mercoledì 22 settembre 2010

Padre Pio e l'Angelo Custode


Gesù ha detto che dovremmo comportarci con Lui come bambini, di usare un semplice linguaggio, non sermoni senza cuore e neanche parole inutili, ma il cuore, la fiducia.
Di seguito è riportato lo stralcio di una estasi avuta da Padre Pio nel convento di Venafro il 29 novembre 1911, nel quale il Santo parla con il suo Angelo Custode:«„, Angelo di Dio, Angelo mio... non sei tu a mia custodia?... Dio ti ha dato a me! Sei creatura?... o sei creatura o sei creatore... Sei creatore? No. Dunque sei creatura ed hai una legge e devi ubbidire... Devi stare accanto a me, o lo vuoi o non lo vuoi... per forza...E si mette a ridere... che c'è da ridere? ... Dimmi una cosa... me lo devi dire... chi era ieri mattina qui presente?... e si mette a ridere... me lo devi dire... chi era?... o il Lettore o il Guardiano... ebbene dimmelo... era forse il loro segretariuccio?... ebbene rispondi... se non rispondi, io dirò che era uno di quegli altri quattro... E si mette a ridere... un Angelo si mette a ridere!... dimmelo dunque... non ti lascerò, finché non me l’avrai detto...Se no, lo domando a Gesú... e poi te lo senti!... Tanto non lo domando a quella Mammina, a quella Signora... che mi guarda torva... sta lí a far la contegnosa!... Gesú, non è vero che la Madre tua è contegnosa?... E si mette a ridere!...Dunque, signorino (il suo angelo custode), dimmi chi era... E non risponde ... sta lí... come un pezzo fatto apposta... Lo voglio sapere... una cosa ho domandato a Te e sono qui da tanto tempo... Gesú, dimmelo Tu...E ci voleva tanto a dirlo, signorino!... m'hai fatto ciarlar tanto!... sí sí il Lettore, il Lettorino!... ebbene Angelo mio, lo salverai dalla guerra che gli prepara quel birbaccione? lo salverai? ... Gesú, dimmi, e perché permetterlo? ... non me lo vuoi dire?... me lo dirai... se non apparisci piú, bene... ma se verrai, ti dovrò stancare... E quella Mammina... sempre con 1a coda dell'occhio... ti voglio guardare in faccia... mi devi guardar bene... E si mette a ridere... e mi volta 1e spalle... sí sí ridi... Io so che mi vuoi bene... ma mi devi guardar chiaro.Gesú, perché non glielo dici alla Mamma tua?... ma dimmi, sei Gesú?... di' Gesú!... Bene! se sei Gesú, perché 1a tua Mammina mi guarda in quel modo?... Io voglio sapere!...Gesú, quando vieni un'altra volta, ti devo domandare certe cose... tu le sai... ma per ora te le voglio accennare... Che erano stamane quelle fiamme al cuore?... se non era Rogerio (P. Rogerio era un frate che si trovava a quel tempo nel convento di Venafro) che mi strinse forte... poi anche il Lettore... il cuore voleva fuggire... che era?... forse voleva andare a passeggio?... un'altra cosa... E quella sete?... Dio mio... che era? Stanotte, quando s'andarono il Guardiano ed il Lettore, bevvi tutta la bottiglia e la sete non si estinse... mi dovorava... e mi straziò fino alla Comunione... che era?... Senti Mammina, non importa che mi guardi cosí .. io ti voglio bene piú di tutte le creature della terra e del cielo... dopo Gesú, s'intende... ma ti voglio bene. Gesú, questa sera verrà quel birbaccione?... Ebbene aiuta quei due che m'assistono, proteggili, difendili... lo so, ci sei Tu... ma... Angelo mio, sta' con me! Gesú un'ultima cosa... fatti baciare... Bene!... che dolcezza in queste piaghe!... Sanguinano... ma questo Sangue è dolce, è dolce... Gesú, dolcezza... Ostia Santa... Amore, Amor che mi sostiene, Amore, a rivederci!... ».


Sul silenzio

di Madre Teresa di Calcutta

Tratto da:

Madre Teresa - Nel cuore del MondoPensieri - Racconti - Preghiere

Rizzoli editore (traduzione di Adriana Dell’Orto)***


- SUL SILENZIO:


L’ieri se n’è andato.

Il domani non è ancora arrivato.

Abbiamo soltanto l’oggi, cominciamo.


Nel silenzio del cuore Dio parla.

Se ti porrai di fronte a Dio nella preghiera e nel silenzio, Dio ti parlerà. Allora saprai di essere una nullità. È solo quando ti rendi conto della tua nullità, della tua vacuità, che Dio può colmarti di Sé.


Le anime oranti sono anime diprofondo silenzio.

C’è un santissimo sacerdote, che è anche uno dei più illustri teologi esistenti in India attualmente. Lo conosco molto bene, e gli ho detto:“Padre, lei parla tutto il giorno di Dio. Quanto dev’essere vicino a Dio!”. E sapete che cosa mi ha detto? Ha detto: “Può darsi che io parli molto di Dio, ma è possibile che parli pochissimo con Dio”. E poi mi ha spiegato: “Posso snocciolare una quantità di parole e anche dire molte cose buone, ma nel mio intimo non ho il tempo di ascoltare. Perché nel silenzio del cuore, Dio parla”.


Non possiamo porci direttamente alla presenza di Dio se non pratichiamo il silenzio interiore ed esteriore. Nel silenzio troveremo nuova energia e vera unità. Il silenzio ci donauna nuova prospettiva su ogni cosa. La cosa essenziale non è ciò che diciamo ma ciò che Dio dice a noi eattraverso di noi. In quel silenzio, Egli ci ascolterà; là Egli parlerà alla no¬stra anima, e là noi udremo la Sua voce.


Ascoltate in silenzio, perché se il vostro cuore è colmo di altre cose non potrete udire la voce di Dio. Ma quando avrete ascoltato la vocedi Dio nella quiete del vostro cuore, allora il vostro cuore sarà colmato da Dio.


I contemplativi e gli asceti di tutti i tempi e di tutte le religioni hanno cercato Dio nel silenzio e nella solitudine del deserto, della foresta e delle montagne. Gesù stesso ha trascorso quaranta giorni neldeserto e sulle montagne, comunicando per lunghe ore col Padre nelsilenzio della notte.Anche noi siamo chiamati a ritirarci a certi intervalli in un silenzio più profondo e nell’isolamento con Dio, tutti assieme come comunità oltre che in forma individuale. Per essere soli con lui, non con i nostri libri, i nostri pensieri e ricordi, ma completamente spogliatidi tutto, per dimorare amorosamente alla Sua presenza, silenziosi,svuotati, speranzosi e immobili. Non possiamo trovare Dio nelfrastuono o nell’agitazione.


Nella natura troviamo il silenzio: gli alberi, i fiori e l’erbacrescono in silenzio.

Le stelle, la luna e il sole si muovono in silenzio.


Il silenzio del cuore è necessario per poter udire Dio ovunque: in unaporta che si chiude, nella persona che ha bisogno di noi, nel cantode¬gli uccelli, nei fiori, negli animali.


Per rendere possibile il vero silenzio interiore, praticate:


- il silenzio degli occhi, ricercando sempre la bellezza e la bontà diDio ovunque, chiudendoli sui difetti del prossimo e su tutto ciò che èpeccaminoso e crea turbamento all’anima;


- il silenzio dell’orecchio, prestando sempre ascolto alla voce di Dioe alle invocazioni dei poveri e dei bisognosi, chiudendolo a tutte lealtre voci che provengono dalla fallace natura umana, quali ilpettegolezzo, la maldicenza e le parole prive di carità;


- il silenzio della lingua, lodando Dio e pronunciando il vivificanteVerbo di Dio che è la Verità, che illumina e ispira, che arreca pace,speranza e gioia, e astenendovi dall’autodifesa e da ogni parola checausi oscurità, scompiglio, dolore e morte;


il silenzio della mente,schiudendola alla Verità e alla conoscenza di Dio nella preghiera e nella contemplazione, al pari di Maria che in cuor suo meditava sui prodigi del Signore, e chiudendola a tutte le menzogne, alle distrazioni, a tutti i pensieri distruttivi, ai giudizi severi, aifalsi sospetti sul prossimo, ai pensieri vendicativi e ai desideri;


il silenzio del cuore, amando Dio col nostro cuore, con l’anima, la mentee tutte le forze, amandoci a vicenda come Dio ci ama, e sfuggendo aogni forma di egoismo, odio, invidia, gelosia e cupidigia.

sabato 18 settembre 2010

LA DEVOZIONE ALLE SANTE PIAGHE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO -

prima parte.

Premessa

Il nostro intento con questa pubblicazione è aiutare le anime a comprendere l'infinito amore del Sacro Cuore e gli infiniti meriti che ci derivano dalle sue Sante Pia­ghe.

Il Sacro Cuore ha privilegiato l'umile "giardino" di S. Francesco di Sales e dopo aver rivelato a S. Marghe­rita Maria Alacoque "Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini" si è manifestato a Suor Maria Marta Chambon dicendo "ti ho scelta per diffondere la devo­zione alle mie sante piaghe nei difficili tempi in cui vi­viamo”.

Un auspicio dalla lettura di queste pagine: poter pre­gare come San Bernardo "o Gesù, le tue piaghe sono i miei meriti".

SUOR MARIA MARTA CHAMBON INFANZIA E GIOVINEZZA

Francesca Chambon nacque il 6 marzo 1841 da una famiglia di contadini, poverissima e molto cristiana, nel villaggio della Croix Rouge, presso Chambery.

Nello stesso giorno ricevette il santo battesimo nel­la chiesa parrocchiale di S. Pietro di Lemenc.

Volle nostro Signore molto presto rivelarsi a que­st'anima innocente. Aveva appena 9 anni quando un venerdì santo, condotta dalla zia all'adorazione della Croce, Cristo, nostro Signore, si offerse ai suoi sguardi lacerato, insanguinato, come sul Calvario.

"Oh, in che stato era!" dirà lei più tardi.

Questa fu la prima rivelazione della passione del Salvatore, che tanto posto avrebbe tenuto nella sua esi­stenza.

Ma l'aurora della sua vita apparve soprattutto favo­rita dalle visite di Gesù Bambino. Nel giorno della sua prima Comunione, Egli venne a lei visibilmente; da al­lora, in ogni giorno delle sue Comunioni, fino alla mor­te, sarà sempre Gesù Bambino che ella vedrà nella san­ta Ostia.

Egli si fa compagno inseparabile della sua giovinezza, la segue nel lavoro della campagna, parla con lei lungo il cammino, l'accompagna alla misera casupola paterna.

"Stavamo sempre insieme ... ah, quanto ero felice! Avevo il paradiso nel cuore... " Così diceva al termine della sua vita, rievocando quei dolci e lontani ricordi.

Al tempo di questi precoci favori, Francesca non pensava di dover confidare ad altri la sua vita di famigliarità con Gesù: si accontentava di goderne da sola, credendo ingenuamente che tutti possedessero il medesimo privilegio,

Tuttavia il fervore e la purezza di questa bambina non potevano passare inosservati al degno curato della parrocchia, che le permise di accostarsi frequentemen­te alla sacra Mensa.

Fu lui che scoperse la sua vocazione religiosa e ven­ne a presentarla al nostro monastero, Francesca aveva 21 anni, quando la Visitazione di Santa Maria di Chambery le aperse le porte. Due anni dopo, nella festa di Nostra Signora degli Angeli, il 2 agosto 1864, pronunciava i santi voti e, con il nome di suor Maria Marta, prendeva posto definitivamente tra le suore di Santa Maria.

Nulla all'esterno rivelava il contatto particolare con Gesù Cristo. La bellezza della figlia del Re era vera­mente tutta interiore... Dio, che senza dubbio le riservava magnifici compensi, aveva trattato suor Maria Marta, rispetto ai doni esteriori, con evidente parsimo­nia.

Modi e linguaggio rozzi, intelligenza meno che me­diocre, che nessuna cultura, neppure sommaria, sareb­be riuscita a sviluppare (suor Maria Marta non sapeva né leggere né scrivere), sentimenti che non si sarebbero elevati se non sotto l'influsso divino, temperamento vivo e un po' tenace...

La suore sue compagne lo dichiarano sorridendo: "Oh, santa... era una vera santa... però, talvolta, quanta fatica!". La “santa” lo sapeva bene! Nella sua incantevole semplicità si lamentava con Gesù di avere tanti difetti.

I tuoi difetti - Egli rispondeva - sono la prova più grande che quello che succede in te viene da Dio! Io non te li toglierò mai: sono il velo che nasconde i miei doni. Tu hai molto desiderio di nasconderti? Io ce l'ho ancor più di te!".

Di fronte a questo ritratto se ne può collocare con piacere un secondo, con aspetti assai diversi e attraenti. Sotto l'apparenza esteriore di un blocco informe, l'os­servazione attenta delle superiore non tardò ad intuire una fisionomia morale bellissima, che si andava perfe­zionando giorno per giorno, grazie all'azione dello Spi­rito di Gesù.

Si notavano in lei dei tratti impressi con segni infal­libili che rivelano l'artista divino... e lo rivelano tanto meglio quanto più la mancanza di attrattive naturali lo ha tenuto nascosto.

Nella sua così limitata capacità di comprendere, quanti lumi celesti, quante idee profonde! In quel cuo­re incolto, che innocenza, che fede, che pietà, che umil­tà, che sete di sacrifici!

Basta per ora ricordare la testimonianza della sua superiora, madre Teresa Eugenia Revel: "L'obbedienza per lei è tutto. Il candore, la rettitu­dine, lo spirito di carità che la animano, la sua mortifi­cazione e, soprattutto, la sua umiltà sincera e profonda ci sembrano la garanzia più sicura della diretta opera di Dio su quest'anima. Quanto più riceve, tanto mag­giore è il sincero disprezzo di se stessa, abitualmente oppressa dal timore di essere nell'illusione. Docile ai consigli che le vengono dati, le parole del Sacerdote e della Superiora hanno il grande potere di donarle la pace... Quello che soprattutto ci tranquillizza è il suo amore appassionato per la vita nascosta, la sua irresi­stibile necessità di nascondersi ad ogni sguardo uma­no e il terrore che si tenga conto di ciò che avviene in lei."

I due primi anni della vita religiosa della nostra sorella trascorsero abbastanza normalmente. Al di fuori di un dono di orazione non comune, di un raccoglimen­to continuo, di una fame e sete di Dio sempre crescenti, non si avvertì in lei niente di veramente particolare, né che lasciasse prevedere cose straordinarie. Però nel set­tembre del 1866 la giovane suora cominciò ad essere favorita da frequenti visite di nostro Signore, della San­ta Vergine, della anime del Purgatorio e degli Spiriti celesti.

Gesù Crocifisso, soprattutto, le offre quasi ogni gior­no le sue divine Piaghe da contemplare, ora risplenden­ti e gloriose, ora livide e sanguinanti, chiedendole di associarsi ai dolori della santa Passione.

Le superiore, inchinandosi davanti ai segni sicuri della volontà del cielo - segni su cui non possiamo in­trattenerci in questo breve compendio - nonostante i suoi timori, si decidono, a poco a poco a far sì che ella si abbandoni alle esigenze di Gesù Crocifisso.

Tra le altre mortificazioni, Gesù richiede a suor Maria Marta persino il sacrificio del sonno, ordinandole di vegliare sola, vicino al SS. Sacramento, mentre tutto il monastero è immerso nel silenzio. Tali esigenze sono contrarie alla natura, ma forse non è questo il contrac­cambio abituale dei favori divini? Nella calma delle notti, nostro Signore si comunica alla sua serva nel modo più meraviglioso. Qualche volta, tuttavia, la lascia lottare penosamente, durante lunghe ore, contro la stan­chezza e il sonno; però, di solito si impossessa subito di lei e la rapisce in una specie di estasi. Egli le confida le sue pene e i suoi segreti di amore, la colma di delizie ... Le meraviglie di grazia per quest'anima umi­lissima, semplicissima e docile, aumentano di giorno in giorno.

TRE GIORNI DI ESTASI

Nel mese di settembre del 1867 suor Maria Marta, come le aveva predetto il divino Maestro, cadde in uno stato misterioso, a cui sarebbe difficile dare un nome.

La si vedeva distesa sul suo letto, immobile, senza parola, senza vista, non prendeva alcun nutrimento; il polso tuttavia, era regolare e il colore del volto legger­mente roseo. Questo durò tre giorni (26 - 27 - 28) in onore della SS. Trinità. Per la cara veggente furono tre giorni di eccezionali grazie.

Tutto lo splendore del cielo venne ad illuminare l'umile cella, in cui la SS. Trinità era discesa.

Dio Padre, presentandole Gesù in un' Ostia, le dis­se:

"Io ti dono Colui che tanto spesso tu mi offri", e le diede la comunione. Poi le scoprì i misteri di Betlemme e della Croce, illuminando la sua anima con vive luci sull'Incarnazione e la Redenzione.

Staccando poi da se stesso il suo Spirito, come un raggio infuocato, glielo donò affermando: "Qui c'è la luce, la sofferenza e l'amore! L'amore sarà per me, la luce per scoprire la mia volontà e infine la sofferenza per patire, momento per momento, come io voglio che tu soffra ".

L' ultimo giorno, invitandola a contemplare la Cro­ce del suo Figlio in un raggio che dal cielo si abbassava fino a lei, il Padre celeste le concesse di comprendere meglio le Piaghe di Gesù per il suo bene personale.

Nello stesso tempo, in un altro raggio che partiva dalla terra per giungere al cielo, ella vide chiaramente la sua missione e in che modo doveva far fruttificare i meriti delle Piaghe di Gesù, a vantaggio del mondo intero.

GIUDIZIO DEI SUPERIORI ECCLESIASTICI

La Superiora e la Direttrice di un'anima tanto privi­legiata non potevano assumersi da sole la responsabili­tà di un cammino così straordinario. Consultarono i Superiori ecclesiastici, in particolare il signor canonico Mercier, Vicario generale e superiore della casa, sacer­dote di saggio e pio, il rev. Padre Ambrogio, Provincia­le dei Cappuccini della Savoia, uomo di grande valore morale e dottrinale, il canonico Bouvier, chiamato “l'an­gelo delle montagne” cappellano della comunità, la cui fama di scienza e di santità varcava anche i confini del­la nostra provincia.

L'esame fu serio, minuzioso e completo. I tre esa­minatori furono d'accordo nel riconoscere che il cam­mino percorso da suor Maria Marta portava il SIGIL­LO DIVINO. Consigliarono di mettere tutto per scritto, però, pru­denti e altrettanto illuminati, giudicarono che era ne­cessario custodire questi fatti sotto il velo del segreto, finché piacesse a Dio di rivelarli Lui stesso. Così la co­munità rimase ignara delle insigni grazie di cui era fa­vorito uno dei suoi membri, il meno adatto, secondo il giudizio umano, per riceverle.

Ecco perché, considerando anche come una conse­gna sacra il parere dei Superiori ecclesiastici, la nostra madre Teresa Eugenia Revel si impegnò a riportare, giorno per giorno, quanto le riferiva l'umile sorella, alla quale, d'altra parte, il Signore ordinava di non nascon­dere nulla alla sua superiora:

"Dichiariamo qui alla presenza di Dio e dei nostri santi Fondatori, per obbedienza e il più esattamente possibile, ciò che crediamo sia stato inviato dal cielo, in grazia di una predilezione tutta amorosa del divin Cuore di Gesù, per la felicità della nostra comunità e per il bene delle anime. Dio pare aver scelto nella no­stra umile famiglia l'anima privilegiata che deve rinno­vare nel nostro secolo la devozione alle sante Piaghe di nostro Signore Gesù Cristo.

La nostra sorella Maria Marta Chambon è quella che il Salvatore gratifica con la sua presenza sensibile. Le mostra ogni giorno le sue divine Piaghe, perché fac­cia valere costantemente i loro meriti per le necessità della Chiesa, la conversione dei peccatori, i bisogni del nostro Istituto e specialmente per il sollievo delle ani­me del Purgatorio.

Gesù fa di lei il suo “trastullo di amore” e la vittima del suo beneplacito e noi, colme di riconoscenza, speri­mentiamo in ogni istante l'efficacia della sua preghiera sul cuore di Dio." Tale è la dichiarazione con cui si apre la relazione di madre Teresa Eugenia Revel, degna con­fidente dei favori del cielo. Da queste annotazioni pren­diamo le citazioni che seguono.

LA MISSIONE

"Una cosa mi addolora - diceva il dolcissimo Sal­vatore alla sua piccola serva - Ci sono anime che con­siderano la devozione alle mie sante Piaghe come stra­na, senza valore e sconveniente: è per questo che essa decade e viene dimenticata. In cielo ho dei Santi che hanno avuto una grande devozione alle mie Piaghe, però in terra quasi nessuno mi onora in questo modo". Come è ben motivato questo lamento! Come sono poche le anime che comprendono la Croce e quelle as­sidue nel meditare la Passione di nostro Signore Gesù Cristo, che San Francesco di Sales chiamava giusta­mente ‘la vera scuola dell'amore, il più dolce e forte motivo della pietà’.

Gesù, pertanto, non vuole che rimanga inesplorata questa miniera inesauribile, che vengano dimenticati e perduti i frutti delle sue sante Piaghe. Egli si sceglierà (non è questo il suo consueto modo di agire?) il più umile degli strumenti per compiere la sua opera d'amore.

Il 2 ottobre 1867 suor Maria Marta assisteva ad una Vestizione, quando si spalancò la volta del Paradiso ed ella vide svolgersi la stessa cerimonia con uno splen­dore ben diverso da quello della terra. Tutta la Visitazione del cielo era presente: le prime Madri, ri­volgendosi a lei come per annunciarle una buona noti­zia, le dissero festosamente:

" Il Padre eterno ha donato al nostro santo Ordine il Suo Figlio da onorare in tre modi:

1° Gesù Cristo, la sua Croce e le sue Piaghe.

2° Il suo Sacro Cuore.

3° La sua santa Infanzia: è necessario che nei vostri rapporti con Lui abbiate la semplicità del bambino."

Questo triplice dono non sembra nuovo. Riportandoci alle origini dell'Istituto, troviamo nel­la vita della madre Anna Margherita Clément, contem­poranea di Santa Giovanna Francesca di Chantal, que­ste tre devozioni, di cui le religiose da lei formate por­tarono l'impronta.

Chissà, e ci è gradito crederlo, è quest'anima ugual­mente favorita che, d'accordo con la nostra santa Ma­dre e fondatrice, viene oggi a ricordarle all'eletta di Dio.

Alcuni giorni dopo, la veneranda madre Maria Paolina Deglapigny, deceduta 18 mesi prima, appare alla sua figlia di un tempo e le conferma questo dono delle sante Piaghe: "La Visitazione possedeva già una grande ricchezza, però non completa. Ecco perché è felice il giorno in cui ho lasciato la terra: invece di possedere unicamente il Sacro Cuore di Gesù, voi avrete tutta la santa umanità, ossia le sue sacre Piaghe. Que­sta grazia l'ho chiesta io per voi ".

Il cuore di Gesù! Chi lo possiede, non possiede tut­to Gesù? Tutto l'amore di Gesù? Senza dubbio, però le sante Piaghe sono come l'espressione prolungata, e quanto eloquente, di questo amore!

Così Gesù vuole che lo onoriamo tutto intero e che, adorando il suo Cuore ferito, sappiamo non dimentica­re le sue altre Piaghe, aperte anch'esse per amore!

A questo proposito, non manca d'interesse avvici­narsi al dono dell'umanità paziente di Gesù, fatto alla nostra sorella Maria Marta, dono di cui fu gratificata nel medesimo tempo la venerabile madre Maria di Sales Chappuis: il dono della umanità santa del Sal­vatore.

San Francesco di Sales, nostro beato Padre, che vi­sitava molto sovente la sua cara figlia per istruirla pa­ternamente, non cessava di assicurarla della certezza della sua missione.

Un giorno in cui parlavano insieme: "Padre mio - ella disse con il suo abituale candore - voi sapete che le mie consorelle non hanno nessuna fiducia nelle mie affermazioni perché sono molto imperfetta".

Il Santo le rispose: "Figlia mia, le vedute di Dio non sono quelle della creatura, la quale giudica secon­do i criteri umani. Dio dà le sue grazie ad una misera­bile che non ha nulla, perché tutte siano riferite a Lui. Devi essere molto contenta delle tue imperfezioni, per­ché nascondono i doni di Dio, che ti ha scelta per com­pletare la devozione al Sacro Cuore. Il cuore è stato mostrato alla mia figlia Margherita Maria e le sante Piaghe alla mia piccola Maria Marta ...E'una felicità per il mio cuore di Padre che questo onore sia concesso a te da Gesù Crocifisso: è la pienezza della redenzione che Gesù ha tanto desiderato".

La Santissima Vergine venne, in una festa della Visitazione, a confermare ancora la giovane sorella nel suo cammino. Accompagnata dai santi Fondatori e dal­la nostra sorella Margherita Maria, le disse con bontà: "Io do il mio Frutto alla Visitazione, come l'ho dato alla mia cugina Elisabetta. Il tuo santo fondatore ha ripro­dotto le fatiche, la dolcezza e l'umiltà di mio Figlio; la tua santa Madre la mia generosità, superando tutti gli ostacoli per unirsi a Gesù e fare la sua santa volontà. La tua fortunata sorella Margherita Maria ha ricopiato il Sacro Cuore di mio Figlio per darlo al mondo ... tu, figlia mia, sei la prescelta per trattenere la giustizia di Dio, facendo valere i meriti della Passione e delle sante Piaghe del mio unico e amatissimo Figlio Gesù!".

Poiché suor Maria Marta opponeva alcune obiezio­ni sulle difficoltà che avrebbe incontrato: "Figlia mia - replicò l'Immacolata Vergine - non ti devi preoccupa­re, né per la tua Madre, né per te; mio Figlio sa bene quello che ha da fare... in quanto a te, fai solamente giorno per giorno quello che Gesù vuole...".

Pertanto gli inviti e le esortazioni della santa Vergi­ne andavano moltiplicandosi e assumevano varie for­me: "Se cercate la ricchezza, andate a prenderla nelle sante Piaghe del mio Figlio... tutta la luce dello Spirito Santo sgorga dalle Piaghe di Gesù, però questi doni li riceverete in proporzione alla vostra umiltà... io sono la vostra Madre e vi dico: andate ad attingere alle Pia­ghe del mio Figlio! Succhiate il suo sangue fino ad esau­rirlo, il che, tuttavia giammai succederà. E' necessario che tu, figlia mia, applichi le Piaghe di mio Figlio so­pra i peccatori, per convertirli".

Dopo gli interventi delle prime Madri, del santo Fondatore e della santa Vergine, in questo quadro non possiamo dimenticare quelli di Dio Padre, per il quale la nostra cara sorella sentì sempre una tenerezza, una confidenza di figlia e da Lui fu divinamente colmata delle sue delicatezze.

Il Padre fu il primo, che la istruì sulla sua missione futura. Talvolta gliela ricorda: "Figlia mia, io ti dono a mio Figlio perché ti aiuti durante tutto il giorno e tu possa pagare quanto da tutti è dovuto alla mia giusti­zia. Dalle Piaghe di Gesù prenderai costantemente con che pagare i debiti dei peccatori".

La Comunità faceva processioni ed elevava preghiere per varie necessità: "Tutto quello che mi dai non è nien­te - dichiarò Dio Padre - se non è nulla - replicò l'au­dace figlia - vi offro allora tutto quello che ha fatto e sofferto vostro Figlio per noi…".

"Ah - rispose l'eterno Padre - questo è grande!". Da parte sua nostro Signore, per fortificare la sua serva, le rinnova più volte la sicurezza che ella è realmente chiamata a rinnovare la devozione alle Piaghe redentrici: "Io ti ho scelta per diffondere la devozione alla mia santa Passione negli infelici tempi in cui vivi".

Poi, mostrandole le sue sante Piaghe come un libro in cui vuole insegnarle a leggere, il buon Maestro ag­giunge: "Non distogliere gli occhi da questo libro, dal quale imparerai più che tutti i più grandi sapienti. La preghiera alle sante Piaghe comprende tutto". Un'altra volta, nel mese di giugno, mentre stava pro­strata davanti al Santissimo Sacramento, il Signore, aprendo il suo sacro Cuore, come la fonte di tutte le altre Piaghe, insiste nuovamente: "Ho scelto la mia fe­dele serva Margherita Maria per far conoscere il mio Cuore divino e la mia piccola Maria Marta per diffon­dere la devozione alle mie altre Piaghe...

Le mie Piaghe infallibilmente vi salveranno: esse salveranno il mondo".

In un'altra circostanza le disse: "La tua via è farmi conoscere e amare per le mie sante Piaghe, special­mente in avvenire".

Le chiede di offrire incessantemente le sue Piaghe per la salvezza del mondo.

"Figlia mia, il mondo resterà più o meno scosso, a seconda che tu avrai svolto il tuo compito. Tu sei scelta per soddisfare alla mia giustizia. Chiusa nella tua clausura, devi vivere qui in terra come si vive in cielo, amarmi, pregarmi continuamente per placare la mia vendetta e rinnovare la devozione alle mie sante Pia­ghe. Io voglio che per questa devozione si salvino non soltanto le anime che vivono con te ma molte altre an­cora. Un giorno ti chiederò conto se hai attinto da que­sto tesoro per tutte le mie creature ".

Egli le dirà più tardi: "veramente, Sposa mia, io abito qui in tutti i cuori. Stabilirò qui il mio regno e la mia pace, distruggerò con la mia potenza tutti gli ostacoli perché io sono il padrone dei cuori e conosco tutte le loro miserie... Tu, figlia mia, sei il canale delle mie gra­zie. Impara che il canale non possiede niente per se stes­so: ha soltanto ciò che vi si fa passare. E' necessario, come canale, che tu non conservi nulla e dica tutto quello che io ti comunico. Io ti ho scelta per far valere i meriti della mia santa Passione per tutti, però voglio che tu sempre rimanga nascosta. E' compito mio far conosce­re in avvenire che il mondo si salverà per questo mezzo e per le mani della mia Madre Immacolata!

MOTIVI DELLA DEVOZIONE ALLE SANTE PIAGHE

Nell'affidare questa missione a suor Maria Marta, il Dio del Calvario si compiaceva di rivelare alla sua ani­ma estasiata gli innumerevoli motivi di invocare le Piaghe divine, come pure i benefici di questa devozione, ogni giorno, in ogni istante per incitarla a farsi sua ar­dente apostola, Egli le scopre gli inapprezzabili tesori di queste sorgenti di vita: "Nessun'anima, eccetto la mia santa Madre, ha avuto come te la grazia di con­templare giorno e notte le mie sante Piaghe. Figlia mia, riconosci tu il tesoro del mondo? Il mondo non vuole riconoscerlo. Io voglio che tu lo veda, per comprende­re meglio quello che ho fatto venendo a soffrire per te.

Figlia mia, ogni volta che tu offri a mio Padre i meriti delle mie divine Piaghe, guadagni una immensa fortuna. Siate simili a colui che incontrerà nella terra un gran tesoro, però, siccome voi non potete conserva­re questa fortuna, Dio torna a prenderla e così la mia divina Madre, per restituirvela nel momento della morte e applicarne i meriti alle anime che ne abbisognano, perciò devi far valere la ricchezza delle mie sante Pia­ghe. Dovete solo restare povere, perché il Padre vostro è molto ricco!

La vostra ricchezza?... E' la mia santa Passione! E' necessario venire con fede e confidenza, attingere co­stantemente dal tesoro della mia Passione e dai fori delle mie Piaghe! Questo tesoro vi appartiene! Tutto sta lì, tutto, eccetto l'inferno!

Una delle mie creature mi ha tradito e ha venduto il mio sangue, però potete tanto facilmente riscattarlo goccia a goccia... una sola goccia basta per purificare la terra e voi non lo pensate, non conoscete il suo prezzo! Hanno fatto bene i carnefici a trapassare il mio co­stato, le mie mani e i miei piedi, così hanno aperto fonti donde sgorgano eternamente le acque della misericor­dia. Solo il peccato è stato la causa che tu devi detesta­re.

Mio Padre si compiace nell'offerta delle mie sacre Piaghe e dei dolori della mia divina Madre: offrirli si­gnifica offrire la sua gloria, offrire il cielo al cielo.

Con questo tu hai di che pagare per tutti i debitori! Offrendo a mio Padre il merito delle mie sante Piaghe, tu soddisfi per tutti i peccati degli uomini".

Gesù la esorta, e con lei anche noi, ad accedere a questo tesoro. “Devi affidare tutto alle mie sante Pia­ghe e lavorare, per i loro meriti, alla salvezza delle anime”.

Chiede che lo facciamo con umiltà.

"Quando mi inflissero le mie sante Piaghe gli uo­mini credevano che sarebbero scomparse.

Invece no: saranno eterne ed eternamente saranno viste da tutte le creature. Te lo dico perché non le guar­di per abitudine, ma le veneri con grande umiltà. La vostra vita non è di questo mondo: togliete le sante Pia­ghe e voi sarete terreni... siete troppo materiali per com­prendere tutta l'estensione delle grazie che ricevete per i loro meriti. Neppure i Sacerdoti contemplano abba­stanza il Crocifisso. Io voglio che mi si onori tutto inte­ro.

La messe è grande, abbondante: è necessario umi­liarvi, immergervi nel vostro nulla per far raccolta di anime, senza guardare a quello che già avete fatto. Non devi temere di mostrare le mie Piaghe alle anime... il cammino delle mie Piaghe è tanto semplice e tanto fa­cile per andare in cielo! ".

Non ci chiede di farlo con il cuore dei Serafini. Indi­cando un gruppo di spiriti angelici, intorno all'altare durante la santa Messa, Egli disse a suor Maria Marta: "Essi contemplano la bellezza, la santità di Dio... am­mirano, adorano... non potete imitarli. In quanto a voi è necessario soprattutto contemplare le sofferenze di Gesù per conformarvi a Lui, avvicinarvi alle mie Pia­ghe con cuori molto caldi, molto ardenti ed elevare con grande fervore le aspirazioni per ottenere le grazie del ritorno che sollecitate".

Ci chiede di farlo con fede ardente: "Esse (le Pia­ghe) restano del tutto fresche ed è necessario offrirle come per la prima volta. Nella contemplazione delle mie Piaghe si trova tutto, per sè e per gli altri. Te le faccio vedere perché tu entri in esse".

Ci chiede di farlo con confidenza: "Non dovete in­quietarvi per le cose della terra: vedrai, figlia mia, nel­l'eternità ciò che avrai guadagnato con le mie Piaghe.

Le Piaghe dei miei sacri piedi sono un oceano. Con­duci qui tutte le mie creature: quelle aperture sono ab­bastanza grandi per accoglierle tutte".

Ci chiede che lo facciamo in spirito di apostolato e senza mai stancarci: "E' necessario pregare molto per­ché le mie sante Piaghe si diffondano nel mondo" (In quel momento, davanti agli occhi della veggente sali­rono dalle Piaghe di Gesù cinque raggi luminosi, cin­que raggi di gloria che circondarono il globo).

"Le mie sante Piaghe sostengono il mondo. Biso­gna chiedermi la fermezza nell'amore delle mie Pia­ghe, perché sono la sorgente di tutte le grazie. Devi invocarle spesso, portare il prossimo ad esse, parlarne e tornarvi con frequenza per imprimere la loro devo­zione nelle anime. Molto tempo sarà necessario per sta­bilire questa devozione: lavorate perciò con coraggio.

Tutte le parole dette a motivo delle mie sante Pia­ghe mi procurano un piacere indicibile... io le conto tutte.

Bisogna, figlia mia, che tu costringa ad entrare nel­le mie Piaghe anche quelli che non ci vogliono veni­re”.

Un giorno che suor Maria Marta aveva una sete ar­dente, il suo buon Maestro le disse: "Figlia mia, vieni a me e io ti darò un'acqua che placherà la tua sete. Nel Crocifisso tu hai tutto, hai con che appagare la tua sete e quella tutte le anime. Tutto voi tenete nelle mie Pia­ghe, fate opere concrete non per il godimento, ma per la sofferenza. Sii un'operaia che lavora nel campo del Signore: con le mie Piaghe guadagnerai molto e senza fatica. Offrimi le tue azioni e quelle delle tue consorelle, unite alle mie sante Piaghe: nulla può renderle più meritorie e più gradite ai miei occhi. In esse troverai ricchezze incomprensibili".

Bisogna notare a questo punto che nelle manifesta­zioni e nelle confidenze di cui terminiamo di parlare, il divino Salvatore non si presenta sempre a suor Maria Marta con tutte le sue adorabili Piaghe insieme: a volte non ne mostra che una sola, separata dalle altre. Così avvenne un giorno, dopo questo ardente invito: "Tu devi applicarti a curare le mie ferite, contemplando le mie Piaghe ".

Egli le scopre il piede destro, dicendo: "Quanto devi venerare questa Piaga e nasconderti in essa come la colomba ".

Un'altra volta le fa vedere la sua mano sinistra: "Fi­glia mia, prendi dalla mia mano sinistra i miei meriti per le anime perché possano stare alla mia destra per tutta l'eternità... Le anime religiose staranno alla mia destra per giudicare il mondo, ma prima io chiederò loro conto delle anime che dovevano salvare".

LA CORONA DI SPINE

Un fatto commovente è che Gesù richieda per il suo augusto capo coronato di spine uno specialissimo culto di venerazione, di riparazione e di amore.

La corona di spine fu per Lui causa di sofferenze particolarmente crudeli. Confidò alla sua sposa: "La mia corona di spine mi ha fatto soffrire più che tutte le altre Piaghe: dopo l'orto degli ulivi, essa fu il mio pati­mento più straziante... per alleviarlo dovete osservare bene la vostra regola".

Essa è per l'anima, fedele fino all'imitazione, una sorgente di meriti.

"Guarda questo capo che è stato trafitto per amore tuo e per i cui meriti dovrai un giorno essere incorona­ta ".

E' questa la vostra vita: entrate semplicemente in essa e camminerete con sicurezza. Le anime che hanno contemplato e onorato la mia corona di spine in terra, saranno la mia corona di gloria in cielo. Per un istante che tu contempli questa corona quaggiù, io te ne darò una per l'eternità. E' la corona di spine che vi otterrà quella della gloria ".

Questo è il dono di elezione che Gesù fa ai suoi pre­diletti.

“Io dò la mia corona di spine ai miei prediletti: Essa è il bene proprio delle mie spose e delle anime privile­giate, è la gioia dei beati, però per i miei più amati in terra è una sofferenza”.

(Da ciascuna spina, la nostra sorella vedeva salire un raggio di gloria indescrivibile).

"I miei veri servi cercano di soffrire come me, però nessuno può raggiungere il grado di sofferenza che io ho patito ".

Da questa anime Gesù sollecita una più tenera com­passione per il suo adorabile capo. Ascoltiamo questo lamento del cuore rivolto a suor Maria Marta nel mo­strarle il suo capo insanguinato, tutto trafitto, ed espri­mendo una tale sofferenza che la poveretta non sapeva come descrivere: “Ecco Colui che tu cerchi! Guarda in che stato è... guarda... togli le spine dal mio capo, of­frendo a mio Padre per i peccatori il merito delle mie Piaghe... va in cerca di anime”.

Come si vede, in questi richiami del Salvatore si ascolta sempre come un'eco dell'eterno SITIO, la preoccupazione di salvare le anime: "Va' in cerca di ani­me. E' questo l'insegnamento: la sofferenza per te, le grazie che tu devi attingere per gli altri. Una sola ani­ma che fa le sue azioni in unione con meriti della mia santa Corona guadagna più che la comunità intera".

A questi austeri richiami il Maestro aggiunge esortazioni che infiammano i cuori e fanno accettare tutti i sacrifici. Nell'ottobre del 1867 si presenta agli occhi estasiati della nostra giovane sorella con questa Corona, tutta irradiata da una gloria splendente: "La mia Corona di spine illumina il cielo e tutti Beati! C'è sulla terra qualche anima privilegiata a cui io la mo­strerò: però la terra è troppo tenebrosa per vederla. Guarda com'è bella, dopo essere stata tanto doloro­sa!".

Il buon Maestro va più lontano: Egli la unisce ugual­mente ai suoi trionfi e alle sue sofferenze... le fa intra­vedere la futura glorificazione. Posandole con vivi do­lori questa santa Corona sopra il capo dice: "Prendi la mia Corona, e in questo stato ti contempleranno i miei Beati ".

Poi, rivolgendosi ai Santi e indicando la sua cara vittima esclama: “Ecco qui il frutto della mia Coro­na”.

Per i giusti questa santa Corona è felicità ma, al con­trario, oggetto di terrore per i cattivi. Questo lo vide un giorno suor Maria Marta in una apparizione offerta alla sua contemplazione da Colui che provava piacere nel­l'istruirla, rivelandole i misteri dell'al di là.

Tutto illuminato dagli splendori di questa divina Corona, davanti a suoi occhi apparve il tribunale in cui vengono giudicate le anime e questo accadeva conti­nuamente davanti al Giudice sovrano.

Le anime che erano state fedeli durante la vita si gettavano con fiducia nelle braccia del Salvatore. Le altre, alla vista della santa Corona e ricordando l'amore del Signore che avevano disprezzato, si precipitavano atterrite nell'eterno abisso. Fu così grande l'impressio­ne di questa visione che la povera suora, nel raccontar­la, tremava ancora di timore e di spavento.

La Devozione alle S.Piaghe di Gesù - II parte

IL CUORE DI GESU'

Se il Salvatore scopriva così tutta la bellezza e la ricchezza delle sue divine Piaghe all'umile religiosa, poteva forse tralasciare di aprirle i tesori della sua gran­de ferita di amore?

"Contempla qui la sorgente dalla quale dovresti attingere tutto... è ricca, soprattutto, per voi..." le dis­se indicandole le sue Piaghe luminose e quella del suo Sacro Cuore, che brillava tra le altre di uno splendore incomparabile.

"Non hai che da avvicinarti alla Piaga del mio di­vino costato, che è la Piaga dell'amore, da cui si spri­gionano ardentissime fiamme".

Alcune volte, in seguito, durante vari giorni, Gesù le concesse la vista della sua santissima Umanità glo­riosa. Egli restava allora vicino alla sua serva, conver­sava amichevolmente con lei, come in altro tempo con la nostra santa sorella Margherita Maria Alacoque. Quest'ultima, che mai si allontanava dal Cuore di Gesù, diceva: "E' così che il Signore si mostrava a me" e in­tanto il buon Maestro ripeteva i suoi amorosi inviti: "Vieni al mio cuore e non temere nulla. Accosta qui le tue labbra per impadronirti della carità e diffonderla nel mondo... Metti qui la tua mano per raccogliere i miei tesori".

Un giorno Egli la rende partecipe del suo immenso desiderio di riversare le grazie che traboccano dal suo Cuore:

"Raccoglile, perché la misura è colma. Non posso più contenerle, tanto è grande il desiderio di donarle." Un'altra volta è un invito ad utilizzare ancora e sem­pre quei tesori: "Venite a ricevere le espansioni del mio cuore che desidera effondere la sua eccessiva pienezza! Voglio spargere in voi la mia abbondanza, perché oggi ho ricevuto nella mia misericordia alcune anime salvate dalle vostre preghiere".

In ogni istante, in diverse forme rivolge richiami ad una vita di unione con il suo sacro Cuore: "Mantieniti ben attaccata a questo cuore, per attingere e diffondere il mio sangue. Se volete entrare nella luce del Signore, è necessario nascondersi nel mio Cuore divino. Se volete conoscere l'intimità delle viscere di misericordia di Colui che tanto vi ama, bisogna accostare la vostra bocca al­l'apertura del mio Sacro Cuore, con venerazione e umil­tà. E' qui il vostro centro. Nessuno potrà impedirvi di amarlo né potrà farvelo amare se il vostro cuore non corrisponde. Tutto quello che dicono le creature non può strapparvi il vostro tesoro, il vostro amore... io vo­glio che mi amiate senza appoggi umani".

Il Signore insiste ancora rivolgendo alla sua sposa un'esortazione incalzante: "Io voglio che l'anima reli­giosa sia spoglia di tutto, perché per venire al mio Cuore non deve avere nessun attaccamento, nessun filo che la leghi alla terra. Bisogna andare alla conquista del Si­gnore a tu per tu con Lui e cercare questo Cuore nel vostro proprio cuore.".

Poi torna a suor Maria Marta; attraverso la sua doci­le serva, Egli guarda a tutte le anime e specialmente alle anime consacrate: "Ho bisogno del tuo cuore perché ripari le offese e mi tenga compagnia. Io t'insegne­rò ad amarmi, perché tu non sai farlo; la scienza del­l'amore non s'impara sui libri: si rivela solo all'anima che guarda al divino Crocifisso e gli parla da cuore a cuore. Bisogna che tu sia unita a me in ciascuna delle tue azioni".

Il Signore le fa comprendere le condizioni e i frutti meravigliosi dell'unione intima con il suo Cuore divi­no: "Perde tempo la sposa che non si appoggia sopra il cuore del suo sposo nelle sue pene, nel suo lavoro. Quando ha commesso mancanze, occorre che si riaccosti con grande fiducia al mio Cuore. In questo ardente fuoco spariscono le vostre infedeltà: l'amore le brucia, le consuma tutte. Bisogna amarmi abbando­nandomi tutto, appoggiarsi, come San Giovanni, sul cuore del vostro Maestro. Amandolo così gli procure­rai una gloria molto grande".

Come desidera Gesù il nostro amore: Egli lo men­dica!

Apparendole un giorno in tutta la gloria della sua Risurrezione, disse alla sua amatissima, con un profon­do sospiro: "Figlia mia, io mendico amore, come fa­rebbe un povero; Sono un mendicante di amore! Io chia­mo i miei figli, uno per uno, li guardo con compiacenza quando vengono a me... Io li attendo!..."

Prendendo veramente l'aspetto di un mendicante, le ripeteva ancora, pieno di tristezza: “Io mendico amo­re, però la maggior parte, anche tra le anime religiose, me lo rifiutano. Figlia mia, amami puramente per me stesso, senza tener conto né del castigo, né della ri­compensa”.

Indicandole la nostra santa sorella Margherita Ma­ria, che “divorava” con gli occhi il Cuore di Gesù: "Que­sta mi ha amato con amore puro e unicamente per me stesso, solo per me!".

Suor Maria Marta cercava di amare con lo stesso amore.

Come un immenso fuoco, il Sacro Cuore l'attirava a sè con indicibile ardore. Ella andava verso il suo amatissimo Signore con trasporti di amore che la con­sumavano, però nello stesso tempo lasciavano nella sua anima una soavità tutta divina.

Gesù le diceva: "Figlia mia, quando mi sono scelto un cuore perché mi ami e compia la mia volontà, ac­cendo in esso il fuoco del mio amore. Tuttavia non ali­mento incessantemente questo fuoco, per timore che l'amor proprio guadagni qualcosa e che si ricevano le mie grazie per abitudine.

Io mi ritiro, a volte, per lasciare l'anima nella sua debolezza. Allora essa vede che sta sola... che com­mette sbagli, queste cadute la mantengono nell'umiltà. Ma io non abbandono, a causa di queste mancanze, l'anima che ho scelto: la guardo sempre.

Non bado alle piccolezze: perdono e ritorno.

Ogni umiliazione vi unisce più intimamente al mio Cuore. Non chiedo grandi cose: voglio semplicemente l'amore del vostro cuore.

Stringiti al mio Cuore: scoprirai tutta la bontà di cui è ricolmo... qui imparerai la dolcezza e l'umiltà. Vieni, figlia mia, a rifugiarti in esso.

Questa unione non è solamente per te, bensì per tutti i membri della tua Comunità. Dì alla tua Superiora che venga a deporre in questa apertura tutte le azioni delle tue sorelle, anche le ricreazioni: lì staranno come in una banca, e vi saranno ben custodite".

Un particolare commovente tra mille altri: quando suor Maria Marta rese conto di quella notte, non poté far a meno di interrompersi per chiedere alla Superio­ra: "Madre mia, che cos'è una banca?".

Era una domanda della sua candida innocenza, poi riprese a comunicare il suo messaggio: "E' necessario che per l'umiltà e l'annientamento i vostri cuori si uni­scano al mio; Figlia mia, se sapessi quanto soffre il mio Cuore per l'ingratitudine di tanti cuori: bisogna che uniate le vostre pene a quelle del mio Cuore."

E' ancora più particolarmente alle anime incaricate della direzione delle altre Direttrici e Superiore che il Cuore di Gesù si apre con le sue ricchezze: "Farai un grande atto di carità offrendo ogni giorno le mie pia­ghe per tutte le Direttrici dell'Istituto. Dirai alla tua Maestra che venga alla sorgente per colmare la sua anima e, in un domani, il suo cuore sarà pieno per dif­fondere le mie grazie sopra di voi. A lei tocca deporre nelle anime il fuoco del santo amore, parlando molto spesso delle sofferenze del mio Cuore. Io darò a tutte la grazia di comprendere gli insegnamenti del mio sacro Cuore. All'ora della morte, tutte arriveranno qui, per l'impegno e la corrispondenza delle loro anime.

Figlia mia, le tue Superiore sono le depositarie del mio Cuore: bisogna che io possa porre nelle loro ani­me tutto quello che vorrei di grazia e di sofferenza.

Dì alla tua madre che venga ad attingere a queste fonti (il Cuore, le Piaghe) per tutte le tue sorelle ... Deve guardare al mio Sacro Cuore e confidargli tutto, senza tener conto degli sguardi altrui".

PROMESSE DI NOSTRO SIGNORE

Il Signore non si accontenta di rivelare a suor Maria Marta le sue sante Piaghe, di esporle i pressanti motivi e i benefici di questa devozione e nel medesimo tempo le condizioni che ne assicurano l'esito. Egli sa pure moltiplicare le promesse incoraggianti, ripetute con tale frequenza e in così numerose e varie forme, che ci co­stringono a limitarci; d'altra parte il contenuto è il me­desimo.

La devozione alle sante Piaghe non può ingannare. "Non hai da temere, figlia mia, di far conoscere le mie Piaghe perché non si vedrà mai qualcuno ingan­nato, anche quando le cose parranno impossibili.

Io concederò tutto quello che mi si chiede con l'in­vocazione delle sante Piaghe. Occorre diffondere que­sta devozione: tutto otterrai perché è merito del mio Sangue che è di valore infinito. Con le mie Piaghe e il mio Cuore divino, puoi ottenere tutto".

Le sante Piaghe santificano e assicurano il progres­so spirituale.

"Dalle mie Piaghe escono frutti di santità:

Come l'oro purificato nel crogiolo diventa più bel­lo, così è necessario porre la tua anima e quelle delle tue sorelle nelle mie sacre Piaghe. Qui si perfezione­ranno come l'oro nel crogiolo.

Sempre potete purificarvi nelle mie Piaghe. Le mie Piaghe ripareranno le vostre...

Le sante Piaghe hanno un'efficacia meravigliosa per la conversione dei peccatori.

Un giorno, Suor Maria Marta, angosciata nel pen­sare ai peccati dell'umanità, esclamava: ”Gesù mio, abbi pietà dei tuoi figli e non guardare i loro peccati”.

Il divino Maestro, rispondendo alla sua richiesta, le insegnò l'invocazione che già conosciamo, poi aggiun­se. "Molte persone sperimenteranno l'efficacia di que­sta aspirazione. Io desidero che i sacerdoti la consigli­no spesso ai loro penitenti nel sacramento della Con­fessione.

Il peccatore che dica la seguente preghiera: Padre eterno, vi offro le Piaghe di nostro Signore Gesù Cri­sto, per guarire quelle delle nostre anime otterrà la conversione.

Le sante Piaghe salvano il mondo e assicurano una buona morte.

"Le sante Piaghe vi salveranno infallibilmente... esse salveranno il mondo. Bisogna prendere respiro con la bocca appoggiata su queste sacre ferite... non ci sarà morte per l'anima che spirerà nelle mie Piaghe: esse danno la vera vita ".

Le sante Piaghe esercitano ogni potere su Dio. "Voi non siete niente per voi stesse, però la vostra anima unita alle mie Piaghe diventa potente, può an­che fare varie cose alla volta: meritare e ottenere per tutte le necessità, senza che sia necessario scendere ai particolari".

Ponendo la sua mano adorabile sul capo della cara privilegiata, il Salvatore aggiungeva: "Adesso tu pos­siedi la mia potenza. Sempre mi compiaccio di conce­dere la grazie più grandi a quelli che, come te, non hanno nulla. La mia potenza sta nelle mie Piaghe: come esse anche tu diventerai forte.

Sì, tutto puoi ottenere, tu puoi avere tutta la mia potenza. In un certo modo, tu hai più potere di me, puoi disarmare la mia giustizia perché, sebbene tutto venga da me, io voglio essere pregato, voglio che mi si invo­chi".

Le sante Piaghe saranno particolarmente la salva­guardia della Comunità.

Diventando ogni giorno più critica la situazione po­litica (racconta la nostra Madre), nell'ottobre del 1873 facemmo una novena alle sante Piaghe di Gesù.

Subito nostro Signore manifestò la sua gioia alla confidente del suo Cuore, poi le rivolse queste confor­tanti parole: "Amo tanto la tua Comunità... giammai le succederà qualcosa di male!

Che la tua Madre non si turbi per le notizie del tempo attuale, perché spesso le notizie di fuori sono errate. Solo la mia parola è vera! Io ve lo dico: non avete nien­te da temere. Se tralasciaste la preghiera allora avreste di che temere...

Questo rosario della misericordia fa da contrappe­so alla mia giustizia, tiene lontana la mia vendetta". Confermando il dono delle sue sante Piaghe alla Comunità, il Signore le diceva: "Ecco qui il vostro te­soro... il tesoro delle sante Piaghe racchiude corone che devi cogliere e dare agli altri, offrendole al mio Padre per guarire le piaghe di tutte le anime. Un gior­no o l'altro queste anime, alle quali con le vostre pre­ghiere avrete ottenuto una santa morte, si volgeranno verso di voi per ringraziarvi. Tutti gli uomini compari­ranno davanti a me nel giorno del giudizio e allora io farò vedere alle mie spose predilette che avranno puri­ficato il mondo per mezzo delle sante Piaghe. Verrà il giorno in cui vedrai queste grandi cose...

Figlia mia, questo lo dico per umiliarvi, non per insuperbirvi. Sappi bene che tutto questo non è per te, bensì per me, affinché tu mi attiri le anime!".

Fra le promesse di nostro Signore Gesù Cristo se ne devono segnalare specialmente due: quella che riguar­da la Chiesa e quella concernente le anime del Purgato­rio.

LE SANTE PIAGHE E LA CHIESA

Il Signore rinnovò frequentemente a suor Maria Marta la promessa del trionfo delle santa Chiesa, per mezzo della potenza delle sue Piaghe e dell'interces­sione della Vergine Immacolata.

"Figlia mia, è necessario che tu svolga bene la tua missione, che è quella di offrire le mie Piaghe al mio eterno Padre, perché da esse deve venire il trionfo del­la Chiesa, il quale passerà attraverso la mia Madre Immacolata".

Però, fin dal principio, il Signore previene ogni illu­sione ed ogni equivoco. Non potrebbe trattarsi del trionfo materiale, visibile, come sognano certe anime! Davanti alla barca di Pietro mai si placheranno le onde con per­fetta docilità, anzi talvolta la faranno tremare con i fu­rori della loro agitazione: Lottare, sempre, lottare: que­sta è una legge della vita della Chiesa: "Non si com­prende ciò che si chiede, domandando il suo trionfo... La mia Chiesa non avrà mai un trionfo visibile".

Tuttavia, attraverso le lotte e le angustie continue si completa, nella Chiesa e per la Chiesa, l'opera di Gesù Cristo: la salvezza del mondo. Essa si compie tanto meglio quanto la preghiera, che occupa il suo posto nel piano divino, maggiormente implora l'aiuto del cielo.

Si comprende che il cielo si lascia specialmente vin­cere quando lo si implora nel nome delle sante Piaghe redentrici.

Gesù insiste spesso su questo punto: "Le invocazioni alle sante Piaghe otterranno una incessante vittoria. E' necessario che tu attinga continuamente da questa sorgente per il trionfo della mia Chiesa".

LE SANTE PIAGHE E LE ANIME DEL PURGATORIO E IL CIELO

"Il beneficio delle sante Piaghe fa scendere le gra­zie dal cielo e salire al cielo le anime del Purgatorio". Le anime liberate per mezzo della nostra sorella venivano qualche volta a ringraziarla e le dicevano che la festa delle sante Piaghe che le aveva salvate non sa­rebbe mai passata:

"Non abbiamo conosciuto il valore di questa devo­zione se non al momento in cui abbiamo goduto di Dio! Offrendo le sante Piaghe di nostro Signore, voi operate come una seconda Redenzione:

Com'è bello morire passando per le Piaghe di no­stro Signore Gesù Cristo!

Un'anima che durante la sua vita ha onorato, fatto tesoro delle Piaghe del Signore e le ha offerte all'eter­no Padre per le anime del Purgatorio, sarà accompa­gnata, al momento della morte, dalla santa Vergine e dagli Angeli, e nostro Signore sulla Croce, tutto risplen­dente di gloria, la riceverà e la incoronerà ".

RICHIESTE DI NOSTRO SIGNORE E DELLA VERGINE

In contraccambio di tante grazie eccezionali Gesù chiedeva alla Comunità solo due pratiche: l'Ora santa e il Rosario delle sante Piaghe:

"E' necessario meritare la palma della vittoria: essa viene dalla mia santa Passione... Sul Calvario la vitto­ria pareva impossibile e, tuttavia, è di lì che risplende il mio trionfo. Bisogna imitarmi... I pittori dipingono quadri più o meno conformi all'originale, ma qui il pit­tore sono io e incido la mia immagine in voi, se mi guar­date.

Figlia mia, preparati a ricevere tutte le pennellate che io voglio darti.

Il Crocifisso: ecco il tuo libro. Tutta la vera scien­za sta nello studio delle mie Piaghe: Quando tutte le creature le studieranno troveranno in esse il necessario, senza aver bisogno di un altro libro. E' questo che i Santi leggono e leggeranno eternamente ed è il solo che dovete amare, la sola scienza che dovete stu­diare.

Quando attingete alle mie Piaghe, voi sollevate il divin Crocifisso.

Per questo cammino è passata mia Madre. Molto duro è per quelli che procedono per forza e senza amo­re, ma soave e consolante è il cammino delle anime che portano la loro croce con generosità.

Siete molto felici voi, a cui ho insegnato la preghie­ra che mi disarma: “Gesù mio, perdono e misericor­dia per i meriti delle vostre sante Piaghe”.

'”Le grazie che ricevete per mezzo di questa invoca­zione sono grazie di fuoco: vengono dal cielo e biso­gna che tornino al cielo...

Dì alla tua Superiora che sarà sempre ascoltata per qualsiasi necessità, quando mi pregherà per le mie sante Piaghe, facendo recitare il Rosario della misericordia.

I vostri monasteri, quando offrite al mio Padre le mie sante Piaghe, attirano le grazie di Dio sulle dioce­si in cui si trovano.

Se non saprete approfittare di tutte le ricchezze di cui le mie Piaghe sono ricolme per voi, sarete molto colpevoli".

La Vergine insegna alla felice privilegiata come deb­ba compiersi questo esercizio.

Mostrandosi nell'aspetto di Nostra Signora del do­lore, le disse: "Figlia mia, la prima volta che contem­plai le Piaghe del mio amato Figlio, fu quando depose­ro il suo santissimo Corpo nelle mie braccia,

Meditai i suoi dolori e cercai di farli passare nel mio cuore. Guardai i suoi divini piedi, uno per uno, di lì passai al suo Cuore, nel quale vidi quella grande aper­tura, la più profonda per il mio cuore di Madre. Con­templai la mano sinistra, poi la destra e in seguito la corona di spine. Tutte quelle Piaghe mi trapassavano il cuore!

Questa fu la mia passione, la mia!

Sette spade tengo nel mio cuore e per mezzo del mio cuore si devono onorare le sacre Piaghe del mio divin Figlio!".

ULTIMI ANNI E MORTE DI SUOR MARIA MARTA

Le grazie e le comunicazioni divine riempirono ve­ramente tutte le ore di questa vita eccezionale. Durante gli ultimi vent'anni, ossia fino alla sua mor­te, nulla appariva all'esterno di queste meravigliose gra­zie, nulla, tranne le lunghe ore che suor Maria Marta trascorreva davanti al Santissimo Sacramento, immo­bile, insensibile, come in estasi.

Nessuno osava interrogarla su ciò che passava in quei benedetti momenti tra la sua anima estasiata e l'Ospite divino del tabernacolo.

Quel succedersi continuo di preghiere, lavoro e mortificazione... quel silenzio, quel continuo scompa­rire, a noi sembrano un'ulteriore prova, e non la meno convincente, della verità dei favori inauditi di cui fu colmata.

Un'anima, di sospetta o anche di ordinaria umiltà, avrebbe cercato di attirare l'attenzione, preteso di acca­parrarsi una piccola gloria dell'opera che Gesù compi­va in lei e per lei. Suor Maria Marta mai!

S'immergeva con tanta gioia nell'ombra della vita comune e nascosta... però, come il piccolo seme sepol­to nella terra, la devozione alle sante Piaghe germo­gliava nei cuori.

Dopo una notte di terribili sofferenze, il 21 marzo 1907, alle otto di sera, ai primi Vespri della festa dei suoi dolori, Maria veniva a cercare la figlia, alla quale aveva insegnato ad amare Gesù.

E lo sposo riceveva per sempre nella ferita del suo sacro Cuore la sposa che qui in terra aveva scelto come vittima amatissima, sua confidente e apostola delle sue sante Piaghe.

Il Signore l'aveva impegnata per mezzo di solenni promesse, antiche e redatte dalla mano materna:

"Io, suor Maria Marta Chambon, prometto a nostro Signor Gesù Cristo di offrirmi ogni mattina a Dio Padre in unione con le divine Piaghe di Gesù Crocifisso, per la salvezza di tutto il mondo e per il bene e la perfezione della mia Comunità. Amen"

Dio sia benedetto.

ROSARIO DELLE SANTE PIAGHE DI GESU’

Si recita servendosi di una comune corona del Santo Rosario e si comincia con le seguenti preghiere:

Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto. GLORIA AL PADRE, CREDO: Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di la verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

1 O Gesù, divin Redentore, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Amen.

2 Dio santo, Dio forte, Dio immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero. Amen.

3 O Gesù, per mezzo del Tuo Sangue preziosissimo, donaci grazia e misericordia nei pericoli presenti. Amen.

4 O Padre Eterno, per il Sangue di Gesù Cristo, Tuo unico Figlio, ti scongiuriamo di usarci misericordia. Amen. Amen. Amen.

Sui grani del Padre nostro si prega:

Eterno Padre, Ti offro le Piaghe di nostro Signore Gesù Cristo.

Per guarire quelle delle anime nostre.

Sui grani dell’Ave Maria si prega:

Gesù mio, perdono e misericordia. Per i meriti delle Tue sante Piaghe.

Alla fine si ripete tre volte:

“Eterno Padre, Ti offro le Piaghe di Nostro Signore Gesù Cristo.

Per guarire quelle delle anime nostre”.

lunedì 13 settembre 2010


PROMESSE DI NOSTRO SIGNORE A COLORO CHE ONORANO IL SUO PREZIOSISSIMO SANGUE 

Fatte ad una suora umile serva in Austria nel 1960. 

  1 Coloro i quali giornalmente offrono al Padre celeste il loro lavoro, sacrifici e preghiere in unione col Mio Preziosissimo Sangue e le Mie Piaghe in riparazione possono essere certi che le loro preghiere e sacrifici sono scritti nel Mio Cuore e che una grande grazia dal Padre Mio li attende. 

2 A quelli che offriranno le loro sofferenze, preghiere e sacrifici con il Mio Preziosissimo Sangue e le Mie Piaghe per la conversione dei peccatori, la loro felicità nell'eternità sarà raddoppiata e sulla terra diventeranno capaci di convertire molti per le loro preghiere. 

3 Coloro i quali offrono il Mio Preziosissimo Sangue e le Mie Piaghe, con contrizione per i loro peccati, noti e ignoti, prima di ricevere la S. Comunione possono star certi che non faranno mai una Comunione indegnamente e che raggiungeranno il loro posto in Paradiso. 

4 A coloro i quali, dopo la Confessione, offrono le Mie sofferenze per tutti i peccati della loro intera vita e reciteranno volontariamente come penitenza il Rosario delle Sante Piaghe, le loro anime diventeranno così pure e belle proprio come dopo il battesimo, perciò possono pregare, dopo una Confessione simile, per la conversione di un grande peccatore. 

5 Quelli che quotidianamente, offrono per i morenti della giornata il Mio Preziosissimo Sangue, mentre in nome del Morente esprimono dolore per i 1oro peccati, per i quali offrono il Mio Preziosissimo sangue, possono essere certi di aver aperto i cancelli del cielo per molti peccatori che possono sperare una bella morte per se stessi. 

6 Coloro i quali onorano il Mio preziosissimo Sangue e le Mie Sante Piaghe con profonda meditazione e rispetto e Li offrono molte volte al giorno, per se stessi e per i peccatori, sperimenteranno e pregusteranno sulla terra una doleezza di Cielo e proveranno una profonda pace nei loro cuori. 

7 Quelli che offrono alla Mia Persona, come unico Dio, per tutta l'umanità, il Mio preziosissimo Sangue e le Mie Ferite, specialmente quella della Coronazione di Spine, a copertura e riscatto dei peccati del mondo, possono produrre la riconciliazione con Dio, ottenere molte grazie e indulgenze per gravi punizioni e ottenere infinita Misericordia dal Cielo per se stessi. 

8 Quelli che, trovandosi gravemente ammalati, offrono per se stessi il Mio Preziosissimo sangue e le Mie Piaghe (…) e implorano attraverso il Mio Preziosissimo Sangue, aiuto e salute, sentiranno subito il loro dolore alleviato e vedranno un migiioramento; se sono incurabili dovrebbero perseverare perché saranno aiutati. 

9 Quelli che in grande bisogno spirituale recitano le litanie al Mio Preziosissimo Sangue e le offrono per se stessi e per tutta l'umanità otterranno aiuto, celestiale consolazione, e una profonda pace; otterranno forza contro la sofferenza o ne saranno liberati. 

10 Coloro i quali ispireranno ad altri il desiderio di onorare il Mio preziosissimo Sangue e di offrilo per tutti quelli che lo onorano, sopra tutti gli altri beni tesori del mondo, e quelli che compiono spesso l'adorazione del Mio Preziosissimo Sangue, avranno un posto d'onore vicino al Mio trono e avranno grande potere di aiutare gli altri, specialmente nel convertirli. 

  

LITANIE DEL PREZIOSISSIMO SANGUE 

Signore, pietà Signore, pietà 

Cristo, pietà Cristo, pietà 

Signore, pietà Signore, pietà 

Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci 

Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici 

Padre celeste, Dio abbi pietà di noi 

Figlio Redentore del mondo, Dio abbi pietà di noi 

Spirito Santo, Dio abbi pietà di noi 

Santa Trinità, unico Dio salvaci 

Sangue di Cristo, Unigenito dell’Eterno Padre salvaci 

Sangue di Cristo, Verbo di Dio incarnato salvaci 

Sangue di Cristo, della nuova ed eterna alleanza salvaci 

Sangue di Cristo, scorrente a terra nell’agonia salvaci 

Sangue di Cristo, profuso nella flagellazione salvaci 

Sangue di Cristo, stillante nella coronazione di spine salvaci 

Sangue di Cristo, effuso sulla croce salvaci 

Sangue di Cristo, prezzo della nostra salvezza salvaci 

Sangue di Cristo, senza il quale non vi è perdono salvaci 

Sangue di Cristo, nell’Eucaristia bevanda e lavacro delle anime salvaci 

Sangue di Cristo, fiume di misericordia salvaci 

Sangue di Cristo, vincitore dei demoni salvaci 

Sangue di Cristo, fortezza dei martiri salvaci 

Sangue di Cristo, vigore dei confessori salvaci 

Sangue di Cristo, che fai germogliare i vergini salvaci 

Sangue di Cristo, sostegno dei vacillanti salvaci 

Sangue di Cristo, sollievo dei sofferenti salvaci 

Sangue di Cristo, consolazione nel pianto salvaci 

Sangue di Cristo, speranza dei penitenti salvaci 

Sangue di Cristo, conforto dei morenti salvaci 

Sangue di Cristo pace e dolcezza dei cuori salvaci 

Sangue di Cristo, pegno della vita eterna salvaci 

Sangue di Cristo, che liberi le anime del purgatorio salvaci 

Sangue di Cristo, degnissimo di ogni gloria ed onore salvaci. 

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo perdonaci, o Signore 

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo esaudiscici, o Signore 

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi. 

Ci hai redenti, o Signore, con il tuo Sangue E ci hai fatti regno per il nostro Dio. 

Preghiamo: Eterno Padre, ricevi per mezzo del Cuore addolorato di Maria, il Sangue divino che Gesù Cristo, Figlio Tuo, ha sparso nella Sua Passione: per le Sue Piaghe, per il Volto sfigurato, per il Suo Capo trapassato di Spine, per il Cuore straziato, per la Sua Agonia nel Getsemani, per la Piaga della Spalla; per la Sua Passione e Morte, per tutti i meriti Suoi Divini e per le Lacrime e Dolori di Maria Corredentrice: perdona le anime e salvaci dall'eterna dannazione. 

ROSARIO DELLE SANTE PIAGHE DI NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO

Questa coroncina si recita servendosi di una comune corona del Santo Rosario e si comincia con le seguenti preghiere:

Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto. GLORIA AL PADRE, CREDO: Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di la verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

  1 O Gesù, divin Redentore, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Amen. 

2 Dio santo, Dio forte, Dio immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero. Amen. 

3 O Gesù, per mezzo del Tuo Sangue preziosissimo, donaci grazia e misericordia nei pericoli presenti. Amen.  

4 O Padre Eterno, per il Sangue di Gesù Cristo, Tuo unico Figlio, ti scongiuriamo di usarci misericordia. Amen. Amen. Amen.  

  Sui grani del Padre nostro si prega: 

Eterno Padre, Ti offro le Piaghe di nostro Signore Gesù Cristo. 

Per guarire quelle delle anime nostre. 

  Sui grani dell’Ave Maria si prega: 

Gesù mio, perdono e misericordia. 

Per i meriti delle Tue sante Piaghe. 

  Terminata la recita della Corona si ripete tre volte: 

“Eterno Padre, Ti offro le Piaghe di Nostro Signore Gesù Cristo. 

Per guarire quelle delle anime nostre”.


 

domenica 12 settembre 2010

Video

video con l'apparizione in una foto della Madonna di Medjugorie. il volto è ben visibile, non era mai apparsa così bene e riconoscibile. il video è lungo, non sono riuscita a tagliarlo, la foto è a minuti 2,38.



Un video bellissimo, abbracciami Gesù o il figliol prodigo:
http://www.youtube.com/watch?v=w4OuCGAwz-4&feature=related
Potete trovare qui di seguito il link al salmo 90 cantato:
http://www.youtube.com/watch?v=IqwwfBVISxI&feature=related
Qui il cantico delle creature di S.Francesco interpretato da C.Baglioni, dolce sentire:
http://www.youtube.com/watch?v=IBF4g_g-Hzg&feature=related
Per ora è tutto!

Un video di una bellissima e gioiosa canzona per la nostra Madre Celeste a Medjugorie:
http://innamorati-di-maria.ning.com/video/viva-marija-medugorje

preghiera allo Spirito Santo cantata:
http://innamorati-di-maria.ning.com/video/vieni-santo-spirito

Bellissimo brano suonato dai figli del divino amore di Medjugorie e immagini del S.Sacramento:
http://www.youtube.com/watch?v=o4Z8XbWmhfc&feature=related   

Veni Sancte Spiritus con l'accompagnamento dei figli del divino amore:
 http://www.youtube.com/watch?v=M8aJKAvqStA&feature=related  

Ti dono il mio cuore Gesù:
http://www.youtube.com/watch?v=xB_NVpams4g

sabato 11 settembre 2010

CORONCINA “PADRE MISERICORDIA”

“… Se prima, con quella giaculatoria – Padre Ti amo, Padre Misericordia – Io vi promisi di salvare cento anime, adesso Io raddoppio la Mia Misericordia e ne salverò duecento. Non stancatevi quindi di dirla..”
Gesù, 27.8.2000

Grani grossi: Gloria al Padre…; Padre nostro…, Padre mio, Tu sei veramente il mio grande Dio

Grani piccoli: Padre Ti amo, Padre misericordia

Alla fine: Salve Regina…

Brano tratto da: L'evangelo come mi è stato rivelato di Maria Valtorta - nascita di Maria-



Dice il Signore Gesù:
«Sorgi e ti affretta, piccola amica. Ho ardente desiderio di portarti con Me nell'azzurro paradisiaco della contemplazio­ne della Verginità di Maria. Ne uscirai con l'anima fresca co­me fossi tu pure testé creata dal Padre, una piccola Eva che ancora non conosce carne. Ne uscirai con lo spirito pieno di luce, perché ti tufferai nella contemplazione del capolavoro di Dio. Ne uscirai con tutto il tuo essere saturo d'amore, perché avrai compreso come sappia amare Dio. Parlare del concepi­mento di Maria, la Senza Macchia, vuol dire tuffarsi nell'az­zurro, nella luce, nell'amore.

Vieni e leggi le glorie di Lei nel Libro dell'Avo: "Dio mi possedette all'inizio delle sue opere, fin dal principio, avanti la creazione. Ab aeterno fui stabilita, al principio, avanti che fosse fatta la terra, non erano ancora gli abissi ed io ero già concepita. Non ancora le sorgenti dell'acque rigurgitavano ed i monti s'erano eretti nella loro grave mole, né le colline eran monili al sole, che io ero partorita. Dio non aveva ancora fatto la terra, i fiumi e i cardini del mondo, ed io ero. Quando pre­parava i cieli io ero presente, quando con legge immutabile chiuse sotto la volta l'abisso, quando rese stabile in alto la volta celeste e vi sospese le fonti delle acque, quando fissava al ma­re i suoi confini e dava leggi alle acque, quando dava legge alle acque di non passare il loro termine, quando gettava i fon­damenti della terra, io ero con Lui a ordinare tutte le cose. Sem­pre nella gioia scherzavo dinanzi a Lui continuamente, scher­zavo nell'universo...".

Le avete applicate alla Sapienza, ma parlan di Lei: la bella Madre, la santa Madre, la vergine Ma­dre della Sapienza che Io sono che ti parlo. Ho voluto che tu scrivessi il primo verso di questo inno in capo al libro che parla di Lei, perché fosse confessata e nota la consolazione e la gioia di Dio; la ragione della sua costante, perfetta, intima letizia di questo Dio uno e trino, che vi regge e ama e che dall'uomo ebbe tante ragioni di tristezza; la ra­gione per cui perpetuò la razza anche quando, alla prima pro­va, s'era meritata d'esser distrutta; la ragione del perdono che avete avuto. Aver Maria che lo amasse. Oh! ben meritava creare l'uo­mo, e lasciarlo vivere, e decretare di perdonarlo, per avere la Vergine bella, la Vergine santa, la Vergine immacolata, la Ver­gine innamorata, la Figlia diletta, la Madre purissima, la Sposa amorosa! Tanto e più ancora vi ha dato e vi avrebbe dato Id­dio pur di possedere la Creatura delle sue delizie, il Sole del suo sole, il Fiore del suo giardino. E tanto vi continua a dare per Lei, a richiesta di Lei, per la gioia di Lei, perché la sua gioia si riversa nella gioia di Dio e l'aumenta a bagliori che empiono di sfavillii la luce, la gran luce del Paradiso, ed ogni sfavillìo è una grazia all'universo, alla razza dell'uomo, ai beati stessi, che rispondono con un loro sfavillante grido di alleluia ad ogni generazione di miracolo divino, creato dal desiderio del Dio trino dì vedere lo sfavillante riso di gioia della Vergine.

Dio volle mettere un re nell' universo che Egli aveva creato dal nulla. Un re che, per natura della materia, fosse il primo tra tutte le creature create con materia e dotate di materia. Un re che, per natura dello spirito, fosse poco men che divino, fuso alla Grazia come era nella sua innocente pri­ma giornata. Ma la Mente suprema, a cui sono noti tutti gli avvenimenti più lontani nei secoli, la cui vista vede incessan­temente tutto quanto era, è, e sarà; e che, mentre contempla il passato e osserva il presente, ecco che sprofonda lo sguardo nell'ultimo futuro e non ignora come sarà il morire dell'ulti­mo uomo, senza confusione né discontinuità, non ha mai igno­rato che il re da Lui creato per esser semidivino al suo fianco in Cielo, erede del Padre, giunto adulto al suo Reguo dopo aver vissuto nella casa della madre - la terra con cui fu fatto - durante la sua puerizia di pargolo dell'Eterno per la sua gior­nata sulla terra, avrebbe commesso verso se stesso il delitto di uccidersi nella Grazia e il ladrocinio di derubarsi del Cielo.

Perché allora lo ha creato? Certo molti se lo chiedono. Avre­ste preferito non essere? Non merita, anche per se stessa, pur così povera e ignuda, e fatta aspra dalla vostra cattiveria, di sser vissuta, questa giornata, per conoscere e ammirare l'in­finito Bello che la mano di Dio ha seminato nell'universo? Per chi avrebbe fatto questi astri e pianeti che scorrono co­me saette e frecce, rigando l'arco del firmamento, o vanno, e paiono lenti, vanno maestosi nella loro corsa di bolidi, rega­landovi luci e stagioni e dandovi, eterni, immutabili e pur mu­tabili sempre, una nuova pagina da leggere sull'azzurro, ogni sera, ogni mese, ogni anno, quasi volessero dirvi: "Dimenti­cate la carcere, lasciate le vostre stampe piene di cose oscure, putride, sporche, velenose, bugiarde, bestemmiatrici, corrut­trici, e elevatevi, almeno con lo sguardo, nella illimitata libertà dei firmamenti, fatevi un' anima azzurra guardando tanto se­reno, fatevi una riserva di luce da portare nella vostra carce­re buia, leggete la parola che noi scriviamo cantando il nostro coro siderale, più armonioso di quello tratto da organo di cat­tedrale, la parola che noi scriviamo splendendo, la parola che noi scriviamo amando, poiché sempre abbiamo presente Co­lui che ci dette la gioia d'essere, e lo amiamo per averci dato questo essere, questo splendere, questo scorrere, questo esser liberi e belli in mezzo a questo azzurro soave oltre il quale ve­diamo un azzurro ancor più sublime, il Paradiso, e del quale compiamo la seconda parte del precetto d'amore amando voi, prossimo nostro universale, amandovi col darvi guida e luce, calore e bellezza. Leggete la parola che noi diciamo, ed è quel­la su cui regoliamo il nostro canto, il nostro splendere, il no­stro ridere: Dio "?

Per chi avrebbe fatto quel liquido azzurro, specchio al cie­lo, via alla terra, sorriso d'acque, voce di onde, parola anch'essa che con fruscii di seta smossa, con risatelle di fanciulle sere­ne, con sospiri di vecchi che ricordano e piangono, con schiaffi di violento, e cozzi, e muggiti e boati, sempre parla e dice: "Dio "? Il mare è per voi, come lo sono il cielo e gli astri. E col mare i laghi e i fiumi, gli stagni e i ruscelli, e le sorgenti pure, che servono tutti a portarvi, a nutrirvi, a dissetarvi e mondarvi, e che vi servono, servendo il Creatore, senza uscire a sommergervi come meritate.

Per chi avrebbe fatto tutte le innumerabili famiglie degli animali, che sono fiori che volano cantando, che sono servi che corrono, che lavorano, che nutrono, che ricreano voi: i re? Per chi avrebbe fatto tutte le innumerabili famiglie delle piante, e dei fiori che paiono farfalle, che paiono gemme e im­moti uccellini, dei frutti che paiono monili o scrigni di gem­me, che son tappeto ai vostri piedi, riparo alle vostre teste, sva­go, utile, gioia alla mente, alle membra, alla vista e all'olfatto? Per chi avrebbe fatto i minerali fra le viscere del suolo e i sali disciolti in algide o bollenti sorgive, gli zolfi, gli iodi, i bromi, se non perché li godesse uno che non fosse Dio ma fi­glio di Dio? Uno: l'uomo. Alla gioia di Dio, al bisogno di Dio nulla occorreva. Egli si basta a Se stesso. Non ha che contemplarsi per bearsi, nu­trirsi, vivere e riposarsi. Tutto il creato non ha aumentato di un atomo la sua infinità in gioia, bellezza, vita, potenza. Ma tutto l'ha fatto per la creatura che ha voluto mettere re nell'o­pera da Lui fatta: l'uomo. Per vedere tant'opera di Dio e per riconoscenza alla sua po­tenza che ve la dona, merita di vivere. E di esser viventi dove­te esser grati. L'avreste dovuto anche se non foste stati reden­ti altro che alla fine dei secoli, perché, nonostante siate stati nei Primi, e lo siate tuttora singolarmente, prevaricatori, su­perbi, lussuriosi, omicidi, Dio vi concede ancora di godere del bello dell'universo, del buono dell' universo, e vi tratta come foste dei buoni, dei figli buoni a cui tutto è insegnato e conces­so per rendere loro più dolce e sana la vita. Quanto sapete, lo sapete per lume di Dio. Quanto scoprite, lo scoprite per indi­cazione di Dio. Nel Bene. Le altre coguizioni e scoperte, che portano segno di male, vengono dal Male supremo: Satana.

La Mente suprema, che nulla ignora, prima che l'uomo fosse sapeva che l'uomo sarebbe stato di se stesso ladro e omi­cida. E poiché la Bontà eterna non ha limiti nel suo esser buo­na, prima che la Colpa fosse pensò il mezzo per annullare la Colpa. Il mezzo: Io. Lo strumento per fare del mezzo uno stru­mento operante: Maria. E la Vergine fu creata nel Pensiero sublime di Dio. Tutte le cose sono state create per Me, Figlio diletto del Padre. Io-Re avrei dovuto avere sotto il mio piede di Re divino tappeti e gioielli quale nessuna reggia ne ebbe, e canti e voci, e servi e ministri intorno al mio essere quanti nessun sovrano ne ebbe, e fiori e gemme, tutto il sublime, il grandioso, il gen­tile, il minuto è possibile trarre dal Pensiero di un Dio. Ma Io dovevo esser Carne oltre che Spirito. Carne per sal­vare la carne. Carne per sublimare la carne, portandola in Cielo molti secoli avanti l'ora. Perché la carne abitata dallo spirito è il capolavoro di Dio, e per essa era stato fatto il Cielo. Per esser Carne avevo bisogno di una Madre. Per esser Dio avevo bisogno che il Padre fosse Dio. Ecco allora Dio crearsi la Sposa e dirle: "Vieni meco. Al mio fianco vedi quanto Io faccio per il Figlio nostro. Guarda e giubila, eterna Vergine, Fanciulla eterna, ed il tuo riso em­pia questo empireo e dia agli angeli la nota iniziale, al Para­diso insegni l'armonia celeste. Io ti guardo. E ti vedo quale sarai, o Donna immacolata che ora sei solo spirito: lo spirito in cui Io mi beo. Io ti guardo e dò l'azzurro del tuo sguardo al mare e al firmamento, il colore dei tuoi capelli al grano santo, il candore al giglio e il roseo alla rosa come è la tua epidermi­de di seta, copio le perle dai tuoi denti minuti, faccio le dolci fragole guardando la tua bocca, agli usignoli metto in gola le tue note e alle tortore il tuo pianto. E leggendo i tuoi futuri pensieri, udendo i palpiti del tuo cuore, Io ho il motivo di gui­da nel creare. Vieni, mia Gioia, abbiti i mondi per trastullo sinché mi sarai luce danzante nel Pensiero, i mondi per tuo riso, abbiti i serti di stelle e le collane d'astri, mettiti la luna sotto i piedi gentili, fàsciati nella sciarpa stellare di Galatea. Sono per te le stelle ed i pianeti. Vieni e godi vedendo i fiori, che saranno giuoco al tuo Bambino e guanciale al Figlio del tuo seno. Vieni e vedi creare le pecore e gli agnelli, le aquile e le colombe. Siimi presso mentre faccio le coppe dei mari e dei fiumi e alzo le montagne e le dipingo di neve e di selve, mentre semino le biade e gli alberi e le viti, e faccio l'ulivo per te, mia Pacifica, e la vite per te, mio Tralcio che porterai il Grappolo eucaristico. Scorri, vola, giubila, o mia Bella, e il mondo universo, che si crea d'ora in ora, impari ad amarmi da te, Amorosa, e si faccia più bello per il tuo riso, Madre del mio Figlio, Regina del mio Paradiso, Amore del tuo Dio ".

E ancora, vedendo l'Errore e mirando la Senza Errore: "Vieni a Me, tu che cancelli l'amarezza della disubbidienza umana, della fornicazione umana con Satana, e dell'umana ingratitu­dine. Io prenderò con te la rivincita su Satana. Dio, Padre Creatore, aveva creato l'uomo e la donna con una legge d'amore tanto perfetta che voi non ne potete più nem­meno comprendere le perfezioni. E vi smarrite nel pensare a come sarebbe venuta la specie se l'uomo non l'avesse ottenu­ta con l'inseguamento di Satana. Guardate le piante da frutto e da seme. Ottengono seme e frutto mediante fornicazione, mediante una fecondazione su cento coniugi? No. Dal fiore maschio esce il polline e, guidato da un complesso dileggi meteoriche e magnetiche, va all'ova­rio del fiore femmina. Questo si apre e lo riceve e produce. Non si sporca e lo rifiuta poi, come voi fate, per gustare il giorno dopo la stessa sensazione. Produce, e sino alla nuova stagione non si infiora, e quando s'infiora è per riprodurre. Guardate gli animali. Tutti. Avete mai visto un animale maschio ed uno femmina andare l'un verso l'altro per sterile abbraccio e lascivo commercio? No. Da vicino o da lontano, vo­lando, strisciando, balzando o correndo, essi vanno, quando è l'ora, al rito fecondativo, né vi si sottraggono fermandosi al godimento, ma vanno oltre, alle conseguenze serie e sante della prole, unico scopo che nell'uomo, semidio per l'origine di Gra­zia che Io ho resa intera, dovrebbe fare accettare l'animalità dell'atto, necessario da quando siete discesi di un grado verso l'animale. Voi non fate come le piante e gli animali. Voi avete avuto a maestro Satana, lo avete voluto a maestro e lo volete. E le opere che fate sono degne del maestro che avete voluto. Ma, se foste stati fedeli a Dio, avreste avuto la gioia dei figli, san­tamente, senza dolore, senza spossarvi in copule oscene, inde­gne, che ignorano anche le bestie, le bestie senz' anima ragio­nevole e spirituale. All'uomo e alla donna, depravati da Satana, Dio volle op­porre l'Uomo nato da Donna soprasublimata da Dio, al punto di generare senza aver conosciuto uomo: Fiore che genera Fiore senza bisogno di seme, ma per unico bacio del Sole sul calice inviolato del Giglio-Maria. La rivincita di Dio! Fischia, o Satana, il tuo livore mentre Ella nasce. Questa Pargola ti ha vinto! Prima che tu fossi il Ribelle, il Tortuoso, il Corruttore, eri già il Vinto, e Lei è la tua Vincitrice. Mille eserciti schierati nulla possono contro la tua potenza, cadono le armi degli uomini contro le tue scaglie, o Perenne, e non vi è vento che valga a disperdere il lezzo del tuo fiato.

Eppure questo calcaguo d'infante, che è tanto roseo da parere l'inter­no di una camelia rosata, che è tanto liscio e morbido che la seta è aspra al paragone, che è tanto piccino che potrebbe en­trare nel calice di un tulipano e farsi di quel raso vegetale una scarpina, ecco che ti preme senza paura, ecco che ti confina nel tuo antro. Eppure ecco che il suo vagito ti fa volgere in fuga, tu che non hai paura degli eserciti, e il suo alito purifica il mondo dal tuo fetore. Sei vinto. Il suo nome, il suo sguardo, la sua purezza sono lancia, folgore e pietrone che ti trafiggono, che ti abbattono, che ti imprigionano nella tua tana d'In­ferno, o Maledetto, che hai tolto a Dio la gioia d'esser Padre di tutti gli uomini creati! Inutilmente ormai li hai corrotti, questi che erano stati creati innocenti, portandoli a conoscere e a concepire attraverso a sinuosità di lussuria, privando Dio, nella creatura sua dilet­ta, di essere l'elargitore dei figli secondo regole che, se fossero state rispettate, avrebbero mantenuto sulla terra un equili­brio fra i sessi e le razze, atto ad evitare guerre fra popoli e sventure fra famiglie. Ubbidendo, avrebbero pur conosciuto l'amore. Anzi, solo ub­bidendo avrebbero conosciuto l'amore e l'avrebbero avuto.

Un possesso pieno e tranquillo di questa emanazione di Dio, che dal soprannaturale scende all'inferiore, perché anche la car­ne ne giubili santamente, essa che è congiunta allo spirito e creata dallo Stesso che le creò lo spirito. Ora il vostro amore, o uomini, i vostri amori, che sono? O libidine vestita da amore. O paura insanabile di perdere l'a­more del coniuge per libidine sua e di altri. Non siete mai più sicuri del possesso del cuore dello sposo o della sposa, da quando libidine è nel mondo. E tremate e piangete e divenite folli di gelosia, assassini talora per vendicare un tradimento, dispe­rati talaltra, abulici in certi casi, dementi in altri. Ecco che hai fatto, Satana, ai figli di Dio. Questi, che hai corrotti, avrebbero conosciuto la gioia di aver figli senza ave­re il dolore, la gioia d'esser nati senza paura del morire. Ma ora sei vinto in una Donna e per la Donna. D'ora innanzi chi l'amerà tornerà ad esser di Dio, superando le tue tentazioni per poter guardare la sua immacolata purezza. D'ora innanzi, non potendo concepire senza dolore, le madri avranno Lei per conforto. D'ora innanzi l'avranno le spose a guida e i morenti a madre, per cui dolce sarà il morire su quel seno che è scudo contro te, Maledetto, e contro il giudizio di Dio.

Maria, piccola voce, hai visto la nascita del Figlio della Ver­gine e la nascita al Cielo della Vergine. Hai visto perciò che ai senza colpa è sconosciuta la pena del dare alla vita e la pe­na del darsi alla morte. Ma se alla superinnocente Madre di Dio fu riserbata la perfezione dei celesti doni, a tutti, che nei Primi fossero rimasti innocenti e figli di Dio, sarebbe venuto il generare senza doglie, come era giusto per aver saputo con­giungersi e concepire senza lussuria, e il morire senza affanno. La sublime rivincita di Dio sulla vendetta di Satana è stata il portare la perfezione della creatura diletta ad una super­perfezione, che annullasse almeno in una ogni ricordo di uma­nità, suscettibile al veleno di Satana, per cui non da casto ab­braccio d'uomo ma da divino amplesso, che fa trascolorare lo spirito nell'estasi del Fuoco, sarebbe venuto il Figlio. La Verginità della Vergine!... Vieni. Medita questa verginità profonda, che dà nel con­templarla vertigini d'abisso!
Cosa è la povera verginità forza­ta della donna che nessun uomo ha sposato? Meno che nulla. Cosa la verginità di quella che volle esser vergine per esser di Dio, ma sa esserlo solo nel corpo e non nello spirito, nel quale lascia entrare tanti estranei pensieri, e carezza e accetta ca­rezze di umani pensieri? Comincia ad essere una larva di ver­ginità. Ma ben poco ancora. Cosa è la verginità di una clau­strata che vive solo di Dio? Molto. Ma sempre non è perfetta verginità rispetto a quella della Madre mia. Un coniugio vi è sempre stato, anche nel più santo. Quello di origine fra lo spirito e la Colpa. Quello che solo il Battesi­mo scioglie. Scioglie, ma, come di donna separata da morte dello sposo, non rende verginità totale quale era quella dei Primi avanti il Peccato. Una cicatrice resta e duole, facendo ricorda­re di sé, ed è sempre pronta a rifiorire in piaga, come certi morbi che periodicamente i loro virus acutizzano. Nella Vergine non vi è questo segno di disciolto coniugio con la Colpa. La sua ani­ma appare bella e intatta come quando il Padre la pensò adu­nando in Lei tutte le grazie. E' la Vergine. E' l'Unica. E' la Perfetta. E' la Completa. Pensata tale. Generata tale. Rimasta tale. Incoronata tale. Eternamente tale. E' la Vergine. E' l'abisso della intangibili­tà, della purezza, della grazia, che si perde nell'Abisso da cui è scaturito: in Dio, Intangibilità, Purezza, Grazia perfettissime. Ecco la rivincita del Dio trino ed uno. Contro alle creature profanate Egli alza questa Stella di perfezione. Contro la cu­riosità malsana, questa Schiva, paga solo di amare Dio. Con­tro la scienza del male, questa sublime Ignorante. In Lei non è solo ignoranza dell'amore avvilito; non è solo ignoranza del­l'amore che Dio aveva dato agli uomini sposi. Ma più ancora.

In Lei è l'ignoranza dei fomiti, eredità del Peccato. In Lei vi è solo la sapienza gelida e incandescente dell'Amore divino. Fuoco che corazza di ghiaccio la carne, perché sia specchio tra­sparente all'altare dove un Dio si sposa con una Vergine, e non si avvilisce, perché la sua Perfezione abbraccia Quella che, come si conviene a sposa, è di solo un punto inferiore allo Spo­so, a Lui soggetta perché Donna, ma senza macchia come Egli è».


Tratto da: L'Evangelo come mi è stato rivelato M. Valtorta Cap 5 Vol i ed: CEV