lunedì 21 febbraio 2011

Colloqui Eucaristici - 6 parte -

La docilità

A - "Mio Signore e mio Dio, con le tue parole, capovolgi interamente la logica del mondo che ha insinuato nella nostra mentalità il dovere di difenderci da ogni condizionamento di dottrine contrarie alle sue".

R - "È la logica del Maligno che si è incarnato negli uomini a lui fedeli. È da quella logica che vi dovete difendere, altrimenti non sarete docili alla mia parola. Infatti, perché sia vero e fecondo, l'annientamento deve innanzitutto generare la docilità, virtù indispensabile per lasciarsi veramente plasmare secondo il disegno e il volere dell'Artista Divino. Umiltà e docilità ti aiuteranno a recepire dalla Trinità Divina l'indispensabile virtù della carità che deve ispirare tutta la tua vita e che ti deve portare all'annientamento dei tuoi egoismi, perché la tua famiglia sia sempre un'apoteosi di amore, un inno alla vita, un servizio al Cristo e alla sua Chiesa.

Amare una persona, non significa amare meno Me, purchè la si ami in Me e per Me.

La docilità, frutto dell'annientamento, ti è necessaria per prestare ascolto alle mie ispirazioni, per aderire al mio amore. Poiché nella famiglia manca questa virtù, si vive senza di Me e contro di Me, si distrugge l'amore, si distrugge la vita, le famiglie si sgretolano e le anime si perdono. Gli indocili trovano però già il loro castigo quaggiù: non sanno e non possono più amare. E non sanno farsi amare.

È così che si rovina il mondo anche se si dice di volerlo migliorare.

Se quanto ti ho chiesto ti sembrerà difficile, se la tua insufficienza e la tua debolezza ti faranno dubitare di potermi dare ascolto, non scoraggiarti, perché ti ho dato la Madre mia che lavorerà con te e per te. Non sarai quindi solo a sostenere e vincere le tue lotte, purchè ti affidi a Lei e purchè a Lei tu chieda aiuto.

Maria che è la Madre dell'Eucaristia, ti comunicherà la mia forza.

Tieni il tuo cuore aperto all'amore di Maria e offri a Lei lo sforzo di imitarla, imitando la sua docilità alla voce dello Spirito Santo. Tutta la sua vita, così ricca di insegnamento, è vissuta nel nascondimento, nel silenzio, nell'ubbidienza incondizionata all'ombra del Figlio.

Ella si è mostrata solo quando era indispensabile perché questo era il volere divino: alle nozze di Cana e sul Calvario.

Nella prima occasione perché l'infinita filiale bontà ha voluto che fosse la Madre a mettere in luce l'onnipotenza del Figlio. Nella seconda, perché Maria ha voluto essere spiritualmente crocifissa col Figlio, per annientarsi col Figlio.

Così la tua bontà deve restare docilmente all'ombra dell'insegnamento d'amore della Madre, perché solo così vincerai le tue battaglie.

Il nascondimento ubbidiente di Maria è dono di fede, è iridescenza di Speranza, è trionfo vero di Carità.

Il tuo nascondimento si fonda costantemente con il mio nascondimento nell'Eucaristia. Così annienterai la voglia di apparire.

Come la terra nasconde il chicco per farne germogliare il grano che è dono di vita, così Maria fa di ogni creatura che a Lei si affida, il piccolo seme per la fecondità dell'amore vero, che deve poi, ricco della potenza divina, espandersi e conquistare ogni creatura...

La vostra fede, come la fede di Maria, deve essere sempre più grande, la vostra speranza deve divenire sorgente di vera gioia, la vostra carità deve diventare fuoco sempre più vivo che sa distruggere ogni scoria dentro di voi, ogni cattiveria umana per far risplendere sempre più luminoso e trionfante l'Amore del Cristo.

Il vostro annientamento è l'unica strada che porta alla conquista di queste virtù e che vi fa amare da Me con una tenerezza che il vostro amore umano neppure suppone...

Siate docili e lo sarò con voi e per voi col mio più grande amore di predilezione, con la tenerezza che solo la paternità di Dio conosce. Padre vuol dire che c'è una persona che ti sarà sempre fedele...

Venite a Me nell'Eucaristia, facendovi tenere per mano dalla Madre, ed lo vi stringerò a Me in un unico abbraccio. Darò a voi l'entusiasmo e la forza di cui avete bisogno per agire con un'azione pronta, sicura, efficace...

"Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da sè stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite e voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto perché senza di me non potete far nulla" (Gv. 15 - 1,5)

A - "Però sembra che oggi tutto vada male nel mondo."

R - "È inutile, in questo particolare momento ogni recriminazione, ma è urgentemente necessario costruire una grande diga capace di arrestare e arginare la fiumana di acque putride che tentano di travolgere tutto e tutti, e che possa contrapporsi al potere imperante e distruggitore delle tenebre."

I tre pilastri

A - "Cosa fare, dunque? "

R - "Dal Sacramento Eucaristico farò sorgere nel vostro cuore e farò risplendere davanti ai vostri occhi la visione dei tre pilastri che nè il tempo, nè la forza distruggitrice delle acque possono corrodere e sgretolare:

l. La fede, resa più viva e operante da una intensa preghiera, capita anche come meditazione, introspezione, ricerca, come richiesta, ringraziamento, riparazione.

2. Il Vangelo realmente capito e coscientemente vissuto, non contraffatto e deformato fino ad essere ridotto ad un solo trattato umano e sociale senza tutta la sua sublime forza sostenitrice e costruttrice. Vivete e fate vivere il Vangelo, quello vero, che è oro puro, che è albero che affonda le sue radici nella mangiatoia e tende la sua cima rigogliosa sino al Golgota, passando per il Cenacolo dove ho lasciato il mio testamento di amore con l'istituzione dell'Eucaristia.

3. L'Amore incondizionato a Me e alla mia Chiesa, amore che è annientamento, che è lotta per andare controcorrente, che è testimonianza fedele e costante del Cristo. Amore che è fedeltà assoluta al Magistero: alle verità da esso definite, alla tradizione da esso seguita e confermata.

Pietre miliari per la costruzione dovranno essere l'indomabile forza del mio Amore, l'ardimentoso coraggio della fedeltà, l'ardore infuocato del vostro annientamento.

La vostra vita sarebbe completamente sprecata, se non costruiste questa diga con i tre pilastri che vi ho indicato, anche se tale costruzione richiede tutto il vostro annientamento.

Siate entusiasti e gioiosi nell'annientare il vostro io umano, ricco solo di vizi e di cattive abitudini. Il vostro annientamento gioioso è il modo più sicuro per portarmi al mondo, anche perché lo verrò ad abitare in voi, e una forza straordinaria si sprigionerà dalla vostra presenza e lascerà un segno indelebile nelle anime. Abbiate fede. Io ho vinto il mondo."

La diga

"Nelle difficoltà venite a Me Eucaristico ed Io farò di voi docili strumenti della mia misericordia, e vi insegnerò a capire, a consolare, ad amare...

"Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato": (Gv.15 - 7)

Ma incominciate ad annientare quella passione, quel difetto che più vi può allontanare da Me e dai vostri fratelli, figli di Dio. Altrimenti come potreste costruire la diga che vi chiedo?

Realizzando il vostro annientamento, sorridete, gioite, amate, sperate, così assomiglierete a Me nell'Eucarestia. Se dovete affrontare una pena, non sopportatela, abbracciatela, amatela; perderà tutto il suo peso e darete la scalata al cielo... e costruirete la diga contro il male. Non dimenticate che, se l'annientamento vi dà sofferenza morale, diventa il crogiuolo che purifica e nobilita tutta la vostra vita, mettendola al sicuro dalle seduzioni del mondo e dal pericolo di eventuali tradimenti nei miei confronti e nei confronti dei vostri cari. Sarà il vostro annientamento la pietra forte che reggerà la diga.

Nulla, in una vita umana, è più triste del tradimento del mio amore, perché nulla è più grande di questo, nulla più gioioso, nulla più glorificante. Giuda è diventato il figlio della perdizione non perché ha tradito Me uomo, ma perché ha tradito il mio Amore divino.

Vale dunque la pena di annientare ogni sensualità, ogni egoismo, annientando ogni male che il Maligno ha posto in ognuno di voi, per vivere la gioia della verità, dell'amore, della speranza dentro di voi e nella vostra famiglia e rendere reale la costruzione della diga.

"Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Gv. 15 - 9, 11)

La croce

A - "La strada che tu ci additi, o Gesù, è tanto bella, ma tanto faticosa e irta di spine. La nostra umanità si ribella alla sofferenza, e alle lacrime."

R - "Nessuno di voi, che mi siete così cari, pensi che seguire Me sia un festino con balli e canti. Il festino verrà dopo, tra l'armonia degli angeli e dei Santi del Paradiso.

Qui sulla terra c'è la croce per tutti, la croce che purifica, che santifica. C'è il dolore e la sofferenza fisica e morale per tutti, perché questa è la condizione umana e questa, questa sola è la strada della salvezza. Senza il dolore non c'è la gloria del cielo. Senza il dolore non posso salvare il mondo.

"Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo" (Lc.14 - 27)

Ma il vero male è il peccato; la illusione e la sofferenza vi tengono lontano da esso. Se pensaste che Io amo immensamente coloro che soffrono e do loro il bacio del mio amore e asciugo le loro lacrime con le mie dolci carezze...! Ma senza lacrime la mia croce non porta frutto.

È solo e sempre la via della croce la via della luce. Accettate ogni pena come un mio dono che vuole aiutarvi ad annientare ogni mollezza, ogni vanità, ogni ambizione, ogni attaccamento impuro, perché la mia redenzione sia efficace per voi. Perché sappiate imitarmi anche nel dolore, perché non siate più come viandanti dispersi in cerca di una meta, siate uno in Me e Io in voi, avendo voi trovato finalmente la vostra casa e il vostro amore...

Le vostre sofferenze le valorizzo con il mio Amore. Ma voi restate nel mio Cuore.

Non fate come le anime redente dal mio sangue che passano con indifferenza davanti a Me sacramentato per andare alla perdizione. O come quelle che dopo aver sentito la mia voce, mi hanno seguito per un poco e poi non hanno avuto il coraggio di annientare il loro io umano e al mio abbraccio hanno preferito quello del mondo...

Pregate, soffrite, amate, realizzate l'annientamento senza riserve...

Non temete, non fermatevi, non retrocedete, figli miei. Vi chiedo tutto questo con l'amore di un Dio che per voi ha dato tutto se stesso...

Pregate, soffrite, impetrate la misericordia divina per voi e per il mondo intero, e la Trinità farà tutto. Il mondo deve seguire le vostro orme, ma ricordate che il mondo le seguirà se saranno orme di sangue sgorgato dal martirio del vostro cuore che deve realizzare l'annientamento del vostro io umano.

E rifiutate, vi prego Io che sono il vostro Dio, rifiutate quella teoria che da anni viene diffusa nel mondo, secondo la quale bisogna essere spontanei in ogni cosa perché ciò che vale è la spontaneità. Povere mie creature! Con la spontaneità non fareste che dare ascolto a tutto ciò che di peggio può produrre la vostra natura umana, corrotta dal peccato originale.

È spontaneo fare il peccato e tutto ciò che è male, perché sono spontanei gli istinti sessuali e sono spontanei i rigurgiti dell'orgoglio, dell'odio e di ogni suo egoismo.

È difficile invece combattere tali istinti, annientare l'orgoglio e i troppi egoismi che, segnando la vostra vita, portano discordia e rovina nelle famiglie e nel mondo. Ricordate che Io un giorno vi dissi: "Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci" (Mt. 7 -13,15)

Così non è facile amare il prossimo e voi dite che è impossibile amare i nemici perché la vostra spontaneità non lo consente.

Ma Io vi ho detto: "Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5 - 44, 45)

Certo che, se vi appellate solo al vostro spontaneismo, non darete ascolto alla mia parola, nè riuscirete a metterla in pratica. Ma ricordate che Io ho detto: "Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno". (Gv.12 - 48)

venerdì 18 febbraio 2011

La disubbidienza di Eva e l'ubbidienza di Maria da l'Evangelo come mi è stato rivelato di M.Valtorta


. [8 marzo 1944.] Dice Maria: «Nella gioia, poiché quando ho compreso la missione a cui Dio mi chiamava fui ripiena di gioia, il mio cuore si aprì come un giglio serrato e se ne effuse quel sangue che fu zolla al Ger­me del Signore. Gioia di esser madre. M'ero consacrata a Dio dalla prima età, perché la luce del­l'Altissimo m'aveva illuminato la causa del male del mondo ed avevo voluto, per quanto era in mio potere, cancellare da me la traccia di Satana. Io non sapevo di esser senza macchia. Non potevo pensare d'esserlo. Il solo pensarlo sarebbe stata presunzione e super­bia, perché, nata da umani genitori, non m'era lecito pensare che proprio io ero l'Eletta ad esser la Senza Macchia.

Lo Spirito di Dio mi aveva istruita sul dolore del Padre da­vanti alla corruzione di Eva, che aveva voluto avvilire sé, crea­tura di grazia, ad un livello di creatura inferiore. Era in me l'intenzione di addolcire quel dolore riportando la mia carne alla purezza angelica col serbarmi inviolata da pensieri, desi­deri e contatti umani. Solo per Lui il mio palpito d'amore, so­lo a Lui il mio essere. Ma, se non era in me arsione di carne, era però ancora il sacrificio di non esser madre.

La maternità, priva di quanto ora la avvilisce, era stata con­cessa dal Padre creatore anche ad Eva. Dolce e pura materni­tà senza pesantezza di senso! Io l'ho provata! Di quanto s'è spo­gliata Eva rinunciando a questa ricchezza! Più che dell'immor­talità. E non vi paia esagerazione. Il mio Gesù, e con Lui io, sua Madre, abbiamo conosciuto il languore della morte. Io il dolce languore di chi stanco si addormenta, Egli l'atroce lan­guore di chi muore per la sua condanna. Dunque anche a noi è venuta la morte.

Ma la maternità, senza violazioni di sorta, è venuta a me sola, Eva nuova, perché io potessi dire al mon­do di qual dolcezza fosse la sorte della donna chiamata ad es­ser madre senza dolore di carne. E il desiderio di questa pura maternità poteva essere ed era anche nella vergine tutta di Dio, poiché essa è la gloria della donna. Se voi pensate, poi, in quale onore era tenuta la donna madre presso gli israeliti, ancor più potete pensare quale sacrificio avevo compiuto con­sacrandomi a questa privazione. Ora alla sua serva l'eterno Buono dava questo dono senza levarmi il candore di cui m'ero vestita per esser fiore sul suo trono. Ed io ne giubilavo con la duplice gioia d'esser madre di un uomo e d'esser Madre di Dio.

Gioia d'esser Quella per cui la pace si rinsaldava fra Cie­lo e Terra. Oh! aver desiderato questa pace per amore di Dio e di pros­simo, e sapere che per mezzo di me, povera ancella del Poten­te, essa veniva al mondo! Dire: "Oh! uomini, non piangete più. Io porto in me il segreto che vi farà felici. Non ve lo posso dire, perché è sigillato in me, nel mio cuore, come è chiuso il Figlio nel seno inviolato. Ma già ve lo porto fra voi, ma ogni ora che passa è più prossimo il momento in cui lo vedrete e ne cono­scerete il Nome santo. Gioia d'aver fatto felice Iddio: gioia di credente per il suo Dio fatto felice. Oh! l'aver levato dal cuore di Dio l'amarezza della disubbi­dienza d'Eva! Della superbia d'Eva! Della sua incredulità! Il mio Gesù ha spiegato di qual colpa si macchiò la Coppia prima.

 Io ho annullato quella colpa rifacendo a ritroso, per ascendere, le tappe della sua discesa. Il principio della colpa fu nella disubbidienza. "Non man­giate e non toccate di quell'albero" aveva detto Iddio. E l'uo­mo e la donna, i re del creato, che potevano di tutto toccare e mangiare fuor che di quello, perché Dio voleva non renderli che inferiori agli angeli, non tennero conto di quel divieto. La pianta: il mezzo per provare l'ubbidienza dei figli. Che è l'ubbidienza al comando di Dio? E' bene, perché Dio non comanda che il bene. Che è la disubbidienza? E' male, per­ché mette l'animo nelle disposizioni di ribellione su cui Sata­na può operare. Eva va alla pianta da cui sarebbe venuto il suo bene con lo sfuggirla o il suo male coll'avvicinarla. Vi va trascinata dalla curiosità bambina di vedere che avesse in sé di speciale, dal­l'imprudenza che le fa parere inutile il comando di Dio, dato che lei è forte e pura, regina dell'Eden, in cui tutto le ubbidi­sce e in cui nulla potrà farle del male.

La sua presunzione la rovina. La presunzione è già lievito di superbia. Alla pianta trova il Seduttore il quale, alla sua inesperien­za, alla sua vergine tanto bella inesperienza, alla sua maltu­telata da lei inesperienza, canta la canzone della menzogna. "Tu credi che qui sia del male? No. Dio te l'ha detto, perché vi vuol tenere schiavi del suo potere. Credete d'esser re? Non siete neppur liberi come lo è la fiera. Ad essa è concesso di amarsi di amor vero. Non a voi. Ad essa è concesso d'esser crea­trice come Dio. Essa genererà figli e vedrà crescere a suo pia­cere la famiglia. Non voi. A voi negata è questa gioia. A che pro dunque farvi uomo e donna se dovete vivere in tal manie­ra? Siate dèi. Non sapete quale gioia è l'esser due in una car­ne sola, che ne crea una terza e molte più terze? Non credete alle promesse di Dio di avere gioia di posterità vedendo i figli crearsi nuove famiglie, lasciando per esse e padre e madre.

Vi ha dato una larva di vita: la vita vera è di conoscere le leggi della vita. Allora sarete simili a dèi e potrete dire a Dio: 'Siamo tuoi uguali' E la seduzione è continuata, perché non vi fu volontà di spez­zarla, ma anzi volontà di continuarla e di conoscere ciò che non era dell'uomo. Ecco che l'albero proibito diviene, alla raz­za, realmente mortale, perché dalle sue rame pende il frutto dell'amaro sapere che viene da Satana. E la donna diviene fem­mina e, col lievito della conoscenza satanica in cuore, va a cor­rompere Adamo. Avvilita così la carne, corrotto il morale, de­gradato lo spirito, conobbero il dolore e la morte dello spirito privato della Grazia, e della carne privata dell'immortalità. E la ferita di Eva generò la sofferenza, che non si placherà fin­ché non sarà estinta l'ultima coppia sulla terra.

Io ho percorso a ritroso la via dei due peccatori. Ho ub­bidito. In tutti i modi ho ubbidito. Dio m'aveva chiesto d'esser vergine. Ho ubbidito. Amata la verginità, che mi faceva pura come la prima delle donne prima di conoscere Satana, Dio mi chiese d'esser sposa. Ho ubbidito, riportando il matrimonio a quel grado di purezza che era nel pensiero di Dio quando ave­va creato i due Primi. Convinta d'esser destinata alla solitu­dine nel matrimonio e allo sprezzo del prossimo per la mia ste­rilità santa, ora Dio mi chiedeva d'esser Madre. Ho ubbidito. Ho creduto che ciò fosse possibile e che quella parola venisse da Dio, perché la pace si diffondeva in me nell'udirla. Non ho pensato: "Me lo sono meritato". Non mi son detta: "Ora il mondo mi ammirerà, perché sono simile a Dio creando la car­ne di Dio". No. Mi sono annichilita nella umiltà. La gioia m'è sgorgata dal cuore come uno stelo di rosa fio­rita. Ma si ornò subito di acute spine e fu stretta nel viluppo del dolore, come quei rami che sono avvolti dai vilucchi dei convolvoli.

 Il dolore del dolore dello sposo: ecco la strettoia nel mio gioire. Il dolore del dolore del mio Figlio: ecco le spine del mio gioire. Eva volle il godimento, il trionfo, la libertà. Io accettai il dolore, l'annichilimento, la schiavitù. Rinunciai alla mia vita tranquilla, alla stima dello sposo, alla libertà mia propria. Non mi serbai nulla. Divenni l'Ancella di Dio nella carne, nel mo­rale, nello spirito, affidandomi a Lui non solo per il verginale concepimento, ma per la difesa del mio onore, per la consola­zione dello sposo, per il mezzo con cui portare egli pure alla sublimazione del coniugio, di modo da fare di noi coloro che rendono all'uomo e alla donna la dignità perduta.

Abbracciai la volontà del Signore per me, per lo sposo, per la mia Creatura. Dissi: "Si" per tutti e tre, certa che Dio non avrebbe mentito alla sua promessa di soccorrermi nel mio dolore di sposa che si vede giudicata colpevole, di madre che si vede generare per dare il Figlio al dolore. "Sì" ho detto. Si. E basta. Quel "si" ha annullato il “no” di Eva al comando di Dio. "Si, Signore, come Tu vuoi. Cono­scerò quel che Tu vuoi. Vivrò come Tu vuoi. Gioirò se Tu vuoi. Soffrirò per quel che Tu vuoi. Sì, sempre sì, mio Signore, dal momento in cui il tuo raggio mi fe' Madre al momento in cui mi chiamasti a Te. Si, sempre sì. Tutte le voci della carne, tutte le passioni del morale sotto il peso di questo mio perpetuo si. E sopra, come su un piedestallo di diamante, il mio spirito a cui mancan l'ali per volare a Te, ma che è signore di tutto l'io domato e servo tuo. Servo nella gioia, servo nel dolore. Ma sor­ridi, o Dio. E sii felice. La colpa è vinta. E' levata, è distrutta. Essa giace sotto al mio tallone, essa è lavata nel mio pianto, distrutta dalla mia ubbidienza.

Dal mio seno nascerà l'Albe­ro nuovo che porterà il Frutto che conoscerà tutto il Male, per averlo patito in Sé, e darà tutto il Bene. A questo potranno venire gli uomini, ed io sarò felice se ne coglieranno, anche senza pensare che esso nasce da me. Purché l'uomo si salvi e Dio sia amato, si faccia della sua ancella quel che si fa della zolla su cui un albero sorge: gradino per salire. Maria, bisogna sempre saper essere gradino perché gli altri salgano a Dio. Se ci calpestano, non fa niente. Purché rie­scano ad andare alla Croce.

E' il nuovo albero che ha il frutto della conoscenza del Bene e del Male, perché dice all'uomo ciò che è male e ciò che è bene perché sappia scegliere e vivere, e sa nel contempo fare di sé liquore per guarire gli intossicati dal male voluto gustare. Il nostro cuore sotto ai piedi degli uo­mini, purché il numero dei redenti cresca e il Sangue del mio Gesù non sia effuso senza frutto. Ecco la sorte delle ancelle di Dio. Ma poi meritiamo di ricevere nel grembo l'Ostia santa e ai piedi della Croce, intrisa del suo Sangue e del nostro pianto, dire: "Ecco, o Padre, l'Ostia immacolata che ti offriamo per la salute del mondo. Guardaci, o Padre, fuse con Essa, e per i suoi meriti infiniti dàcci la tua benedizione Ed io ti do la mia carezza. Riposa, figlia. Il Signore è con te».

Dice Gesù: «La parola della Madre mia dovrebbe sperdere ogni titu­banza di pensiero anche nei più inceppati nelle formule. Ho detto: "metaforica pianta". Dirò ora: "simbolica pian­ta". Forse capirete meglio. Il suo simbolo è chiaro: dal come i due figli di Dio avrebbero agito rispetto ad essa, si sarebbe compreso come era in loro tendenza al Bene o al Male. Come acqua regia che prova l'oro e bilancia d'orafo che ne pesa i ca­rati, quella pianta, divenuta una "missione" per il comando di Dio rispetto ad essa, ha dato la misura della purezza del me­tallo d'Adamo e di Eva. Sento già la vostra obbiezione: "Non è stata soverchia la condanna e puerile il mezzo usato per giungere a condannar­li?". Non è stato. Una disubbidienza attualmente in voi, che sie­te gli eredi loro, è meno grave che non fosse in essi. Voi siete redenti da Me. Ma il veleno di Satana rimane sempre pronto a risorgere, come certi morbi che non si annullano mai total­mente nel sangue.

Essi, i due progenitori, erano possessori della Grazia senza aver mai avuto sfioramento con la Disgrazia. Per­ciò più forti, più sorretti dalla Grazia, che generava innocen­za e amore. Infinito era il dono che Dio aveva loro dato. Ben più grave perciò la loro caduta nonostante quel dono. Simbolico anche il frutto offerto e mangiato. Era il frut­to di una esperienza voluta compiere per istigazione satanica contro il comando di Dio. Io non avevo interdetto agli uomini l'amore. Volevo unicamente che si amassero senza malizia; co­me Io li amavo con la mia santità, essi dovevano amarsi in santità d'affetti, che nessuna libidine insozza. Non si deve dimenticare che la Grazia è lume, e chi la possiede conosce ciò che è utile e buono conoscere.

La Piena di Grazia conobbe tutto, perché la Sapienza la istruiva, la Sa­pienza che è Grazia, e si seppe guidare santamente. Eva cono­sceva perciò ciò che le era buono conoscere. Non oltre, perché è inutile conoscere ciò che non è buono. Non ebbe fede nelle pa­role di Dio e non fu fedele nella sua promessa di ubbidienza. Credette a Satana, infranse la promessa, volle sapere il non buono, lo amò senza rimorso, rese l'amore, che Io avevo dato così santo, una corrotta cosa, una avvilita cosa. Angelo deca­duto, si rotolò nel fango e sullo strame, mentre poteva correre felice fra i fiori del Paradiso terrestre e vedersi fiorire intorno la prole, così come una pianta si copre di fiori senza curvare la chioma nel pantano.

Non siate come i fanciulli stolti che Io indico nel Vangelo, i quali hanno udito cantare e si sono turati gli orecchi, hanno udito suonare e non hanno ballato, hanno udito piangere e han­no voluto ridere. Non siate gretti e non siate negatori. Accet­tate, accettate senza malizia e cocciutaggine, senza ironia e incredulità, la Luce. E basta su ciò. Per farvi capire di quanto dovete esser grati a Colui che è morto per rialzarvi al Cielo e per vincere la concupiscenza di Satana, ho voluto parlarvi, in questo tempo di preparazio­ne alla Pasqua, di questo che è stato il primo anello della ca­tena con cui il Verbo del Padre fu tratto alla morte, l'Agnello divino al macello.

Ve ne ho voluto parlare perché ora il no­vanta per cento fra voi è simile ad Eva intossicata dal fiato e dalla parola di Lucifero, e non vivete per amarvi ma per sa­ziarvi di senso, non vivete per il Cielo ma per il fango, non siete più creature dotate d'anima e ragione ma cani senz’ani­ma e senza ragione. L'anima l'avete uccisa e la ragione de­pravata. In verità vi dico che i bruti vi superano nella onestà dei loro amori».

giovedì 17 febbraio 2011

Colloqui Eucaristici - 5 parte -

5. ANNIENTAMENTO

A - "Mio Dolce Gesù, mio dolcissimo Signore, ti adoro, ti amo, ti ringrazio, ti lodo, ti benedico per avermi colmato delle tue grazie, nonostante ch'io ne fossi indegno.

Perché io non mi allontani più da Te, prendi possesso della mia anima, della mia mente, del mio cuore. Desidero che Tu sia il Padrone di tutto me stesso, perché se sarai solo Tu a comandare ed io ad ubbidirti, non inciamperò in errori che potrebbero essermi fatali.

Vieni, Signore Gesù, ascolta la mia preghiera, donami la luce del tuo Spirito, mentre mi pongo in ascolto della tua voce.

Tu sai che vorrei fare tanto per me e per gli altri, seguendo i tuoi insegnamenti, ma spesso mi accorgo che, per la confusione che è dentro di me, commetto tanti errori, e gli altri vedono solo quelli e il bene che voglio non appare agli occhi di nessuno. "

R - "Apparire, Apparire! Ecco ciò che perde le anime! Eppure mi sono mostrato a voi con le sembianze di uomo, ed ero il vostro Dio. La mia lezione stentate a capirla, perché non volete annientare il vostro orgoglio.

Non importa che gli altri non vedono il bene che vuoi. Lo vedo Io. Non ti basta? Spesso tengo più in considerazione le tue intenzioni che il poco che Mi doni. Tutto il bene che desideri è chiuso nel mio Cuore.

Davanti al tuo prossimo basta che risplenda la tua interiorità, la parte di luce che ti è affidata, e quella, se non la sciupi, risplende senza che te ne preoccupi. Il bene si diffonde da solo, e quando è vero, le anime lo percepiscono istintivamente.

"Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompense davanti al Padre vostro che è nei cieli". (Mt. 6 -1)

Ma tu lavora in te per Me solo. Il voler far apparire ciò che si fa è superbia che disperde ogni azione buona, come il vento disperde i fuscelli di paglia. E le azioni compiute non per mio amore, non per la mia gloria, sono fuscelli di paglia che alimentano il fuoco del Maligno, impediscono l'annientamento dei tuoi difetti. Donami tutto ciò che sei: la tua miseria, il tuo nulla e il mio amore onnipotente trasformerà ciò che mi dai, e ne trarrà meraviglie per la tua anima e per l'eternità.

Voler apparire è la strada che porta all'ipocrisia, per la quale non vi preoccupate di essere, ma di sembrare. Ricordate che nel mio Vangelo sono riportate le parole del profeta Isaia: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me". (Mt. 15-8) E ricordate sempre la mia invettiva contro gli ipocriti: "Guai a voi che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di putredine" (Mt. 23 - 27)

Sii sempre sincero e ogni tua azione sia sempre il frutto del fuoco d'amore che, nel tuo cuore, brucia per me.

Convinciti che sei nulla perché tutto ciò che hai te l'ho dato Io. Da te hai solo molto orgoglio, assai più di quanto te ne possa rendere conto. Tu solo non sei che ribellione, rifiuto, negazione. Ma non ti avvilire per questo. Cerca di annientare difetti, errori, peccati, cattive tendenze.

Una sola mia parola basta per cambiare tutto il tuo interno. Ed Io dico questa parola ogni volta che me la chiedi purchè tu voglia essermi fedele, e realizzare l'annientamento del male che è dentro di te. Più annienti il tuo io umano più cresce il mio amore per te. Non ti amo per le tue qualità o per le tue virtù, perché se ne avessi le dovresti a Me; a te spetta soltanto ricevere il mio dono mettendo a disposizione la tua libera volontà.

È questo che Io amo di te: la volontà di annientare tutto ciò che mi fa dispiacere per essere più vicino a Me. Capisci che sei niente? Dio solo è.

Io sono la tua vita.

Ti amo perché mi sei costato tutto il mio sangue e ti ho dato il mio sangue perché ti amavo.

Ti amo perché sono Amore e desidero comunicare a ogni anima la gioia di amare; desidero incendiare il mondo con il fuoco del mio Amore perché non si perda.

Ma, anche, il mio amore lo comprendono, lo accolgono, solo coloro che vogliono vivere con Me, annientando in se stessi ciò che viene dal Maligno. Come Io mi sono fatto vostro servo, tu abbi il sentimento del servo per avere la piena disponibilità dell'amore vero che è servizio di Dio e del prossimo.

"Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli, in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli". (Lc. 12 - 37)

Abbi il sentimento della tua piccolezza, perché non essendoti data l'esistenza da te, non sei indispensabile.

Sapendo che alla vita umana appartiene la colpa, la malattia, la morte, abbi il sentimento della tua piena dipendenza da Dio e annienta costantemente ciò che da Dio ti può allontanare.

Io sono il garante della tua gloria, Io sono il portatore della tua salvezza, eppure vedendo il mio annientamento, il profeta ha scritto: "Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina" . (Zac. 9 - 9)

Vi ho dato l'esempio e voi per essere giustificati non potete che dimostrare il vostro amore per Me annientando tutto ciò che non è degno di voi, miei fidi, miei intimi.

Però mi serve ancora una volta la vostra ubbidienza."

A - "Oggi il discorso dell'ubbidienza pare superato. C'è la dignità della persona che l'autorizza a fare ciò che vuole... "

R - "Lo so. Non si accetta più l'ubbidienza perché lo spirito di ribellione e di anarchia è entrato ovunque. Nelle famiglie, anche in quelle che si dicono cristiane, è entrato impetuoso il vento venefico dell'orgoglio e della presunzione.

Così negli istituti religiosi si crede, per un errato riformamento, di poter fare a meno dell'umiltà, della carità, dell'ubbidienza e si commettono gli sbagli più penosi.

Ma se volete che Io sia la vostra forza mi serve la vostra ubbidienza. A chi dovete ubbidire?

Dovete ubbidire alla Chiesa come ubbidisco Io tutti i giorni, facendomi presente sotto le apparenze del pane e del vino ogni volta che il sacerdote pronuncia quelle parole che Io ho pronunciato per primo, quasi eco del mio primo atto di ubbidienza al Padre, con il quale mi sono fatto uomo per la vostra salvezza.

Ubbidire, amare servire la Chiesa, donarsi per la Chiesa che Io ho messo tra voi e Me perché aveste un interprete sicuro del mio insegnamento e della mia volontà, significa ubbidire, amare, servire Me, donarsi a Me, perché la Chiesa sono Io.

Dovete ubbidire alla duplice vocazione che forma il vostro stato di chiamati al matrimonio e di apostoli del mio Santo Sacramento in ogni famiglia.

Sono Io che guido i vostri passi verso il bene, sono Io che vi ho fatto prendere per mano dalla Madre mia, perché vi portasse nella schiera di coloro che sono chiamati a compiere l'apostolato indispensabile e urgente in questi tempi: l'apostolato eucaristico per la salvezza delle famiglie e del mondo.

"In verità, in verità vi dico: Non Mosè vi ha dato il pane del cielo, ma il Padre mio vi dà il pane del cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo" (Gv. 6 - 32)

Anche in questo modo vi ho dimostrato di esservi sempre tanto vicino, anzi di essere in voi, di comunicarvi continuamente la mia vita, ma voi la ricevete solo nella misura in cui annientate il male che è in voi.

Non sempre voi lo avete capito, ma Io insisto con pazienza nello starvi vicino. Voi però dovete essere fedeli al mio amore anche quando questo vi chiede il più grande sacrificio della rinuncia dei vostri giudizi, della vostra mentalità che rischia sempre di essere condizionata dalla mentalità del mondo.

È allora che annientate il vostro io umano e cominciate ad assomigliarmi...

Io seguo sempre con trepidazione l'orgoglio, la ribellione, che è dentro di voi e che ogni giorno cerca di sospingervi ad assecondare i capricci del perfido tenebroso per portarvi fuori strada, fuori dalla vostra vocazione, portandovi al disamore verso l'Eucaristia.

Non è seguendo il luccichìo delle illusioni e delle seduzioni - che sono opera del Maligno - che potrete trovare pace, gioia, felicità. Seguendo le sue sollecitazioni perdereste ogni tesoro che con la mia grazia ho messo dentro di voi, e invece di giungere all'annientamento, per la costruzione della vostra perfezione e del mio Regno, giungereste all'esaltazione di tutti i vizi per la vostra perdizione eterna."

A - "Sì, ma noi abbiamo tanti nemici nella vita spirituale."

R - "L'annientamento è il primo mezzo per annientare questi nemici. L'annientamento è la radice della umiltà perché è il primo mezzo per annullare l'orgoglio: il più grande vostro nemico, il più grande vostro ostacolo sulla via della perfezione, il più grande nemico della pace familiare.

L'annientamento è necessario per la donazione di tutti voi stessi a Me ed è il primo mezzo per conservare e accrescere quella grazia che vi rende accetti agli occhi di Dio e rendere fertile la vostra testimonianza.

L'annientamento vi deve condurre alla luminosa chiarezza della purezza del cuore e delle intenzioni.

Ci vuole la purezza, ma da sola non basta. È necessario che questa fulgida gemma, perché rifulga in tutta la sua luminosità, sia incastonata nell'umiltà, nella generosità, nell'amore vero, frutto dell'annientamento...

Nella misura in cui annienterete il vostro io umano, gettandolo nel crogiuolo ardente del mio amore, diventerete le piccole ostie ove lo verrò a regnare ed allora si vedranno le meraviglie della Trinità Divina.

Che cosa vuoi di più?

Guarda la mia ostia sull'altare. Non si vede niente: un sottile disco bianco al centro dell'ostensorio. Eppure Io sono là, Io il tuo Gesù, con il mio corpo, con il mio sangue, con la mia divinità, perché essa penetri in te e ti trasformi a tua insaputa.

Sono Io che agisco. Non chiedo che il tuo annientamento, ad imitazione di quello che ho fatto Io, e te lo chiedo perché si compiano in te le meraviglie della Trinità Divina...

Non temere di perdere qualcosa annientando il tuo orgoglio, le tue passioni, la tua pigrizia, i tuoi egoismi, i tuoi capricci. Guadagnerai tutto, perché guadagnerai Me, la mia pace, la mia gioia, la mia felicità, l'equilibrio interiore, e possederai la terra.

Provaci. Riprovaci. Io non ho mai deluso nessuno.

Non confondere però la mia felicità con quella che promette il mondo.

Quella è agitazione, confusione, lampo che preannuncia la tempesta...

La mia felicità è serenità totale, è pace che si diffonde, è gioia tranquilla, è il paradiso nella tua anima, è il tuo Dio, l'Infinito nell'amore dentro il tuo cuore...

Se ti donassi tutta la felicità che ti posso dare, non la sopporteresti più di un secondo. Ma se tu, per amore, ti pieghi al mio giogo, trovi tu stesso tutta la felicità che puoi sopportare.

Con l'annientamento si accenderà in te la fiaccola che deve illuminare tutto il tuo cammino: l'umiltà di cui l'annientamento è la radice. Ricorda che è solo l'umiltà che fa grandi i piccoli. Nulla hai, nulla è tuo, tutto ciò che hai è dono divino per te.

Attento però, perché anche l'orgoglio ha la sua vivida luce che, appunto perché troppo viva, accieca, falsa i contorni di tutto e di tutti, trascina fuori dal giusto sentiero, contro l'annientamento, verso la rovina e l'abisso...

Ma sii perseverante perché "con la vostra perseveranza salverete le vostre anime" (Lc. 21-19)

venerdì 11 febbraio 2011

I 15 Venerdì in riparazione del Sacro Cuore

Maria Santissima viene onorata dai fe­deli, non solo con la pratica dei Primi Cinque Sabati di mese, ma anche con i Quindici Sabati consecutivi. Quante grazie elargisce la Regina del Cielo a coloro che la onorano nei Quindici Sa­bati! (adesso nel 2008 sono … 20 e non 15)
Come "si vede, in questa devozione c'è stato un crescendo sempre maggiore.

Si potrebbe domandare: Perché non onorare anche il Sacro Cuore con la pra­tica dei Quindici Venerdì consecutivi? Forse Gesù non merita un ossequio si­mile a quello della Madre sua Santis­sima? Forse e meno fruttuosa alle ani­me la devozione dei Quindici Venerdì?

Tutt'altro!... Gesù merita, quanto la Ma­donna e più ancora. Egli è fonte di ogni tesoro, fonte alla quale attinge la stessa Regina del cielo.

Si dirà: Non bastano i Nove primi Venerdì di mese? Perché aggiungerne altri?

Nel bene non c'è limite. La Comunio­ne riparatrice del Primo Venerdì con­sola tanto il Cuore di Gesù; e poiché in questi tempi le offese a Dio si molti­plicano oltre ogni credere, è conveniente moltiplicare le Comunioni riparatrici.

Da relazioni pervenute mi consta che Sacerdoti e fedeli hanno preso con slan­cio la devozione dei Quindici Venerdì. È ormai grande il numero di coloro che iniziano il turno delle Comunioni e molte sono le grazie che si ottengono. Son ve­nuto a conoscenza di tanti favori spe­ciali, accordati dal S. Cuore: guarigioni, collocamenti a lavoro, riuscita nei con­corsi, ritorno della pace in famiglia, con­versioni di peccatori...

Questa devozione, che in poco tempo ha varcato i confini d'Italia, già si dif­fonde in tutto il mondo. Il manuale è tradotto in altre lingue: francese, ingle­se, spagnolo, portoghese.

Ogni giorno nella Messa prego per co­loro che s'interessano di promuovere que­sta pratica.

AI SACERDOTI

Rivolgo la parola ai miei fratelli nel Sacerdozio.

- Siamo noi, o fratelli, i Ministri del Sommo Iddio sulla terra. Le anime che ci sono affidate dalla Provvidenza, indi­rizziamole al Sacro Cuore e spingiamole alla riparazione.

D'ordinario i fedeli ci seguono nelle iniziative sante. Dunque, tutto sta ad avere zelo nell'esercizio del nostro sacro ministero.

Il presente opuscolo può servire di guida nella pratica dei Quindici Venerdì. Quante grazie largirà il buon Gesù a quei Sacerdoti, che si faranno promoto­ri di tanto bene!

ALLE ANIME PIE

Gesù disse a Santa Margherita Alaco­que: Il nome di coloro che diffonderan­no la mia devozione, sarà scritto nel mio Cuore e non verrà cancellato giammai!

Voi, o anime pie, desiderate che il vostro nome sia scritto nel Divin Cuore? Diffondete la devozione dei Quindici Ve­nerdì! Parlatene in famiglia e tra i co­noscenti! Propagate foglietti e pagelline, che istruiscono sul modo di santificare questi Venerdì.

L'apostolato di tale devozione vi ren­derà care a Gesù e le divine tenerezze si riverseranno sul vostro cuore.

SCOPO
Lo scopo principale dei Quindici Ve­nerdì è di rendere onore e riparazione al Cuore di Gesù.

Adunque, uno dei mezzi più efficaci per impetrare i divini favori, è il pro­mettere di cominciare con fede ed amo­re i Quindici Venerdì consecutivi. Tut­te le grazie si possono domandare con le Comunioni riparatrici, tanto le spiri­tuali quanto le temporali.

Riguardo a ciò che si chiede a Dio, si noti quanto segue:

Se il favore che si domanda e confor­me ai voleri di Dio, e quindi utile al­l'anima, la grazia verrà; se tardasse a venire, si ripeta un'altra serie di Quin­dici Venerdì, in conformità a quello che disse Gesù: Battete e vi sarà aperto; chiedete e vi sarà dato.

Se la grazia che si desidera, non è per il momento utile all'anima, in tal caso Iddio darà un'altra grazia, che for­se sarà maggiore di quella aspettata.

Chi inizia la pratica dei Venerdì, pro­curi di vivere in grazia di Dio e se per caso cadesse in grave peccato, si rialzi subito, perché se l'anima non è nell'ami­cizia di Dio, non può pretendere di rice­vere i divini favori. (…)

NORME PRATICHE
Il primo turno dei Quindici Venerdì comincia verso la metà del mese di mar­zo, per finire l'ultimo Venerdì di giugno.

il secondo turno comincia verso la metà di settembre e si chiude l'ultimo Venerdì dell'anno.

I due turni si facciano con solennità nelle Parrocchie, nelle Rettorie e negli Istituti Religiosi.

Ciascuno, privatamente, può compie­re la serie dei Quindici Venerdì in qua­lunque periodo dell'anno. Quando però si aspettano grazie importanti, e consi­gliabile che diverse persone svolgano la pia pratica assieme, servendosi dell'ap­posito manuale.

In casi urgentissimi si possono fare quindici Comunioni di seguito, cioè si compie la pratica in due, settimane.

Chi per impedimento o per, dimenticanza non potesse comunicarsi in qual­che Venerdì, potrebbe supplire in un giorno qualsiasi, prima che giunga l'al­tro Venerdì.

Quando coincide il Primo Venerdì del mese, la Comunione soddisfa all'una ed all'altra pratica.

Tutti i Venerdì, per quindici settima­ne, si riceva la Santa Comunione in ri­parazione delle offese che si fanno a Dio.

Non occorre confessarsi volta per vol­ta che ci si comunica; è necessario tro­varsi in grazia di Dio.

Si raccomanda di far bene la Santa Confessione, cioè:

1) Non nascondere per vergogna qual­che grave peccato;

2) Detestare tutti i peccati mortali.

3) Promettere di fuggire le occasioni prossime del peccato.

Se la Confessione mancasse di qual­cuna di queste tre condizioni, divente­rebbe sacrilega, come pure sarebbe sa­crilega la Santa Comunione.

Ad ogni Venerdì e suggerito un fioret­to settimanale: si pratichi fedelmente. Le anime generose, allorché ricevono qualche grazia, non dimentichino di es­sere riconoscenti al Cuore di Gesù; un ottimo ringraziamento potrebbe essere il rifare i Quindici Venerdì.

QUALI GRAZIE DOMANDARE

I bisogni di ognuno sono molteplici. Con i Quindici Venerdì si può chiedere qualunque grazia; però le grazie più im­portanti, e forse meno richieste, sono quelle spirituali.

Si raccomanda di chiedere al S. Cuo­re specialmente le grazie qui elencate:

1) Sapere scegliere lo stato della vita, in conformità ai voleri di Dio.

2) Avere la forza di fuggire qualche occasione di peccato.

3) Poter morire coi Santi Sacramen­ti, in grande serenità di spirito.

4) Ottenere la pace nella famiglia.

5) Trovare un buon compagno o una buona compagna della vita, cioè poter fare un fidanzamento morale e religioso. Chi domanda questa grazia, assai impor­tante, prometta a Gesù di passare san­tamente il periodo del fidanzamento.

6) Dare suffragio ai defunti. È un ot­timo mezzo per refrigerare i propri Morti, poiché Gesù, consolato con tante Co­munioni Riparatrici, in cambio console­rà le Anime del Purgatorio.

7) Ottenere la provvidenza necessaria in famiglia, col trovare qualche posto di lavoro...

8) Riuscire in qualche esame impor­tante, specie nei concorsi.
9) Impetrare la pace del cuore e la serenità nella vita spirituale.

10) Convertire anime peccatrici. La conversione di qualche persona e la gra­zia più importante e più difficile; spes­so conviene ripetere i turni dei Quindi­ci Venerdì. In tal modo diminuisce la forza di Satana ed aumenta la grazia di Dio sino al completo trionfo.

Colloqui Eucaristici - quarta parte -

A - "So che Dio ama gli umili e resiste ai superbi, ma quanto è difficile capire e vivere di umiltà."


R - "Ricordate che il primo peccato fu di disubbidienza perché la superbia aveva accecato i vostri progenitori. Per superbia essi disubbidirono ed è rimasto in voi il pungolo della ribellione.
Ecco cos'è la superbia: disubbidienza e ribellione a Dio, non più amato come padre, ma considerato padrone; così avete la giustizia del padrone e rifiutate la misericordia del Padre.

L'umiltà è la virtù che vi fa amare da Dio, perché vi mette al vostro giusto posto, quello di creature, e vi fa riconoscere che solo Dio è perfettissimo ed è il solo che può purificare la vostra anima da ogni miseria.

E se siete umili, Dio vi purifica, vi santifica, vi salva. La verità è che voi siete così orgogliosamente attaccati alle cose che fanno ala intorno a voi, siete così sedotti dalla loro bellezza, dalla loro utilità e dal piacere che vi danno. Siete così attaccati al vostro stesso corpo - che prima vi fa inorgoglire e poi vi fa rammaricare - che, invece di vedere in tutto degli strumenti di un bene superiore ed eterno, considerate tutto ciò che avete e ciò che siete, come beni assoluti, bastevoli a voi stessi, e dimenticate Dio che è l'unico vero Bene.
E quel che è peggio è che voi temete che le cose viste e usate come strumenti di perfezione, perdano la loro attrattiva, la loro bellezza, la loro utilità.

Parlo della Chiesa, delle funzioni religiose, della Santa Messa, delle adorazioni eucaristiche, del Santo Rosario. No, perderanno niente. Anzi, acquisteranno la loro verità, che è quella di venire da Dio e di servire per giungere a Dio, servire per elevare, per purificare, per nobilitare voi stessi.
Conserveranno la destinazione al bene e vi restituiranno la pace.

Tutte le cose di questo mondo passano. Io solo resto col Padre e con lo Spirito Santo. Io resto con la piaga del mio costato, con le piaghe delle mani e dei piedi, con la sofferenza spirituale e fisica nell'orto degli ulivi, con la sofferenza spirituale e fisica sulla Croce.

"Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno" (Lc. 21-33)

Io resto come pane della vita. Questo è il pane che discende dal cielo perché chi ne mangia non muoia. "Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Gv. 6 - 51)

Sono queste le realtà alle quali vi dovete riferire per conoscere la mostruosa negatività del peccato, della ingratitudine che esso esprime togliendovi la capacità di vivere nella mia intimità.

Se sarete umili capirete anche il mio nascondimento nell'Eucaristia e vorrete imitarmi.

La croce documenta che cos'è la colpa, e non solo quella mortale, ma anche quella veniale con tutte le più piccole deformazioni di cui siete capaci senza darvene pensiero. Troppi sono i miei seguaci che non si preoccupano della mostruosa ingratitudine costituita da quelle che voi chiamate venialità, a causa delle quali l'Eterno Spirito è fermato nella sua opera santificatrice.

Non credete a chi vi dice che lo Spirito Santo agisce sempre anche senza i vostri sforzi per ascoltarlo. Se non lo supplicate, non viene e se non lo ascoltate, si ritira. È l'Amore Divino, ma non accetta di essere disprezzato. Egli opera anche a vostra insaputa, ma vi colma di doni se collaborate.

La Madre Santa fu piena di grazia anche perché collaborò sempre con lo Spirito Santo.

La Madre, la senza macchia, che non ha mai commesso peccato, lo conosce meglio di chiunque altro, perché lo vede dalla parte di Dio. Anzi sul Calvario Ella ha scoperto il vero volto del peccato rispecchiato sul volto insanguinato del Figlio.

Anche voi non giudicate il peccato guardando alla vostra umanità, sarebbe orgoglio; giudicatelo dall'oscurità dell'orto degli ulivi che ha raccolto il mio sudore di sangue, giudicatelo dall'alto della croce che vi mostra l'infinito dolore umano che è stato il prezzo della vostra redenzione.

Quel dolore umano, di cui anche voi non andate esenti, vi dice che la Redenzione vuole la vostra collaborazione fatta di rinunzia, di mortificazione, di accettazione e anche di aridità, di abbandono, di ingratitudine, di incomprensione.

Quando vi capita qualcuna di queste occasioni, accettatela volentieri e con l'umiltà che vi avvicinerà di più a Me, e per la quale, vi amerò in modo tutto particolare.

Offrite tutte le vostre contrarietà a me sempre presente nell'Eucaristia.

Sarete così più vicini a Me che vi amo da sempre, e realizzerete l'abituale unione con Me nella realtà del mio Sacramento.

State attenti, però, voi che mi amate, che se peccate, voi peccate mentre camminate con Me.

Non avviene la stessa cosa per quei cristiani che non si ricordano mai di Me, perché vivono nell'indifferenza, e non vanno mai in chiesa, non si accostano ai Sacramenti.

Essi non Mi cercano, non Mi incontrano, non conoscono la mia intimità.

Voi la conoscete. Forse di essa avete gustato infinite dolcezze, fino alla commozione, perché Io ve ne ho fatto dono. Il rapporto tra voi e Me è vivo, pieno d'amore e di tenerezza - almeno da parte mia - e la vostra vita è impregnata di Me, anche se non sempre siete coerenti come dovreste. Allora, se peccate, lo fate camminando con Me.

Voi non siete legati a Me solo dal fatto imprescindibile del carattere del Battesimo e da quello della Cresima, per cui la vostra vita già dovrebbe essere tutta mia.

Voi siete legati a Me ancora più intimamente, perché ricevete spesso il mio Corpo, intrattenendovi con Me nell'intimità dell'amore.

Voi sapete che chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.

Voi sapete che "Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me". (Gv. 6 - 57)

Ed Io, venendo a voi, vi porto l'eternità, vi porto l'infinito, vi porto il paradiso e, anche se voi queste cose non sempre le pensate, il legame che ci tiene uniti è, comunque, un legame di cielo che Io metto dentro di voi, un legame intimo che ci fa camminare insieme.

Allora, ci pensiate o no, voi camminate con Me, e se peccate, peccate camminando con Me.

Così Io, guardandovi potrei dire: "Anche tu, mio familiare, che dividi la tua vita con Me, che mangi la mia carne e bevi il mio sangue, anche tu!"

Ma c'è un'altra considerazione di cui dovete tener conto.

Voi Mi siete più vicini e ancora più cari, ancora più amati, perché volete testimoniare la mia presenza eucaristica, difendere la verità e il culto di Me Eucaristia. Per questo camminate più vicini a Me."

L'umiltà e la fede

"Per questa particolare vicinanza che c'è tra voi e Me, fate in modo ch'Io possa sempre stringervi sul mio Cuore vedendo riflessa in voi la mia immagine per l'abbondanza della mia grazia, per la identica finalità dell'azione, per l'umiltà che vi deve distinguere.

Fate in modo che la fede nel dogma eucaristico attragga tutti i vostri fratelli, figli di Dio, a cibarsi di "questo pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia" (Gv. 6 - 50)

Capite allora che è indispensabile per tutti voi il nutrimento costante dell'Eucaristia, perché Io possa saziarvi di Me e mettere in voi il controveleno per le seduzioni della carne, della mente, del cuore, del mondo, per le seduzioni dell'orgoglio che possono rovinarvi.

Credete alla mia parola per quanto riguarda l'Eucaristia. Credete anche a Pietro che un giorno Mi disse: "Signore, da chi andremo noi? Tu solo hai parole di vita eterna" (Gv. 6 - 68)

E ricordate sempre che il Cristo ha pagato l'incommensurabile dono di amore, se stesso sempre presente nel Tabernacolo, proprio col martirio del suo Sangue, della sua crocifissione..."

A - "Sì, questo ricordo mi aiuterà a vincere ogni contrarietà. "

R - "Per le povere, misere contrarietà umane che potrete incontrare, non dimenticate il Golgota, la Croce, il Crocifisso, il mio Tabernacolo.

Non dimenticate che il Cristo, solo subendo l'umiliazione del Calvario e subendo l'atroce morte in croce, ha permesso agli uomini di chiamare Dio: Padre di Misericordia e di Amore.

Non dimenticate questa mia incomparabile lezione di umiltà.

"Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9 - 23) Anche l'orgoglio da vincere può essere una croce di ogni giorno. Non abbiate paura del sacrificio, qualunque cosa vi costi, perché "Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà" (Lc. 9 - 24)

Io stesso ho fatto umilmente la volontà del Padre donandomi a voi e vi ho insegnato che "Il servo non è più grande del suo padrone, nè l'inviato più grande di colui che lo ha mandato" (Gv.13 -16)

Ma cercate di capire l'umiltà come atteggiamento di altruismo, poiché questa virtù, essendo legata in modo strettissimo all'amore, deve diventare l'atteggiamento fondamentale verso il fratello. Quanti problemi si risolvono con l'umiltà! "

Non stancatevi di chiedere alla Vergine Santa di rimanere accanto a voi nella faticosa salita del vostro calvario, affinché al termine di essa, con Lei e per Lei, possiate raggiungere il Redentore nella gloria dei cieli. ChiedeteLe di insegnarvi ad essere umili, perché è l'umiltà che vi attira il perdono di tutti i peccati, e la gloria futura.

Sarà questo il premio del lavoro svolto costantemente, instancabilmente e umilmente per l'avvento del mio Regno Eucaristico, nella regalità della Madre mia e vostra, dentro le vostre anime e nelle vostre famiglie. Così vi avvicinate di più a Me quale modello di umiltà nella radicalità del mio amore, ricordando che nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per il proprio fratello.

Per questo l'umiltà è stata definita: l'armonia dell'amore.

L'umiltà assumerà allora il volto distintivo cristiano dell'amore-carità, e anche nella vostra era della tecnica e dell'automanipolazione dell'uomo, sarà evidente il valore di questa virtù cristiana, che continuerà a conquistare i cuori di quanti vogliono essere veramente miei."

Umiltà e carità

A - "Vuoi dire che umiltà e carità camminano insieme? "

R - "Voglio dire che senza carità non può esistere vera umiltà, ma voglio anche dire che in questo vostro tempo che ha per suo distintivo l'orgoglio, l'umiltà diventa la virtù che caratterizza il cristiano.

E voi dite di cambiare il mondo, ma siete restii a praticare l'umiltà che sarebbe un mezzo potente per questo cambiamento. Praticate questa virtù, talvolta, con chi è superiore a voi, con coloro ai quali dovete ubbidienza e rispetto.

Ma l'umiltà acquista il suo pieno valore quando portate rispetto, considerazione e amore a chi è inferiore a voi, a chi è povero e impotente, a chi non lo merita, in spirito di ubbidienza al mio comandamento di amare anche i nemici.

So che questo è difficile perché dovete agire contro la vostra umana corrotta natura, ma dovete impegnarvi, senza stancarvi di ricominciare, di riprovare, perché con il mio aiuto finirete col vincere. L'uomo è ingrato, e voi amatelo; è autosufficiente, e voi amatelo; è scontroso, e voi amatelo; è maleducato, e voi amatelo.

Io sono nell'Eucaristia non solo per amarvi, ma anche per vivere con voi, essere il vostro aiuto e la vostra forza.

Questo mondo impastato di autosufficienza e di superbia, ha bisogno del servizio, della mitezza, della dolcezza, del sorriso dei miei fidi per capire che è fuori strada... Per questo vi è necessaria l'umiltà, poiché "ciò che esaltato tra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio": (Lc. 16-15)

Attingete da Me carità, mitezza, dolcezza, e, sorridendo, donate il mio amore a chi non Mi conosce. Sarà il miglior contributo che potrete dare alla pace, caratteristica del mio Regno Eucaristico; sarà il miglior modo per portare sempre la pace nella vostra famiglia.

Chi più del Cristo è stato umile e ubbidiente? Chi più di Maria ha fatto sue queste meravigliose virtù per donare ai redenti il suo amore materno vigile e sostenitore? Chi più ha amato?

Avete così due modelli di ubbidienza, di umiltà e di donazione: il Cristo e la Madre sua.

L'incarnazione del Verbo fu il primo insegnamento di amore e di umiltà proposto alla vostra ricerca della perfezione cristiana. Ma non fu solo un insegnamento; fu una precisa richiesta agli apostoli e a quanti mi volevano seguire.

Quando dicevo: "Vieni e seguimi", chiedevo ubbidienza, ma non solo nell'agire, bensì nel pensare, nel giudicare, nell'accettare senza riserve, chiedevo l'annientamento dell'io umano, chiedevo umiltà.

Oggi dico a te: "Vieni e seguimi". Vuoi entrare nella mia intima confidenza? Vuoi gustare le tenerezze del mio amore? Annienta ciò che mi dispiace e ti toglie la serenità della coscienza. Obbedisci alla mia parola, piega la tua volontà alla mia, cambia la tua mentalità con la mia. Ti costerà sacrificio, ma, tra l'altro, conquisterai l'amore e con esso conquisterai Me.

E Io dal tabernacolo ti sorriderò sempre.

Non fare come coloro che dicono di volermi seguire e apparentemente mi ubbidiscono, ma non piegano mai del tutto la loro mente ai miei disegni, alla mia volontà, alla mia parola; non sono mai pienamente in sintonia con la verità, con la mia testimonianza, la mia autorità, perché in loro c'è troppo orgoglio e manca l'amore. "Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me, disperde" (Lc. 11-23)

Sono come coloro che vengono in chiesa perché sanno che Io li aspetto, ma non piegano mai il ginocchio per adorarmi. Che cos'è per loro l'Ostia santa? Si direbbe che la ritengono solo un simbolo. Invece sono Io, Vivo e Vero in corpo, sangue anima e divinità. Io, il loro Dio!

Ma ci credono? Mi amano? O l'orgoglio li tiene lontani dalla verità del mio Vangelo?

Eppure sanno che Io ho detto: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. […] Questa è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; Io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv. 6 - 35, 40)

Per questo non voglio solo le vostre azioni, voglio la vostra intelligenza, la vostra volontà, il vostro cuore, il vostro credo, perché questo significa seguirmi.

In verità vi dico: "Chi crede ha la vita eterna" (Gv. 6 - 47)

Lasciate gli arzigogoli della vostra mente con i quali siete tanto abili nel costruire giudizi contrari alla mia parola, o nel costruirvi riserve provenienti dall'attaccamento a voi stessi, con le quali vorreste giustificare incoerenze e infedeltà. Queste dimostrano che il bene che fate è solo frutto di una ubbidienza esecutiva, dovuta più a convenienza che a convinzione. Dimostrate che non è mai frutto di una ubbidienza d'intelletto e di amore, frutto dell'annientamento della vostra volontà contraria alla mia, frutto di vera fede in me e di amore incondizionato.

Non stancatevi di chiedere alla Vergine Santa di rimanere accanto a voi e di insegnarvi la grandezza della virtù dell'umiltà. Ella che piacque a Dio per la sua verginità, ma fu scelta quale Madre di Dio per la sua umiltà, vi insegni che l'umiltà è qualcosa di più elevato della stessa verginità, perché l'umiltà è la stessa verginità dello spirito che si riconosce un nulla davanti a Dio e che non sacrifica l'onore e l'amore di Dio a pensieri e a desideri vanitosi ed egoistici.

Chiedete alla Madre santa che vi dia la forza di vincere la terribile tendenza dell'uomo ad adorare se stesso, a sopravalutare se stesso. Come la Incarnazione è frutto e premio di un atto di annientamento ineffabile della Madre, frutto e pena di un atto di superbia che reclama l'autonomia dell'uomo, può essere l'abbandono di Dio...

Che faresti tu, o anima diletta, in mezzo ai pericoli di un mondo sempre più perverso, in mezzo a tante difficoltà della vita, alle mille debolezze della tua natura, se Io dovessi abbandonarti?

Se vuoi, come Io lo voglio, incontrare il mio sorriso ad ogni tuo risveglio, sentire la mia carezza ogni sera nell'addormentarti, avere il mio abbraccio e il mio bacio quando vieni a Me nell'Eucaristia, sentire la forza del mio amore che ti sostiene, che ti incoraggia, che ti salva ogni volta che ne hai bisogno, imita la Madre: sii umile, vieni a Me, portami ai tuoi fratelli, a tutte le famiglie, incominciando dalla tua, con quell'amore umile che non conosce riserve.

"Solo il superbo non crede all'Eucaristia come il Sacramento del mio corpo e del mio sangue che Io do per la vita del mondo" (cfr. Gv. 6 - 51)

Come avranno la vita eterna queste anime che non credono alla mia parola?

"Questo è il mio corpo che è per voi. Fate questo in memoria di me".

"Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finchè egli venga" (I Cor. 11 - 23, 32)

mercoledì 9 febbraio 2011

Colloqui Eucaristici - terza parte-

3. L'INDIFFERENZA


A - "A volte mi sento arido, senza slancio, senza entusiasmo, quasi indifferente. Allora non so che fare. "

R - "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso". (Lc. 12 - 49)

Allora vieni a Me, offrimi la tua situazione interiore, e Mi troverai che vigilo su di te e ti precedo, perché Io ti aspetto sempre, con l'impazienza di sempre, perché Io sono sempre l'Infinito Amore.

Le aridità e le apatie appartengono alla vostra natura umana, e talvolta sono prove che Io permetto per aiutare la vostra buona volontà ad agire.

Allora occorre un primo movimento della volontà su se stessi, contro se stessi, supplicando umilmente il mio aiuto; allora si annientano le resistenze della natura corrotta, si rivede il mio volto, si riode la mia voce, si distruggono le cattive abitudini e si ritorna alla vita, la mia vita, perché Io sono la vita.

Ma l'indifferenza no, mai.
L'indifferenza è la schiuma dell'orgoglio.
L'indifferenza è il più grave peccato contro il mio amore. Con l'indifferenza il maligno trascina il mondo alla perdizione.
L'indifferenza è l'emarginazione, il vuoto, il nulla..., è il peccato.
Per l'indifferente Io non esisto, anche se non mi nega; la mia voce non la ode, anche se la mia voce grida perché si ravveda; la mia presenza vale meno di un'ombra e finisce per dare fastidio. Quanti sono gli indifferenti anche tra i miei!

Quanto ho sofferto per l'indifferenza degli uomini! Meglio l'inimicizia aperta di un non credente che la noncuranza di un'indifferente. Con il miscredente posso sempre tendere la mia rete d'amore che, prima o poi, lo conquisterà, ma l'indifferente sente solo la voce del suo io e, gonfio di sè, rotolerà di precipizio in precipizio, vittima della sua superbia.
Con l'indifferenza si può giungere anche a peccare contro l'Eucaristia, peccato che non consiste solo nel non credere nel Sacrificio-Sacramento, ma in un certo modo di comportarsi e di pensare nei confronti della mia presenza eucaristica umile e nascosta, come se Io non ci fossi, come se non Mi curassi di voi, come se non Mi donassi continuamente a voi, come se non fosse vera la mia parola: "Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue". (Mc. 14 - 21, 24)

I peccati non si commettono solo con gli atti, ma anche con certi atteggiamenti, con certi stati d'animo e con certe mentalità sempre rivolte altrove.
Dovete allargare la preoccupazione morale alle vostre attività interiori; se volete camminare con Me, dovete dirigere il vostro pensiero costantemente verso di Me, sentendo Me come la persona più interessante.
Molti passano davanti a Me presente nel Santo Sacramento e neanche si accorgono ch'Io sono lì: non un cenno di saluto, non un pensiero, non uno sguardo. Per loro Io sono l'"estraneo".
Vorrei dare a loro i miei doni, ma non posso, perché non Mi vogliono.
Ecco che cosa ottiene l'indifferenza: il vuoto, l'abbandono.

"Ma senza di me non potete fare nulla" (Gv.15 - 5) Altri mi vengono a ricevere nella Comunione, ma perché lo fanno?
Per abitudine, per convenienza, perché i genitori li mandano, perché gli altri vedono...
Non pensano a Me, non cercano il mio amore, non Mi danno il loro amore, non Mi donano se stessi, così, come sono...
Ma non mi dicono neanche grazie.
Non riescono neanche a dire una volta sola: "Gesù, ti Amo". Se lo dicessero, già ne gioirei, mi consolerebbero dei loro errori e Io li contraccambierei, come solo Io so contraccambiare.

Ma l'apatia li distrae, li porta altrove, per le strade del mondo, nella confusione dei loro interessi, nel cuore di certe persone, ed Io resto l'emarginato. Ed essi restano i figli ignari delle gioie che provano solo coloro che amano vivere nella casa del Padre e udire la voce dell'Amico eterno, adorandolo con l'umiltà degli angeli del cielo.
Mi ricevono nella Santa Comunione senza un sospiro d'amore, senza una parola di ringraziamento, senza pensare un attimo a Me, assetato del loro amore.

A volte vengono a Me con l'anima imbrattata di peccato. E poi credono di essere da Me capiti e perdonati! No! Perdono il ladrone, perdono la mia Maddalena, ma non perdono Giuda.
Almeno tu consolami dell'indifferenza orgogliosa di tanti, avvicinando il tuo cuore al mio. Donami il tuo cuore.
Parla con l'Eucaristia come con il più dolce Amico. L'Ostia ti ascolta. Credi che l'Ostia ti ascolta, e vede la tua volontà di esser fedele e di appartenermi sempre. L'Ostia ti esaudisce, perché sono Io. La mia gioia sta nell'esaudire chi Mi chiama.

"Se credi, vedrai la gloria di Dio" . (Gv. 11- 40)

4. L'UMILTÀ

A - "Dopo un'assolata giornata trascorsa all'ombra di un arbusto nel deserto, dopo una notte insonne, la cerva si muove per rintracciare un corso d'acqua che la ristori dall'arsura.
Ma i raggi infiammati del sole lo hanno prosciugato. Allora anela, geme, si strugge dal desiderio in un lamento sconsolato. "
Io sono, o mio Signore, come l'infelice cerva e "come terra deserta, arida, senz'acqua" (Sal. 62 - 2), mi rivolgo a Te, mio Dio, perché mi dia l'acqua del tuo amore, della tua parola che toglie l'arsura dell'anima mia.
Tu sei il buon Pastore che fai riposare su pascoli erbosi e conduci ad acque tranquille.
Ti sei fatto mio cibo e mia bevanda con il Sacramento del tuo corpo e del tuo sangue.
L'anima mia anela a te, mio Pastore. Il tuo amore mi protegge. Il tuo corpo e il tuo sangue sono il mio cibo, e io vivo nella pace tua.
Mio Signore, mio Gesù.
È bello stare con Te nascosto nell'Ostia immacolata e ricevere da Te la forza necessaria a camminare sempre con Te.

Di questa possibilità che mi dai con la tua grazia, ti sono grato dal più profondo dell'anima, e vorrei ringraziarti senza pausa, giorno e notte.
Grazie, o mio Bene. Grazie, o mio Signore.
Ho però una paura nell'anima e te la voglio confidare. È la paura del peccato. Se io ritornassi ad offenderti, dimenticando che Tu sei il mio Bene, che sarebbe di me? "

R - "La paura del peccato è un mio dono. Conservalo, ma senza affanno, senza agitazione. L'affanno non viene da me. Chi si agita spreca. Da Me viene la gioia della vita divina che ti comunico.
Vivi in questa gioia e la paura di perdermi si trasformerà in desiderio di possedermi. Questo desiderio deve essere il sole della tua giornata, la forza della tua volontà, l'entusiasmo capace di sprigionare sante energie da tutto il tuo essere."

A - "Ma io conosco i miei limiti, la mia fragilità, le mie debolezze, i miei peccati, i miei difetti e so quanto sono lontano dai traguardi che mi proponi. "

R - "Anch'Io so tutto di te. Eppure ho voluto attirarti a Me, dandoti il desiderio di venire a trovarmi, di tacere per ascoltarmi, di metterti in sintonia con Me.

Fai bene a riconoscere i tuoi limiti e i tuoi difetti: è segno di umiltà.

Riconoscili ogni giorno umiliandoti per quello che sei. I tuoi peccati? Ad ogni assoluzione del sacerdote li cancello e li cancello ogni volta che me ne chiedi perdono. Donali a Me perché Io li distrugga nel fuoco del mio amore. Il loro ricordo non ti avvilisca, ma ti serva a passare in mezzo ai tuoi fratelli senza calpestarli in niente. Potrebbero anche essere migliori di te, senza sembrare di esserlo. Potrebbero avere pregi e virtù che tu non hai, senza aver avuto i tuoi doni. Ma Io ti chiudo nel mio Cuore, come sempre, perché ti ho acquistato a prezzo del mio Sangue, sangue di Dio.

Non credere di aver raggiunto la perfezione; piuttosto non stancarti di cercarla, ricordando che: "Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi" (Mt. 19 - 30)
Ma non temere, perché per non condannarti, mi sono lasciato condannare al tuo posto."

L'odio al peccato

"Rimani in Me e Io ti insegnerò quanto orribile sia il peccato dal quale nulla all'infuori di Me ti può liberare. Sono Io colui che ha il potere di rimettere i peccati, ma sono anche colui che ti può donare la forza per vincerli. Chiedimi questa forza incessantemente, chiedimela quando vieni a me con la santa Comunione. Chiedimi, anzi, l'odio al peccato. Non temerlo soltanto, ma odialo perché è il tuo peggiore nemico. Odia il peccato per riuscire ad amare Me. Se vuoi la luce devi odiare le tenebre, se vuoi il bene devi odiare il male, se vuoi la salvezza devi odiare la perdizione. Satana è sempre in agguato per perderti.

Se i tuoi limiti sono grandi, sia grande anche la tua capacità di riconoscerti peccatore, perché Io non posso rimettere i peccati se non li riconoscete. E questo tuo riconoscimento sia pronto, perché possa essere pronto il mio perdono che ripara...

Ripara anche tu però, ripara le offese che mi recano tanti sacrilegi, che profanano il mio corpo e il mio sangue nel sacramento eucaristico.

Perdonare è la mia gioia, ma ricorda che ogni tua libertà contro il mio amore mi crocifigge. Bisogna che il tuo cuore umilmente si apra al mio amore. Bisogna che il tuo spirito si apra umilmente alla mia luce, ricordando che: "[…] chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato" (Lc 18 -14).
Impegnati in questo..."

A - "A volte mi sforzo, a volte mi stanco, a volte la vita mi distoglie... "

R - "Io sono sempre pronto ad assecondare i tuoi sforzi e a renderli fruttuosi, ma tu annienta l'orgoglio che impedisce o ritarda il pentimento, e impedisce a Me di intercedere davanti al Padre.
Le tue vicende umane, gli elementi umani, non ti impediscano di essere con Me. Accogli Me e gli altri, ma utilizza tutto per giungere a Me e per portare tutti a Me, specialmente per mezzo del Sacramento Eucaristico.

Il lavoro, la famiglia, gli impegni della tua condizione, le tue aspirazioni, le persone che ami, i tuoi progetti, non li abbandonare, no, ma vivi ogni situazione insieme con Me. Non ti servirebbe a niente voler fare da solo, nè vegliare da solo su te stesso. Sarebbe solo orgoglio. Vivi, lavora, spera, ama con Me che ti aspetto sempre nella Santa Eucaristia.

Come un tempo ho vissuto mediante elementi umani senza mutarli, ma rispettandoli per tutto ricondurre alla vostra salvezza, anche oggi agisco in voi mediante gli elementi umani che mi portate, per tutto ricondurre alla vostra felicità.
Ho mutato il pane e il vino nel mio corpo e nel mio sangue per donarmi a voi, per lavorare con Voi.
Se faremo insieme questo lavoro, il risultato sarà sicuro."

L'ostacolo dei tumulti della vita

"Perché possiamo lavorare insieme occorre però che nelle vostre anime vengano annientati i tumulti che il mondo vi insinua: gelosia e invidia da cui provengono amarezze e giudizi errati sulle persone; inquietudini alimentate dal poco amore verso il prossimo; tumulto di affezioni esclusive che vi distolgono dal dovere della carità verso quanti hanno bisogno della vostra comprensione; tumulto di attaccamento a certe forme di divertimento contrarie allo spirito cristiano.
Se amate Me nella Eucaristia, dovete essere un cuore solo e un'anima sola nella testimonianza, nella preghiera, nella mortificazione...

Tutti uniti per il mio Regno Eucaristico in tutti i cuori. Ma sono troppi quelli che non mi ascoltano, che non mi vogliono.

"La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce […] Chiunque fa il male odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere" (Gv. 3 -19, 20)

Quanti tumulti di passioni non combattute, di pensieri lontani dalla mia chiamata, di desideri estranei e contrari alla mia predilezione! È il vostro orgoglio che genera questi tumulti i quali soffocano lo spirito di fede e l'amore che Io vi chiedo.

Sono questi tumulti i sentieri tortuosi che vi conducono a peccare, dopo avervi fatto vivere riserve inconfessate di egoismo che paralizzano la mia amorevole azione dentro di voi. Quanti rancori, invidie, gelosie turbano i vostri giorni e tengono il vostro cuore lontano da me.

Sono nascosto nell'Eucaristia per insegnarvi come si conquista la serenità e la pace dell'anima.
A volte vi lamentate e mi accusate di lasciarvi soli, di non venire in vostro soccorso, e pensate che Io mi sia dimenticato di voi ... Ma voi con quale prontezza ricorrete a Me, con quale fedeltà ascoltate quello che lo Spirito dice al vostro cuore? Non c'è bisogno che mi sentiate sempre vicino, basta che gli occhi della vostra anima non si distolgano da Me, perché Io ci sono, sempre; basta che il vostro cuore batta all'unisono con il mio che palpita per voi nel Santo Sacramento."

A - "So che Dio ama gli umili e resiste ai superbi, ma quanto è difficile capire e vivere di umiltà."

R - "Ricordate che il primo peccato fu di disubbidienza perché la superbia aveva accecato i vostri progenitori. Per superbia essi disubbidirono ed è rimasto in voi il pungolo della ribellione.
Ecco cos'è la superbia: disubbidienza e ribellione a Dio, non più amato come padre, ma considerato padrone; così avete la giustizia del padrone e rifiutate la misericordia del Padre.

L'umiltà è la virtù che vi fa amare da Dio, perché vi mette al vostro giusto posto, quello di creature, e vi fa riconoscere che solo Dio è perfettissimo ed è il solo che può purificare la vostra anima da ogni miseria.
E se siete umili, Dio vi purifica, vi santifica, vi salva. La verità è che voi siete così orgogliosamente attaccati alle cose che fanno ala intorno a voi, siete così sedotti dalla loro bellezza, dalla loro utilità e dal piacere che vi danno. Siete così attaccati al vostro stesso corpo - che prima vi fa inorgoglire e poi vi fa rammaricare - che, invece di vedere in tutto degli strumenti di un bene superiore ed eterno, considerate tutto ciò che avete e ciò che siete, come beni assoluti, bastevoli a voi stessi, e dimenticate Dio che è l'unico vero Bene.

E quel che è peggio è che voi temete che le cose viste e usate come strumenti di perfezione, perdano la loro attrattiva, la loro bellezza, la loro utilità.
Parlo della Chiesa, delle funzioni religiose, della Santa Messa, delle adorazioni eucaristiche, del Santo Rosario. No, perderanno niente. Anzi, acquisteranno la loro verità, che è quella di venire da Dio e di servire per giungere a Dio, servire per elevare, per purificare, per nobilitare voi stessi.

domenica 6 febbraio 2011


Colloqui eucaristici -2 parte-
2. INTIMITÀ E PERFEZIONE


A - "O Gesù, mio Bene e mia fiducia, realmente presente nella Santissima Eucaristia, come un giorno fosti sulla terra e ora sei nel cielo, io Ti adoro nell'intimità dell'amore che ci doni nascondendoti sotto le specie eucaristiche.

Abbandono la mia anima nella tua Anima, il mio cuore nel tuo Cuore, mentre cerco da Te la luce di cui la mia mente ha bisogno per poter comprendere meglio i Tuoi insegnamenti e le Tue richieste.

Perché questo io voglio, o mio Bene amatissimo: conoscere ciò che vuoi da me e uniformarmi alla tua volontà in tutto, perché Tu che mi hai creato e che mi hai redento puoi volere solo ciò che per me è bene e mi conduce a salvezza.
Purtroppo non ho avuto sempre questi sentimenti e ancora oggi spesso il mio egoismo si impone; spesso il mio capriccio prende il sopravvento e mi allontana da Te; le preoccupazioni, le contrarietà, le seduzioni della vita offuscano il pensiero di Te e mi distolgono dall'amarti.
Che devo fare, o Signore?"



- "In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui" . (Gv. 14 - 21)

Con lo sforzo della tua volontà acquista la capacità di ascoltarmi, di lasciarmi vivere, di lasciarmi trasparire in te. Mi scoprirai in te e anche gli altri Mi scopriranno dal tuo modo di essere e di agire.

Se cambi il modello però, non Mi lasci vivere in te, e non Mi scoprirai più.
Oggi si va facendo strada la teoria di chi dice che Io non sono un modello da imitare.
Poveri dementi! L'orgoglio ha fatto velo alla loro intelligenza. Sono i sapienti che non avranno mai la mia rivelazione.
Perché sostituire a Dio cose e persone che non ti daranno mai ciò che solo Dio può darti?
Non seguirli, sono falsi profeti, e non potrei manifestarmi a te.
Nei momenti di smarrimento, di debolezza, di confusione ricorda quanto ti ho chiesto mendicando la tua buona volontà e la tua fiducia: sforzati di assomigliarmi, osservando i miei comandamenti."



A - "Ci penso, o mio Signore, ma mi sembra un traguardo tanto alto e tanto difficile. E poi come si fa? Come posso fare?"



- "Quando Israele era un giovanetto, Io l'ho amato e dall'Egitto richiamai il mio figlio. Ma più li chiamavo e più si allontanavano da Me. Li avevo presi sulle mie braccia, ma non compresero che ero Io ad aver cura di loro. Li attraevo con vincoli d'amore, ma rifiutavano di convertirsi." (cfr. Os. 2 - I, 9)

Non fare anche tu così. Pensa che convertirsi significa voltarsi verso Me e rimanere così per sempre con una volontà granitica, capace di resistere ad ogni condizionamento. Se tu Mi adori nell'Ostia perché Mi credi presente in essa, ma non ti volti verso di Me per abbandonare ciò che a Me è contrario, per prendere coscienza dei miei doni, accettarli e farli vivere dentro di te, ci sarà ben poco in comune tra Me e te.
Non Mi assomiglierai mai.
La somiglianza si realizza su qualche cosa che diventa caratteristica comune. Se c'è niente di comune, non c'è somiglianza.
Che cosa di comune, allora?
Innanzi tutto l'apprezzamento dello stato di grazia.


Lo stato di grazia è la mia vita divina nella tua anima, che la fa vivere di me e per me, è l'elemento che ci mette in comunione, comunione reale: psicologica e ontologica.

Lo stato di grazia è l'elemento che ci mette in intimità, per cui Io abito dentro di te, posso comunicarti le mie gioie e i miei dolori che ho avuto nella vita terrena, e che tutt'ora mi vengono procurati dal mondo, e posso illuminare la tua mente con i miei insegnamenti, e riscaldare il tuo cuore con l'effusione dell'amore singolare che nutro per te.
"Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita". (Gv. 8 -12)

Sono la luce di tutte le età, di tutte le nazioni: luce intellettuale, luce dei cuori, luce della vera scienza, della storia. Sono la luce della tua vita. Non spegnerla per non perdermi.
Per la vita di grazia sei nella mia luce e sei parte di Me. Allora ti prendo sulle mie braccia e ti porto avanti, Io, il tuo Dio, il tuo vero Amico, sui sentieri della intimità che ci deve legare per sempre. Devi abbandonarti in Me per raggiungere questa intimità.
Allora il nostro incontrarci nel Sacramento Eucaristico, il nostro stare insieme, è un fatto reale, concreto, e la nostra intimità non è più uno stato superficiale, passeggero.
Ma credimi presente nell'Eucaristia con una presenza reale, sostanziale, fisica, per essere nutrimento, forza, conforto della tua anima.


Diventa una costante comunione di intenti per l'osservanza dei comandamenti, espressione della volontà del Padre; una comunione di intenti per l'affermazione del mio Regno, per il quale sono venuto al mondo, per il quale ti chiedo di lavorare, affinché questo mio Regno, come è in cielo, così venga in tutti i cuori.

È allora che Io e il Padre verremo a te e faremo la nostra dimora presso di te.
"E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio" (Gv. 14 -13)

Un giorno Io ho fatto questo discorso:
"Siate perfetti come è perfetto il Padre Vostro che è nei cieli […], il quale fa sorgere il suo sole sui giusti e sugli ingiusti, manda la sua pioggia sui buoni e sui cattivi" (Mt. 6 - 48, 45)

Ecco il termine ultimo, il criterio sovrano proposto alla tua volontà: la stessa perfezione del Padre.
Ecco il modello: la carità, l'amore per i fratelli, l'amore per i nemici, la comprensione, il perdono, la preghiera per tutti.

Ma Io, il Figlio, sono consustanziale al Padre, e allora puoi comprendere la mia funzione verso di voi, poveri uomini, che stentate tanto a capire qualcosa di Me. Incarnandomi Io non ho fatto altro che tradurre in chiave umana la perfezione di Dio, perché voi poteste capirla vedendola in un uomo come voi.
Così sono il modello che dovete imitare entrando nella mia intimità. Ma sono unito al Padre e allo Spirito Santo, e questo vuol dire che il modello è la Trinità Divina, ossia Dio in se stesso e per se stesso, nella sua stessa vita intima, dove una è la sostanza trina nelle persone.

E perché voi poteste essere capaci di imitare questo modello, Io vostro Salvatore, vi ho assimilati a Dio, facendovi miei fratelli e suoi figli adottivi, e per Me vi è stata data la grazia, la mia vita dentro di voi, che vi santifica, e la verità di cui lo ho completato la rivelazione. Solo l'amore mi ha mosso a questo. E quanto amore! Posso ora chiederti di rimanere nella mia intimità?
Poteva bastare la parola di Dio perché l'idea del modello divino fosse presente in mezzo a voi. Invece l'infinita misericordia divina ha voluto che il modello si facesse uomo e vi insegnasse passo passo a vivere secondo Dio, ad essere perfetti, ammettendovi nella sua intimità attraverso la Santissima Eucaristia.

Credetemi: "Io sono nel Padre e il Padre è in Me (... )" (Gv. 14-11,13)
Capisci adesso uno dei significati profondi della mia incarnazione?
Le cose buone che avete intorno, le persone buone che conoscete vi stimolano al bene, ma sono solo avanguardia del modello di Dio, non possono essere il vostro Modello ultimo di perfezione, al quale va riservata la vostra migliore intimità."



A - "In verità, se Ti imitassimo come nostro modello, tutta la nostra vita cambierebbe."



R - "Infatti, se il modello è Dio, nasce una tale colleganza tra il vostro contegno morale e il contegno divino che, se non tendete alla perfezione con tutta la forza della vostra volontà, andate fuori strada.

E fuori strada vanno tutte le famiglie nelle quali non portate questo modello e i fanciulli non sono più miei... e si perdono.
"Rimanete in Me e Io in voi […] Chi rimane in Me e Io in lui fa molto frutto" (Gv. 15 - 3, 5)

Ecco perché Io vi cerco senza sosta, come ho cercato te in un crocevia della tua vita per comunicarti la mia intimità, mentre altri potevano allontanarti da Me e tu stesso in qualche momento avresti preferito evitarmi... Ora, rimani nella mia intimità! Combatti le tue passioni e i tuoi difetti! La mia gioia sta nel soccorrervi! Attendo ogni anima per affidarle i segreti del mio Cuore e i compiti della missione più urgente e più difficile del tempo presente: la difesa e la promozione del culto Eucaristico che altri vorrebbero annientare negando che l'Ostia Santa sono Io in corpo, sangue, anima e divinità.

Non capiscono e quindi non amano il mistero del mio corpo glorioso che si fa carne e sangue, del mio corpo fisicamente presente nella Santa Eucaristia, come lo fu, dopo la mia risurrezione, fra i miei apostoli che mi toccarono e mi videro mangiare con loro il pane e il pesce che mi offrivano.

Eppure anche allora il mio corpo risuscitato era glorioso. Non sono Io, Dio onnipotente? Dov'è il problema allora? Dov'è la fede dei miei più cari, più fidi, dei miei consacrati che rifiutano il mistero eucaristico?

Vogliono sindacare il mio Vangelo e stravolgere la verità, ma "Ogni pianta che non è stata piantata dal Padre celeste sarà sradicata': (Mt. 15 -13)
Per compiere questa missione è indispensabile ricercare la perfezione cristiana accumulando nella vostra vita quelle virtù che fanno cristiana la famiglia e la società e delle quali vi è stato dato il modello. A cominciare dalla fede nella mia parola.

"Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". (Gv. 6 - 51) È questo il Sacramento che vi renderà capaci di ogni conquista spirituale.
Vi ho detto: "Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt. 5 - 48) al quale dovete assomigliare.

Orbene, guardate come si comporta il Padre: gli uomini gli tolgono l'onore e la gloria cui ha diritto ed egli dà a tutti il suo sole e la sua pioggia. Egli non si impoverisce dando a chi lo deruba.
Siete voi che vi impoverite gonfiando i vostri egoismi. E vi impoverite ancora di più quando per un torto ricevuto vi inasprite e rompete i ponti con i vostri fratelli. Invece di imitare la generosità del Padre, date fiato al vostro orgoglio e aumentate la vostra miseria.
Il vostro orgoglio vi impedisce di imitare il mio nascondimento e la mia generosità nell'Eucaristia.
Perché non vincete il male col bene?

Perché voi avete scelto a modello il mondo, che è posto nel Maligno, e pur dicendo di volermi seguire, seguite lui e abbandonate Me. Spesso dite che Io sono il Maestro, ma avete già la risposta nel Vangelo: "Voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene, perché lo sono". (Gv. 13-13)
Ma, in verità, che cosa imparate da Me?
"Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro […]" (Le 16 -13)
Imparare e imitare è già servire. Il Padre ed Io siamo un unico modello, ed egli mi ha mandato perché, incarnandomi, lo rendessi evidente ai vostri occhi. Ma chi di voi si sforza di imitarlo?

"Io e il Padre siamo una cosa sola" […] "Il Padre è in me e Io nel Padre". (Gv.10 - 30, 38)

Nell'Eucaristia trovate Me, il Padre e il Santo Spirito. Il mio amore nell'Eucaristia è un fuoco ardente, ma chi di voi si lascia incendiare da questo amore per me e per i fratelli?

Vi ho insegnato il perdono e la compassione, ma chi di voi perdona veramente?

I più dicono: "Perdono ma non dimentico". Così rimane nel cuore il tarlo del rancore che, alla prima occasione, spinge al rifiuto così da poter assaporare una qualche vendetta. A Pietro che mi chiedeva quante volte doveva perdonare ho risposto: "Non sette volte, ma settanta volte sette". (Mt. 18 - 21, 22)
Mi vendico Io? Ho perdonato al buon ladrone e gli ho aperto subito il Paradiso. Ho perdonato alla Maddalena e l'ho condotta alla santità.
Ho perdonato a Pietro e gli ho confermato il primato nella mia Chiesa.
Posso propormi come modello?

Ecco le mie vendette. E con voi come Mi comporto? Vi perdono, vi perdono, vi perdono, purché Me lo chiediate umilmente, riconoscendo i vostri torti; e vi riconfermo la mia amicizia.
Ho istituito il sacramento della Penitenza per darvi la certezza del perdono. Ma chi va a confessarsi prima di ricevermi nella Eucaristia?
Quanto amaro, quanto fiele quando sono ricevuto da un'anima non pura! Vorrei tanto che meditassero e capissero quanto dolore mi danno. Mi fanno piangere di ribrezzo, ma purché imparino ad amarmi, accetto anche questo.

E voi accettate la testimonianza di Giovanni, il quale mi riconobbe: “Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo […] E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio'” (Gv. 1- 29, 34)



- "Mio Signore quanto siamo lontani dal comprendere il tuo Amore! Ecco perché non sappiamo vivere"



R - "In verità, in verità vi dico: Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e Io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv. 6 - 53)

"Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me e io in lui". (Gv. 6 - 56)
Credete a queste mie parole e allora sarà facile obbedire al mio comandamento d'amore e vivere nella mia intimità.
Io mi sono fatto uomo e sono morto per portarvi perdono e amore. Io sono la misericordia e l'amore. Perché non Mi imitate?
Quando vi ho detto che dovete perdonare, non vi ho imposto un dovere, vi ho offerto una gioia: una partecipazione al mio amore.

Sono passato nel mondo facendo del bene. Ho recato pace, ordine, bontà, ho guarito i malati chiedendo loro una cosa sola: di non peccare più. Perché il peccato è la causa di ogni male e il peggiore dei mali. Era ancora una richiesta in loro favore.
Perché non mi chiedete l'odio al peccato che è il vostro vero nemico?
Vi ho insegnato ad essere miti e umili di cuore, vi ho proposto i miei mezzi per redimervi e per redimere i peccatori: preghiera, sofferenza, amore. Perché non mi imitate per assomigliarmi?

Ho prediletto i puri e sono stato definito "l'Agnello che si pasce tra i gigli". Mi sono nascosto nell'Ostia candida e la mia Chiesa mi circonda di candidi lini, perché tutto vi parli di purezza e ve la insinui nell'animo come una energia spirituale che vi può consentire di camminare in mezzo al fango del vostro povero mondo senza sporcarvi.
La purezza ha questa forza: vi avvicina all'Agnello che ha sparso il suo sangue per voi perché renda più abbondante la sua vita divina dentro di voi. E vi ami come ha amato l'Apostolo Giovanni, e continui a donarsi nell'Eucaristia perché siate i portatori del Paradiso nelle vostre famiglie.

Quanti genitori parlano di Me Eucaristia ai propri figli?
Nella piccola Ostia dove sembro inattivo, agisco con la mia immolazione di Agnello senza macchia alla volontà del Padre, agisco impercettibilmente, ma efficacemente sulle anime che vengono a Me e a Me si abbandonano per avere ogni giorno un supplemento di grazia, di forza, di determinazione... per fuggire il peccato ed ogni occasione di peccato.



A - "Come chiederti l'aiuto di cui abbiamo tanto bisogno? "



- "Chiedetemi aiuto ricevendomi con amore nella Santissima Eucaristia. Non sono lì per questo? Chiedetemi aiuto venendo a Me nascosto, ma vivo e vero nel Santo Tabernacolo.

Io vi aspetto sempre.

Chiedetemi aiuto con la preghiera: una preghiera costante, fiduciosa, intimamente sentita. È questa preghiera che mette ordine nella vostra psicologia sconvolta e offuscata dalle tentazioni; è questa preghiera che dà pace e calma al vostro cuore in tumulto per i mille sentimenti che vi fanno smarrire la strada vera, la quale, anche se è irta di difficoltà, è l'unica che conduce alla gioia dell'anima.

Mi sono nascosto nell'Eucaristia per poter stare in mezzo a voi senza mettervi timore. E ne avete così poco di timore che quasi non mi curate. Eppure sono in mezzo a voi come ero in mezzo ai dodici. Con una sola differenza: che loro mi vedevano con gli occhi e mi sentivano con le orecchie; voi mi vedete con la fede e mi sentite con l'anima alla quale Io parlo incessantemente per introdurvi nella mia intimità.

Che cosa vuol dire stare qui da solo nel tabernacolo in questa chiesa costruita in mezzo alle vostre case? Se non ci fossi Io, non ci sarebbe unione tra voi, non ci sarebbe intimità tra voi, non ci sarebbe pace nelle vostre famiglie. E quando non ci sono Io, è la discordia e la divisione, perché è l'orgoglio che vi fa nemici e vi divide.

Il mio stare qui vuol dire che Io vi aspetto perché veniate a prendermi nella santa Comunione e mi portiate con voi, nelle vostre case, sul lavoro, nelle scuole, negli uffici, ovunque. Ma venite a trovarmi anche quando non c'è la Santa Messa. Non lasciatemi sempre solo. Io vi aspetto perché mi portiate con voi. Camminando insieme possiamo dirci tante cose, farci tante confidenze, dirci tutti i nostri problemi...