Visualizzazione post con etichetta Messaggi di Gesù. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Messaggi di Gesù. Mostra tutti i post

sabato 14 aprile 2012

IO SONO TUTTO AMORE E TENEREZZA

Rivelazioni del Sacro Cuore di Gesù alla suora visitandina serva di Dio Benigna Consolata Ferrero morta in odore di santità il 1° settembre del 1916 nel monastero di Como.

Dire Gesù e dire Misericordia è lo stesso; dire Gesù e dire Bontà è lo stesso; dire Gesu e dire Compassione è lo stesso; dire Gesù e dire TENEREZZA è lo stesso. Mia Benigna, non è abbastanza conosciuta la Mia Bontà nel mondo sono state le Mie viscere di misericordia che Mi hanno fatto discendere dal Cielo in terra, per salvare i peccatori. Vedi, o Mia Benigna, un medico che ami l'arte sua, se si trova in mezzo a tutta gente sana li visiterà da amico, ma per esercitare la sua arte ha bisogno di trovarsi in mezzo agli ammalati e più questi sono infermi più si trova contento di far loro del bene.

Mia Benigna, Io amo tanto i peccatori, ODIO i loro peccati perche il peccato è un'offesa contraria a Dio, ma amo i peccatori come sì amerebbe una persona ferita benché non si ami il ferro, nè il fucile. Vedi in questi tempi, per così dire, le Mie viscere di Misericordia si allargano ancora di più, è il tempo di amnistia generale, purché trovi nelle anime la carità. Si ha un'idea troppo piccola della Bontà di Dio, della Sua Misericordia, del SUO Amore verso le Creature, si misura Dio con la creatura. Ma Dio non è limitato e quindi non è limitata la Sua Bontà.

Scrivi che Io amo gli uomini, che Io amo teneramente gli uomini, che li amo tenerissimamente come Miei cari fratelli e benché ci sia una distanza infinita tra loro e Me, tuttavia Io non la conto. Io adopero 99 volte la Misericordia, e solo quando non ci posso riuscire con la Misericordia, adopero la Giustizia, ma solo la novantesima parte di quel 1 di Giustizia. Si è vero che sono infinitamente Giusto, non posso non esserlo, ma la lascio da parte la Mia Gustizia, per non usare che la Mia Misericordia.

Io ho te di essere amato dagli uomini ed essi fanno i sordi alle Mie Parole per seguire il demonio che li conduce alla perdizione. Io non posso reggere al vedere tante anime ingannate ed userò loro Misericordia coll'istruirle sempre più - e a chiamarle sempre più docilmente al Mio Cuore Divino. Io svelerò loro i segreti ineffabili del Mio Divin Cuore ed insegnerò loro a vivere del Mio amore che rende soave il più grande dolore e che fa gustare all'anima una pace celestiale, anche in mezzo alle più aspre prove. Io mi do’ alle anime nella misura che esse si danno a Me.

Quel che Mi fa pena più di tutto è il vedere l'indifferenza, che le creature hanno per Me, l'odio... mi fuggono come se Io fossi un assasino, un malvivente, un ladro, che volessi toglier loro la roba, e invece gliene vorrei dare, ma non posso perché non vogliono... Mia sposa ho sete d'amore delle Mie creature! I Santi Mi amano tanto, il loro amore è più puro e più perfetto... Io ho tanto amore in Cielo, ma vengo a cercarlo in terra, perché in terra l'amore è libero... Mia sposa, Io ho un cuore umano, ed Io amo gli uomini, perche sono Miei fratelli, si, sono Miei fratelli gli uomini.

Sto preparando l'opera della Mia Misericordia; voglio un nuovo risorgimento della società e voglio che sia operato dall'amore. La confidenza è la chiave che apre i tesori della Mia infinita Misericordia. Tu non puoi credere il piacere che Io provo nel farla da salvatore; è tutto il Mio contento e faccio i più bei capolavori dalle anime che ho tolto più dal basso, più dal fango. Una volta che i peccati sono perdonati, si convertono per l'anima, che gli ha comessi, in fonti perenni di umiltà... Sai qual' è la strada che conduce più presto in paradiso?.. E' la speranza nei Miei meriti e la fedeltà alla Grazia...

E' certo che cento peccati mi offedono più di uno, ma se questo uno fosse di diffidenza, mi ferirebbe il Cuore più che cento altri peccati, perché la diffidenza ferisce il Mio Cuore nel più intimo: amo tanto gli uomini! Io sono un tesoro infinito messo dal Mio Eterno Padre a disposizione di tutti: le Mie creature mi rifiutano, ma con quanto loro danno, lo comprenderanno solo nell'eternità. Oh! Poter usufruite di un Dio e non farlo!.,e perché non lo si fa? Perché nel mondo non lo si capisce. Io non Mi annoio di trovare miserie (nell'anima), purché trovi una buona volontà; quando c'è questa, ce la materia da lavorare.

Il Mio Amore si nutre di consumare miserie, e l'anima che ne porta di più purché sia con cuore contrito ed umiliato, è quella che Mi piace di più perché mi da più occasione di esercitare il Mio ufficio di Buon Salvatore. Ma ciò che voglio dirti, lo concentro in poche parole: che l'anima non abbia mai paura di Dio, che Dio è sempre pronto ad usare Misericordia e che il più gran piacere che possa avere il Cuore del tuo Gesù è quello di poter condurre al Suo Eterno Padre il più gran numero di peccatori che sia possibile. Sono queste le Mie glorie, sono questi i Miei gioielli; Io li amo tanto i poveri peccatori!

Se vuoi farmi un piacere grande è di credere al Mio Amore; se Me lo vuoi fàre ancora più grande è di credere di più; e per farmelo grandissimo, non mettere limiti a questa fede nel Mio Amore. Tutto il segreto della santità sta in queste due parole: diffidare e confire. Diffidare di te sempre, e poi non fermarti lì, ma salire subito nella confidenza in Dio, perché se Io sono Buono con tutti, sono buonissimo con le anime che confidano in Me! Sai quali sono le anime che godono di più di questa Mia bontà? Quelle che confidano di più. Le anime confidenti sono le ladre delle Mie grazie.

Scrivi che il gusto che Io provo in un anima confidente è indicibile. La principal cosa che desidero che si sappia, è che Io sono tutto amore, che la più grande pena che si potrebbe fare al Mio Cuore sarebbe di dubitare di questa Mia bontà. Il Mio Cuore non solo compatisce, ma si rallegra, quanto più ha da ripare, purché non vi sia malizia... Se tu sapessi il lavoro che farei in un'anima se solo Mi lascisse fare!... L'Amore non ha bisogno di di niente ha solo bisogno di non trovare resistenza e spesso tutto quello che cerco da un'ama, per farne una santa, è solo che Mi lasci fare!

Le imperfezioni, che vi sono in un anima, quando non sono dall'anima amate, non mi dispiacciono ma attirano la compassione del Mio Cuore. Io amo tanto le anime!... Le imperfezioni devono servire ad un anima, come tanti gradini di una scala per salire a a Dio mediante l'umiltà, la confidenza e l'amore. Io mi abbasso verso l'anima che si umilia e vado a cercarla nel suo niente, per unirla a Me. Come il fuoco si nutre di combustibile, così la Mia Misericordia si nutre di consumare Miserie, e più ne trova da consumare, tanto più cresce, appunto come il fuoco che si accresce sernpre più a misura che vi si getta roba sopra. Oh se si potesse conoscere quanto Io amo gli uomini e quanto il Mio Cuore gode che si creda a questo amore! Si crede troppo poco, si crede troppo poco, troppo poco.

Un anima umile ha tale potere sul Cuore di Dio che basta una veramente umile a disarmare la Mia Giustizia che non 1000 peccatori ad armarla. Vedi quel fuoco (visione dell'inferno) sopra quell'abisso Io ho tirato come un reticolato di fili della Mia Misericordia perché le anime non avessero da cadere dentro, ma quelli che si vogliono dannare, vanno lì con le mani per aprire quei fili per cadere dentro, e una volta che sono dentro, neppure la Mia Bontà li può salvare. Sono inseguite, queste anime, dalla Mia Misericordia più che non lo sia un malfattore dalla polizia, ma sfuggono alla Mia Misericordia.

Oh! se sapessero gli uomini quanto Io godo nel dispensare i celesti fàvori a chi Me li domanda, non sarebbero così ritrosi a venire a Me!" Durante il giorno ripetete spesso con le labbra e soprattutto con il cuore: Cuore di Gesù confido e spero in Te, Cuore di Gesù credo nel Tuo Amore per me! Gesù Maria, Vi amo salvate tutte le anime! Per maggiori informazioni richiedete il libretto che contiene i messaggi di nostro Signore, al Monastero della Visitazione di Como.

Per amore di Gesù diffondi queste parole, Gesù ne sarà contento!

domenica 4 settembre 2011

AMAMI COME SEI
(Gesù parla a un’anima)

“Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo: - so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: “Dammi il tuo cuore, amami come sei...”. 

Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all'amore, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei. In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami... come sei.., 

Voglio l'amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai. Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore ? non sono io l'Onnipotente ?. E se ml piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore? Figlio mio, lascia che Ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti ma per ora ti amo come sei... e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l'amore.

Amo in te anche la tua debolezza, amo l'amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: “Gesù ti amo”. Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m'importa, di vederti lavorare con amore. Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che ali­menterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai ... perché ti ho creato soltanto per l'amore. 

Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allegare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, morresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia. Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia… 

Non ti preoccupare di non possedere virtù: ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare… Ma ricordati… amami come sei… Ti ho dato mia Madre; fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro. Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai… Va…”    
  


                                                                                                             tratto dal sito: preghiereagesuemaria

venerdì 8 luglio 2011

Devozione rivelata tramite la serva di Dio

                        Teresa Higginson (1844-1905)
   
  Nostro Signore mi ha fatto sentire che questa devozione                                                                                             sarà come il seme di senapa".



Questa devozione fu insegnata da Gesù alla serva di Dio e stigmatizzata Teresa Higginson (1844-1905) promettendo benedizioni e grazie grandissime a coloro che la pregano ogni giorno e la diffondono. La festa del Sacro Capo di Gesù è posta il venerdì seguente la festa del Sacro Cuore ed è riassunta nelle seguenti parole dette dal Signore Gesù alla Serva di Dio il 2 Giugno 1880:

"Vedi, o figlia prediletta, sono rivestito e schernito come un pazzo nella casa dei miei amici, sono messo in derisione, Io che sono Dio di Sapienza e di Scienza. A Me, Re dei re, l’Onnipotente, si offre un simulacro di scettro. E se vuoi contraccambiarmi, non potresti fare di meglio che dire che si faccia conoscere la devozione su cui ti ho così sovente intrattenuta.
Desidero che il primo venerdì seguente la festa del mio Sacro Cuore sia riservato come giorno di festa in onore del mio Sacro Capo, quale Tempio della Divina Sapienza e mi sia offerta una pubblica adorazione per riparare a tutti gli oltraggi e peccati che vengono continuamente commessi contro di Me." E ancora: "E' immenso desiderio del mio Cuore che il mio Messaggio di salvezza sia propagato e conosciuto da tutti gli uomini."
In altra occasione Gesù disse: "
Considera l'ardente desiderio che provo di vedere il mio Sacro Capo onorato, così come ti ho insegnato." Per capire meglio riportiamo alcuni stralci degli scritti della mistica inglese al suo Padre spirituale:
 
"Nostro Signore mi mostrava questa Divina Sapienza come potenza direttrice che regola moti ed affetti del Sacro Cuore.  Mi ha fatto capire che al Sacro Capo di nostro Signore devono essere riservate adorazioni e venerazioni speciali, in quanto Tempio della Divina Sapienza e potenza direttrice dei sentimenti del Sacro Cuore. Nostro Signore mi ha mostrato anche come il Capo sia il punto di unione di tutti i sensi del corpo e come questa devozione non sia solo il complemento, ma anche il coronamento e la perfezione di tutte le devozioni. Chiunque venererà il suo Sacro Capo attirerà su di sé i migliori doni del Cielo.


Nostro Signore ha detto inoltre: "Non vi scoraggiate delle difficoltà che sopraggiungeranno e delle croci che saranno numerose: Io sarò il vostro sostegno e la vostra ricompensa sarà grande. Chiunque vi aiuterà a propagare questa devozione sarà mille volte benedetto, ma guai a coloro che la rifiuteranno od agiranno contro il Mio desiderio al riguardo, perché li disperderò nella mia collera e non vorrò più sapere ove siano. A quelli che mi onoreranno darò dalla mia Potenza. Io sarò il loro Dio e loro Miei figli. Metterò il Mio Segno sulle loro fronti e il mio Sigillo sulle loro labbra."
 ( Sigillo = Sapienza)





Preghiera al Sacro Capo di Gesù

O Sacro Capo di Gesù, Tempio della Divina Sapienza,
che guidi tutti i moti del Sacro Cuore,
ispira e dirigi tutti i miei pensieri, le mie parole, le mie azioni.
Come Tu hai promesso,
                                                sii il Rimedio contro i grandi flagelli del nostro tempo:                                     
l’orgoglio  intellettuale e l’infedeltà.
Per le Tue Sofferenze, o Gesù,
per la Tua Passione dal Getsemani al Calvario,
per la Corona di spine che straziò la Tua Fronte ,
per il Tuo Sangue Prezioso, per la Tua Croce ,
per l’amore ed il dolore di Tua Madre,
fai trionfare il Tuo Desiderio per la Gloria di Dio,
la salvezza delle anime e la gioia del Tuo Sacro Capo
(Teresa Higginson)



3 Padre Nostro.
1 Ave Maria.
1 Gloria al Padre

 

"O Maria, ti imploro per tutto l'amore e gli omaggi da Te offerti a questo Tempio della Divina Sapienza, davanti al quale i Cherubini ed i Serafini si prostrano  in adorazione tremanti di timore e di amore, per questo Sacro Capo che sì sovente stringesti al Tuo Cuore Immacolato e facesti  riposare sul Tuo Seno!
O Maria, o Giuseppe, o Cori degli Angeli e Gloriosa Assemblea dei Santi, levate in alto, ora, i vostri spiriti, i vostri cuori e le vostre mani verso l’Adorabile Trinità e supplicate il Santo dei Santi di rivolgere i sui occhi su queste calde gocce vermiglie di valore infinito del Sangue Prezioso di Nostro Signore, che obbedirono agli ordini della Sua Divina Sapienza; chiedetegli, per la sua obbedienza sino alla morte, per la Sapienza e l’Amore da Lui testimoniati alle Sue creature, di levarsi e spandere questa Luce su tutta la terra.
Ove saremmo senza la sua Sapienza ed il suo Amore infiniti? Nel nulla, dal quale Egli trasse tutte le cose. Che tutte le creature, dunque, riconoscano, lodino, benedicano ed amino questa Sapienza ed adorino il Sacro Capo di Gesù come Suo Tempio!”.



 3 Padre Nostro.
1 Ave Maria
1 Gloria.








__._,_.___

sabato 18 giugno 2011

L'Evangelo come mi è stato rivelato - Maria Valtorta: Commiato da Giona, che Simone Zelote pensa di affrancare. Arrivo di Gesù a Nazareth.

(…) Appena appena un baluginare di luce. Sulla porta di un misera capanna, e dico così perché chiamarla casa è troppo onore, sono Gesù coi suoi e con Giona e altri miseri contadini come lui. E’ l'ora del commiato. «Non ti vedrò più, mio Signore?», chiede Giona. «Tu ci hai portato la luce nel cuore. La tua bontà ha fatto di queste giornate una festa che durerà per tutta la vita. Ma Tu lo hai visto come siamo trattati. Il giumento ha più cure di noi. E la pianta è più umanamente trattata.

Essi sono denaro. Noi siamo solo macine che diamo denaro. E andiamo usati sinché uno muore per eccesso d'uso. Ma le tue parole sono state tante carezze d'ali. Il pane ci è parso più abbondante e buono, poiché Tu con noi lo gustavi, questo pane che egli non dà ai suoi cani. Torna a spezzarlo con noi, Signore. Solo perché sei Tu, oso dire questo. Per chiunque altro sarebbe offesa offrirti un ricovero ed un cibo che sdegna il mendico.

Ma Tu… «Ma Io trovo in essi un profumo e un sapore celesti, perché vi è in essi fede e amore. Verrò, Giona. Verrò. Resta al tuo posto, tu legato come animale alle stanghe. Il tuo posto sia la tua scala di Giacobbe. E invero dal Cielo a te vanno e vengono gli angeli, attenti a raccogliere tutti i tuoi meriti e portarli a Dio. Ma Io verrò a te. A sollevare il tuo spirito. Rimanetemi tutti fe­deli. Oh! Io vorrei darvi pace anche umana. Ma non posso. Vi devo dire: soffrite ancora. E ciò è triste per Uno che ama...».

«Signore, se Tu ci ami, non è più soffrire. Prima non avevamo nessuno che ci amasse... Oh! se potessi, io almeno, vedere tua Madre!». «Non ti angustiare. Io te la condurrò. Quando più dolce è la stagione, verrò con Lei. Non incorrere in castighi disumani per fretta di vederla. Sappila attendere come si attende il sorgere di una stella, della prima stella. Ella ti apparirà d'improvviso, proprio come fa la stella vespertina che ora non c'era e subito dopo palpita nel cielo. E pensa che anche da ora Ella effonde i suoi doni d'amore su te. Addio, voi tutti. La mia pace vi sia tutela contro le durezze di chi vi angustia. Addio, Giona.

Non piangere. Hai atteso tanti anni, con fede paziente. Io ti prometto ora un'attesa ben breve. Non piangere. Non ti lascerò solo. La tua bontà ha asciugato il mio pianto puerile. Non basta la mia ad asciugare il tuo?». «Sì... ma Tu vai... e io resto...». «Amico, Giona, non farmi partire accasciato dal peso di non poterti sollevare...». «Non piango, Signore... Ma come farò a vivere senza più vederti, ora che so che sei vivo?». Gesù carezza ancora il vecchio disfatto e poi si stacca. Ma, ritto sul limite della misera aia, apre le braccia benedicendo la campagna. Poi si avvia. «Che hai fatto, Maestro?», chiede Simone che ha notato l'insolito gesto. «Ho messo un sigillo su tutte le cose.

Perché i satana non possano, nuocendo ad esse, nuocere a quegli infelici. Non potevo nulla di più...». «Maestro... andiamo avanti più svelti. Ti vorrei dire una cosa che non fosse udita». Si staccano ancor più dal gruppo e Simone parla. «Vorrei dirti che Lazzaro ha ordine di usare la somma per soccorrere tutti coloro che in nome di Gesù ad esso ricorrono. Non potremmo affrancare Giona? Quell'uomo è sfinito e non ha più che la gioia di averti. Diamogliela. La sua opera, li, che vuoi che sia? Libero, sarebbe il tuo discepolo in questa pianura così bella e così desolata. Qui i più ricchi in Israele hanno terre opime e le spremono con usura crudele, esigendo dai lavoratori il cento per uno.

Lo so da anni. Qui poco potrai sostare, perché qui impera la setta farisaica e non credo ti sarà mai amica. I più infelici in Israele sono questi lavoratori oppressi e senza luce. Tu l'hai udito, neppure per la Pasqua hanno pace e preghiera, mentre i duri padroni, con grandi gesti e studiate manifestazioni, si mettono in prima fila fra i fedeli. Avranno almeno la gioia di sapere che Tu ci sei, di udire, ripetute da uno che non ne altererà uno iota, le tue parole. Se credi, Maestro, dà ordini, e Lazzaro farà». «Simone, Io avevo compreso perché tu ti spogliavi di tutto. Non mi è ignoto il pensiero dell'uomo.

E ti ho amato anche per questo. Facendo felice Giona, fai felice Gesù. Oh! come mi angustia vedere soffrire chi è buono! La mia condizione di povero e spregiato dal mondo non mi angustia che per questo. Giuda, se mi udisse, direbbe: "Ma non sei Tu il Verbo di Dio? Ordina, e le pietre diverranno oro e pane per i miseri. Ripeterebbe l'insidia di Satana. Ben Io voglio sfamare le fami. Ma non come Giuda vorrebbe. Ancora siete troppo informi per capire la profondità di quanto dico. Ma a te lo dico: se Dio a tutto provvedesse, commetterebbe furto verso i suoi amici. Li priverebbe della facoltà di essere misericordiosi e di ubbidire perciò al comandamento d'amore.

I miei amici devono avere questo segno di Dio, in comune con Lui: la santa misericordia che è di opere e di parole. E le infelicità altrui danno modo ai miei amici di esercitarla. Hai compreso il pensiero?». «É profondo. Lo medito. E mi umilio, comprendendo quanto sono ottuso e quanto grande è Dio, che ci vuole con tutti i suoi attributi più dolci per dirci suoi figli. Dio mi si svela, nella sua molteplice perfezione, da ogni luce che Tu mi getti nel cuore. Di giorno in giorno, come uno che procede in luogo sconosciuto, io aumento la cognizione di questa immensa Cosa che è la Perfezione che ci vuole chiamare "figli", e mi pare di salire come un'aquila o di immergermi come un pesce in due profondità senza confine quali sono il cielo e il mare, e sempre più salgo e mi immergo, né mai tocco limite. Ma che è dunque Dio?». «Dio è l'irraggiungibile Perfezione, Dio è la compiuta Bellezza, Dio è l'infinita Potenza, Dio è l'incomprensibile Essenza, Dio è l'insuperabile Bontà, Dio è l'indistruttibile Compassione, Dio è l'immisurabile Sapienza, Dio è l'Amore divenuto Dio. É l'Amore! É l'Amore! Tu dici che più conosci Dio nella sua perfezione e più ti pare di salire o immergerti in due profondità senza confine, di azzurro senz'ombre...

Ma, quando tu capirai cosa è l'Amore divenuto Dio, non salirai, non ti immergerai più nell'azzurro, ma in un gorgo incandescente di fiamme, e sarai aspirato verso una beatitudine che ti sarà morte e vita. Dio lo avrai, con completo possesso, quando, per la tua volontà, sarai riuscito a comprenderlo e a meritarlo. Allora ti fisserai nella sua perfezione». «O Signore!»... Simone è sopraffatto. Si fa il silenzio. La strada viene raggiunta. Gesù sosta in attesa degli altri. Quando il gruppo si riunisce, Levi si inginocchia: «Dovrei lasciarti, Maestro. Ma il tuo servo ti fa una preghiera. Portami da tua Madre. Costui è orfano come me. Non negare a me ciò che a lui dai perché veda un volto di madre...». «Vieni. Quanto in nome di mia Madre si chiede, in nome di mia Madre Io do»...

Gesù è solo. Cammina velocemente fra boschi di ulivi carichi di ulivette già ben formate. (…) Gesù procede e sorride. Raggiunge un balzo... e sorride ancor più vivamente. Ecco là Nazaret... pare tremolare nel sole, tanto l'incandescenza del sole la stringe. Gesù scende ancor più veloce. Raggiunge la via, ora, senza curarsi del sole. (…) Svolta per una stradetta che per metà è nell'ombra. Lì vi sono donne che si affollano ad un pozzo fresco. Lo salutano quasi tutte e con voci acute di ben tornato. «La pace a voi tutte... Ma fate silenzio.

Voglio fare una sorpresa a mia Madre». «Sua cognata è andata via ora con una brocca fresca. Ma deve tornare. Sono rimaste senz'acqua. La sorgiva è asciutta o si sperde nel suolo ardente prima di giungere al tuo orto. Non sappiamo. Maria d'Alfeo lo diceva ora. Eccola che viene». La madre di Giuda e Giacomo viene con un'anfora sul capo e una per mano. Non vede subito Gesù e grida: «Così faccio più presto. Maria è tutta triste, perché i suoi fiori muoiono di sete. Sono ancora quelli di Giuseppe e di Gesù, e le pare che le si strappi il cuore a vederli languire». «Ma ora che vede Me...», dice Gesù apparendo da dietro il gruppo. «Oh! il mio Gesù! Te benedetto! Lo vado a dire...».

«No. Vado Io. Dàmmi le anfore». «La porta è solo accostata. Maria è nell'orto. Oh! come sarà felice! Parlava di Te anche stamane. Ma con questo sole! Venire! Sei tutto sudato! Sei solo?». «No. Con amici. Ma sono venuto avanti. Per vedere prima la Mamma. E Giuda?». a Cafarnao. Vi va spesso...». Maria non dice altro. Ma sorride, mentre asciuga col suo velo il volto bagnato di Gesù. Le brocche sono pronte. Gesù se ne carica due a bilico sulle spalle, usando la sua cintura, e l'altra la porta con la mano.

Va, svolta, giunge alla casa, spinge la porta, entra nella stanzetta che pare scura rispetto al gran sole esterno, alza piano la tenda che fa riparo alla porta dell'orto, osserva. Maria è ritta presso un rosaio, volgendo le spalle alla casa, e compassiona la pianta assetata. Gesù posa la brocca a terra, e il rame suona battendo contro un sasso. «Già qui, Maria?», dice la Mamma senza voltarsi. «Vieni, vieni. Guarda questo rosaio! E questi poveri gigli. Morranno tutti se non li soccorriamo. Porta anche delle cannucce per sorreggere questo stelo che cade». «Tutto ti porto, Mamma».

Maria si volge di scatto. Resta per un secondo ad occhi sbarrati, poi con un grido corre a braccia tese verso il Figlio, che ha già aperto le sue e l'attende con un sorriso tutto amore. «Oh! Figlio mio!». «Mamma! Cara!». L'espansione è lunga, soave, e Maria è tanto felice che non vede, non sente quanto sia accaldato Gesù. Ma poi si sovviene: «Perché, Figlio, in tale ora? Sei di porpora e sudi come una spugna. Vieni, vieni dentro. Che la Mamma ti asciughi e rinfreschi. Ora ti porto una veste nuova e sandali mondi. Ma Figlio! Figlio! Perché in giro con questo sole? Muoiono le piante per il calore e Tu, mio Fiore, vai in giro!». «Per venire prima da te, Mamma!».

«Oh! caro! Hai sete? Certo l'hai. Ora ti preparo...». «Sì, del tuo bacio, Mamma. Delle tue carezze. Lasciami stare così, col capo sulla tua spalla, come quando ero piccino... Oh! Mamma! Come mi manchi!». «Ma dimmi di venire, Figlio, ed io verrò. Che ti è mancato per la mia assenza? cibo a Te gradito? vesti fresche? letto ben fatto? Oh! dimmelo, mia Gioia, che t'è mancato. La tua serva, o Signor mio, cercherà di provvedere».

«Nulla che tu non fossi...». Gesù, che è rientrato tenuto per mano dalla Mamma e che si è seduto sulla cassapanca presso la parete, avendo di fronte Maria che cinge con le braccia, stando col capo contro il suo cuore e baciandola di tanto in tanto, ora la guarda fissa. «Lascia che Io ti guardi. Che mi empia la vista di te, Mamma mia santa!». «Prima la veste. E male stare così bagnato. Vieni». Gesù ubbidisce. Quando torna in una veste fresca, il colloquio riprende, soave. «Sono venuto con discepoli e amici.

Ma li ho lasciati nel bosco di Melca. Verranno domani all'aurora. Io... non potevo più attendere. La mia Mamma!…», e le bacia le mani. «Maria di Alfeo si è ritirata per lasciarci soli. Anche lei ha capito la mia sete di te. Domani... domani sarai tu dei miei amici ed Io dei nazareni. Ma questa sera tu sei l'Amica mia ed Io il tuo. Ti ho portato... oh! Mamma, ho trovato i pastori di Betlemme. E ti ho portato due di essi: sono orfani e tu sei la Madre. Di tutti. E più degli orfani. E ti ho portato anche uno che ha bisogno di te per vincere se stesso. E un altro che è un giusto e che ha pianto.

E poi Giovanni... E ti ho portato il ricordo di Elia, di Isacco, Tobia ora Mattia, Giovanni e Simeone. Giona è il più infelice. Ti porterò a lui. L'ho promesso. Altri li cercherò ancora. Samuele e Giuseppe sono nella pace di Dio». «Fosti a Betlemme?». «Sì, Mamma. Vi ho portato i discepoli che avevo meco. E ti ho portato questi fioretti, nati fra le pietre della soglia». «Oh!». Maria prende gli steli disseccati e li bacia. «E Anna?». «É morta nella strage di Erode». «Oh! misera! Ti amava tanto!». «I betlemmiti hanno molto sofferto. E non sono stati giusti coi pastori. Ma hanno molto sofferto...».

«Ma con Te furono buoni allora!». «Sì. Per questo vanno compatiti. Satana è invidioso di quella loro bontà e li aizza al male. Sono stato anche a Ebron. I pastori, perseguitati, ... «Oh! fino a tanto?!». «Sì. Furono aiutati da Zaccaria, e per lui ebbero padroni e pane, anche se duri padroni. Ma sono anime di giusti, e delle persecuzioni e delle ferite si sono fatti pietre di santità. Li ho radunati. Ho guarito Isacco e... e ho dato il mio Nome ad un piccino... A Jutta, dove Isacco languiva e da dove risorse, vi è ora un gruppo innocente che si chiama Maria, Giuseppe e Jesai...». «Oh! il tuo Nome!».

«E il tuo, e quello del Giusto. E a Keriot, patria di un discepolo, un fedele israelita mi mori sul cuore. Di gioia di avermi avuto... E poi... oh! quante cose ho da dirti, mia perfetta Amica, Madre soave! Ma per prima, Io te ne prego, chiedo da te tanta pietà per quelli che verranno domani. Ascolta: mi amano... ma non sono perfetti. Tu, Maestra di virtù... oh! Madre, aiutami a farli buoni... Io li vorrei tutti salvare...». Gesù è scivolato ai piedi di Maria. Ora Lei appare nella sua maestà di Madre.

«Figlio mio! Che vuoi che faccia la tua povera Mamma più di Te?». «Santificarli... La tua virtù santifica. Te li ho portati apposta. Mamma... un giorno ti dirò: "Vieni", perché allora sarà urgente santificare gli spiriti, perché Io trovi in loro volontà di redenzione. E Io solo non potrò... Il tuo silenzio sarà attivo come la mia parola. La tua purezza aiuterà la mia potenza. La tua presenza terrà indietro Satana... e tuo Figlio, Mamma, troverà forza nel saperti vicina. Verrai, non è vero, mia dolce Madre?».

«Gesù! Caro! Figlio! Non ti sento felice... Che hai, Creatura del mio cuore? Fu duro con Te il mondo? No? Mi è sollievo crederlo... ma... Oh! sì. Verrò. Dove Tu vuoi. Come Tu vuoi. Quando Tu vuoi. Anche ora, sotto al sole, sotto le stelle come nel gelo e fra i piovaschi. Mi vuoi? Eccomi». «No. Ora no. Ma un giorno... Come è dolce la casa! E la tua carezza! Lasciami dormire così, col capo sui tuoi ginocchi. Sono tanto stanco! Sono sempre il tuo Figliolino… E Gesù realmente si addormenta, stanco e spossato, seduto sulla stuoia, col capo in grembo alla Madre che lo carezza sui capelli, beata.


Cuor di Gesù Tu sai, Cuor di Gesù Tu puoi,
Cuor di Gesù Tu vedi, Cuor di Gesù provvedi,
Cuor di Gesù pensaci tu

martedì 14 giugno 2011

S.Gertrudre di Helfa


La seconda metà del secolo XIII è illuminata dalla mistica germanica la grande Gertrude di Helfta. L'appellativo rappresenta un fiore deposto lungo o al termine del suo cammino ascetico e mistico come omaggio spontaneo, non offerto da autorità accademiche o ecclesiastiche. Esso esalta il suo stile di vita monastica e i suoi pensieri mistici sublimi. La mistica della monaca sassone si incanala ed eleva nell'incontro con il Cristo Verbo incarnato. 

Una angolazione cristologica che tramite Gertrude si viene delineando è - altra centralità - il cuore di Cristo, articolata anche in una forma iniziale di "teologia del cuore". Nel monastero di Helfta la benedettina Gertrude diventa custode delle rivelazioni, inventrice dei suoi singolari esercizi. Tali esperienze passano nella memoria scritta in lingua germanica primitiva e diventano fonte anche dell'indagine per conoscere le sue visioni del Volto di Cristo. Sono frequenti le soste accanto o davanti o in estatica contemplazione del Volto di Cristo e alquanto abbondanti i resoconti letterari.

Il Cristo deformato nella passione e dunque anche il Volto sfigurato sono le icone tra le più raffigurate nella memoria visiva e narrativa della monaca Gertrude. Una rivelazione si fa presente durante il carnevale la domenica di quinquagesima (secondo il calendario liturgico allora vigente). Il Cristo viene a chiedere riparazione al suo cuore palpitante di amore verso gli uomini, il cuore dei quali si compiace in piaceri e dilettazioni terrene e carnali: sono le parole - qui parafrasate - percepite sulle labbra del Signore dalla santa mistica. In questo contesto descrive la visione del sembiante del Cristo straziato nella passione, sostando nella compassione su qualche dettaglio del volto.

"Verso l'ora terza il Signore Gesù le apparve com'era quando venne legato alla colonna per essere flagellato, in mezzo a due aguzzini di cui uno lo colpiva con due rami spinosi e l'altro con due nodosi flagelli. Tutti e due lo colpivano sul viso, così che il suo santo volto ne era talmente sfigurato da spezzarle il cuore […] Nessuno mai, essa [Gertrude] pensava, era stato ridotto al deplorevole stato nel quale il Signore le appariva in quel momento. La parte infatti del volto che era colpita dalle spine era talmente lacerata che l'occhio stesso appariva ferito ed aperto, mentre l'altra parte era livida e gonfia per i colpi del flagello. Nell'eccesso del dolore il Signore rivolgeva il viso; ma non si sottraeva così ad uno dei carnefici se non per essere colpito più crudelmente dall'altro.

Volgendosi allora verso di lei, il Signore le disse: "Non hai forse letto ciò che è scritto di me: vidimus eum tamquam leprosum? " "Ah, Signore" - essa rispose - "e come potrei calmare i crudeli dolori del tuo dolce volto? " Il Signore rispose: "Chi si sentirà tocco di amore meditando la mia passione e pregherà per i peccatori, lenirà soavemente ogni mia sofferenza"" (Rivelazioni, 1,4, cap. 15).
La Mistica Gertrude si premura di palesare altresì il simbolismo celato nella figura dei flagellatori: l'energumeno con il mannello di spine raffigura i laici che peccano pubblicamente; l'aguzzino con il randello rappresenta certi religiosi che peccano contro l'osservanza. Il monito è rapportabile all'ansia di riforma in atto nella Chiesa duecentesca, ad opera prevalentemente dei monaci (istituzione ascetica altomedioevale) e dei frati (i mendicanti di scaturigine allora contemporanea).
 
L'icona del Cristo sfigurato nella passione è un leit-motiv, ma non un assoluto né una continuativa unicità. In preparazione alla festa dell'ascensione d'un anno imprecisato, Gertrude sta lenendo le piaghe del Signore mediante l'esclamazione "Gloria a te, soavissima, dolcissima, benignissima, nobilissima, regale, fulgida e sempre tranquilla giocondissima e gloriosissima Trinità per le vermiglie piaghe del mio unico diletto [il Signore Gesù]" tante volte quante erano le piaghe di lui, ben 5.466 secondo quanto conteggiato dall'altra mistica di Helfta, la sua consorella Matilde di Hackeborn (1241-1299). Ed ecco che si presenta il Signore, piagato ma in sembiante rasserenato, "più bello di tutti gli angeli", onusto di fiori dorati su ognuna delle numerosissime piaghe. Resta indelebile, commossa impressione il volto amabile con il quale il Signore saluta la sua fedele amica.
  
 “CRISTO, VITA DELLA MIA VITA”

“O vita della mia vita, possano gli affetti del mio cuore
accesi dalla fiamma del tuo amore, unirmi intimamente a Te.
Possa la mia anima essere come morta
riguardo a tutto ciò che potrebbe cercare all’infuori di Te.
Tu sei lo splendore di tutti i colori, la dolcezza di tutti i sapori,
la fragranza di tutti i profumi, l’incanto di tutte le melodie,
la tenerezza dolcissima dei più intimi amplessi.
In Te si trova ogni delizia, da Te scaturiscono acque copiose di vita, a Te attira un fascino dolcissimo,
per Te l’anima si riempie degli affetti più santi.
 Tu sei l’abisso straripante della Divinità,
o Re, nobilissimo tra tutti i re,
o Sovrano eccelso, o Principe chiarissimo,
o Signore mitissimo, o Protettore potentissimo.
O Gemma nobilissima di vivificante umanità.
O Creatore di tutte le meraviglie.
O Maestro dolcissimo, o Consigliere sapientissimo,
o Soccorritore benignissimo, o Amico fedelissimo.
Tu unisci in Te tutti gli incanti di un’intima dolcezza.
Tu accarezzi con soavità, ami con dolcezza,
prediligi con ardore, o Sposo dolcissimo e gelosissimo.
Tu sei un fiore primaverile di pura bellezza,
o Fratello mio amabilissimo, pieno di grazia e di forza,
o Compagno giocondissimo, Ospite liberale e generosissimo.
Io preferisco Te ad ogni creatura,
per Te rinuncio ad ogni piacere,
per Te sopporto ogni avversità,
non cercando in ogni cosa che la tua lode.
Col cuore e con la bocca confesso che Tu sei il Principio di ogni bene...”.
( Santa Gertrude - Dalle Rivelazioni, Libro III, Cap. LXVI)


O Padre Santo, tu, per mezzo di Gesù,
mi hai rigenerato a vita nuova
nell'acqua e nello Spirito Santo.
Concedimi, ti prego, mio Signore,
la completa remissione dei peccati
e il dono dello Spirito, per la vita eterna.
O Gesù, sole di giustizia,
rivestimi di te, perché io possa vivere sempre secondo la tua volontà.
O Gesù, luce senza tramonto,
accendi in me la lampada ardente
del tuo amore infinito.
Aiutami, Signore mio e Dio mio,
a custodire in modo irreprensibile
la veste candida del mio battesimo.
Così, quando mi chiamerai a te, avrò in dono la gioia senza fine della vita eterna
e l'incanto divino del tuo Volto.
(Santa Gertrude)

Per la riparazione 
CORONCINA AL VOLTO SANTO

Sui grani grossi della Corona si recita la seguente preghiera:
  O Eterno Padre, Ti offro i meriti e le sofferenze del Santo Volto del tuo Figlio Gesù.
Versa il suo Sangue prezioso in ogni anima e in ogni cuore. Sia Esso balsamo e olio di consolazione: per lenire e risanare le ferite da ogni infermità nelle anime e nei corpi.
O Eterno Padre, abbi misericordia di tutte le anime.


Sui grani piccoli della Corona si recita la seguente preghiera:
 O Gesù, ogni palpito ed ogni respiro dei nostri cuori, siano mille atti d’amore, di lode e di riparazione al tuo Santo Volto.

Alla fine
 O Gesù, Santo, Santo, Santo! Benedici e santifica tutte le anime che Ti onoreranno e Ti glorificheranno. Uniscimi a tutte le persone che, in spirito di riparazione anche con questa Coroncina leniscono le Tue sofferenze.

  Invocazioni
Signore pietà, Signore pietà
Cristo pietà, Cristo pietà
Signore pietà, Signore pietà
Santo Volto di Gesù, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, compiacenza perfetta del Padre, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, opera divina dello Spirito Santo, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, splendore del paradiso, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, gioia e letizia degli angeli, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, gioia e premio dei santi, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, sollievo dei sofferenti, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, rifugio dei peccatori, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, speranza e conforto dei moribondi, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, terrore e sconfitta dei demoni, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, che ci liberi dall'ira divina, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, che ci hai dato la legge dell'amore, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, che esigi da noi la carità fraterna, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, assetato della salvezza di tutti gli uomini, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, bagnato di lacrime d'amore, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, coperto di fango e di sputi per noi, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, rigato di sudore e di sangue, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, schiaffeggiato e deriso, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, trattato da vilissimo schiavo, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, schernito dai tuoi accusatori, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, che hai pregato per i tuoi crocifissori, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, segnato dal pallore dei morenti, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, reclinato esangue sul petto, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, pianto dalla Madre dei dolori, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, deposto velato nella tomba, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, sfolgorante di gloria il mattino di Pasqua, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, illuminato di bontà nel manifestarti risuscitato agli apostoli, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, raggiante di luce e di gloria, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, glorioso nell'ascensione al cielo, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, nascosto nell'umiltà del mistero eucaristico, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, rivestito di gloria quando verrai per il giudizio finale, abbi pietà di noi
Santa Maria, abbi pietà di noi
Santa Madre di Dio, abbi pietà di noi
Santa Vergine delle vergini, abbi pietà di noi

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, esaudiscici, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore.

Preghiamo
 Signore Gesù Cristo, il cui Sacratissimo volto, nascosto nella passione, rifulge come il sole nel suo splendore, concedici propizio che, partecipando qui in  terra ai tuoi dolori,possiamo poi esultare in cielo, allorché ci sarà svelata la tua gloria. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

sabato 21 maggio 2011

La Santa Messa

Testimonianza di Catalina sulla santa messa

La testimonianza che devo e voglio dare al mondo intero, per la
maggior Gloria di Dio è per la salvezza di chiunque voglia aprire il proprio
cuore al Signore. Affinché molte anime, consacrate a Dio, ravvivino il fuoco
dell’amore per Cristo, sia quelle che hanno nelle loro mani il potere di
farlo scendere sulla terra per essere nostro nutrimento, sia le altre, affinché
perdano l’uso di riceverlo per “abitudine” e rivivano il meraviglioso stupore
dell’incontro quotidiano con l’amore. Affinché i miei fratelli e sorelle laici di
tutto il mondo vivano il più grande dei Miracoli con il cuore: la celebrazione
della Santa Eucaristia.

Era la vigilia del giorno dell’Annunciazione, e i componenti del nostro
gruppo erano andati a confessarsi. Alcune signore del gruppo di preghiera
non riuscirono a farlo e rimandarono la confessione al giorno seguente, prima
della Santa Messa.

Quando il giorno seguente giunsi in Chiesa un po’ in ritardo, il signor
Arcivescovo e i sacerdoti stavano già entrando nel presbiterio. In quel
momento, la Vergine disse con la sua voce dolce e soave che raddolcisce
l’anima:

«Oggi per te è un giorno di apprendistato e voglio che tu faccia molta
attenzione perché, di ciò che sei testimone oggi, tutto ciò che vivrai in
questo giorno, dovrai farne partecipe l’umanità». Rimasi sorpresa senza
comprendere, ma cercando di essere molto attenta.

La prima cosa della quale mi resi conto era un coro di bellissime voci che
cantavano, come se venisse da lontano; in alcuni momenti la musica
avvicinava, come se si trattasse di un suono portato dal vento.
Il signor Arcivescovo cominciò la Santa Messa, e giunto all’Atto Penitenziale,
la Santissima Vergine disse:

«Dal profondo del tuo cuore, chiedi perdono al Signore per tutte le tue
colpe, per averlo offeso, così potrai partecipare degnamente alla privilegio
di assistere alla Santa Messa».

È certo che per una frazione di secondo pensai: «Sono certamente in Grazia
di Dio, mi sono appena confessata ieri sera».

Ella rispose: «Credi forse che tu, da ieri sera, non abbia offeso il Signore?
Lascia che ti ricordi alcune cose. Quando stavi uscendo per venire qui,
la ragazza che ti aiuta ti si avvicinò per chiederti alcune cose, e poiché
eri in ritardo, sbrigativamente le rispondesti in modo non molto cortese.
È stata una mancanza di carità da parte tua, e dici di non aver offeso
Dio...?»

«Nella strada che hai fatto per venire fin qui, un autobus ha intralciato
la tua strada e ti ha quasi urtato e tu hai detto un’abbondante quantità
di cose contro quel pover’uomo, invece di venire in Chiesa facendo le tue
orazioni, preparandoti per la Santa Messa. Hai mancato di carità e hai
perso la pazienza e la pace. E dici di non aver offeso il Signore...?»

«E arrivi all’ultimo momento, quando già la fila dei celebranti sta
uscendo per celebrare la Messa... e stai per parteciparvi senza una previa
preparazione...»

- Va bene, Madre mia, non mi dire di più, non ricordarmi altre cose, altrimenti
morirò immediatamente di vergogna e di dolore - risposi.

«Perché arrivare all’ultimo momento? Dovreste essere qui prima, per
poter fare una preghiera e chiedere al Signore di mandare il Suo Santo
Spirito, perché vi conceda uno spirito di pace che scacci via lo spirito
del mondo, le preoccupazioni, i problemi e le distrazioni, e poter essere
così capaci di vivere questo momento tanto sacro.

Invece, arrivatequasi all’inizio della celebrazione e vi partecipate come se andaste
ad assistere ad un evento qualsiasi, senza nessuna preparazione spirituale.
Perché? È il Miracolo più grande, e voi avete la possibilità di vivere il
momento del più grande regalo da parte dell’Altissimo, ma non lo sapete
a apprezzare.»

È bastato così. Mi sentivo così male che fu più che sufficiente perché chiedessi
perdono a Dio, non solamente per le colpe di quel giorno, ma per tutte le volte
che, come moltissime altre persone, ho aspettato che terminasse l’omelia del
sacerdote per entrare in Chiesa. Per tutte quelle volte che non ho saputo o che
ho rifiutato di capire che cosa significava essere lì, e per quelle altre volte che,
essendo forse la mia anima piena di peccati più gravi, avevo osato partecipare
alla Santa Messa.

Era un giorno festivo e si doveva quindi recitare il Gloria. La Santa Vergine
disse: «Glorifica e benedici con tutto il tuo amore la Santissima Trinità,
riconoscendoti una Sua creatura.»

Come fu diverso quello Gloria! Mi vidi d’un tratto in un altro luogo, pervaso
di luce, davanti alla Presenza Maestosa del Trono di Dio, tutto pieno di luce;
con quanto amore, ringraziando, ho ripetuto... “Per la tua Gloria immensa,
noi Ti lodiamo, Ti benediciamo, Ti adoriamo, Ti glorifichiamo, Ti rendiamo
grazie Signore, Dio, Re del cielo, Dio Padre Onnipotente - e mi immaginavo
il volto paterno del Padre pieno di bontà... Signore, Figlio unico Gesù Cristo,

Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, Tu che togli peccati del
mondo...” - e Gesù stava davanti a me, con quel volto pieno di tenerezza e di
Misericordia... “perché Tu solo sei Dio, solo Tu, Altissimo Gesù Cristo, con
lo Spirito Santo...” il Dio dell’Amore perfetto, Quello che in questo momento
fa trasalire tutto il mio essere...

E ho chiesto: «Signore, liberarmi da ogni spirito cattivo; il mio cuore ti
appartiene, Signore mio, mandami la tua pace per ottenere il miglior beneficio
da questa Eucaristia e perché la mia vita dia migliori frutti. Spirito Santo di
Dio, trasformami, opera in me, guidami. O Dio, dammi i doni di cui necessito
per servirti meglio...!»

Giunse il momento della Liturgia della Parola e la Vergine mi fece ripetere:


«Signore, voglio oggi ascoltare la Tua Parola e dare frutto abbondante; che il
Tuo Santo Spirito mondi il terreno del mio cuore, perché la Tua Parola cresca
e si sviluppi, purifica il mio cuore perché sia ben disposto.»

«Voglio che tu stia attenta alle letture e a tutta l’omelia del sacerdote.
Ricorda che la Bibbia dice che la Parola di Dio non ritorna senza aver
dato frutto. Se stai attenta, resterà qualcosa in te di tutto quello che ascolti.
Devi cercare di ricordare tutto il giorno quelle Parole, che lasceranno in
te una impronta. Potranno essere una volta due frasi, poi sarà l’intera
lettura del Vangelo, qualche volta solo una parola, da assaporare per il
resto del giorno; questo si farà carne in te perché è questa la maniera di
trasformare la vita, e fare in modo che la Parola di Dio trasformi.»

«E ora, dillo al Signore che sei qui per ascoltare ciò che tu vuoi che Egli
dica oggi al tuo cuore.»

Ringrazio nuovamente Dio perché mi dà l’opportunità di ascoltare la Sua

Parola; chiedo perdono per aver mantenuto un cuore tanto duro per così tanti
anni e per aver insegnato ai miei figli ad andare alla Messa la domenica perché
così comandava la Chiesa, e non per amore e per il bisogno di riempirsi di
Dio...

Io che avevo assistito a tante Eucaristie, più che altro come un’obbligo, e
avevo creduto con questo di essere salva... Di viverla, nemmeno per sogno, di
porre attenzione alle letture e alla omelia del sacerdote anche meno.
Quale dolore ho provato per tanti anni persi inutilmente, a causa della mia
ignoranza!... Quanta superficialità nelle Messe alle quali assistiamo quando
c’è un matrimonio, o una Messa da morto, oppure perché ci teniamo a farci
vedere dagli altri!

Quanta ignoranza riguardo questa nostra Chiesa e riguardo
i Sacramenti! Quanto spreco nel voler istruirci e coltivarci nelle cose del
mondo, che in un momento possono sparire senza che nulla rimanga, e che
alla fine della vita non ci servono neanche ad aggiungere un minuto alla nostra
esistenza! Ma di quello che ci farà guadagnare un poco di cielo sulla terra
e poi la vita eterna, non sappiamo niente, e tuttavia ci chiamiamo uomini
e donne istruiti...!

Si giunse poco dopo all’Offertorio e la Santissima Vergine disse:

«Recita così, (e io la seguivo): Signore, Ti offro tutto ciò che sono, quello che ho,
quello che posso, tutto pongo nelle Tue mani. Eleva Tu, Signore, quel
poco che io sono. Per i meriti di Tuo Figlio, trasformami, Dio Altissimo.
Intercedi per la mia famiglia, per i miei benefattori, per ogni membro del
nostro Apostolato, per tutte le persone che ci combattono, per quelli che
si raccomandano alle mie povere preghiere... Insegnami a umiliare il mio
cuore affinché il loro cammino sia meno duro...! E così che pregavano i
santi e così voglio che facciate.

E questo che Gesù vuole che si faccia: che umiliamo il nostro cuore affinché
loro non sentano la durezza, ma che invece alleviamo loro il dolore del venire
calpestati. Anni dopo, ho letto un libretto di preghiere di un Santo che amo
molto: José Maria Escrivà de Balaguer; lì trovai una preghiera simile a quella
che mi aveva insegnato la Vargine. Certe volte questo Santo al quale mi affido,
rendeva omaggio alla Vergine Santissima con quelle preghiere.

All’improvviso, cominciarono ad alzarsi in piedi delle persone che non
avevo visto prima. Era come se dal fianco di ogni persona che si trovava
nella Cattedrale, uscisse un’altra persona; la Cattedrale si riempì così di varie
persone giovani e belle, vestite con tuniche bianchissime. Si diressero fino al
corridoio centrale procedendo poi verso l’Altare.

Disse nostra Madre: «Osserva, sono gli Angeli Custodi di ognuna delle
persone che si trovano qui. È il momento nel quale il vostro Angelo
Custode porta le vostre offerte e preghiere all’Altare del Signore.»

In quel momento, ero completamente in preda a un grande stupore, perché
quegli esseri avevano un volto tanto bello e tanto raggiante da non potersi
immaginare. I volti risplendevano bellissimi, quasi femminili, benché senza
alcun dubbio, l’aspetto generale del corpo, delle mani e la statura fosse di
uomo. I piedi nudi non poggiavano al suolo, ma piuttosto andavano come
scivolando, come se scorressero via. Era una processione bellissima.

Alcuni di loro portavano come un vassoio d’oro con qualcosa che risplendeva
di una forte luce bianco dorata. Disse la Vergine: «Sono gli Angeli Custodi
delle persone che stanno offrendo questa Santa Messa per molte varie
intenzioni, di quelle persone che sono coscienti di ciò che significa questa

celebrazione, di quelle che hanno qualcosa da offrire al Signore...»

In questo momento, offrite le vostre pene, i vostri dolori, le vostre speranze,
le vostre gioie e tristezze, le vostre richieste. Ricordatevi che la Messa ha
un valore infinito, quindi siate generosi nell’offrire e nel chiedere.»

Dietro ai primi Angeli, le venivano degli altri che non avevano niente nelle
mani, le avevano vuote.

Disse la Vergine: «Sono gli Angeli delle persone
che pur essendo qui, non offrono mai niente, che non sono interessate a
vivere ogni momento liturgico della Messa e non hanno offerte da portare
all’Altare del Signore.»

Per ultimi, vi erano degli altri Angeli che erano piuttosto tristi, con le mani
giunte in preghiera, ma con gli occhi bassi. «Sono gli Angeli Custodi delle
persone che pur essendo qui, è come se non ci fossero, vale a dire delle
persone che sono venute per forza, che sono venute perché si sentono
obbligate, ma senza nessun desiderio di partecipare alla Santa Messa,
e così gli Angeli vanno tristemente perché non hanno niente da portare
all’Altare, salvo le loro proprie preghiere.»

«Non intristite il vostro Angelo Custode... Pregate molto, pregate per la
conversione dei peccatori, per la pace nel mondo, per i vostri famigliari,
per il vostro prossimo e per quelli che si raccomandano alle vostre
preghiere. Pregate, pregate molto, non solo per voi ma anche per gli
altri.»

«Ricordatevi che l’offerta più gradita al Signore la fate quando offrite
voi stessi come olocausto, così che Gesù, nello scendere, vi trasformi con
i Suoi propri meriti. Cosa avete da offrire al Padre che sia solo vostro?
Il nulla e il peccato, ma se vi offrite in unione ai meriti di Gesù, fate una
offerta gradita al Padre.»

Quello spettacolo, quella processione era così bella che difficilmente
potrebbe essere paragonata ad altro. Tutte quelle creature celesti davanti
all’Altare facevano una riverenza, alcune ponendo la loro offerta al suolo,
altre prostrandosi in ginocchio con la fronte quasi a terra, e dopo essere giunte
lì, sparivano alla mia vista.

Giunse il momento finale del prefazio, e quando l’assemblea cominciò a
dire: «Santo, Santo, Santo» immediatamente, tutto quello che era dietro ai
celebranti sparì. Dal lato sinistro del signor Arcivescovo, in forma diagonale
all’indietro, apparvero migliaia di Angeli, piccoli e Angeli grandi, Angeli
con delle ali immense, Angeli con delle ali piccole, Angeli senza ali come i
primi; tutti vestiti con delle tuniche simile alle albe bianche dei sacerdoti o
dei monaci.

Tutti si inginocchiavano con le mani giunte in preghiera e, in segno di
riverenza, chinavano il capo. Si sentiva una musica bellissima, come se vi
fossero moltissimi cori con voci diverse, e tutti, all’unisono e insieme al
popolo, dicevano: Santo, Santo, Santo...

Era giunto il momento della Consacrazione, il momento del più meraviglioso
dei Miracoli... dal lato destro dell’Arcivescovo in linea ancora diagonale verso
l’indietro, partiva una moltitudine di persone, vestite con la stessa tunica, ma
dai colori pastello: rosa, verde, celeste, lilla, giallo; in poche parole, diversi
e deliziosi colori. Anche i loro volti splendevano pieni di gioia, pareva che
fossero tutti della stessa età. Si poteva notare (ma non saprei dire perché)
che erano persone di età diversa, ma nei volti erano tutti uguali, senza rughe,
felici. Tutti si inginocchiavano prima del canto del «Santo, Santo, Santo è il
Signore...»

Disse nostra Signora: «Sono tutti i Santi e i Beati del cielo e fra di essi vi
sono anche le anime dei vostri famigliari che godono già bella Presenza
di Dio.» E poi, La vidi. Proprio alla destra del signor Arcivescovo... un passo
indietro rispetto a Monsignore, era un po’ sollevata dal suolo, inginocchiata
sopra dei veli molto fini, nello stesso tempo trasparenti e luminosi, come acqua
cristallina, la Santissima Vergine, con le mani giunte, guardava con attenzione
e rispetto il celebrante. Stando là mi parlava, ma in silenzio, direttamente al
cuore, e senza guardarmi.

«Ti colpisce il fatto di vedermi un poco più indietro del Monsignore,
vero? Ma così deve essere... Per quanto Mi ami, il Figlio Mio non Mi ha
dato la dignità che dà a un sacerdote, di poterlo portare quotidianamente
tra le Mie mani, come lo fanno le mani sacerdotali. Ecco perché provo

un profondissimo rispetto per il sacerdote e per quello miracolo che Dio
realizza per suo mezzo, e che Mi obbliga qui ad inginocchiarmi.»

Dio mio, quanta dignità, quanta grazia riversa il Signore sulle anime
sacerdotali, e noi non ne siamo coscienti, e talvolta, nemmeno tanti di loro!

Di fronte all’Altare, cominciarono a presentarsi delle ombre di persone
di colore grigio, che sollevavano le mani verso l’alto. Disse la Vergine
Santissima: «Sono le anime benedette del Purgatorio che aspettano le
vostre preghiere per trovare refrigerio. Non cessate di pregare per loro.
Pregano per voi, ma non possono pregare per loro stesse, siete voi che
dovete pregare per loro, per aiutarle ad uscire per incontrarsi con Dio e
godere di Lui eternamente.»

Come vedi, Io sono qui sempre... La gente fa pellegrinaggi, cerca i luoghi
delle Mie apparizioni, è questo va bene per tutte le grazie che si ricevono in
quei luoghi, ma in nessuna apparizione, in nessun luogo Io Sono presente
per più tempo, come durante la Santa Messa. Ai piedi dell’Altare dove si
celebra l’Eucarestia, sempre Mi potrete trovare; Io rimango ai piedi del
Tabernacolo insieme agli Angeli, perché Io sto sempre con Lui.»

Vedere quel bel volto della Madre nel momento del «Santo», come pure
tutti gli altri, con il volto risplendente, con le mani giunte in attesa di quel
miracolo che si ripete continuamente, era proprio come stare nel cielo stesso.

E pensare che c’è della gente, che vi sono delle persone che in quel momento
possono essere distratte, che magari stanno parlando... Lo dico con dolore,
e sono molti più uomini che donne, che se ne stanno in piedi con le braccia
conserte come se dovessero rendere un omaggio al Signore da pari a pari,
da uguale ad uguale.

Disse la Vergine: «Dillo agli esseri umani, che mai un uomo è così davvero
uomo come quando piega i ginocchi davanti a Dio».

Il celebrante pronunciò le parole della «Consacrazione». Era una persona
di statura normale, ma all’improvviso cominciò a crescere, a riempirsi di
luce, di una luce soprannaturale tra il bianco e il dorato che lo avvolgeva,
e diventava fortissima nella parte del volto, tanto che non si potevano più
vedere i suoi lineamenti. Quando ha sollevato l’ostia, ho visto che le sue
mani avevano sul dorso dei segni, dai quali usciva molta luce. Era Gesù!...

Era Lui, che con il Suo Corpo avvolgeva quello del celebrante come se
circondasse amorosamente le mani del signor Arcivescovo. In quel momento,
l’Ostia cominciò a crescere e a crescere in modo enorme e in essa, il Volto
meraviglioso di Gesù che guardava verso il Suo popolo.

Istintivamente abbassai la testa e Nostra Signora disse: «Non distogliere lo
sguardo, alza gli occhi, contemplalo, incrocia il tuo sguardo con il Suo e
ripeti la preghiera di Fatima: Gesù mio, io credo, adoro spero e Ti amo.
Ti chiedo perdono per tutti quelli che non credono, non adorano, non
sperano e non Ti amano. Perdono e Misericordia... Adesso digli quanto
Lo ami, rendi il tuo omaggio al Re dei Re».

Vi dico, pareva che dall’Ostia enorme guardasse solo me, ma seppi che
contemplava allo stesso modo ogni persona, pieno di amore... Quindi chinai
il capo fino ad avere la fronte a terra, come facevano tutti gli Angeli e i Beati
del Cielo. Per una frazione di secondo, pensai che era lo stesso Gesù che
avvolgeva il corpo del celebrante e nello stesso tempo si trovava nell’Ostia,
che quando il celebrante l’abbassava, diventava nuovamente piccola. Avevo
le guance piene di lacrime, non potevo uscire dal mio stato di meravigliato
stupore.

Non appena il Monsignore iniziò a pronunciare le parole di consacrazione del
vino, insieme alle sue parole, incominciarono ad apparire di bagliori come
lampi, nel cielo e sullo sfondo. La Chiesa non aveva più né tetto, né pareti,
tutto era buio, vi era solamente quella luce che brillava nell’Altare.

All’improvviso sospeso in aria, vidi Gesù, crocefisso, dalla testa fino alla parte
bassa del torace. Il tronco trasversale della croce era sostenuto da grandi e forti
mani. Dal centro di quello splendore, si distaccò un piccolo lume come una
colomba molto piccola e molto brillante che, fatto velocemente il giro di tutta
la chiesa, si posò sulla spalla sinistra del signor Arcivescovo che continuava
ad essere Gesù, perché potevo distinguere la Sua capigliatura sciolta, le Sue
piaghe luminose, il Suo grandioso corpo, ma non vedevo il Suo Volto.

In alto, Gesù crocifisso stava con il viso reclinato sulla spalla destra. Si

vedevano sul volto e sulle braccia i segni dei colpi e delle ferite. Sul costato
destro, all’altezza del petto, vi era una ferita da cui usciva a fiotti verso
sinistra del sangue, e verso destra qualcosa che sembrava acqua, però molto
brillante; ma erano piuttosto fasci di luce quelli che si dirigevano verso i
fedeli, muovendosi a destra e a sinistra.

Mi stupiva la quantità di sangue che
traboccava dal Calice e pensai che avrebbe impregnato e macchiato tutto
l’Altare, ma non ne cadde una sola goccia!

In quel momento la Vergine disse: «Te lo ripeto, questo è il miracolo dei
Miracoli, per il Signore non esistono né tempo, né distanza e nel momento
della Consacrazione, tutta l’assemblea viene trasportata ai piedi del
Calvario, nel momento della Crocifissione di Gesù.»

Può qualcuno immaginarselo? I nostri occhi non lo possono vedere, ma tutti
siamo là, nello stesso momento nel quale lo stanno crocefiggendo e mentre
chiede perdono al Padre, non solamente per quelli che lo uccidono, ma per
ognuno dei nostri peccati: «Padre, perdonali perché non sanno quello che
fanno!»

A partire da quel giorno, e non mi importa se mi prendono per pazza, io
chiedo a tutti di inginocchiarsi, chiedo a tutti di cercare di vivere con il cuore
e con tutta la sensibilità di cui sono capaci, quel privilegio che il Signore ci
concede.

Quando stavamo per cominciare a pregare il Padre Nostro, parlò il Signore,
per la prima volta durante la celebrazione, e disse: «Ecco, voglio che tu preghi
con la maggiore profondità di cui sei capace e che, in questo momento, ti
ricordi della persona o delle persone che ti hanno causato più male nella
tua vita, affinché tu li abbracci e li stringa a te e dica loro con tutto il
cuore:

-Nel Nome di Gesù io ti perdono e ti auguro la pace. Nel Nome di
Gesù, ti chiedo perdono e mi auguro di avere la pace. Se questa persona
merita la pace, la riceverà e ne avrà un gran bene; se questa persona non
è capace di aprirsi alla pace, quella pace tornerà al tuo cuore. Ma non
voglio che tu riceva o dia la pace ad altre persone, fino a quando non sei
capace di perdonare e di provare quella pace dapprima nel tuo cuore.»

«Fate attenzione a quello che fate» - continuò il Signore - «Voi ripetete nel
Padre Nostro: perdonaci come noi perdoniamo quelli che ci offendono. Se
siete capaci di perdonare e non, come dicono alcuni, di dimenticare, state
mettendo delle condizioni al perdono di Dio. State dicendo: perdonami
soltanto come io sono capace di perdonare, non di più.»

Non so come spiegare il mio dolore, nel comprendere quanto possiamo
ferire il Signore e quanto possiamo noi stessi offenderlo con tanti rancori,
con i cattivi sentimenti e le cose cattive che nascono dai complessi e dalla
suscettibilità. Perdonai, perdonai di cuore e chiesi perdono a tutti quelli che
talvolta mi avevano offeso, per sentire la pace del Signore.

Il celebrante diceva: «... concedici la pace e l’unità...» e quindi: «La pace del
Signore sia con tutti voi...»

Vidi d’un tratto, fra alcune persone che si abbracciavano (non tutte), venire a
porsi in mezzo una luce molto intensa; seppi che era Gesù e mi slanciai allora
ad abbracciare la persona che avevo a fianco. Potei sentire davvero in quella
luce l’abbraccio del Signore, era Lui che mi abbracciava per darmi la Sua
pace, perché in quel momento io ero stata capace di perdonare e di togliere
dal mio cuore ogni offesa contro altre persone. Questo è ciò che Gesù vuole,
condividere quel momento di gioia in un abbraccio per farci trovare la Sua
Pace.

Arrivò il momento della comunione dei celebranti, e qui tornai a notare la
presenza di tutti i sacerdoti insieme al Monsignore. Mentre egli si comunicava,
la Vergine disse:

«Questo è il momento di pregare per il celebrante e per i sacerdoti che
lo accompagnano, ripeti con me: Signore, benedicili, santificali, aiutali,
purificali, amali, abbine cura, sostienili con il tuo amore... Ricordatevi di
tutti i sacerdoti del mondo, pregate per tutte le anime consacrate...»

Amati fratelli, questo è il momento in cui dobbiamo pregare perché loro sono
la Chiesa, come lo siamo anche noi laici. Molte volte i laici esigono molto
dai sacerdoti, però siamo incapaci di pregare per loro, di capire che sono
persone umane, di comprendere e apprezzare la solitudine che molto spesso
può circondare un sacerdote.


Dobbiamo capire che i sacerdoti sono persone come noi e che hanno bisogno
di comprensione, di assistenza, che hanno bisogno di affetto e di attenzioni da
parte nostra, perché stanno dando la loro vita per ognuno di noi, come Gesù,
consacrandosi a Lui.

Il Signore vuole che la gente del gregge che Dio ha affidato loro, preghi e
aiuti il proprio Pastore a santificarsi. Un giorno o l’altro, quando saremo
dall’altra parte, comprenderemo la meraviglia compiuta dal Signore nel
darci dei sacerdoti che ci aiutano a salvare la nostra anima.

La gente cominciò a uscire dai banchi per andare a comunicarsi. Era giunto
il grande momento dell’incontro, della «Comunione»; il Signore mi disse:

«Aspetta un momento, voglio che tu osservi qualcosa...» spinta da un
impulso interiore, diressi lo sguardo verso la persona che stava per ricevere la
comunione sulla lingua dalla mano del sacerdote.
Devo chiarire che questa persona era una delle signore del nostro gruppo
che la sera prima non era riuscita a confessarsi, ma che si era confessata
questa mattina, prima della Santa Messa. Quando il sacerdote ebbe posto la
Sacra Ostia sulla sua lingua, vi fu come un lampo di luce; quella luce di
colore bianco dorato intenso, attraverso questa persona prima dalla spalla e
poi circondando la spalla, gli omeri e la testa.

Disse il Signore: «È così che
Io Mi compiaccio nell’abbracciare un’anima che viene a ricevermi con il
cuore puro!»

Il tono della voce di Gesù era quello di una persona felice. Io ero stupita
nell’ammirare quell’amica che tornava al suo posto circondata di luce,
abbracciata dal Signore; ho pensato alle meraviglie che noi tante volte
perdiamo, perché andiamo a ricevere Gesù con le nostre piccole o grandi
mancanze, mentre dovrebbe essere solo una festa.

Molte volte diciamo che non vi sono sacerdoti per confessarsi spesso, ma
il problema non consiste nel confessarsi spesso, il problema consiste nella
nostra facilità a tornare a cadere nel male. D’altronde, così come ci sforziamo
di trovare un salone di bellezza o gli uomini un barbiere quando abbiamo
una festa, dobbiamo sforzarci anche di andare a cercare il sacerdote quando
abbiamo bisogno che vengano tolte da noi tutte quelle cose sporche, e non
avere la sfacciataggine di ricevere Gesù in qualsiasi momento con il cuore
pieno di cose cattive.

Quando mi sono diretta a ricevere la comunione, Gesù ripeteva: «L’ultima
Cena fu il momento di maggiore intimità con i Miei. In quell’ora
dell’amore, ho istituito quello che agli occhi degli uomini può sembrare la
più grande pazzia, farmi prigioniero d’Amore. Ho istituito l’Eucarestia.
Ho voluto rimanere con voi fino alla fine dei secoli, perché il Mio Amore
non poteva sopportare che rimanessero orfani coloro che amavo più della
Mia vita...»

Ricevetti quell’Ostia, che aveva un sapore particolare; era una mescolanza
di sangue e incenso che mi inondò interamente. Provavo tanto amore che le
lacrime scorrevano senza poterle trattenere...

Quando ritornai al mio posto, mentre mi inginocchiavo, il Signore disse:
«Ascolta...» e in quel momento cominciai a sentire dentro di me le preghiere
di una signora che era seduta davanti a me e che si era appena comunicata.

Quello che diceva senza aprire la bocca, era più o meno questo: «Signore,
ricordati che siamo alla fine del mese e che non ho i soldi per pagare l’affitto,
la rata della macchina, il collegio dei bambini, devi fare qualcosa per
aiutarmi... Per favore, fa che mio marito smetta di bere tanto, non posso
sopportare più le sue ubriachezze, e mio figlio minore perderà di nuovo l’anno
se non lo aiuti questa settimana ha gli esami... e non dimenticarti della vicina
che deve cambiare casa, che lo faccia una buona volta perché io non la posso
sopportare... ecc. ecc.»

In quel momento, il signor Arcivescovo disse: «Preghiamo» è ovviamente
tutta l’assemblea si alzò in piedi per la preghiera finale.

Gesù disse con tono
triste: «Ti sei resa conto? Non Mi ha detto neanche una volta che Mi
ama, non una sola volta ha dato segni di gratitudine per il dono che Io
le ho fatto di far scendere la Mia Divinità fino alla sua povera umanità,
per elevarla fino a Me. Non una sola volta ha detto: grazie, Signore. È
stata una litania di richieste... e sono così quasi tutti quelli che vengono
a ricevermi».


«Io sono morto per amore e sono risuscitato. Per amore, aspetto ognuno
di voi e per amore rimango con voi... ma voi non vi rendete conto del
fatto che Io ho bisogno del vostro amore. Ricorda che Sono il Mendicante
d’Amore in quest’ora sublime per l’anima».

Vi rendete conto, che Egli, l’Amore, sta chiedendo il nostro amore e che noi
non glielo diamo? Ed evitiamo anche di andare a questo incontro con l’Amore
degli Amori, con l’unico amore che Si dà in oblazione permanente.

Quando il celebrante stava per dare la benedizione, la Santissima Vergine
parlò di nuovo e disse: «Fai attenzione, osserva bene... Invece di fare il
segno della Croce, voi fate un ghirigoro. Ricorda che questa benedizione
può essere l’ultima che ricevi nella tua vita dalla mano di un sacerdote.

Tu non sai se uscendo da qui, morirai o no, e non sai se avrai l’opportunità
che un altro sacerdote ti dia una benedizione. Quelle mani consacrate ti
stanno dando la benedizione nel Nome della Santissima Trinità, pertanto,
fai il segno della Croce con rispetto e come se fosse l’ultimo della tua
vita.»

Quante cose perdiamo non capendole, e quando non partecipiamo tutti i
giorni alla Santa Messa! Perché non fare uno sforzo e cominciare la giornata
mezz’ora prima, per correre alla Santa Messa e ricevere tutte le benedizioni
che il Signore vuole riversare su di noi?

Capisco che non tutti, a causa dei loro obblighi, possono farlo ogni giorno, ma
almeno due o tre volte per settimana si; indubbiamente, tanti evitano la Messa
della domenica con il debole pretesto di avere uno o due o dieci bambini
piccoli e pertanto non possono assistere alla Messa... Come fanno quando
hanno altri impegni importanti? Che vadano con tutti i bambini, oppure
facciano i turni: il marito ci va in un’ora e la moglie in un’altra ora, ma che
adempiano i propri obblighi verso Dio.

Abbiamo tempo per studiare, per lavorare, per divertirci, per riposare, ma non
abbiamo tempo per andare alla Santa messa almeno la
domenica.
Gesù mi chiese di rimanere con Lui qualche minuto in più, dopo terminata la
Messa. Disse:

«Non andate via di corsa dopo terminata la Messa, rimanete un momento
in Mia Compagnia, traetene profitto e lasciate che anche Io possa trarre
profitto dalla vostra compagnia...»

Da bambina, avevo sentito dire da qualcuno che il Signore rimaneva in noi
per 5 o 10 minuti dopo la comunione. In quel momento, glielo domandai:
- Signore, quanto tempo rimani davvero con noi dopo la comunione?

Immagino che il Signore debba aver riso della mia stupidità, perché rispose
così: «Tutto il tempo che tu vorrai tenermi con te. Se Mi parli durante
tutto il giorno, dedicandomi qualche parola durante le tue faccende, Io
ti ascolterò. Io Sono sempre con voi, siete voi che vi allontanate da Me.
Uscita dalla Messa, e per quel giorno è quanto basta; avete osservato
il giorno del Signore, e tutto finisce lì, non pensate che Mi piacerebbe
condividere la vostra vita famigliare con voi, almeno in quel giorno.»

«Voi nelle vostre case avete un luogo per tutto, e una stanza per ogni
attività: una camera per dormire,1’altra per cucinare, una per mangiare,
ecc. ecc. Quale è il luogo che hanno destinato a Me? Deve essere un
luogo nel quale non soltanto tenete una immagine permanentemente
impolverata, ma un luogo nel quale almeno per cinque minuti al giorno
la famiglia si riunisce a ringraziare per la giornata, per il dono della vita,
a pregare per le necessità quotidiane, chiedere benedizioni, protezione,
salute... Tutti hanno un posto nelle vostre case, eccetto Io».

«Gli uomini programmano la loro giornata, la settimana, il semestre,
le vacanze, ecc. ecc. Sanno in quale giorno riposeranno, in che giorno
andammo al cinema o a una festa, a visitare la nonna o i nipoti, i figli, gli
amici, quando andranno a divertirsi. Ma quante famiglie dicono almeno
una volta al mese: «Questo il giorno in cui dobbiamo andare a visitare
Gesù nel Tabernacolo» e tutta la famiglia viene a fare conversazione
con Me, a sedersi di fronte a Me e a parlarmi, a raccontarmi ciò che
è accaduto negli ultimi giorni, raccontarmi i problemi, le difficoltà che
hanno, chiedermi ciò di cui hanno necessità... Farmi partecipe delle lorofaccende! Quante volte?»


«Io so tutto, leggo anche nel più profondo dei vostri cuori e delle vostre
menti, però Mi piace che siate voi a raccontarmi le vostre cose, che Me
ne facciate partecipe come con uno della famiglia, come con l’amico più
intimo. Quante grazie perde l’uomo perché non Mi dà un posto nella sua
vita...!»

Quando quel giorno rimasi con Lui, e poi per molti altri giorni ancora, ricevetti
degli insegnamenti che oggi voglio condividere con voi, in questa missione
che mi è stata affidata. Dice Gesù:

«Volli salvare la Mia creatura, perché il momento di aprire la porta del
Cielo è stato pieno di troppo dolore...» «Ricorda che nessuna madre ha
nutrito il proprio figlio con la sua carne. Io Sono arrivato a questo eccesso
d’Amore per comunicarvi i miei meriti.»

«La Santa Messa Sono Io stesso che prolungo la Mia vita e il Mio sacrificio
sulla Croce in mezzo a voi. Senza i meriti della Mia vita e del Mio sangue,
che cosa avete voi per presentarvi davanti al Padre? Il nulla, la miseria
e il peccato...»

«Voi dovreste sorpassare in virtù gli Angeli e gli Arcangeli, perché loro
non hanno la fortuna di ricevermi come alimento, voi sì. Essi bevono una
goccia della fonte, ma voi che avete la grazia di ricevermi, potete bere
tutto l’oceano...»

Il Signore mi parlò poi, ancora con dolore, di quelle persone che si incontrano
con Lui per abitudine. Di quelle che hanno perso il meraviglioso stupore
dell’incontro con Lui. Di come la routine fa diventare certe persone
così tiepide che non hanno mai niente di nuovo da dire a Gesù quando
Lo ricevono. E inoltre, delle non poche anime consacrate che perdano
l’entusiasmo di innamorarsi del Signore e fanno della loro vocazione un
mestiere, una professione, alla quale non si dedicano più di quanto sia
necessario, ma senza sentimento...

Quindi il Signore mi parlò dei frutti che ogni comunione deve portare in
noi. Accade infatti che ci sia della gente che riceve il Signore ogni giorno,
ma non cambia la propria vita. Dedicano molte ore alla preghiera, compiono
molte opere, ecc. ecc. ma la loro vita non si trasforma, e una vita che non si
trasforma non può dare frutti autentici per il Signore. I meriti che riceviamo
nell’Eucarestia debbono portare frutti di conversione in noi e frutti di carità
per i nostri fratelli.

Noi laici abbiamo un incarico molto importante dentro la nostra Chiesa,
non abbiamo nessun diritto di tacere davanti all’invito che ci fa il Signore,
come lo fa ad ogni battezzato, di andare ad annunciare la Buona Novella.
Non abbiamo alcun diritto di ricevere tutte queste conoscenze e non darle
agli altri, e così permettere che i nostri fratelli muoiano di fame, mentre noi
abbiamo tanto pane nelle nostre mani.

Non possiamo stare a vedere la nostra Chiesa andare letteralmente in rovina,
perché siamo comodi nelle nostre Parrocchie, nelle nostre case, ricevendo
continuando a ricevere tanto dal Signore: la Sua Parola, le omelie del sacerdote,
i pellegrinaggi, la Misericordia di Dio nel Sacramento della confessione,
l’unione meravigliosa attraverso il cibo Eucaristico, le conferenze del tale o
del tal’altro predicatore.

In altre parole, stiamo ricevendo tanto e non abbiamo il coraggio di uscire
dalle nostre comodità, di andare in un carcere, in una casa di correzione, di
parlare con chi é più bisognoso, di dirgli che non si dia per vinto, che è nato
cattolico e che la sua Chiesa ha bisogno di lui, anche lì dove è, sofferente,
perché questo suo dolore servirà per redimere altri, perché questo sacrificio
gli farà guadagnare la vita eterna.

Non siamo capaci di andare negli ospedali dove ci sono i malati terminali e,
recitando la coroncina alla Divina Misericordia, aiutarli con la nostra preghiera
in quei momenti di lotta tra il bene e il male, per liberarli dalle insidie e dalle
tentazioni del demonio. Ogni moribondo ha paura, e anche soltanto tenendo
loro la mano, parlando loro dell’amore di Dio e della meraviglia che li aspetta
nel Cielo con Gesù e Maria e insieme ai propri cari che sono già partiti, reca
loro conforto.

L’ora che stiamo vivendo, non ammette che accettiamo l’indifferenza.
Dobbiamo essere la mano d’aiuto per i nostri sacerdoti, andare dove loronon possono arrivare. Ma per fare questo, per averne il coraggio, dobbiamo

ricevere Gesù, vivere con Gesù, alimentarci di Gesù. Abbiamo paura di
impegnarci un po’ di più e quando il Signore dice: «Cerca prima il Regno
di Dio e il resto ti sarà dato in aggiunta», é ricevere tutto. È cercare il
Regno di Dio utilizzando tutti i mezzi e... aprire le mani per ricevere TUTTO
in aggiunta; perché Egli è il Padrone che paga meglio, l’unico che è attento
anche alle tue più piccole necessità!

Fratello, sorella, grazie per avermi permesso di portare a termine la
missione che mi è stata affidata, di farti giungere queste pagine.
La prossima volta che assisterai alla Santa Messa, vivila. So che il Signore
compirà anche in te la promessa che «la tua Messa non sarà mai più
quella di prima» e quando lo ricevi... Amalo...! Sperimenta la dolcezza
di riposare tra le piaghe del Suo costato aperto per te, per lasciarti la
Sua Chiesa e Sua Madre, per aprirti le porte della Casa del Padre Suo, e
perché tu sia capace di verificare il Suo Amore Misericordioso attraverso
questa testimonianza e di cercare di corrispondervi con il tuo piccolo
amore.

Che Dio ti benedica in questa Pasqua di Resurrezione.
Tua sorella in Gesù Cristo Vivo,

Catalina
Missionaria laica del Cuore Eucaristico di Gesù