tutto nell'immensità del tuo amore.

Ti vedo, o Gesù, che amministri te stesso ai tuoi apostoli e dopo soggiungi che ciò che hai fatto tu lo devono far loro, dando loro la potestà di consacrare, e perciò li ordini sacerdoti, ed istituisci altri Sacramenti. Sicché a tutto ci pensi e tutto ripari: le prediche fatte malamente, i Sacramenti amministrati e ricevuti senza disposizione e perciò senza effetti, le vocazioni sbagliate dei sacerdoti, da parte loro e da parte di chi li ordina, non usando tutti i mezzi per conoscere le vere vocazioni. Ah, niente ti sfugge, o Gesù, ed io intendo seguirti e ripararti tutte queste offese.

Onde, dopo che hai dato adempimento a tutto, prendi i tuoi apostoli e t'incammini all'Orto di Getsemani, per dar principio alla tua dolorosa Passione. Ti seguirò in tutto per tenerti fedele compagnia e mentre tu tristemente procedi, io intendo ripararTi per quelle anime che escono dalla chiesa con la mente divagata e disfatta, e pregarTi affinché tu dia luce e grazie a queste anime, che mentre praticano le cose sante, non ne ricavano nessun profitto, perché non se ne servono bene.

giovedì 30 dicembre 2010

LA PASSIONE SECONDO LE RIVELAZIONI DI LUISA PICCARRETA

Gesù si congeda dalla sua Madre SS.

Preparazione

O Signor mio Gesù Cristo, prostrato alla tua divina presenza, supplico l'amorosissimo tuo cuore che voglia ammettermi alla dolorosa meditazione delle 24 ore, in cui per nostro amore tanto volesti patire nel corpo adorabile e nell'anima tua santissima fino alla morte di croce. Deh, dammi aiuto, grazia, amore, profonda compassione e intelligenza dei tuoi patimenti per comprendere fino in fondo la tua Passione.

Accetta, o misericordioso Signore, la mia amorosa intenzione, e fa che sia di profitto per me e per tutti, come se effettivamente e santamente eseguissi quanto desidererei praticare. Intanto grazie ti rendo, o mio Gesù, ché per mezzo della preghiera mi chiami all'unione con te e, per piacerti di più, prendo i tuoi pensieri, la tua lingua, il tuo cuore, e con questo intendo pregare, fondendomi tutto nella tua Volontà e nel tuo amore, e, stendendo le braccia per abbracciarti, poggio la mia testa sul tuo cuore ed incomincio implorando l’aiuto della tua Santissima Madre e del mio Angelo Custode.

Si reciti un’Ave Maria alla Ss. Vergine, un Gloria al Padre al Santo Angelo Custode e un L’eterno riposo alle Anime Sante del Purgatorio, (specie a quelle che devono scontare le pene fino alla fine del mondo) alle quali non si manchi di applicare queste potentissime orazioni e l’eventuali indulgenze

O celeste Mamma, l'ora del distacco già s'appressa ed io a te ne vengo. O Madre, dammi il tuo amore e le tue riparazioni, dammi il tuo dolore, perché insieme con te voglio seguire passo a passo l'adorato Gesù.

Ed ecco che Gesù viene, e tu, con l'animo traboccante d'amore, gli corri incontro, e nel vederlo così pallido e triste, il cuore ti si stringe per il dolore, le forze ti vengono meno e sei già per cadergli ai piedi.

O dolce Mamma mia, sai tu perché è venuto da te l'adorabile Gesù? Ah, egli è venuto per darti l'ultimo addio, per dirti l'ultima parola, per ricevere l'ultimo abbraccio!

O Mamma, a te mi stringo con tutta la tenerezza di cui è capace questo mio povero cuore, affinché stretto e avvinto a te, anch'io possa ricevere gli abbracci dell'adorato Gesù. Mi disdegnerai tu forse? O non è piuttosto un conforto per il tuo cuore avere un'anima a te vicina, che ne divida le pene, gli affetti, le riparazioni? O Gesù, in quest'ora così straziante per il tuo tenerissimo cuore, quale ammaestramento non ci dai tu di filiale ed amorosa ubbidienza verso la Mamma tua! Quale dolce armonia non passa fra te e Maria! Che incanto soave d'amore, che sale fino al trono dell'Eterno e si dilata a salvezza di tutte le creature della terra!

O celeste Mamma mia, sai tu che vuole da te l'adorato Gesù? Non altro che l'ultima benedizione. E' vero che da tutte le particelle del tuo essere altro non escono che benedizioni e lodi al tuo Creatore; ma Gesù, nel congedarsi da te, vuol sentire la dolce parola: "Ti benedico, o Figlio". E quel "Ti benedico" storna tutte le bestemmie dal suo udito e dolce e soave scende al suo cuore; e, quasi a mettere un riparo a tutte le offese delle creature, Gesù vuole il tuo "Ti benedico".

Anch'io mi unisco a te, o dolce Mamma: sulle ali dei venti voglio girare il cielo per chiedere al Padre, allo Spirito Santo, agli angeli tutti, un "Ti benedico" a Gesù, affinché, andando da lui, gli possa portare le loro benedizioni. E qui in terra voglio andare da tutte le creature e chiedere da ogni labbro, da ogni palpito, da ogni passo, da ogni respiro, da ogni sguardo, da ogni pensiero, benedizioni e lodi a Gesù; e se nessuno me le vorrà dare, intendo io darle per loro.

O dolce Mamma, dopo aver girato e rigirato, per chiedere alla Trinità Sacrosanta, agli angeli, alle creature tutte, alla luce del sole, al profumo dei fiori, alle onde del mare, ad ogni alito di vento, ad ogni favilla di fuoco, ad ogni foglia che si muove, al luccicar delle stelle, ad ogni movimento della natura, un "Ti benedico", me ne vengo a te ed insieme alle tue metto le mie benedizioni. Dolce Mamma mia, vedo che tu ne ricevi conforto e sollievo ed offri a Gesù tutte le mie benedizioni, in riparazione delle bestemmie e maledizioni che lui riceve dalle creature. Ma mentre offro tutto a te, sento la tua voce tremante che dice: "Figlio, benedici me pure!" O dolce mio Amore, Gesù, benedici ancora me insieme alla Mamma tua; benedici i miei pensieri, il mio cuore, le mie mani, le mie opere, i miei passi, e con la Madre tua benedici tutte le creature.

O Madre mia, nel mirare il volto dell'addolorato Gesù, pallido, triste, straziante, si risveglia in te il ricordo dei dolori che tra poco egli dovrà soffrire. Prevedi il suo volto coperto di sputi e lo benedici, il capo trapassato dalle spine, gli occhi bendati, il corpo straziato dai flagelli, le mani e i piedi forati dai chiodi, e dovunque egli è per andare tu lo segui con le tue benedizioni; ed insieme a te lo seguo anch'io. Quando Gesù sarà colpito dai flagelli, coronato di spine, schiaffeggiato, trapassato dai chiodi, dovunque troverà insieme al tuo, il mio "Ti benedico".

O Gesù, o Madre, vi compatisco; immenso è il vostro dolore in questi ultimi momenti; il cuore dell'uno pare che strappi il cuore dell'altro.

O Madre, strappa il mio cuore dalla terra e legalo forte a Gesù, affinché, stretto a lui, possa prendere parte ai tuoi dolori e, mentre vi stringete, vi abbracciate, vi gettate gli ultimi sguardi, gli ultimi baci, stando io in mezzo ai vostri due cuori, possa ricevere i vostri ultimi baci, gli ultimi vostri abbracci. Non vedete che io non posso stare senza di voi, malgrado la mia miseria e la mia freddezza?

Gesù, Mamma, tenetemi stretto a voi; datemi il vostro amore, il vostro Volere; saettate il povero mio cuore, stringetemi fra le vostre braccia; e insieme con te, o dolce Madre, voglio seguire passo passo l'adorato Gesù, con l'intenzione di dargli conforto, sollievo, amore e riparazione per tutti.

O Gesù, insieme alla Mamma tua ti bacio il piede sinistro, pregandoti di voler perdonare a me e a tutte le creature per quante volte non abbiamo camminato verso Dio. Gloria…

Bacio il tuo piede destro: perdona a me e a tutti per quante volte non abbiamo seguito la perfezione che tu volevi da noi. Gloria…

Ti bacio la mano sinistra: comunicaci la tua purità. Gloria…

Bacio la tua mano destra: benedicimi tutti i palpiti, pensieri, affetti, affinché, avvalorati dalla tua benedizione, tutti si santifichino; e con me benedici ancora tutte le creature e suggella la salvezza delle loro anime con la tua benedizione. Gloria…

O Gesù, insieme alla Mamma tua ti abbraccio e, baciandoti il cuore, ti prego di mettere in mezzo ai vostri due cuore il mio, acciò si alimenti continuamente dei vostri amori, dei vostri dolori, dei vostri stessi affetti e desideri e della vostra stessa vita. Così sia.

Mio adorabile Gesù, mentre insieme con te ho preso parte ai tuoi dolori e a quelli dell'afflitta Mamma, vedo che ti decidi a partire per andare dove il Volere del Padre ti chiama. E' tanto l'amore tra Figlio e Madre che vi rende inseparabili, per cui tu ti lasci nel cuore della Mamma e la Regina e dolce Mamma si depone nel tuo, altrimenti vi sarebbe stato impossibile il separarvi. Ma poi, benedicendovi a vicenda, tu le dai l'ultimo bacio per rafforzarla negli acerbi dolori che sta per sostenere, le dai l'ultimo addio e te ne parti. Ma la pallidezza del tuo volto, le tue labbra tremanti, la tua voce soffocata, come se volessi dare in pianto nel dirle addio, ah, tutto mi dice quanto l'ami e quanto soffri nel lasciarla!

Ma per adempiere la Volontà del Padre, coi vostri cuori fusi l'uno nell'altro, a tutto vi sottoponete, volendo riparare per quelli che, per non vincere le tenerezze dei parenti e amici, i vincoli e gli attacchi, non si curano di adempiere il Volere santo di Dio e di corrispondere allo stato di santità a cui Dio li chiama. Quale dolore non ti danno queste anime, nel respingere dal loro cuore l'amore che vuoi dar loro, per contentarsi dell'amore delle creature! Amabile amor mio, mentre con te riparo, permettimi che rimanga con la tua Mamma per consolarla e sostenerla, mentre tu parti; poi accelererò i passi, per venire a raggiungerti. Ma con mio sommo dolore vedo che la mia angosciata Mamma trema, ed è tanto il dolore che, mentre fa per dire al Figlio addio, la voce le muore sulle labbra e non può articolare parola, quasi viene meno e nel suo deliquio d'amore dice:

"Figlio mio, Figlio mio, ti benedico! Che amara separazione, crudele più di ogni morte!" Ma il dolore le impedisce ancora di parlare e la rende muta! Sconsolata Regina, lasciami che ti sostenga, ti asciughi le lacrime e ti compatisca nel tuo amaro dolore! Mamma mia, io non ti lascerò sola; e tu prendimi con te, insegnami in questo periodo così doloroso per te e per Gesù ciò che devo fare, come devo difenderlo, come ripararlo e consolarlo e se devo mettere la mia vita per difendere la sua. No, non mi sposterò da sotto il tuo manto. Ai tuoi cenni volerò da Gesù e gli porgerò il tuo amore, i tuoi affetti, i tuoi baci insieme ai miei, e li metterò in ogni piaga, in ogni goccia del suo sangue, in ogni pena ed insulto, affinché, sentendo lui in ogni pena i baci e l'amore della Mamma, le sue pene restino raddolcite.

Poi ritornerò sotto il tuo manto, portandoti i suoi baci per raddolcire il tuo cuore trafitto. Mamma mia, il cuore mi batte, voglio andare da Gesù. E mentre io bacio le tue mani materne, tu benedicimi come hai benedetto Gesù e permettimi che vada da lui. Mio dolce Gesù, l'amore mi addita i tuoi passi e ti raggiungo, mentre percorri le vie di Gerusalemme insieme ai tuoi amati discepoli. Ti guardo e ti vedo ancora pallido. Sento la tua voce, dolce, si, a mesta, tanto da spezzare il cuore dei tuoi discepoli, che ne sono conturbati. "E' l'ultima volta - tu dici - che percorro queste vie da me solo; domani le percorrerò legato, trascinato tra mille insulti". E additando i punti dove sarai più vituperato e straziato, segui a dire: "La mia vita sta per tramontare quaggiù, come sta per tramontare il sole, e domani a quest'ora non ci sarò più... Ma come sole risorgerò il terzo giorno".

 Al tuo dire, gli apostoli divengono mesti e taciturni e non sanno che rispondere. Ma tu soggiungi: "Coraggio, non vi abbattete; io non vi lascio, sarò sempre con voi; però è necessario che io muoia per il bene di voi tutti". Così dicendo, sei commosso, ma con voce tremula continui ad istruirli. E prima che ti chiuda nel cenacolo guardi il sole che tramonta, come sta per tramontare la tua vita, offri i tuoi passi per quelli che si trovano al tramonto della vita e dai loro la grazia di farla tramontare in te, riparando per quelli che, nonostante i dispiaceri e i disinganni della vita, si ostinano a non arrendersi a te. Poi guardi di nuovo Gerusalemme, il centro dei tuoi prodigi e delle predilezioni del tuo cuore, che per contraccambio ti sta preparando la croce, aguzzando i chiodi per compiere il deicidio, e tu fremi, ti si schianta il cuore e piangi la sua distruzione. Con ciò ripari per tante anime a te consacrate, che con tanta cura cercavi di formare come portenti del tuo amore, ed esse, ingrate ed in corrispondenti, ti fanno patire più amarezze. Voglio riparare insieme con te, per raddolcire lo schianto del tuo cuore.

Ma vedo che resti inorridito alla vista di Gerusalemme e, ritirando lo sguardo, entri nel cenacolo. Amor mio, stringimi al tuo cuore, affinché faccia mie le tue amarezze, per offrirle insieme con te, e tu guarda pietoso l'anima mia e, versando in essa il tuo amore, benedicimi.

O Gesù, già arrivi al cenacolo insieme con gli amati discepoli e ti metti a cena con loro. Quale dolcezza, quale affabilità non mostri in tutta la tua persona, nell'abbassarti a prendere l'ultima volta il cibo materiale! Ivi tutto è amore in te; anche in questo tu non solo ripari i peccati di gola, ma impetri anche la santificazione del cibo e, come questo si converte in forza, così impetri per noi la santità anche nelle cose più basse e più comuni.

Gesù, vita mia, il tuo sguardo dolce e penetrante pare che scruti tutti gli apostoli, ed anche in quell'atto di prendere il cibo il tuo cuore rimane trafitto, nel vedere i tuoi cari apostoli deboli e fiacchi ancora, specie il perfido Giuda, che ha già messo piede nell'inferno. E tu, dal fondo del cuore, amaramente dici: "Qual'è l'utilità del mio sangue? Ecco un'anima da me tanto beneficata: è perduta!"

E con i tuoi occhi sfavillanti di luce lo guardi, come a volergli far comprendere il gran male compiuto. Ma la tua suprema carità ti fa sopportare questo dolore e non lo fai manifesto neppure ai tuoi amati discepoli.

E mentre soffri per Giuda, il tuo cuore si vorrebbe riempire di gioia nel vedere alla sinistra il tuo amato discepolo Giovanni, tanto che, non potendo contenere più l'amore, attirandolo dolcemente a te, gli fai posare il capo sul tuo cuore, facendogli provare il paradiso anticipato.

Ed è in quest'ora solenne che nei due discepoli vengono raffigurati i due popoli, il reprobo e l'eletto: il reprobo in Giuda, che sente già l'inferno nel cuore; l'eletto in Giovanni, che in te riposa e gode.

O dolce mio Bene, anch'io mi metto a ti vicino e insieme al tuo amato discepolo voglio poggiare il mio capo stanco sul tuo cuore adorabile e pregarti di farmi sentire, anche su questa terra, le delizie del cielo, onde rapito dalle dolci armonie del tuo cuore, la terra non sia per me più terra, ma cielo. Ma in quelle armonie dolcissime e divine sento che ti sfuggono dolorosi palpiti: sono per le anime perdute! O Gesù, deh, non permettere che nuove anime si perdano; fa che il tuo palpito, scorrendo nel loro, li faccia sentire i palpiti della vita del cielo, come li sente il tuo amato discepolo Giovanni, e attratti dalla soavità e dolcezza del tuo amore, possano tutti arrendersi a te.

O Gesù, mentre rimango nel tuo cuore, dà anche a me il cibo, come lo desti agli apostoli: il cibo della tua Divina Volontà, il cibo dell'amore, il cibo della divina parola. Mai mi negare, o mio Gesù, questo cibo che tu tanto desideri di darmi, in modo da formare in me la tua stessa vita.

Dolce mio Bene, mentre me ne sto a te vicino, vedo che il cibo che tu prendi insieme ai tuoi cari discepoli non è altro che un agnello. E' questo l'agnello figurativo; e come in questo agnello non rimane umore vitale per la forza del fuoco, così tu, Agnello mistico, che tutto devi consumarti per le creature per forza di amore, neppure una goccia di sangue serberai per te, versandolo tutto per amore nostro.

Sicché, o Gesù, niente tu fai che non raffiguri al vivo la tua dolorosissima passione, che hai sempre presente nella mente, nel cuore, in tutto; e ciò m'insegna che, se anch'io avessi innanzi alla mente e nel cuore il pensiero della tua passione, mai mi negheresti il cibo dell'amor tuo. Quanto te ne ringrazio!

O mio Gesù, nessun atto ti sfugge che non abbia me presente e che non intenda farmi un bene speciale, perciò ti prego che la tua passione sia sempre nella mia mente nel mio cuore, nei miei sguardi, nelle mie opere e nei miei passi, affinché dovunque mi volga, dentro e fuori di me, trovi te sempre a me presente; e dammi la grazia che mai dimentichi ciò che hai sofferto e patito per me. Sia questa sia la mia calamita, che attirando tutto il mio essere in te, non mi faccia più allontanare da te.

Dolce Amor mio, incontentabile sempre nel tuo amore, vedo che mentre finisci la cena legale insieme coi tuoi cari discepoli ti alzi da tavola e, unito con loro, innalzi l'inno di ringraziamento al Padre per avervi dato il cibo, volendo riparare con ciò tutte le mancanze di ringraziamento delle creature, e per i tanti mezzi che ci dà per il mantenimento della vita corporale. Perciò tu, o Gesù, in ciò che fai, tocchi o vedi, hai sempre sul labbro la parola "Grazie ti siano rese, o Padre". Anch'io, Gesù, unito a te, prendo la parola dalle tue stesse labbra e dirò sempre ed in tutto: "Grazie per me e per tutti", per continuare la riparazione per le mancanze di ringraziamento.

mercoledì 29 dicembre 2010

LE ORE DELLA PASSIONE SECONDO LE RIVELAZIONI DI LUISA PICCARRETA

“Alle tante amarezze che le creature mi danno, queste Ore sono i piccoli sorsi dolci che le anime mi danno, ma ai tanti sorsi amari che ricevo, sono troppi pochi i dolci, perciò più diffusione, più diffusione! ”


A chi medita le Ore della Passione Gesù gli da i suoi stessi meriti come se stesse soffrendo in quel momento la sua Passione.

 
Vol. 11, 10 aprile 1913

Ed io: « Dimmi mio bene, che cosa darai in compenso a quelli che faranno le Ore della Passione come tu me le hai insegnato? »

E Lui: « Figlia mia, non le riguarderò come cose vostre, ma come fatte da Me, vi darò i miei stessi meriti, come se la stessi soffrendo in atto la mia Passione, e gli stessi effetti, a seconda la disposizione delle anime, questo in terra, premio maggiore non potrei darle, e poi in Cielo me le metterò di fronte, saettandole con saette d'amore e di contenti per quante volte hanno fatto le Ore della mia Passione, e loro saetteranno Me. Che dolce incanto sarà questo a tutti i beati! »

Se chi medita le Ore della Passione lo fa insieme a Gesù e con la sua stessa Volontà, ad ogni parola che si reciterà le darà un'anima, perché tutta la maggiore o minore efficacia di queste Ore della Passione sta nella maggiore o minore unione che hanno con Lui.

Vol. 11, ottobre 1914
« Figlia mia, per compenso che hai scritto le Ore della mia Passione, ad ogni parola che hai scritto ti darò un bacio, un'anima. »

Ed io: « Amor mio, questo a me, ed a quelle che le faranno che le darai? »

E Gesù: « Se le faranno insieme con Me e con la mia stessa Volontà, ad ogni parola che reciteranno le darò anche un'anima, perché tutta la maggiore o minore efficacia di queste Ore della mia Passione sta nella maggiore o minore unione che hanno con Me, e facendole con la mia Volontà, la creatura si nasconde nel mio Volere, e agendo il mio Volere posso fare tutti i beni che voglio, anche per una sola parola, e questo ogni volta che le farete. »

Il pensiero continuo della Passione di Gesù forma una sorgente nel cuore del anima per la gloria di Dio e per il bene delle creature.

Vol. 11, 10 aprile 1913

"Chi pensa sempre alla mia Passione forma nel suo cuore una sorgente, e quanto più vi pensa, tanto più questa sorgente s'ingrandisce, e siccome le acque che sorgono sono acque comuni a tutti, così questa sorgente della mia Passione che si forma nel cuore, serve a bene dell'anima, a gloria mia e bene delle creature."

Le Ore della Passione sono le stesse preghiere e riparazioni di Gesù uscite proprio dal fondo del suo Cuore.

Vol. 11, 6 settembre 1913

"Figlia mia… le Ore della mia Passione, che sono le stesse mie preghiere, le mie riparazioni e tutto amore, sono proprie uscite proprio dal fondo del mio cuore, hai tu forse dimenticato quante volte mi sono unito con te per farle insieme, ed ho cambiato i flagelli in grazie su tutta la terra?"
"Oh! quanto amerei che anche una sola per paese facesse queste ore della mia Passione! sentirei Me stesso in ogni paese, e la mia Giustizia in questi tempi grandemente sdegnata, ne resterebbe in parte placata."

Vol. 11, ottobre 1914

"Queste ore sono le più preziose di tutte, perché non è altro che ripetere ciò che feci nel corso della mia Vita mortale, e ciò che continuo nel Santissimo Sacramento. Quando sento queste Ore della mia Passione, sento la mia stessa voce, le mie stesse preghiere, veggo la mia Volontà in quell'anima, qual è di volere il bene di tutti e di riparare per tutti, ed Io mi sento trasportato a dimorare in essa per poter fare in lei ciò che fa lei stessa. Oh! quanto amerei che anche una sola per paese facesse queste ore della mia Passione! sentirei Me stesso in ogni paese, e la mia Giustizia in questi tempi grandemente sdegnata, ne resterebbe in parte placata."

La meditazione ripetuta delle Ore della Passione da a Gesù grande compiacimento, e all’anima che le fa la compenserà abbondantemente di nuova luce e nuove grazie in terra, e in cielo sarà ammantata sempre di nuova luce e gloria.”

Vol. 11, 4 novembre 1914

Stavo facendo le Ore della Passione, e Gesù tutto compiacendosi mi ha detto:

"Figlia mia, se tu sapessi il mio grande compiacimento che provo nel vederti ripetere quest'ore della mia Passione e sempre ripeterle, e di nuovo ripeterle, tu ne resteresti felice. E' vero che i miei santi hanno meditato la mia Passione e hanno compreso quanto ho sofferto, e si sono sciolti in lacrime di compassione, tanto, da sentirsi consumare per amore delle mie pene, ma però non così continuato e tante volte ripetute con quest'ordine, sicché posso dire che tu sei la prima che mi dai questo gusto sì grande e speciale, e vai sminuzzando in te ora per ora la mia Vita e ciò che soffrii, ed Io mi sento tanto tirato, che ora per ora te ne do il cibo e mangio teco lo stesso cibo, e faccio insieme con te ciò che fai tu. Sappi però che te ne compenserò abbondantemente di nuova luce e nuove grazie, e anche dopo la tua morte, ogniqualvolta si faranno dalle anime su questa terra queste Ore della mia Passione, Io in Cielo ti ammanterò sempre di nuova luce e gloria."

L’anima col fare Le Ore della Passione fa sua la stassa vita di Gesù “ed elevandosi su, tra il Cielo e la terra, fa il mio stesso uffizio, e come corredentrice dice insieme con me: Ecce ego mitte me, voglio ripararti per tutti, risponderti per tutti ed impetrare il bene a tutti”.

Vol. 11, 6 novembre 1914

Continuando le solite Ore della Passione, il mio amabile Gesù mi ha detto:

"Figlia mia, il mondo sta in continuo atto di rinnovare la mia Passione, e siccome la mia immensità involge tutti, dentro e fuori delle creature, così sono costretto dal loro contatto a ricevere chiodi, spine, flagelli, disprezzi, sputi e tutto il resto che soffrii nella Passione, e anche più. Ora, chi fa queste Ore della mia Passione, dal contatto di queste mi sento togliere i chiodi, frantumare le spine, raddolcire le piaghe, togliere gli sputi, mi sento contraccambiare in bene il male che mi fanno gli altri, ed Io, sentendo che il loro contatto non mi fa male, ma bene, mi poggio sempre più su loro."
Oltre di ciò, ritornando il benedetto Gesù a parlare di queste Ore della Passione ha detto:

"Figlia mia, sappi che col fare queste Ore, l'anima prende i miei pensieri e li fa suoi, le mie riparazioni, le preghiere, i desideri, gli affetti, anche le più intime mie fibre e le fa sue, ed elevandosi su, tra il Cielo e la terra fa il mio stesso uffizio, e come corredentrice dice insieme con Me: Ecce ego mitte me, voglio ripararti per tutti, risponderti per tutti ed impetrare il bene a tutti."

"Più diffusione, più diffusione!"

Queste Ore sono i piccoli sorsi dolci che le anime danno a Gesù.
Come l'anima fa memoria della Vita di Gesù, della sua Passione e delle sue preghiere, gli angeli si fanno intorno a quest'anima e raccolgono le sue parole, le sue preghiere e compatimenti, le lacrime, le offerte, e le uniscono a quelle di Gesù e le portano innanzi alla Maestà Divina per rinnovargli la gloria della sua stessa Vita.

Vol. 11, 13 ottobre 1916
Stavo facendo le Ore della Passione, ed il benedetto Gesù mi ha detto:

"Figlia mia, nel corso della mia Vita mortale, migliaia e migliaia di angeli corteggiavano la mia Umanità e raccoglievano tutto ciò che facevo, i passi, le opere, le parole, anche i sospiri, le pene, le gocce del mio sangue, in somma, tutto, erano angioli deputati alla mia custodia, a rendermi onore, ubbidienti a tutti i miei cenni, salivano e scendevano dal Cielo per portare al Padre ciò che Io facevo. Ora, questi angioli hanno un ufficio speciale, e come l'anima fa memoria della mia Vita, della Passione, del mio sangue, delle mie piaghe, delle mie preghiere, si fanno intorno a quest'anima e raccolgono le sue parole, le sue preghiere e compatimenti che mi fanno, le lacrime, le offerte, le uniscono alle mie e le portano innanzi alla mia Maestà per rinnovarmi la gloria della mia stessa Vita, è tanto il compiacimento degli angioli, che riverenti stanno a sentire ciò che dice l'anima, e pregano insieme con lei, perciò con quale attenzione e rispetto l'anima deve fare queste Ore, pensando che gli angioli pendono dalle sue labbra per ripetere appresso a lei ciò che essa dice."

Poi ha soggiunto: "Alle tante amarezze che le creature mi danno, queste Ore sono i piccoli sorsi dolci che le anime mi danno, ma ai tanti sorsi amari che ricevo, sono troppi pochi i dolci, perciò più diffusione, più diffusione."

“Ciò che in Me trovò il Padre, cioè, gloria, compiacimento, amore, soddisfazioni intere, perfette, a bene di tutti, Io lo voglio trovare in queste anime, come altrettanti Gesù che mi rendano la pariglia”.

L’anima deve ripetere queste intenzioni in ogni ora della Passione che fa, in ogni azione, in tutto. Ecco come si placherà la Giustizia Divina.

Vol. 11, 9 dicembre 1916

"Figlia mia, non accrescere le mie pene con l'impensierirti, sono gia troppe, Io non mi aspetto questo da te, anzi voglio che faccia tue le mie pene, le mie preghiere, tutto Me stesso, in modo che Io possa trovare in te un altro Me stesso, in questi tempi voglio grandi soddisfazioni, e solo chi fa suo Me stesso me le può dare.

E ciò che in Me trovò il Padre, cioè, gloria, compiacimento, amore, soddisfazioni intere, perfette, a bene di tutti, Io lo voglio trovare in queste anime, come altrettanti Gesù che mi rendano la pariglia, e queste intenzioni le devi ripetere in ogni ora della Passione che fai, in ogni azione, in tutto, e se Io non trovo le mie soddisfazioni, ah!, per il mondo è finita! I flagelli pioveranno a torrenti, ah figlia mia!, ah figlia mia!" E ha scomparso.

“Il mondo si è squilibrato perché ha perduto il pensiero della mia Passione.

Ha fatto come un bambino che non ha voluto più conoscere la madre, come un discepolo che sconoscendo il maestro non ha voluto più sentire i suoi insegnamenti né imparare le sue lezioni, che ne sarà di questo bambino e di questo discepolo? Saranno il dolore di sé stessi ed il terrore e dolore della società. Tale è divenuto l'uomo, terrore e dolore, ma dolore senza pietà”.

Vol. 11, 2 febbraio 1917

Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata fuori di me stessa, e ho trovato il mio sempre amabile Gesù, tutto grondante sangue, con una orribile corona di spine, e a stento mi guardava a traverso le spine, e mi ha detto:

"Figlia mia, il mondo si è squilibrato perché ha perduto il pensiero della mia Passione. Nelle tenebre non ha trovato la luce della mia Passione che lo rischiarava, che facendogli conoscere il mio Amore e quante pene mi costano le anime, poteva rivolgersi ad amare chi veramente lo ha amato, e la luce della mia Passione, guidandolo, lo metteva in guardia da tutti i pericoli; nella debolezza non ha trovato la forza della mia Passione che lo sosteneva; nell'impazienza non ha trovato lo specchio della mia pazienza che gl'infondeva calma, rassegnazione, e innanzi alla mia pazienza, vergognandosi si faceva un dovere di dominare sé stesso; nelle pene non ha trovato il conforto delle pene d'un Dio, che sostenendo le sue gl'infondeva amore al patire; nel peccato non ha trovato la mia santità, che facendogli fronte gl'infondeva odio alla colpa.

Ah! in tutto ha prevaricato l'uomo, perché si ha scostato in tutto da chi poteva aiutarlo, quindi il mondo ha perduto l'equilibrio, ha fatto come un bambino che non ha voluto più conoscere la madre, come un discepolo che sconoscendo il maestro non ha voluto più sentire i suoi insegnamenti né imparare le sue lezioni, che ne sarà di questo bambino e di questo discepolo? Saranno il dolore di sé stessi ed il terrore e dolore della società. Tale è divenuto l'uomo, terrore e dolore, ma dolore senza pietà, ah! l'uomo peggiora, peggiora sempre, ed Io me lo piango con lagrime di sangue!"

“Queste Ore sono l'ordine dell'universo, e mettono in armonia il Cielo e la terra e mi mantengono di non mandare il mondo a sfascio”.

“Come le anime fanno queste Ore della Passione, mi sento mettere in via il mio sangue, le mie piaghe..., il mio amore e tutto ciò che feci..., le mie ansie di salvare le anime, e mi sento ripetere la mia Vita”.

Vol. 12, 16 maggio 1917

Poi mi son trovata fuori di me stessa, mi trovavo in mezzo a tante anime che mi dicevano, -pareva che fossero anime purganti e santi-, e nominavano una persona di mia conoscenza, morta da non molto, e mi dicevano:

"Lui si sente come felice nel vedere che non c'è anima che entri in Purgatorio che non porti l'impronta delle Ore della Passione, e corteggiate, aiutate da queste Ore, prendono posto in luogo sicuro; e non c'è anima che voli in Paradiso, che non sia accompagnata da queste Ore della Passione, queste Ore fanno piovere dal Cielo continua rugiada sulla terra, nel Purgatorio e fin nel Cielo."

Nel sentire ciò dicevo tra me: "Forse il mio amato Gesù per mantenere la parola data, che ad ogni parola delle Ore della Passione darebbe un'anima, non c'è anima che salva che non si serva di queste Ore."

Dopo son ritornata in me stessa, ed essendo trovato il mio dolce Gesù, l'ho domandato se fosse vero:

E Lui: "Queste Ore sono l'ordine dell'universo, e mettono in armonia il Cielo e la terra e mi mantengono di non mandare il mondo a sfascio; sento mettere in circolazione il mio sangue, le mie piaghe, il mio amore, e tutto ciò che feci, e scorrono su tutti per salvare tutti. E come le anime fanno queste Ore della Passione, mi sento mettere in via il mio sangue, le mie piaghe, le mie ansie di salvare le anime, e sentendomi ripetere la mia Vita. Come possono ottenere le creature alcun bene se non che per mezzo di queste Ore? Perché ne dubiti? La cosa non è tua, ma mia, tu sei stata lo sforzato e debole strumento."

“Per ogni parola sulla mia Passione..., tante vie di comunicazione si aprono tra Me e l'anima”.

Vol. 12, 12 luglio 1918
Stavo pregando per un'anima moribonda con un certo timore ed ansietà, e il mio amabile Gesù, venendo, mi ha detto:

"Figlia mia, perché temi? Non sai tu che ogni parola sulla mia Passione, pensiero, compatimento, riparazione, ricordo delle mie pene, tante vie di elettricità di comunicazione si aprono tra Me e l'anima, e quindi di tante varietà di bellezze si va adornando l'anima?"

San Aníbal Maria Di Francia, dopo pochi giorni essere stato chiamato alla casa del Padre, le parla sulle Ore della Passione.

Vol. 22, 17 giugno 1927

Dopo di ciò mi son trovata fuori di me stessa e mentre cercavo il mio dolce Gesù mi sono incontrata col Padre Di Francia, era tutto allegro e mi ha detto:

"Sai quante belle sorprese ho trovato? Io non mel credeva quando stavo sulla terra, sebbene pensavo che un bene avevo fatto col pubblicare "l'Orologio della Passione", ma le sorprese che ho trovato sono meravigliose, incantevoli d'una rarità non mai vista, tutte le parole che riguardano la Passione di Nostro Signore cambiate in luce, una più bella dell'altra, tutte intrecciate tra loro e queste luci crescono sempre come si fanno dalle creature le Ore della Passione, così altre luci si aggiungono alle prime. Ma quello che mi sorprese di più, sono stati i pochi detti pubblicati da me sulla Divina Volontà. Ogni detto scambiato in sole che investendo coi loro raggi tutte le luci formano tale sorpresa di bellezza che si rimane rapito, incantato. Tu non puoi immaginare come io rimasi sorpreso nel vedermi in mezzo a queste luci e a questi soli, come fui contento e ringraziai il nostro Sommo Bene Gesù che mi aveva dato occasione e grazia di farlo, anche tu ringrazialo da parte mia."


Per approfondire il link al sito delle Ore della Passione della S.D.Piccarretta: http://www.passioiesus.org/it/index.php

martedì 28 dicembre 2010

NOVENA DI MADRE EUGENIA AL PADRE:

Per Ipsum, cum Ipso et in Ipso

DIO E' MIO PADRE

Padre mio che sei nei cieli, com'è dolce e soave il saper che Tu sei mio Padre e che io sono figlio Tuo.

E' soprattutto quando è cupo il cielo dell'anima mia e più pesante la mia croce, che sento il bisogno di ripeterTi: Padre credo al Tuo Amore per me!

Sì, credo che Tu mi sei Padre ogni momento della vita e che io sono Tuo figlio!

Credo, che mi ami con Amore infinito!

Credo, che vegli giorno e notte su di me e neppure un capello cade dalla mia testa senza il Tuo permesso!

Credo che, infinitamente Sapiente, sai meglio di me ciò che mi è utile.

Credo che, infinitamente Potente, puoi trarre il bene anche dal male.

Credo che, infinitamente Buono, far servir tutto a vantaggio di quelli che Ti amano; ed anche sotto le mani che percuotono, io bacio la Tua mano che guarisce!

Credo ...., ma aumenta in me la fede, la Speranza e la Carità!

Insegnami ad aver sempre il Tuo Amore come guida in ogni evento della mia vita.

Insegnami ad abbandonarmi a Te a guisa di un bimbo nelle braccia della mamma.

Padre, Tu sai tutto, Tu vedi tutto, Tu mi conosci meglio di quanto io mi conosca: Tu puoi tutto e Tu mi ami!

Padre mio, poichè Tu vuoi che ricorriamo sempre a Te, eccomi con fiducia a chiederTi, con Gesù e Maria ....... (chiedere la grazia desiderata).

Per questa intenzione, unendomi ai loro Sacratissimi Cuori Ti offro tutte le mie preghiere, i miei sacrifici e le mortificazioni, tutte le mie azioni ed una maggiore fedeltà al mio dovere (1).

Dammi la Luce, la Grazia e la Forza dello Spirito Santo.

Confermami in questo Spirito in modo ch'io non abbia mai a perderLo, nè a contristarLo nè ad affievolirLo in me.

Padre mio, è in nome di Gesù, Tuo Figlio, che Te lo domando! E Tu, o Gesù, apri il Tuo cuore e mettivi il mio, e con quello di Maria offrilo al nostro Divin Padre!

........ Ottienimi la grazia di cui ho bisogno!

Padre Divino, chiama a Te gli uomini tutti. Il mondo intero proclami la Tua Paterna Bontà e la Tua Divina Misericordia!

Siimi tenero Padre, e proteggimi ovunque come la pupilla del Tuo occhio. Fa' che io sia sempre degno figlio Tuo: abbi pietà di me!


Padre Divino, dolce speranza delle anime nostre,

Sii conosciuto, onorato ed amato da tutti gli uomini!

Padre Divino, bontà infinita, che s'effonde su tutti i popoli.

Sii conosciuto, onorato ed amato da tutti gli uomini!

Padre Divino, rugiada benefica dell'umanità.

Sii conosciuto, onorato ed amato da tutti gli uomini!


(1) Se si recita questa preghiera come Novena aggiungere: "Ti prometto di essere più generoso, specialmente in questi nove giorni, in tale circostanza ....... con quella persona ......."


Indulgenza parziale
Mons. Girard
Vicario Apostolico

venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale a tutti!

Che oggi e domani sia un cantico di lode e ringraziamento a Dio Padre sceso in terra per noi in
suo figlio Gesù.

Ci sta aspettando! Corriamo a braccia aperte alla Bontà e Amore infinite che ci aspettano solo per abbracciarci, non facciamolo più aspettare..vuol solo essere amato...Buon Natale.



giovedì 23 dicembre 2010

Tu ci cerchi - dal'epistolario di Padre Pio

Tu lasci la tua celeste reggia.
per venire in cerca della traviata pecorella.

Ti manifesti ad essa,
e con impulsi della tua grazia
incessantemente la chiami,
ne muovi il cuore verso di te,
affinché a te d'appresso ti conosca,

ti ami, ti adori.

Hai tu forse bisogno di essa
per essere pienamente felice
nel tuo Paradiso?

No, è la tua sola bontà
che ti piega verso di essa,
è il tuo amore, che ama spandersi
e conquistarla per renderla felice

di quella stessa felicità
di cui tu ne sei ripieno.

O Gesù,

noi siamo un brutto nulla,
e tu ci cerchi proprio per questo:

per darci l'essere tuo divino,

mediante l'operazione
e la comunicazione della tua grazia.

O Gesù,
E chi potrà resisterti?

Lascia che povero, quale io mi
sono, ti chiegga tutto quello che mi
bisogna. per piacere a te,

che sia di te, che dia gusto a te.

Dammi e conservami quella fede viva
che mi faccia credere ed operare
per tuo solo amore.

È questo il primo dono che ti presento

ed unito ai santi magi,
ai tuoi piedi prostrato,
ti confesso senza alcun rispetto umano
dinanzi al mondo iutiero

per vero e unico nostro Dio.

(Epist. IV 884)

«Comprenderai perché l'anima che ha scelto il divino amore non può rimanersene egoista nel Cuore di Gesù, ma si sente ardere anche ella carità verso i fratelli, che spesso fa spasimare l'anima.

Ma come mai può avvenire tutto questo?! Non è difficile intenderlo, perché non vivendo più l'anima della propria vita, ma vivendo di Gesù che vive in lei, deve sentire, volere e vivere degli stessi senti­menti, voleri e vita di chi vive in lei. E tu, o mia direttissima figliuola, benché tardi l’hai appreso, sai, dico, da quali sentimenti e da quali voleri era ed è animato il Cuore di questo divin Maestro per Iddio e per l'umanità.

Spasimi pure la tua anima per Iddio e per i fratel­li che non vogliono saperne di lui, perché c'è il sommo gradimento di lui. Vivi tranquilla e sia in pace la tua amarezza».

(Epist. 111, 962-963)

lunedì 20 dicembre 2010

Novena di Natale
Eccessi d’amore di Gesù Bambino


Dagli Scritti di Luisa Piccarreta

Luisa: "Con una novena del Santo Natale circa l’età di diciassette anni, mi preparai alla festa del Santo Natale praticando diversi atti di virtù e mortificazione, e specialmente onorando i nove mesi che Gesù stette nel seno materno con nove ore di meditazione al giorno, appartenente sempre al mistero dell’incarnazione."


PRIMO ECCESSO D’AMORE

Come per esempio, in un ora mi portavo col pensiero nel paradiso e mi immaginavo la Santissima Trinità. Il Padre che mandava il Figlio sulla terra, il Figlio che prontamente ubbidiva al Volere del Padre, lo Spirito Santo che vi consentiva. La mia mente si confondeva nel mirare un sì grande mistero, un amore sì reciproco, sì uguale, sì forte tra Loro e verso degli uomini; e poi, l’ingratitudine degli uomini e specialmente la mia. Che vi sarei stato non un’ora ma tutto il giorno, ma d’una voce interna che mi diceva: "Basta, vieni e vedi altri eccessi più grandi del mio amore."


SECONDO ECCESSO

Quindi la mia mente si portava nel seno materno, e rimaneva stupita nel considerare quel Dio sì grande nel Cielo, ora così annichilito, impicciolito, ristretto, che non poteva muoversi, e quasi neppure respirare. La voce interna che mi diceva: "Vedi quanto ti ho amato? Deh! dammi un po’ di largo nel tuo cuore, togli tutto ciò che non è mio, che così mi darai più agio a potermi muovere ed a farmi respirare."
Il mio cuore si struggeva, gli chiedevo perdono, promettevo d’essere tutta sua, mi sfogavo in pianto, ma però, lo dico a mia confusione, che ritornavo ai miei soliti difetti. Oh Gesù quanto siete stato buono con questa misera creatura!


TERZO ECCESSO

Dalla seconda meditazione passavo alla terza, e una voce interna mi diceva: "Figlia mia, poggia la tua testa sul seno della mia Mamma, guarda fin dentro di esso la mia piccola Umanità, il mio amore mi divorava, gli incendi, gli oceani, i mari immensi dell’amore della mia Divinità m’inondavano, m’incenerivano, alzavano tanto le sue vampe che si alzavano e si estendevano ovunque, a tutte le generazioni, dal primo all’ultimo uomo, e la mia piccola Umanità era divorata in mezzo a tante fiamme, ma sai tu, il mio eterno amore che cosa mi vuol far divorare?

Ah! le anime! Ed allora fui contento quando le divorai tutte, restando con Me concepite, ero Dio, dovevo operare come Dio, dovevo prendere tutte, il mio amore non mi avrebbe dato pace se escludessi qualcuna. Ah! figlia mia, guarda bene nel seno della mia Mamma, fissa bene gli occhi nella mia Umanità concepita e vi troverai l’anima tua concepita con Me, le fiamme del mio amore che ti divorarono. Oh! quanto ti ho amato e ti amo!

Io mi sperdevo in mezzo a tanto amore, ne sapeva uscirmene, ma una voce mi chiamava forte dicendomi: "Figlia mia, ciò e nulla ancora, stringiti più a me, dà le tue mani alla mia cara Mamma affinché ti tenga stretta sul suo seno materno, e tu dà un altro sguardo alla mia piccola Umanità concepita e guarda il quarto eccesso del mio amore."


QUARTO ECCESSO

"Figlia mia, dall’amore divorante passa a guardare il mio amore operante. Ogni anima concepita mi portò il fardello dei suoi peccati, delle sue debolezze e passioni, ed il mio amore mi comandò di prendere il fardello di ciascuno e non solo le anime concepì, ma le pene di ciascuna, le soddisfazioni che ogn’una di esse doveva dare al mio Celeste Padre. Sicché la mia passione fu concepita insieme con Me. Guardami bene nel seno della mia Celeste Mamma. Oh! come la mia piccola Umanità era straziata, guarda bene come la mia piccola testolina è circondata da un serto di spine, che cingendomi forte le tempie mi fanno mandare fiumi di lacrime dagli occhi, ne potevo muovermi per asciugarle.

 Deh! muoviti a compassione di Me, asciugami gli occhi dal tanto piangere, tu che hai le braccia libere per potermelo fare, queste spine sono il serto dei tanti pensieri cattivi che si affollano nelle menti umane, oh! come mi pungono più delle spine che germoglia la terra, ma guarda ancora che lunga crocifissione di nove mesi, non potevo muovere né un dito, né una mano, né un piede, ero qui sempre immobile, non c’era posto per potermi muovere un tantino, che lunga e dura crocifissione coll’aggiunto che tutte le opere cattive prendendo forma di chiodi, mi trafiggevano mani e piedi ripetutamente e così."

 E così continuava a narrarmi pene per pene, tutti i martiri della sua piccola Umanità, che volerle dire tutte sarei troppo lungo. Ond’io mi abbandonavo al pianto, mi sentivo dire nel mio interno: "Figlia mia, vorrei abbracciarti ma non lo posso, non c’è lo spazio, sono immovile, non lo posso fare; vorrei venire a te, ma non posso camminare. Per ora abbracciami e vieni tu a Me, poi quando uscirò dal seno materno verrò Io a te." Ma mentre con la mia fantasia me l’abbracciavo, me lo stringevo forte al mio cuore, una voce interna mi diceva: "Basta per ora figlia mia, e passa a considerare il quinto eccesso del mio amore."


QUINTO ECCESSO

Onde la voce interna seguiva: "Figlia mia, non ti scostare da Me, non mi lasciare solo, il mio amore vuole la compagnia, un altro eccesso del mio amore che non vuole essere solo. Ma sai tu con chi vuol essere in compagnia? Della creatura. Vedi, nel seno della mia Mamma, insieme con Me ci sono tutte le creature, concepite insieme con Me. Io sto con loro tutto amore, voglio dirle quanto le ami, voglio parlare con loro per dirle le mie gioie ed i miei dolori, che sono venuto in mezzo a loro per renderle felice, per consolarle, che starò in mezzo a loro come un loro fratellino dando a ciascuna tutti i miei beni, il mio regno a costo della mia morte.

 Voglio darle i miei baci, le mie carezze; voglio trastullarmi con loro, ma, ahi quanti dolori mi danno! chi mi fugge, chi fa il sordo e mi riduce al silenzio, chi disprezza i miei beni e non si curano del mio regno e ricambiano i miei baci e carezze con la non curanza e dimenticanza di Me, ed il mio trastullo lo convertono in amaro pianto. Oh! come son solo, eppure in mezzo a tanti. Oh! come mi pesa la mia solitudine, non ho a chi dire una parola, con chi fare uno sfogo, neppure d’amore; sono sempre mesto e taciturno, perché se parlo non sono ascoltato.

 Ah! figlia mia, ti prego, ti supplico non mi lasciare solo in tanta solitudine, dammi il bene di farmi parlare coll’ascoltarmi, presta orecchio a miei insegnamenti, Io sono il maestro dei maestri. Quante cose voglio insegnarti! Se tu mi darai ascolto mi farai cessare da piangere e mi trastullerò con te. Non vuoi tu trastullarti con Me? E mentre mi abbandonavo in Lui compatendolo nella sua solitudine, la voce interna seguiva: "Basta, basta, e passa a considerare il 6º eccesso del mio amore."


SESTO ECCESSO

"Figlia mia, vieni, prega la mia cara Mamma che ti faccia un po’ di posticino nel suo seno materno, affinché tu stessa vedi lo stato doloroso in cui mi trovo." Onde mi pareva col pensiero che la nostra Regina Mamma per contentare a Gesù, mi faceva un po’ di posto e mi metteva dentro. Ma era tale e tanta l’oscurità che non lo vedevo, solo sentivo il suo respiro e Lui nel mio interno seguiva a dirmi: "Figlia mia, guarda un altro eccesso del mio amore. Io sono la luce eterna, il sole è un’ombra della mia luce, ma, vedi dove mi ha condotto il mio amore, in che oscura prigione Io sono?

 Non c’è uno spiraglio di luce, è sempre notte per Me, ma notte senza stelle, senza riposo, sempre desto, che pena! la strettezza della prigione, senza potermi menomamente muovere, le fitte tenebre; anche il respiro, respiro per mezzo del respiro della mia Mamma, oh! come è stentato. E poi, aggiungi le tenebre delle colpe delle creature, ogni colpa era una notte per Me, che unendosi insieme formavano un abisso d’oscurità senza sponde. Che pena! oh eccesso del mio amore, farmi passare d’una immensità di luce, di larghezza, in una profondità di fitte tenebre e di tale strettezze fino a mancarmi la libertà del respiro, e ciò tutto per amore delle creature."

E mentre ciò diceva gemeva, quasi con gemiti soffocati per mancanza di spazio, e piangeva. Io mi struggevo in pianto, lo ringraziavo, lo compativo, volevo fargli un po’ di luce col mio amore come Lui mi diceva, ma chi può dire tutto? La stessa voce interna soggiungeva: "Basta per ora, e passa al settimo eccesso del mio amore."


SETTIMO ECCESSO

La voce interna seguiva: "Figlia mia, non mi lasciare solo in tanta solitudine ed in tanta oscurità, non uscire dal seno della mia Mamma per guardare il settimo eccesso del mio amore. Ascoltami, nel seno del mio Celeste Padre Io ero pienamente felice, non c’era bene che non possedevo, gioia, felicità, tutto era a mia disposizione, gli angeli riverenti mi adoravano e stavano ai miei cenni. Ah! l’eccesso del mio amore, potrei dire, mi fece cambiare fortuna, mi restrinse in questa tetra prigione, mi spogliò di tutte le mie gioie, felicità e beni per vestirmi di tutte le infelicità delle creature, e tutto ciò per fare il cambio, per dare la mia fortuna, le mie gioie e la mia felicità eterna a loro.

 Ma ciò sarebbe stato nulla se non avessi trovato in loro una somma ingratitudine ed ostinata perfidia. Oh! come il mio eterno amore restò sorpreso innanzi tanta ingratitudine e pianse l’ostinatezza e perfidia dell’uomo. L’ingratitudine fu la spina più pungente che mi trafisse il cuore, fin del mio concepimento fino all’ultimo del mio morire. Guarda il mio cuoricino, è ferito e sgorga sangue. Che pena! che spasimo che sento! Figlia mia, non essermi ingrata; l’ingratitudine è la pena più dura per il tuo Gesù, è il chiudermi in faccia le porte per farmi restare intirizzito di freddo. Ma a tanta ingratitudine il mio amore non si arrestò e si atteggiò ad’amore supplicante, pregante, gemente e mendicante, questo è l’ottavo eccesso del mio amore."


OTTAVO ECCESSO

"Figlia mia, non mi lasciare solo, poggia la tua testa sul seno della mia cara Mamma, che anche al di fuori sentirai i miei gemiti, le mie suppliche, e vedendo che né miei gemiti, né le mie suppliche muovono a compassione la creatura del mio amore, mi atteggio in atto del più povero dei mendichi e stendendo la mia piccola manina chiedo per pietà almeno a titolo di elemosina le loro anime, i loro affetti, ed i loro cuori. Il mio amore voleva vincere a qualunque costo il cuore dell’uomo, e vedendo che dopo setti eccessi del mio amore era restìo, faceva il sordo, non si curava di Me e né si voleva dare a Me, il mio amore si volle spingere di più, avrebbe dovuto arrestarsi, ma no, volle uscire di più dai suoi limiti, e fin dal seno della mia Mamma faceva giungere la mia voce ad ogni cuore e coi modi più insinuanti, con le preghiere più ferventi, con le parole più penetranti.

 Ma sai che gli dicevo? "Figlio mio, dammi il tuo cuore, tutto ciò che tu vuoi Io ti darò purché mi dai in cambio il cuore tuo; sono sceso dal Cielo per farne preda, deh! non me lo negare! non rendere deluso le mie speranze!" E vedendolo restìo, anzi molti mi voltavano le spalle, passavo ai gemiti, giungevo le mie piccole manine e piangendo, con voce soffocata da singhiozzi, gli soggiungevo: "Ahi! ahi! sono il piccolo mendico, neppure in elemosina vuoi darmi il cuor tuo? Non è questo un eccesso più grande del mio amore, che il Creatore per avvicinarsi alla creatura prenda la forma di piccolo bambino per non incuterli timore, e chieda almeno per elemosina il cuore della creatura, e vedendolo che non lo vuol dare, prega, geme e piange?"

 E poi mi sentivo dire: "E tu non vuoi darmi il tuo cuore? Forse anche tu vuoi che gema, preghi e pianga per darmi il tuo cuore? Vuoi negarmi la elemosina che ti chiedo?" E mentre ciò diceva sentivo come se singhiozzasse, ed io: "Mio Gesù, non piangere, vi dono il mio cuore e tutta me stessa." Onde la voce interna seguiva: "Passa più oltre, e passa al nono eccesso del mio amore."


NONO ECCESSO

"Figlia mia, il mio stato e sempre più doloroso, se mi ami, il tuo sguardo abbilo fisso in Me, per vedere se al tuo piccolo Gesù puoi apprestarlo qualche sollievo, una parolina d’amore, una carezza, un bacio, metterà tregua al mio pianto ed alle mie afflizioni. Senti figlia mia, dopo avere dato otto eccessi del mio amore, e l’uomo mi contraccambiò così malamente, il mio amore non si diede per vinto, ed all’ottavo eccesso volle aggiungere il nono, e queste furono le ansie, i sospiri di fuoco, le fiamme dei desideri che volevo uscire dal seno materno per abbracciare l’uomo, e questo riduceva la mia piccola Umanità, non ancor nata, ad una agonia tale da giungere a dare l’ultimo anelito.

E mentre stavo per dare l’ultimo respiro, la mia Divinità ch’era inseparabile con Me, mi dava dei sorsi di vita, e così riprendevo la vita per continuare la mia agonia, e ritornare di nuovo a morire. Fu questo il nono eccesso del mio amore, agonizzare e morire d’amore continuo per la creatura. Oh! che lunga agonia di nove mesi! Oh! come l’amore mi soffocava e mi faceva morire, e se non avessi tenuto la Divinità con Me, che mi ridonava la vita ogni qual volta stavo per finire, l’amore mi avrebbe consumato prima d’uscire alla luce del giorno."

 Poi soggiungeva: "Guardami, ascoltami come agonizzo, come il mio piccolo cuore batte, affanna, brucia; guardami, adesso muoio." E faceva profondo silenzio. Io mi sentivo morire, mi gelavo il sangue nelle vene e tremante gli dicevo: "Amor mio, Vita mia, non morire, non mi lasciare sola, tu vuoi amore, ed io t’amerò, non ti lascerò più, dammi le tue fiamme per poterti più amare e consumami tutta per Te."

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mercoledì 15 dicembre 2010

La pratica perfetta da Trattato della Vera Devozione a Maria di S.Luigi G. Montfort




1) Onorarla come la degna Madre di Dio, col culto di iperdulia, cioè stimarla e onorarla al di sopra di tutti gli altri santi, come il capolavoro della grazia e la prima dopo Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo;

2) meditare le sue virtù, i suoi privilegi e le sue azioni;

3) contemplare le sue grandezze;

4) farle atti d'amore, di lode e di riconoscenza;

5) invocarla col cuore;

6) offrirsi e unirsi a lei;

7) fare le proprie azioni per piacerle;

8) cominciare, continuare e finire tutte le proprie azioni per mezzo di lei, in lei, con lei e per lei, al fine di farle per mezzo di Gesù Cristo, in Gesù Cristo, con Gesù Cristo e per Gesù Cristo, nostro ultimo fine. Spiegheremo quest'ultima pratica (257-265).
116. La vera devozione alla santa Vergine ha anche parecchie pratiche esteriori di cui ecco le principali:

1) Iscriversi alle sue confraternite ed entrare nelle sue congregazioni;

2) entrare negli ordini religiosi istituiti in suo onore;

3) pubblicare le sue lodi;

4) fare elemosine, digiuni e mortificazioni spirituali o corporali in suo onore;

5) portare su di sé le sue insegne, come la corona del Rosario, lo Scapolare o la catenina;

6) recitare con attenzione, devozione e modestia il santo Rosario composto di quindici decine di Ave Maria in onore dei quindici principali misteri di Gesù Cristo, o la corona di cinque decine, che è la terza parte del Rosario, in onore dei cinque misteri gaudiosi, che sono: l'Annunciazione, la Visitazione, la Nascita di Gesù Cristo, la Purificazione e il Ritrovamento di Gesù Cristo nel Tempio; o in onore dei cinque misteri dolorosi, che sono: l'Agonia di Gesù Cristo nell'orto degli Ulivi, la Flagellazione, la Coronazione di spine, la Salita al Calvario con la Croce e la Crocifissione; o in onore dei cinque misteri gloriosi, che sono: la Risurrezione di Gesù Cristo, l'Ascensione, la Discesa dello Spirito Santo o Pentecoste, l'Assunzione della santa Vergine in corpo e anima in cielo e l'Incoronazione da parte delle tre Persone della Santissima Trinità. 

Si può dire anche una corona di sei o sette decine in onore degli anni che si crede la santa Vergine abbia vissuto sulla terra; o la coroncina della santa Vergine, composta di tre Pater e dodici Ave, in onore della sua corona di dodici stelle o privilegi; o l'ufficio della santa Vergine, così universalmente accettato e recitato nella Chiesa; o il piccolo salterio della santa Vergine, che san Bonaventura ha composto in suo onore, e che è così tenero e così devoto, che non lo si può recitare senza commuoversi; o quattordici Pater e Ave in onore delle sue quattordici gioie; o qualche altra preghiera, inno o cantico della Chiesa, come la Salve Regina, l'Alma Redemptoris Mater, l'Ave Regina coelorum, il Regina coeli, secondo i diversi tempi; o l'Ave maris StellaO gloriosa Domina, ecc., o il Magnificat o qualche altra preghiera di devozione, di cui i libri sono pieni;

7) cantare e far cantare in suo onore cantici spirituali;

8) farle un certo numero di genuflessioni o riverenze, dicendole per esempio, ogni mattino, sessanta o cento volte: «Ave Maria, Vergine fedele», per ottenere da Dio per mezzo di lei la fedeltà alle grazie di Dio durante la giornata; e la sera: «Ave Maria, Madre di misericordia», per domandare perdono a Dio per mezzo di lei dei peccati commessi durante la giornata;

9) aver cura delle sue confraternite, ornare i suoi altari, incoronare o abbellire le sue immagini;

10) portare e far portare le sue immagini in processione, e portarne una su di sé, come arma potente contro il maligno;

11) far eseguire le sue immagini o il suo nome, e collocarli nelle chiese, o nelle case, o sulle porte e gli ingressi delle città, delle chiese e delle case;

12) consacrarsi a lei in modo speciale e solenne.

117. C'è una quantità di altre pratiche della vera devozione alla santissima Vergine, che lo Spirito Santo ha ispirato ad anime sante, che sono molto santificanti; le si potrà leggere più a lungo nel Paradiso aperto a Filagia, scritto dal padre Paul Barry, della Compagnia di Gesù, dove ha raccolto un gran numero di devozioni che i santi hanno praticato in onore della santissima Vergine, le quali servono meravigliosamente a santificare le anime, purché siano fatte come si deve, cioè:

1) Con una buona e retta intenzione di piacere a Dio solo, di unirsi a Gesù Cristo come al proprio fine ultimo e di edificare il prossimo;

2) con attenzione, senza distrazioni volontarie;

3) con devozione, senza fretta né negligenza;

4) con modestia e compostezza del corpo rispettosa ed edificante.

118. Dopo tutto ciò, dichiaro apertamente che avendo letto quasi tutti i libri che trattano della devozione alla santissima Vergine, e avendo conversato familiarmente con le persone più sante e dotte di questi ultimi tempi, non ho conosciuto né appreso una pratica di devozione verso la santa Vergine simile a quella che voglio esporre, che esiga da un'anima più sacrifici per Dio, che la vuoti più di se stessa e del suo amor proprio, che la conservi più fedelmente nella grazia, e la grazia in lei, che la unisca più perfettamente e più facilmente a Gesù Cristo, e infine che sia più gloriosa per Dio, santificante per l'anima e utile al prossimo.

119. Siccome l'essenziale di questa devozione consiste nell'interiore che deve formare, non sarà compresa ugualmente da tutti: alcuni si fermeranno a ciò che ha di esteriore, e non passeranno oltre, e saranno il maggior numero; alcuni, in piccolo numero, entreranno nel suo interiore, ma non saliranno che un gradino. Chi salirà al secondo? Chi giungerà fino al terzo? Infine, chi persevererà in essa? Solo colui al quale lo Spirito di Gesù Cristo rivelerà questo segreto, e vi condurrà lui stesso l'anima fedele, perché avanzi di virtù in virtù, di grazia in grazia, e di luce in luce per arrivare fino alla trasformazione di se stessa in Gesù Cristo, e alla pienezza della sua età sulla terra e della sua gloria in cielo.

Un regalo per Gesù Bambino

Nel pittoresco villaggio della Germania pareva fatto di marzapane: Era dicembre, e le case ave­vano il tetto coperto da un manto bianchissìmo, splendente alla tenue luce del sole d'inverno, che sembrava giocare a nascondino con le nuvole. Di notte, le palline colorate degli al­beri natalizi, il denso fumo dei cami­netti e il profumo del pane al miele facevano prender tutto un'apparen­za di sogno. Un'atmosfera di giubilo regnava nei cuori e i bambini comin­ciavano a confezionare, con le pro­prie mani, regali da offrire al Bambi­no Gesù dopo la Messa dell'aurora nella chiesa matrice.
Rudolf era il figlio maggiore di una numerosa famiglia. Aiutava la madre a coltivare l'orto ed aveva molta pratica nei lavori di campagna. In quel momento stava segando, con decisione ed energia, un grande cep­po di legno trovato nel bosco.
Un po' alla volta arrivarono i fra­telli ad aiutarlo. Insieme, decise­ro di offrire in regalo a Gesù Bam­bino una nuova culla, poiché quella del presepio della chiesa matrice era rozza e molto rovinata. Segarono, li­sciarono, batterono chiodi, levigaro­no e la ornarono con paglia e rami di pino. Il mobiletto fu presto bello e pronto, fatto con tanto amore.
Ore dopo giunse la madre, la si­gnora Gertrude. Era diventata una donna cupa dopo la morte del marito, ma la cosa peggiore era stata la sua improvvisa perdita di fede Siccome la famiglia era povera, con quattro bambini ancora piccoli, aveva bisogno di lavorare per cui lavava i panni e fa­ceva servizio in altre case per poter­li mantenere. Invece di chiedere aiu­to al Cielo, confidando nel buon Dio, che a nessuno nega la sua protezione, si ribellò per la sua situazione. 
Vedendo la culla e indovinando a cosa servi­va, fu presa dalla collera e la gettò sul fuoco del caminetto, dicendo: - Vi ho già detto che quest'anno per noi non ci sarà Natale! Cosa an­diamo a celebrare? Se il Bambino Ge­su esistesse ci aiuterebbe, oltre­tutto, non abbiamo denaro per la le­gna. Questi pezzi di legno sono venuti a proposito col freddo che fa, e noi ab­biamo bisogno di alimentare il fuoco. Con il volto scuro, se ne andò in cucina a preparare da mangiare.
I bambini cominciarono a piange­re. Franz disse a voce bassa tra i sin­ghiozzi: - Rudolf, vuol dire che... non po­tremo offrire neppure un regalo a Gesù Bambino?
- Coraggio! Penseremo, a qual­cos'altro...
Helga, la più piccina rispose: - Possiamo farGli un bel vestitino! Cercarono alcuni ritagli nella sca­tola per il cucito della madre. Ma non avevano tessuto sufficiente e ancor meno mani abili per confezio­narlo… Anette ebbe l’idea di prepa­rare biscotti e panini al miele ma la  mancanza di provviste e doti cucina­rie tolse loro la voglia di fare. Ralf pensò allora di comporre una musi­ca. Prese il suo flauto e cominciò a suonare, ma era tutto così stonato...
La signora Gertrude, attratta dal­la confusione, si diresse alla sala.
- Smettetela con questo baccano, perché i vicini fra poco vorranno sa­pere che cosa sta succedendo!
Helga, con voce tremula, ribatté: - Ma, mamma, solo la nostra fami­glia non commemorerà il Natale!...
- Questo non mi importa! Se que­sto Gesù, di cui parlate, fosse davve­ro un Dio, avrebbe già migliorato la nostra misera condizione.
Tutti rimasero molto tristi e im­bronciati. Quando la madre uscì, Franz disse ai fratelli:
- Andiamo a pregare, a chiede­re alla Madonna che ci aiuti a trova­re un regalo per il suo Divino Figlio! - E per toccare il duro cuore, di mamma... - aggiunse Ànette.
Si inginocchiarono tutti e prega­rono con molta devozione e pietà. Alcuni giorni dopo, Rudolf andò al villaggio vicino per vendere i pro­dotti coltivati nell'orto. Alla fine del lavoro, una signora, osservando la loro responsabilità e impegno, diede loro una bella rosa del suo giardino d’inverno, per far loro cosa gradita. Il volto di Rudolf si illuminò! Ec­colo il regalo per Gesù Bambino! Un fiore così bello, in pieno inver­no, era una rarità! Ritornò di corsa, per mostrare ai fratelli come la Ma­donna avesse dato ascolto alle loro preghiere. Per precauzione nascose­ro molto bene il fiore in una scatola, in modo che non fosse distrutto dal­la madre.
Giunta la vigilia di Natale, la si­gnora Gertrude decise che tutti sa­rebbero dovuti andare a letto prima delle dieci. Le altre famiglie del vil­laggio, fino ai più umili, erano tut­ti ben vestiti, contenti e pieni di ma­nicaretti. I contadini vestivano i lo­ro abiti più belli per partecipare al­la Messa dell'Aurora. Soltanto la ca­sa di Gertrude continuava ad essere triste e spenta...
Tuttavia, verso la mezzanotte, i bambini si prepararono di nascosto ed uscirono dalla finestra per anda­re in chiesa. Trasportavano con mol­ta attenzione la scatola contenente il prezioso regalo.
Giunti in chiesa, aprirono la sca­tola per dare un'occhiata e... che grande sbigottimento! La rosa era completamente appassita! E ora? Senza avere alcun'altra soluzione, decisero di dargliela lo stesso, certi che il Bambino Gesù avrebbe rico­nosciuto l'intenzione dei loro cuori.
Dopo la Messa, al suono dello Stil­le Nacht, i bambini si diressero in cor­teo al presepio per consegnare i lo­ro regali: vestitini di velluto, incenso, profumi, ogni specie di marzapane e cioccolato, ceste di frutta secca siste­mata con massima cura... Anche i figli di Gertrude si avvicinarono e, quando Rudolf aprì la scatola... Oh, prodigio! Non una,. ma cinque bellissime rose di vari colori, unite in un grazioso bou­quet da un delicato nastro di seta!
In questo stesso istante, entrò in chiesa la signora Gertrude. Senten­dosi coinvolta dall'ambiente carico di benedizione e contemplando la fede innocente dei bambini, la povera ma­dre irruppe in pianto. Tra le lacrime, si inginocchiò davanti al presepio, chiese perdono a Dio per le sue col­pe e offrì a Gesù Bambino, davanti a tutti, il suo cuore contrito e umiliato. I compaesani amavano quella si­gnora così tribolata, nonostante tutti i suoi malumori e insulti. Provavano compassione per la misera vita che conduceva e pena per le sofferenze dei suoi figli. Per questo, vedendola miracolosamente pentita, la chie­sa intera esplose in un meraviglioso canto di rendimento di grazie.
A partire da quella notte, tutto co­minciò a migliorare per quella fami­glia. Rudolf trovò un eccellente impie­go, vicino a casa. Ralf, Franz, Ànet­te e Helga crescevano dando gioia al­la buona Gertrude, la quale era dive­nuta un'affettuosa madre e servizievo­le vicina, oltre ad una delle più devote parrocchiane del villaggio. Beatriz Alves dos Santos