lunedì 27 giugno 2011

Maria Valtorta: L'Evangelo come mi è stato rivelato.

L'arrivo dei discepoli e dei pastori a Nazareth.

Vedo Maria che, scalza e solerte, va e viene per la sua casetta alle prime luci del giorno. (…)Esce nell'orto. I colombi le si affollano sulle spalle. E con voli brevi, da una spalla all'altra, per avere il posto migliore, rissosi e gelosi per amore di Lei, l'accompagnano sino ad un ripostiglio dove sono provviste di cibarie. Ella ne trae grani per loro e dice:

«Qui, oggi qui. Non fate rumore. É tanto stanco!». E poi prende farina e va in una stanzetta presso il forno e si pone a fare il pane. Lo impasta e sorride. Oh! come sorride oggi, la Mamma. Pare la giovinetta Madre della Natività, tanto è ringiovanita dalla gioia. Dalla pasta del pane ne leva un mucchio e lo pone da parte, coprendolo, e poi ripiglia il lavoro, accaldandosi, coi capelli resi più chiari da una lieve incipriatura di farina. Entra piano Maria d'Alfeo. «Già al lavoro?». «Sì. Faccio il pane e, guarda, le focacce di miele che a Lui piacciono tanto». «Fa' quelle. La pasta del pane è tanta. Te la lavoro io».

Maria d'Alfeo, robusta e più popolana, lavora con lena al suo pane, mentre Maria intride miele e burro nei suoi dolci e ne fa tanti tondi che pone su una lastra. «Non so come fare ad avvisare Giuda... Giacomo non osa... e gli altri...». Maria d'Alfeo sospira. «Oggi verrà Simon Pietro. Viene sempre il secondo giorno dopo il sabato, col pesce. Manderemo lui da Giuda».

«Se vorrà andare...». «Oh! Simone non mi dice mai di no». «La pace su questo vostro giorno», dice Gesù apparendo. Le due donne sobbalzano alla voce di Lui. «Già alzato? Perché? Volevo Tu dormissi... «Ho dormito un sonno da cuna, Mamma. Tu non devi aver dormito...». Ti ho guardato dormire... Facevo sempre così quando eri piccino. Nel sonno sorridevi sempre... e quel tuo sorriso mi restava per tutto il giorno in cuore come una perla... Ma questa notte non sorridevi, Figlio. Sospiravi come chi è afflitto...». Maria se lo guarda con struggimento.

«Ero stanco, Mamma. E il mondo non è questa casa dove tutto è onestà e amore..... tu sai Chi sono e puoi capire cosa è per Me il contatto col mondo. É come chi cammina su una strada fetida e motosa. Anche se è attento, un poco di fango lo spruzza, e il fetore penetra anche se egli si sforza di non respirare... e se costui è uomo che ama ciò che è lindura e aria pura, puoi pensare se ciò gli fa noia...». «Sì, Figlio. Io capisco. Ma mi fa pena che Tu soffra...

«Ora sono con te e non soffro. C'è il ricordo... Ma serve a fare più bella la gioia d'esser con te». E Gesù si china a baciare la Mamma. Carezza anche l'altra Maria, che entra tutta rossa per avere acceso il forno. «Bisognerà avvisare Giuda», è la preoccupazione di Maria d'Alfeo. «Non occorre. Giuda sarà qui, oggi». «Come lo sai?». Gesù sorride e tace. «Figlio, tutte le settimane, in questo giorno, viene Simon Pietro. Mi vuole portare il pesce pescato nelle prime vigilie.

E giunge verso il finire dell'ora di prima. Sarà felice, oggi. E’ buono Simone. Nelle ore che resta, ci aiuta. Vero, Maria?». «Simon Pietro è un onesto e un buono», dice Gesù. «Ma anche l'altro Simone, che fra poco vedrai, è un grande cuore. Vado loro incontro. Staranno per venire». E Gesù esce, mentre le donne, infornato il pane, tornano in casa, dove Maria si rimette i sandali e torna con una veste di lino tutta candida. Passa qualche tempo e, nell'attesa, Maria d'Alfeo dice: «Non hai fatto in tempo a finire quel lavoro».

«Lo finirò presto. E il mio Gesù ne avrà refrigerio d'ombra senza averne gravato il capo». La porta viene spinta dal di fuori. «Mamma, ecco i miei amici. Entrate». Entrano in gruppo i discepoli e i pastori. Gesù tiene per le spalle i due pastori e li guida alla Madre: «Ecco due figli che cercano una madre. Sii la loro gioia, Donna». «Io vi saluto... ... Levi... tu? Non so, ma per l'età, Egli mi ha detto, sei certo Giuseppe. Quel nome è dolce e sacro qui dentro.

Vieni, venite. Con gioia vi dico: la mia casa vi accoglie e una Madre vi abbraccia, in ricordo di quanto voi, tu in tuo padre, avete avuto di amore per il mio Bambino». I pastori sembrano incantati, tanto sono estatici. «Sono Maria, sì. Tu hai visto la Madre felice. Sono sempre quella. Anche ora felice di vedere il Figlio mio fra cuori fedeli». «E questo è Simone, Mamma». «Tu hai meritato la grazia perché sei buono. Lo so. E la Grazia di Dio sia sempre con te».

Simone, più esperto degli usi del mondo, si inchina fino a terra, tenendo le braccia incrociate sul petto, e saluta: «Ti saluto, Madre vera della Grazia, e altro non chiedo all'Eterno, ora che conosco la Luce e te, più di luna soave». «E questo è Giuda di Keriot». «Ho una madre, ma il mio amore per lei scompare rispetto alla venerazione che sento per te». «No. Non per me. Per Lui. Io sono perché Egli è. Né nulla per me voglio. Ma solo per Lui chiedo.

So quanto hai onorato il Figlio mio nella tua patria. Ma ancora ti dico: sia il tuo cuore il luogo in cui Egli riceve da te il sommo onore. Allora io ti benedirò con cuore di Madre». «Il mio cuore è sotto il calcagno del Figlio tuo. Felice oppressione. La morte sola scioglierà la mia fedeltà». «E questo è il nostro Giovanni, Mamma». «Ero tranquilla da quando sapevo che tu eri presso Gesù. Ti conosco e riposo nello spirito quando ti so col Figlio mio. Sii benedetto, mia quiete». Lo bacia. La voce aspra di Pietro si fa udire da fuori: «Ecco il povero Simone che porta il suo saluto e...».

É entrato ed è rimasto di stucco. Ma poi getta per terra il paniere rotondo, che aveva penzoloni sulla schiena, e si getta giù anche lui dicendo: «Ah! Signore eterno! Però... No, questa non me la dovevi fare, Maestro! Esser qui... e non far sapere niente al povero Simone! Dio ti benedica, Maestro! Ah! come sono felice! Non ne potevo più di stare senza di Te!», e gli carezza la mano, senza dar retta a Gesù che gli dice: «Alzati, Simone.

Ma alzati, dunque». «Mi alzo, si. Ma però... Ehi, tu, ragazzo! (il ragazzo è Giovanni) tu almeno potevi correre a dirmelo! Ora fila, subito. A Cafarnao, a dirlo agli altri... e prima in casa di Giuda. Sta per arrivare tuo figlio, donna. Svelto. Fa' conto di essere una lepre che ha dietro i cani». Giovanni parte ridendo. Pietro si è infine alzato. Continua a tenere fra le sue corte, tozze mani dalle vene rilevate, la lunga mano di Gesù e lo bacia senza lasciarlo, nonostante voglia dare il suo pesce che è a terra, nel paniere.

«Eh! no. Non voglio che Tu te ne vada un'altra volta senza di me. Mai più, mai più così tanto senza vederti! Ti seguirò come l'ombra segue il corpo e la corda l'ancora. Dove sei stato, Maestro? Io mi dicevo: "Oh! dove sarà? Che farà? E quel bambino di Giovanni saprà curarlo? Starà attento che non si stanchi troppo? Che non resti senza cibo?". Eh! ti conosco!... Sei più magro! Si. Più magro. Non ti ha curato bene! Gli dirò che... Ma dove sei stato, Maestro? Non mi dici nulla!». «Aspetto che tu mi lasci parlare!». «

E’ vero. Ma... ah! vederti è come un vino nuovo. Va al capo solo con l'odore. Oh! il mio Gesù!». Pietro quasi piange per reazione di gioia. «Anche Io ho sentito desiderio di te, di voi tutti, anche se ero con cari amici. Ecco, Pietro. Questi sono due che mi hanno amato da quando ero di poche ore. Più ancora: hanno già sofferto per Me. Qui vi è un figlio senza padre né madre per causa mia. Ma ha tanti fratelli in voi tutti, non è vero?».

«Lo chiedi, Maestro? Ma se, per un caso, il Demonio ti amasse, lo amerei perché ti ama. Siete poveri anche voi, vedo. E allora siamo uguali. Venite che vi baci. Sono pescatore, ma ho il cuore più tenero di un piccioncino. E sincero. Non guardate se sono rude. Il duro è di fuori. Dentro sono tutto miele e burro. Coi buoni però... perché coi malvagi...». «E questo è il nuovo discepolo». «Mi pare di averlo già visto...». «Sì. É Giuda di Keriot, e il tuo Gesù per mezzo suo ebbe buone accoglienze in quella città. Vi prego di amarvi, anche se di diversa regione. Siete tutti fratelli nel Signore».

«E come tale lo tratterò, se sarà proprio tale. E... sì... (Pietro guarda fisso Giuda, uno sguardo aperto e ammonitore) e... si... e meglio che lo dica, così mi conosci subito, e bene. Lo dico: non ho molta stima dei giudei in genere e dei cittadini di Gerusalemme in particolare. Ma sono onesto. E sulla mia onestà ti assicuro che metto da parte tutte le idee che ho su voi e che voglio vedere in te solo il fratello discepolo. Ora a te a non farmi mutare pensiero e decisione». «Anche con me, Simone, hai tali preconcetti?», chiede lo Zelote sorridendo.

«Oh! non ti avevo visto! Con te? Oh! con te, no. Hai l'onestà dipinta sul volto. Ti trasuda la bontà dal cuore all'esterno, come olio odorifero da vaso poroso. E sei anziano. Ciò non è sempre un merito. Delle volte più si invecchia, più si diventa falsi e cattivi. Ma tu sei di quelli che fanno come i vini pregiati. Più diventano vecchi e più si fanno schietti e buoni». «Hai giudicato bene, Pietro», dice Gesù. «Ora venite. Mentre le donne lavorano per noi, sostiamo sotto la pergola fresca. Come è bello stare con gli amici! Andremo poi tutti insieme per la Galilea e oltre. Ossia, tutti no. Levi, ora che è fatto contento, tornerà da Elia a dirgli che Maria lo saluta. Vero, Mamma?».

«Che lo benedico, e così Isacco e gli altri. Il Figlio mio mi ha promesso di condurmi seco... ed io verrò da voi, primi amici del mio Bambino». «Maestro, vorrei che Levi portasse a Lazzaro lo scritto che sai». «Preparalo, Simone. Oggi è festa piena. Domani sera Levi partirà. In tempo per giungere prima del sabato. Venite, amici...». (…)

sabato 18 giugno 2011

L'Evangelo come mi è stato rivelato - Maria Valtorta: Commiato da Giona, che Simone Zelote pensa di affrancare. Arrivo di Gesù a Nazareth.

(…) Appena appena un baluginare di luce. Sulla porta di un misera capanna, e dico così perché chiamarla casa è troppo onore, sono Gesù coi suoi e con Giona e altri miseri contadini come lui. E’ l'ora del commiato. «Non ti vedrò più, mio Signore?», chiede Giona. «Tu ci hai portato la luce nel cuore. La tua bontà ha fatto di queste giornate una festa che durerà per tutta la vita. Ma Tu lo hai visto come siamo trattati. Il giumento ha più cure di noi. E la pianta è più umanamente trattata.

Essi sono denaro. Noi siamo solo macine che diamo denaro. E andiamo usati sinché uno muore per eccesso d'uso. Ma le tue parole sono state tante carezze d'ali. Il pane ci è parso più abbondante e buono, poiché Tu con noi lo gustavi, questo pane che egli non dà ai suoi cani. Torna a spezzarlo con noi, Signore. Solo perché sei Tu, oso dire questo. Per chiunque altro sarebbe offesa offrirti un ricovero ed un cibo che sdegna il mendico.

Ma Tu… «Ma Io trovo in essi un profumo e un sapore celesti, perché vi è in essi fede e amore. Verrò, Giona. Verrò. Resta al tuo posto, tu legato come animale alle stanghe. Il tuo posto sia la tua scala di Giacobbe. E invero dal Cielo a te vanno e vengono gli angeli, attenti a raccogliere tutti i tuoi meriti e portarli a Dio. Ma Io verrò a te. A sollevare il tuo spirito. Rimanetemi tutti fe­deli. Oh! Io vorrei darvi pace anche umana. Ma non posso. Vi devo dire: soffrite ancora. E ciò è triste per Uno che ama...».

«Signore, se Tu ci ami, non è più soffrire. Prima non avevamo nessuno che ci amasse... Oh! se potessi, io almeno, vedere tua Madre!». «Non ti angustiare. Io te la condurrò. Quando più dolce è la stagione, verrò con Lei. Non incorrere in castighi disumani per fretta di vederla. Sappila attendere come si attende il sorgere di una stella, della prima stella. Ella ti apparirà d'improvviso, proprio come fa la stella vespertina che ora non c'era e subito dopo palpita nel cielo. E pensa che anche da ora Ella effonde i suoi doni d'amore su te. Addio, voi tutti. La mia pace vi sia tutela contro le durezze di chi vi angustia. Addio, Giona.

Non piangere. Hai atteso tanti anni, con fede paziente. Io ti prometto ora un'attesa ben breve. Non piangere. Non ti lascerò solo. La tua bontà ha asciugato il mio pianto puerile. Non basta la mia ad asciugare il tuo?». «Sì... ma Tu vai... e io resto...». «Amico, Giona, non farmi partire accasciato dal peso di non poterti sollevare...». «Non piango, Signore... Ma come farò a vivere senza più vederti, ora che so che sei vivo?». Gesù carezza ancora il vecchio disfatto e poi si stacca. Ma, ritto sul limite della misera aia, apre le braccia benedicendo la campagna. Poi si avvia. «Che hai fatto, Maestro?», chiede Simone che ha notato l'insolito gesto. «Ho messo un sigillo su tutte le cose.

Perché i satana non possano, nuocendo ad esse, nuocere a quegli infelici. Non potevo nulla di più...». «Maestro... andiamo avanti più svelti. Ti vorrei dire una cosa che non fosse udita». Si staccano ancor più dal gruppo e Simone parla. «Vorrei dirti che Lazzaro ha ordine di usare la somma per soccorrere tutti coloro che in nome di Gesù ad esso ricorrono. Non potremmo affrancare Giona? Quell'uomo è sfinito e non ha più che la gioia di averti. Diamogliela. La sua opera, li, che vuoi che sia? Libero, sarebbe il tuo discepolo in questa pianura così bella e così desolata. Qui i più ricchi in Israele hanno terre opime e le spremono con usura crudele, esigendo dai lavoratori il cento per uno.

Lo so da anni. Qui poco potrai sostare, perché qui impera la setta farisaica e non credo ti sarà mai amica. I più infelici in Israele sono questi lavoratori oppressi e senza luce. Tu l'hai udito, neppure per la Pasqua hanno pace e preghiera, mentre i duri padroni, con grandi gesti e studiate manifestazioni, si mettono in prima fila fra i fedeli. Avranno almeno la gioia di sapere che Tu ci sei, di udire, ripetute da uno che non ne altererà uno iota, le tue parole. Se credi, Maestro, dà ordini, e Lazzaro farà». «Simone, Io avevo compreso perché tu ti spogliavi di tutto. Non mi è ignoto il pensiero dell'uomo.

E ti ho amato anche per questo. Facendo felice Giona, fai felice Gesù. Oh! come mi angustia vedere soffrire chi è buono! La mia condizione di povero e spregiato dal mondo non mi angustia che per questo. Giuda, se mi udisse, direbbe: "Ma non sei Tu il Verbo di Dio? Ordina, e le pietre diverranno oro e pane per i miseri. Ripeterebbe l'insidia di Satana. Ben Io voglio sfamare le fami. Ma non come Giuda vorrebbe. Ancora siete troppo informi per capire la profondità di quanto dico. Ma a te lo dico: se Dio a tutto provvedesse, commetterebbe furto verso i suoi amici. Li priverebbe della facoltà di essere misericordiosi e di ubbidire perciò al comandamento d'amore.

I miei amici devono avere questo segno di Dio, in comune con Lui: la santa misericordia che è di opere e di parole. E le infelicità altrui danno modo ai miei amici di esercitarla. Hai compreso il pensiero?». «É profondo. Lo medito. E mi umilio, comprendendo quanto sono ottuso e quanto grande è Dio, che ci vuole con tutti i suoi attributi più dolci per dirci suoi figli. Dio mi si svela, nella sua molteplice perfezione, da ogni luce che Tu mi getti nel cuore. Di giorno in giorno, come uno che procede in luogo sconosciuto, io aumento la cognizione di questa immensa Cosa che è la Perfezione che ci vuole chiamare "figli", e mi pare di salire come un'aquila o di immergermi come un pesce in due profondità senza confine quali sono il cielo e il mare, e sempre più salgo e mi immergo, né mai tocco limite. Ma che è dunque Dio?». «Dio è l'irraggiungibile Perfezione, Dio è la compiuta Bellezza, Dio è l'infinita Potenza, Dio è l'incomprensibile Essenza, Dio è l'insuperabile Bontà, Dio è l'indistruttibile Compassione, Dio è l'immisurabile Sapienza, Dio è l'Amore divenuto Dio. É l'Amore! É l'Amore! Tu dici che più conosci Dio nella sua perfezione e più ti pare di salire o immergerti in due profondità senza confine, di azzurro senz'ombre...

Ma, quando tu capirai cosa è l'Amore divenuto Dio, non salirai, non ti immergerai più nell'azzurro, ma in un gorgo incandescente di fiamme, e sarai aspirato verso una beatitudine che ti sarà morte e vita. Dio lo avrai, con completo possesso, quando, per la tua volontà, sarai riuscito a comprenderlo e a meritarlo. Allora ti fisserai nella sua perfezione». «O Signore!»... Simone è sopraffatto. Si fa il silenzio. La strada viene raggiunta. Gesù sosta in attesa degli altri. Quando il gruppo si riunisce, Levi si inginocchia: «Dovrei lasciarti, Maestro. Ma il tuo servo ti fa una preghiera. Portami da tua Madre. Costui è orfano come me. Non negare a me ciò che a lui dai perché veda un volto di madre...». «Vieni. Quanto in nome di mia Madre si chiede, in nome di mia Madre Io do»...

Gesù è solo. Cammina velocemente fra boschi di ulivi carichi di ulivette già ben formate. (…) Gesù procede e sorride. Raggiunge un balzo... e sorride ancor più vivamente. Ecco là Nazaret... pare tremolare nel sole, tanto l'incandescenza del sole la stringe. Gesù scende ancor più veloce. Raggiunge la via, ora, senza curarsi del sole. (…) Svolta per una stradetta che per metà è nell'ombra. Lì vi sono donne che si affollano ad un pozzo fresco. Lo salutano quasi tutte e con voci acute di ben tornato. «La pace a voi tutte... Ma fate silenzio.

Voglio fare una sorpresa a mia Madre». «Sua cognata è andata via ora con una brocca fresca. Ma deve tornare. Sono rimaste senz'acqua. La sorgiva è asciutta o si sperde nel suolo ardente prima di giungere al tuo orto. Non sappiamo. Maria d'Alfeo lo diceva ora. Eccola che viene». La madre di Giuda e Giacomo viene con un'anfora sul capo e una per mano. Non vede subito Gesù e grida: «Così faccio più presto. Maria è tutta triste, perché i suoi fiori muoiono di sete. Sono ancora quelli di Giuseppe e di Gesù, e le pare che le si strappi il cuore a vederli languire». «Ma ora che vede Me...», dice Gesù apparendo da dietro il gruppo. «Oh! il mio Gesù! Te benedetto! Lo vado a dire...».

«No. Vado Io. Dàmmi le anfore». «La porta è solo accostata. Maria è nell'orto. Oh! come sarà felice! Parlava di Te anche stamane. Ma con questo sole! Venire! Sei tutto sudato! Sei solo?». «No. Con amici. Ma sono venuto avanti. Per vedere prima la Mamma. E Giuda?». a Cafarnao. Vi va spesso...». Maria non dice altro. Ma sorride, mentre asciuga col suo velo il volto bagnato di Gesù. Le brocche sono pronte. Gesù se ne carica due a bilico sulle spalle, usando la sua cintura, e l'altra la porta con la mano.

Va, svolta, giunge alla casa, spinge la porta, entra nella stanzetta che pare scura rispetto al gran sole esterno, alza piano la tenda che fa riparo alla porta dell'orto, osserva. Maria è ritta presso un rosaio, volgendo le spalle alla casa, e compassiona la pianta assetata. Gesù posa la brocca a terra, e il rame suona battendo contro un sasso. «Già qui, Maria?», dice la Mamma senza voltarsi. «Vieni, vieni. Guarda questo rosaio! E questi poveri gigli. Morranno tutti se non li soccorriamo. Porta anche delle cannucce per sorreggere questo stelo che cade». «Tutto ti porto, Mamma».

Maria si volge di scatto. Resta per un secondo ad occhi sbarrati, poi con un grido corre a braccia tese verso il Figlio, che ha già aperto le sue e l'attende con un sorriso tutto amore. «Oh! Figlio mio!». «Mamma! Cara!». L'espansione è lunga, soave, e Maria è tanto felice che non vede, non sente quanto sia accaldato Gesù. Ma poi si sovviene: «Perché, Figlio, in tale ora? Sei di porpora e sudi come una spugna. Vieni, vieni dentro. Che la Mamma ti asciughi e rinfreschi. Ora ti porto una veste nuova e sandali mondi. Ma Figlio! Figlio! Perché in giro con questo sole? Muoiono le piante per il calore e Tu, mio Fiore, vai in giro!». «Per venire prima da te, Mamma!».

«Oh! caro! Hai sete? Certo l'hai. Ora ti preparo...». «Sì, del tuo bacio, Mamma. Delle tue carezze. Lasciami stare così, col capo sulla tua spalla, come quando ero piccino... Oh! Mamma! Come mi manchi!». «Ma dimmi di venire, Figlio, ed io verrò. Che ti è mancato per la mia assenza? cibo a Te gradito? vesti fresche? letto ben fatto? Oh! dimmelo, mia Gioia, che t'è mancato. La tua serva, o Signor mio, cercherà di provvedere».

«Nulla che tu non fossi...». Gesù, che è rientrato tenuto per mano dalla Mamma e che si è seduto sulla cassapanca presso la parete, avendo di fronte Maria che cinge con le braccia, stando col capo contro il suo cuore e baciandola di tanto in tanto, ora la guarda fissa. «Lascia che Io ti guardi. Che mi empia la vista di te, Mamma mia santa!». «Prima la veste. E male stare così bagnato. Vieni». Gesù ubbidisce. Quando torna in una veste fresca, il colloquio riprende, soave. «Sono venuto con discepoli e amici.

Ma li ho lasciati nel bosco di Melca. Verranno domani all'aurora. Io... non potevo più attendere. La mia Mamma!…», e le bacia le mani. «Maria di Alfeo si è ritirata per lasciarci soli. Anche lei ha capito la mia sete di te. Domani... domani sarai tu dei miei amici ed Io dei nazareni. Ma questa sera tu sei l'Amica mia ed Io il tuo. Ti ho portato... oh! Mamma, ho trovato i pastori di Betlemme. E ti ho portato due di essi: sono orfani e tu sei la Madre. Di tutti. E più degli orfani. E ti ho portato anche uno che ha bisogno di te per vincere se stesso. E un altro che è un giusto e che ha pianto.

E poi Giovanni... E ti ho portato il ricordo di Elia, di Isacco, Tobia ora Mattia, Giovanni e Simeone. Giona è il più infelice. Ti porterò a lui. L'ho promesso. Altri li cercherò ancora. Samuele e Giuseppe sono nella pace di Dio». «Fosti a Betlemme?». «Sì, Mamma. Vi ho portato i discepoli che avevo meco. E ti ho portato questi fioretti, nati fra le pietre della soglia». «Oh!». Maria prende gli steli disseccati e li bacia. «E Anna?». «É morta nella strage di Erode». «Oh! misera! Ti amava tanto!». «I betlemmiti hanno molto sofferto. E non sono stati giusti coi pastori. Ma hanno molto sofferto...».

«Ma con Te furono buoni allora!». «Sì. Per questo vanno compatiti. Satana è invidioso di quella loro bontà e li aizza al male. Sono stato anche a Ebron. I pastori, perseguitati, ... «Oh! fino a tanto?!». «Sì. Furono aiutati da Zaccaria, e per lui ebbero padroni e pane, anche se duri padroni. Ma sono anime di giusti, e delle persecuzioni e delle ferite si sono fatti pietre di santità. Li ho radunati. Ho guarito Isacco e... e ho dato il mio Nome ad un piccino... A Jutta, dove Isacco languiva e da dove risorse, vi è ora un gruppo innocente che si chiama Maria, Giuseppe e Jesai...». «Oh! il tuo Nome!».

«E il tuo, e quello del Giusto. E a Keriot, patria di un discepolo, un fedele israelita mi mori sul cuore. Di gioia di avermi avuto... E poi... oh! quante cose ho da dirti, mia perfetta Amica, Madre soave! Ma per prima, Io te ne prego, chiedo da te tanta pietà per quelli che verranno domani. Ascolta: mi amano... ma non sono perfetti. Tu, Maestra di virtù... oh! Madre, aiutami a farli buoni... Io li vorrei tutti salvare...». Gesù è scivolato ai piedi di Maria. Ora Lei appare nella sua maestà di Madre.

«Figlio mio! Che vuoi che faccia la tua povera Mamma più di Te?». «Santificarli... La tua virtù santifica. Te li ho portati apposta. Mamma... un giorno ti dirò: "Vieni", perché allora sarà urgente santificare gli spiriti, perché Io trovi in loro volontà di redenzione. E Io solo non potrò... Il tuo silenzio sarà attivo come la mia parola. La tua purezza aiuterà la mia potenza. La tua presenza terrà indietro Satana... e tuo Figlio, Mamma, troverà forza nel saperti vicina. Verrai, non è vero, mia dolce Madre?».

«Gesù! Caro! Figlio! Non ti sento felice... Che hai, Creatura del mio cuore? Fu duro con Te il mondo? No? Mi è sollievo crederlo... ma... Oh! sì. Verrò. Dove Tu vuoi. Come Tu vuoi. Quando Tu vuoi. Anche ora, sotto al sole, sotto le stelle come nel gelo e fra i piovaschi. Mi vuoi? Eccomi». «No. Ora no. Ma un giorno... Come è dolce la casa! E la tua carezza! Lasciami dormire così, col capo sui tuoi ginocchi. Sono tanto stanco! Sono sempre il tuo Figliolino… E Gesù realmente si addormenta, stanco e spossato, seduto sulla stuoia, col capo in grembo alla Madre che lo carezza sui capelli, beata.


Cuor di Gesù Tu sai, Cuor di Gesù Tu puoi,
Cuor di Gesù Tu vedi, Cuor di Gesù provvedi,
Cuor di Gesù pensaci tu

venerdì 17 giugno 2011

Yoga



Kriya Yoga- Cos'è veramente lo yoga?

Molti di noi cercano l'appagamento al di fuori di se stessi.Viviamo in un modo che condiziona a guardare all'esterno per i nostri bisogni. Le nostre esperienze ci mostrano continuamente che niente soddisfa e che cerchiamo sempre quel qualcos'altro.

Molte volte, comunque, ci ritroviamo a guardare quello che abbiamo perso piuttosto che la nostra ricchezza.
E' difficile per noi mantenere uno stato di calma e riposo in cui i pensieri e sentimenti cessano il loro moto perpetuo. E' in quello stato di quiete che noi possiamo sentire un livello di gioia e comprensione impossibili da sentire in altri modi.

E' detto nella Bibbia: "sii calmo e conosci che Io sono Dio" In queste poche parole giace la chiave della scenza dello Yoga. Queata scienza antichissima offre un metodo per zittire la naturale turbolenza dei pensieri e dell'agitazione del corpo che ci impedisce di sapere quello che realmente siamo.

Nella coscenza ordinaria le nostre energie e il nostro io interiore è diretto all'asterno, alle cose di questo mondo, che percepiamo con il limitato uso dei nostri limitati cinque sensi. La ragione umana fa affidamento ai dati parziali e spesso ingannevoli dei sensi e dobbiamo imparare a sondare di più e profondamente i sottili livelli interiori se vogliamo risolvere l'enigma della vita - Chi sono io? Perchè sono qui? Come posso realizzare la Verità?

Lo yoga è un semplice processo di inversione dell'ordinario flusso di energia e coscienza così che  la mente diventa un centro dinamico di percezione diretta non è più dipendente dai sensi fallibili ma capace di sperimentare la Verità.

Attraverso la pratica dei metodi Yoga  passo passo , liberi dalla fede cieca o da una fede estrememente emotiva, noi sapremo che siamo uno con l'Infinita Intelligenza, Potere, e Gioia che ci ha dato la vita e che è l'essenza del nostro Sè.

Centinaia d'anni fa il Kriya Yoga era poco conosciuto e praticato e questo era dovuto alla limitata conoscenza dell'umanità delle forze della natura. Ma oggi l'investigazione scentifica sta rapidamente cambiando la visione di noi stessi e del mondo. La concezione materialistica convenzionale della vita è cambiata con la scoperta che energia e materia sono essenzialmente uno: tutte le cose esistenti possono ridursi a una forma di energia che interagisce con le altre forme di vita. Alcuni dei più celebri fisici vanno più avanti, identificando la coscenza come la base di tutte le cose esistenti. La scenza moderna conferma gli antich principi dello Yoga che dice che l'unità pervade l'universo.

La parola Yoga vuol dire unione: della coscenza individuale della nostra anima con la Coscienza Universale dello Spirito. Molte persone pensano alllo Yoga come ad una serie di esercizi fisici - le asanas o posizioni che sono così popolari in questa decade recente - questi sono solo i più superficiali aspetti dell scenza profonda di cercare gli infiniti potenziali della mente  e dell'anima

Ci sono vari sentieri dello Yoga che portano a questo obìettivo, ognuno dei quali è un ramo di un sistema  globale:

Hatha Yoga: - un sistema di posizioni fisiche, o asanas , che ha l'obiettivo di purificare il corpo dandone il controllo e il controllo di stati interiori preparando il soggetto per la meditazione.

Karma Yoga - servire gli altri come parte del proprio Sè senza attaccamento per il risultato e agendo sapendo che Dio è il donatore

Mantra Yoga: - centrtare la coscienza con un japa o ripetizione di un un suono universale che rappresenta un particolare aspetto dello Spirito.

Bakthi Yoga: - l'abbandono devoto in cui si cerca di vedere il divino in ogni creatura e in tutto mantenendo un culto incessante.

Jnnan(Gyana) Yoga - la via della saggezza, che sottolinea l'applicazione della discriminazione al fine della liberazione spirituale.

Raja Yoga - la più alta e regale tecnica di Yoga, spiegata da Baghavan Krishna nella Bagavad Gita e sintetizzata nel secondo secolo prima di Cristo dal profeta indiano Patanjali e che combina l'essenza di tutti gli altri sentieri.

Nel cuore del metodo del Raja Yoga, che bilancia e unifica questi vari approcci, c'è la pratica definita della meditazione scentifica che permette di percepire l'unione con lo Spirito inesauribile.  fin dai primi sforzi, fino a raggiungere l'obiettivo ultimo.

Il più veloce e più efficace approccio all'obiettivo dello Yoga include metodi di meditazione che mette in accordo direttamente l'energia con la coscienza. E' questo l'approccio diretto che caratterizza il Kriya Yoga, la particolare forma di meditazione Raja Yoga insegnata da Paramahansa Yogananda.

martedì 14 giugno 2011

S.Gertrudre di Helfa


La seconda metà del secolo XIII è illuminata dalla mistica germanica la grande Gertrude di Helfta. L'appellativo rappresenta un fiore deposto lungo o al termine del suo cammino ascetico e mistico come omaggio spontaneo, non offerto da autorità accademiche o ecclesiastiche. Esso esalta il suo stile di vita monastica e i suoi pensieri mistici sublimi. La mistica della monaca sassone si incanala ed eleva nell'incontro con il Cristo Verbo incarnato. 

Una angolazione cristologica che tramite Gertrude si viene delineando è - altra centralità - il cuore di Cristo, articolata anche in una forma iniziale di "teologia del cuore". Nel monastero di Helfta la benedettina Gertrude diventa custode delle rivelazioni, inventrice dei suoi singolari esercizi. Tali esperienze passano nella memoria scritta in lingua germanica primitiva e diventano fonte anche dell'indagine per conoscere le sue visioni del Volto di Cristo. Sono frequenti le soste accanto o davanti o in estatica contemplazione del Volto di Cristo e alquanto abbondanti i resoconti letterari.

Il Cristo deformato nella passione e dunque anche il Volto sfigurato sono le icone tra le più raffigurate nella memoria visiva e narrativa della monaca Gertrude. Una rivelazione si fa presente durante il carnevale la domenica di quinquagesima (secondo il calendario liturgico allora vigente). Il Cristo viene a chiedere riparazione al suo cuore palpitante di amore verso gli uomini, il cuore dei quali si compiace in piaceri e dilettazioni terrene e carnali: sono le parole - qui parafrasate - percepite sulle labbra del Signore dalla santa mistica. In questo contesto descrive la visione del sembiante del Cristo straziato nella passione, sostando nella compassione su qualche dettaglio del volto.

"Verso l'ora terza il Signore Gesù le apparve com'era quando venne legato alla colonna per essere flagellato, in mezzo a due aguzzini di cui uno lo colpiva con due rami spinosi e l'altro con due nodosi flagelli. Tutti e due lo colpivano sul viso, così che il suo santo volto ne era talmente sfigurato da spezzarle il cuore […] Nessuno mai, essa [Gertrude] pensava, era stato ridotto al deplorevole stato nel quale il Signore le appariva in quel momento. La parte infatti del volto che era colpita dalle spine era talmente lacerata che l'occhio stesso appariva ferito ed aperto, mentre l'altra parte era livida e gonfia per i colpi del flagello. Nell'eccesso del dolore il Signore rivolgeva il viso; ma non si sottraeva così ad uno dei carnefici se non per essere colpito più crudelmente dall'altro.

Volgendosi allora verso di lei, il Signore le disse: "Non hai forse letto ciò che è scritto di me: vidimus eum tamquam leprosum? " "Ah, Signore" - essa rispose - "e come potrei calmare i crudeli dolori del tuo dolce volto? " Il Signore rispose: "Chi si sentirà tocco di amore meditando la mia passione e pregherà per i peccatori, lenirà soavemente ogni mia sofferenza"" (Rivelazioni, 1,4, cap. 15).
La Mistica Gertrude si premura di palesare altresì il simbolismo celato nella figura dei flagellatori: l'energumeno con il mannello di spine raffigura i laici che peccano pubblicamente; l'aguzzino con il randello rappresenta certi religiosi che peccano contro l'osservanza. Il monito è rapportabile all'ansia di riforma in atto nella Chiesa duecentesca, ad opera prevalentemente dei monaci (istituzione ascetica altomedioevale) e dei frati (i mendicanti di scaturigine allora contemporanea).
 
L'icona del Cristo sfigurato nella passione è un leit-motiv, ma non un assoluto né una continuativa unicità. In preparazione alla festa dell'ascensione d'un anno imprecisato, Gertrude sta lenendo le piaghe del Signore mediante l'esclamazione "Gloria a te, soavissima, dolcissima, benignissima, nobilissima, regale, fulgida e sempre tranquilla giocondissima e gloriosissima Trinità per le vermiglie piaghe del mio unico diletto [il Signore Gesù]" tante volte quante erano le piaghe di lui, ben 5.466 secondo quanto conteggiato dall'altra mistica di Helfta, la sua consorella Matilde di Hackeborn (1241-1299). Ed ecco che si presenta il Signore, piagato ma in sembiante rasserenato, "più bello di tutti gli angeli", onusto di fiori dorati su ognuna delle numerosissime piaghe. Resta indelebile, commossa impressione il volto amabile con il quale il Signore saluta la sua fedele amica.
  
 “CRISTO, VITA DELLA MIA VITA”

“O vita della mia vita, possano gli affetti del mio cuore
accesi dalla fiamma del tuo amore, unirmi intimamente a Te.
Possa la mia anima essere come morta
riguardo a tutto ciò che potrebbe cercare all’infuori di Te.
Tu sei lo splendore di tutti i colori, la dolcezza di tutti i sapori,
la fragranza di tutti i profumi, l’incanto di tutte le melodie,
la tenerezza dolcissima dei più intimi amplessi.
In Te si trova ogni delizia, da Te scaturiscono acque copiose di vita, a Te attira un fascino dolcissimo,
per Te l’anima si riempie degli affetti più santi.
 Tu sei l’abisso straripante della Divinità,
o Re, nobilissimo tra tutti i re,
o Sovrano eccelso, o Principe chiarissimo,
o Signore mitissimo, o Protettore potentissimo.
O Gemma nobilissima di vivificante umanità.
O Creatore di tutte le meraviglie.
O Maestro dolcissimo, o Consigliere sapientissimo,
o Soccorritore benignissimo, o Amico fedelissimo.
Tu unisci in Te tutti gli incanti di un’intima dolcezza.
Tu accarezzi con soavità, ami con dolcezza,
prediligi con ardore, o Sposo dolcissimo e gelosissimo.
Tu sei un fiore primaverile di pura bellezza,
o Fratello mio amabilissimo, pieno di grazia e di forza,
o Compagno giocondissimo, Ospite liberale e generosissimo.
Io preferisco Te ad ogni creatura,
per Te rinuncio ad ogni piacere,
per Te sopporto ogni avversità,
non cercando in ogni cosa che la tua lode.
Col cuore e con la bocca confesso che Tu sei il Principio di ogni bene...”.
( Santa Gertrude - Dalle Rivelazioni, Libro III, Cap. LXVI)


O Padre Santo, tu, per mezzo di Gesù,
mi hai rigenerato a vita nuova
nell'acqua e nello Spirito Santo.
Concedimi, ti prego, mio Signore,
la completa remissione dei peccati
e il dono dello Spirito, per la vita eterna.
O Gesù, sole di giustizia,
rivestimi di te, perché io possa vivere sempre secondo la tua volontà.
O Gesù, luce senza tramonto,
accendi in me la lampada ardente
del tuo amore infinito.
Aiutami, Signore mio e Dio mio,
a custodire in modo irreprensibile
la veste candida del mio battesimo.
Così, quando mi chiamerai a te, avrò in dono la gioia senza fine della vita eterna
e l'incanto divino del tuo Volto.
(Santa Gertrude)

Per la riparazione 
CORONCINA AL VOLTO SANTO

Sui grani grossi della Corona si recita la seguente preghiera:
  O Eterno Padre, Ti offro i meriti e le sofferenze del Santo Volto del tuo Figlio Gesù.
Versa il suo Sangue prezioso in ogni anima e in ogni cuore. Sia Esso balsamo e olio di consolazione: per lenire e risanare le ferite da ogni infermità nelle anime e nei corpi.
O Eterno Padre, abbi misericordia di tutte le anime.


Sui grani piccoli della Corona si recita la seguente preghiera:
 O Gesù, ogni palpito ed ogni respiro dei nostri cuori, siano mille atti d’amore, di lode e di riparazione al tuo Santo Volto.

Alla fine
 O Gesù, Santo, Santo, Santo! Benedici e santifica tutte le anime che Ti onoreranno e Ti glorificheranno. Uniscimi a tutte le persone che, in spirito di riparazione anche con questa Coroncina leniscono le Tue sofferenze.

  Invocazioni
Signore pietà, Signore pietà
Cristo pietà, Cristo pietà
Signore pietà, Signore pietà
Santo Volto di Gesù, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, compiacenza perfetta del Padre, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, opera divina dello Spirito Santo, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, splendore del paradiso, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, gioia e letizia degli angeli, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, gioia e premio dei santi, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, sollievo dei sofferenti, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, rifugio dei peccatori, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, speranza e conforto dei moribondi, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, terrore e sconfitta dei demoni, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, che ci liberi dall'ira divina, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, che ci hai dato la legge dell'amore, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, che esigi da noi la carità fraterna, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, assetato della salvezza di tutti gli uomini, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, bagnato di lacrime d'amore, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, coperto di fango e di sputi per noi, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, rigato di sudore e di sangue, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, schiaffeggiato e deriso, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, trattato da vilissimo schiavo, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, schernito dai tuoi accusatori, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, che hai pregato per i tuoi crocifissori, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, segnato dal pallore dei morenti, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, reclinato esangue sul petto, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, pianto dalla Madre dei dolori, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, deposto velato nella tomba, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, sfolgorante di gloria il mattino di Pasqua, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, illuminato di bontà nel manifestarti risuscitato agli apostoli, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, raggiante di luce e di gloria, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, glorioso nell'ascensione al cielo, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, nascosto nell'umiltà del mistero eucaristico, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, rivestito di gloria quando verrai per il giudizio finale, abbi pietà di noi
Santa Maria, abbi pietà di noi
Santa Madre di Dio, abbi pietà di noi
Santa Vergine delle vergini, abbi pietà di noi

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, esaudiscici, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore.

Preghiamo
 Signore Gesù Cristo, il cui Sacratissimo volto, nascosto nella passione, rifulge come il sole nel suo splendore, concedici propizio che, partecipando qui in  terra ai tuoi dolori,possiamo poi esultare in cielo, allorché ci sarà svelata la tua gloria. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

lunedì 13 giugno 2011

Messaggi a Fatima



Nella primavera del 1916 i tre pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, mentre si trovavano sulle pendici del monte Cabeco, in un terreno di proprietà dei loro genitori per attendere al loro gregge, dopo aver consumato la merenda e recitato il rosario, giocavano allegri. Improvvisamente un forte vento cominciò a scuotere gli alberi. La figura di un giovane, di quattordici o quindici anni, più bianco della neve, come se fosse di luce e di una straordinaria bellezza, veniva verso di loro e, arrivato accanto disse: ‘Non abbiate paura! Sono l’Angelo della Pace. Pregate con me’ e inginocchiatosi per terra , curvò la fronte fino a toccare il suolo e fece ripetere ai tre bambini queste parole: 


‘ Mio Dio! Credo, adoro,spero e vi amo! Vi chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano’ Poi, alzandosi, disse:’ pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alle vostre suppliche’ Sr Lucia, nel libro ‘Appelli del Messaggio di Fatima’ : ‘ il primo appello che Dio qui ci manda attraverso il suo rappresentante è un appello alla Fede: 
Mio Dio, io credo 


Suor Lucia racconta dell'Angelo Custode, quando intorno al 1914 o 1915, mentre era intenta, insieme ad altre bambine, ad accudire il suo gregge, sulla costa del Monte do Cabeco, una nuvoletta che aveva le sembianze umane, era scesa dal firmamento e passava davanti a loro , come se volesse attirare la loro attenzione e affascinare il loro sguardo. L’apparizione si ripetè varie volte.
La piccola Lucia non desiderava tanto parlarne, si limitava a rispondere solo alle domande che le venivano fatte ma nel suo intimo era convinta che si trattasse dell’Angelo Custode.
Lei stessa scrive nel libro Appelli del Messaggio di Fatima: ‘ Fin’ora non ho voluto parlare di queste apparizioni più di quanto non fosse indispensabile per rispondere a qualche domanda. Oggi però lo faccio per dirvi che l’esistenza degli Angeli Custodi è certa, che sono stati creati da Dio per servirlo, adorarlo e amarlo; come è certo che Dio, nella sua grande bontà e misericordia ha destinato ad ognuno di noi un Angelo che ci guida e custodisce.’


la primavera del 1916 i tre pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, mentre si trovavano sulle pendici del monte Cabeco, in un terreno di proprietà dei loro genitori per attendere al loro gregge, dopo aver consumato la merenda e recitato il rosario, giocavano allegri. Improvvisamente un forte vento cominciò a scuotere gli alberi. La figura di un giovane, di quattordici o quindici anni, più bianco della neve, come se fosse di luce e di una straordinaria bellezza, veniva verso di loro e, arrivato accanto disse: ‘Non abbiate paura! Sono l’Angelo della Pace. Pregate con me’ e inginocchiatosi per terra , curvò la fronte fino a toccare il suolo e fece ripetere ai tre bambini queste parole: ‘ Mio Dio! Credo, adoro,spero e vi amo! Vi chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano’ Poi, alzandosi, disse:’ pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alle vostre suppliche’ Sr Lucia, nel libro ‘Appelli del Messaggio di Fatima’ : ‘ il primo appello che Dio qui ci manda attraverso il suo rappresentante è un appello alla Fede: Mio Dio, io credo 


Secondo appello del Messaggio è: Adoro.



Questo appello, scrive suor Lucia nel libro “Gli Appelli del Messaggio di Fatima”, richiama la nostra attenzione sul Primo 
Comandamento di Dio: “Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all’infuori di Me”
Il modo in cui dobbiamo adorare Dio, Gesù ce lo insegna nel Vangelo: “Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità". (Gv 4,23-24)
L’adorazione si fonde con l’amore, la riconoscenza, la gratitudine che dobbiamo a Dio.
Adoriamo Dio con fede, perché crediamo in Lui, benediciamolo e rendiamogli grazie con amore, perché sappiamo che è stato per amore che Egli ci ha creati, che è per amore che ci mantiene in vita e che è sempre per amore che ci ha destinati a partecipare alla sua stesa Vita.
 

Terzo appello del Messaggio è: Spero.



Tutta la nostra speranza deve essere riposta nel Signore, perché è l’unico vero Dio, che ci ha creati con amore eterno e ci ha redenti inviandoci il suo stesso Figlio Gesù Cristo, Dio e uomo vero, che ha sofferto ed è morto per la nostra salvezza.
Suor Lucia, in “Gli Appelli del Messaggio di Fatima” per spiegarci i motivi della nostra speranza, cita il Vangelo di San Giovanni “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la Vita eterna.”
Agli Apostoli che lottavano con il mare e con il vento, Gesù venne incontro, salì sulla barca e subito il mare si calmò.(cfr Mc 6,46-56)
Le parole che il Signore disse agli Apostoli valgono anche per tutti noi: “Coraggio, sono io, non temete.” In mezzo alle tempeste che si agitano nella vita forse tutto ci spaventa. Ma se sapremo sollevare il nostro sguardo verso Cristo, vedremo che accanto a noi c’è Lui e avremo la felicità di ascoltare nell’intimo del nostro cuore, il suono armonioso della sua voce che ci dice in confidenza: “Sono io, non temete!”



Quarto appello del Messaggio: Vi amo.



Abbiamo verso Dio un debito di amore eterno, e solo nel prolungamento dei secoli potremo soddisfare questo debito, senza mai saldarlo completamente, perché l’amore di Dio va avanti e si prolunga con sempre maggiore intensità. Perciò nulla e nessuno merita quanto lui la corrispondenza del nostro amore.
E’ stato l’amore che ha portato Dio a crearci, a redimerci, inviando suo Figlio, che si è offerto come vittima di espiazione , per pagare per noi, per riparare ai nostri peccati.
Se Dio non ci avesse amati non esisteremmo; saremmo rimasti nel nulla. E’ dunque un dovere di gratitudine, di riconoscenza, di giustizia e di diritto, amare Dio sopra ogni cosa, ripagare amore con amore. Questo nostro amore deve essere sincero, gioioso e non privo di sacrificio.



Quinto appello del Messaggio: Vi chiedo perdono.


Tutti noi abbiamo bisogno di ottenere il perdono di Dio per la nostra poca fede che spesso è debole, per la nostra speranza, che spesso è spenta, per la nostra carità, che spesso è fredda e insensibile, e per la nostra adorazione che spesso è fiacca! 
Così scrive suor Lucia nel libro “Appelli al Messaggio di Fatima”.
Il Messaggio dell’Angelo infatti, ci invita a chiedere il perdono, per noi e per i nostri fratelli:
“Vi chiedo perdono”.
Gesù, nella preghiera del “Padre Nostro” ci insegna che per ottenere il perdono, dobbiamo, anche noi, perdonare i nostri fratelli.
Dio è buono e misericordioso ed è sempre pronto a perdonarci, purchè veda in noi il pentimento e lo sforzo di cambiare vita, per lasciare la strada del peccato e scegliere quella della grazia.
Dobbiamo imparare bene cosa sia la misericordia e il perdono degli altri, - scrive ancora suor Lucia - che devono sbocciare dal nostro cuore come frutto dell’amore che dobbiamo a Dio, e al prossimo per amore di Dio, come sboccia l’amore dal cuore di Dio per noi.



Quarto appello del Messaggio. Pregate! Pregate molto!



Questo appello ha avuto luogo nella seconda apparizione dell’Angelo.
“Pregate, pregate molto!, dice l’Angelo ai bambini: I Cuori di Gesù e di Maria hanno su di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all’Altissimo preghiere e sacrifici.
Questo appello ci rinnova il richiamo di Gesù: “Vegliate e pregate” (Mt 26,41).
La preghiera è necessaria a tutti. Possiamo pregare in molti modi: Con la preghiera vocale, con la preghiera mentale e persino facendo del nostro lavoro una preghiera. Dice suor Lucia: “ Durante il compimento dei nostri doveri dobbiamo cercare di renderci conto della presenza di Dio: pensare che Dio e il nostro Angelo Custode sono accanto a noi e vedono ciò che facciamo e le intenzioni con le quali agiamo. Dobbiamo perciò santificare il nostro lavoro, il nostro riposo, il nostro nutrimento, le nostre divagazioni oneste, come se fossero un’orazione permanente. Sapendo che Dio è presente, ci basta ricordarlo e ogni tanto rivolgergli qualche parola: sia d’amore – Ti amo Signore!- sia di ringraziamento – Grazie Signore, per tutti i tuoi benefici! – sia di supplica – Signore, aiutami ad esserti fedele! Perdona i miei peccati, le mie ingratitudini, le mie freddezze, le mie incomprensioni, le mie scivolate – sia di lode – Ti benedico Signore, per la tua grandezza, per la tua bontà, per la tua sapienza, per il tuo potere, per la tua misericordia, per la tua giustizia, per il tuo amore”.



Settimo appello del Messaggio: Offrite costantemente all’Altissimo orazioni e sacrifici



L’Angelo di Fatima, con il suo Messaggio, ci chiede di offrire sacrifici a Dio, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli viene continuamente offeso dai nostri peccati.
Non mancano le occasioni nella nostra vita, per di offrire sacrifici di beni spirituali, intellettuali, morali, fisici, materiali. L’importante è averne la disposizione del cuore. Essere capaci a sacrificarci, dice suor Lucia, quando questo è richiesto dall’adempimento del nostro dovere verso Dio, verso il prossimo e verso noi stessi, e ancora di più quando questo è richiesto per non trasgredire a nessuno dei Comandamenti di Dio, la rinuncia a tutto ciò che ci può portare al peccato. Da questo sacrificio dipende la nostra salvezza eterna.
Questa è la porta stretta del Vangelo, dalla quale dobbiamo passare per arrivare in Paradiso.
Come i tre pastorelli, potremo fare tante piccole e grandi rinunce, della gola, della vanità, nel sopportare le contrarietà della vita per amore di Dio.



Ottavo appello del Messaggio: “Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e consolate il vostro Dio”


Gesù è rimasto nell’Eucarestia per essere il nostro alimento spirituale che sostiene in noi la vita soprannaturale: “ Io sono il pane della vita, (…) Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 48).Per nutrirci di questo pane dobbiamo essere in grazia di Dio.Nell’Eucaristia Gesù è vivo. Attraverso la fede sappiamo che è il Verbo di Dio, crediamo nella sua Parola e nella sua Chiesa. Attraverso la partecipazione al suo Corpo e al suo Sangue diventiamo una sola cosa con Lui.Gesù, presente nei nostri altari, è anche Vittima che si offre al Padre per i nostri peccati. La Santa Messa è la rinnovazione incruenta del Sacrificio della Croce. Nella solitudine e nel silenzio delle nostre chiese, nonostante sia, da molti, disprezzato e oltraggiato, Gesù continua a offrirsi al Padre, per noi. Maria, madre di Gesù e madre della Chiesa, suo Corpo Mistico, veglia su di noi, dispensando la sua protezione materna. Uniamo le nostre umili preghiere con quelle della Madonna, affinchè Lei le rivolga al Padre, in Gesù suo Figlio.o Appello del Messaggio: “ Santissima Trinità, Padre, Figlio, Spirito Santo,vi adoro profondamente”

Il Messaggio ci invita ad adorare la Santissima Trinità: Un solo Dio in tre Persone distinte: Il Padre il Figlio e lo Spirito Santo. Questo grande mistero della nostra fede ci è stato rivelato dalla Sacra Scrittura ma solo in Cielo potremo comprenderlo pienamente.
E’ una grazia immensa poter conoscere Dio attraverso la fede. Poterlo conoscere anche se in modo limitato , proprio della nostra capacità umana, è una grazia di inestimabile valore.
Conoscerlo come Padre che ci ha creati, come uomo e Dio che ci ha redenti, come Spirito che ci guida nelle vie della verità e dell’amore.
I

l mondo materialista non conosce Dio e nemmeno comprende la vita spirituale l’inabitazione in noi della Santissima Trinità. Ignora l’insondabile ricchezza che in essa si racchiude. Coloro che cercano la felicità nelle cose materiali,nella ricchezza, nel potere, nei piaceri sensuali, non la trovano perché la cercano dove non esiste. Siccome la strada è quella sbagliata, più la seguono e più si allontanano dalla felicità.Dio è l’unico Essere in cui sta la felicità per la quale ci ha creati. Lasciamoci trovare da Dio, come la pecorella smarrita.


Undicesimo appello del Messaggio: La Devozione al Cuore Immacolato di Maria


Dio, scrive suor Lucia nel libro “ Gli Appelli del Messaggio di Fatima” vuole stabilire nel mondo, la devozione al Cuore Immacolato per portare le persone ad una piena consacrazione di conversione e donazione, una intima stima, venerazione e amore.Tutti sappiamo cosa rappresenta, in una famiglia, il cuore della mamma: è l’amore! È l’amore infatti che porta la madre a vegliare accanto alla culla del figlio, a sacrificarsi, a darsi, a correre in difesa del figlio.Tutti i figli confidano nel cuore della madre, e tutti sanno di avere in esso un luogo di intima predilezione. Lo stesso avviene con la Vergine Maria. Così dice il Messaggio: “ Il mio Immacolato Cuore sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio”.
Il Cuore di Maria è quindi, per tutti i suoi figli, il rifugio e la via verso Dio.


Decimo appello del Messaggio: La recita quotidiana del santo Rosario

Nostra Signora conclude il messaggio del 13 maggio 1917 dicendo: “Recitate il Rosario tutti i giorni, per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra.”
Tutte le persone di buona volontà, scrive suor Lucia, possono e devono, ogni giorno recitare il rosario. E perché? Per metterci in contatto con Dio, per ringraziarlo dei suoi benefici e chiedergli le grazie di cui abbiamo bisogno.
Dato che tutti abbiamo bisogno di pregare, Dio chi chiede una preghiera che è alla nostra portata.
La preghiera del rosario può essere alla portata di tutti. Si può fare sia in comune con altre persone, sia da soli. Sia in chiesa di fronte al Santissimo, sia in famiglia, i genitori insieme ai figli.
Sia per strada, sia in viaggio, sia da sani che da ammalati e….non mancherà ad alcuno l’occasione.
La nostra giornata ha ventiquattro ore….non sarà poi tanto se riserviamo un po’ di tempo al Signore per una intima conversazione con Lui.
Il rosario costituirà un mezzo poderoso per aiutarci a mantenere la fede, la speranza e la carità.
Il rosario o corona, conclude suor Lucia, è la preghiera che Dio, attraverso la sua Chiesa e Nostra Signore, ci ha raccomandato con maggiore insistenza, a tutti in generale, come via e porta di salvezza: “Recitate il rosario tutti i giorni” ( Nostra Signora, 13 maggio 1917)



Undicesimo appello del Messaggio: Appello alla considerazione della Vita Eterna


Dio, nel creare l’uomo a sua immagine e somiglianza “ A immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gn 1,27)  lo ha destinato alla vita eterna.
Nella Sacra Bibbia abbondano i passi che ci parlano della vita eterna.
Nel Messaggio di Fatima la Madonna, dopo aver mostrato ai pastorelli  l’orribile visione dell’inferno, indica come via di salvezza la devozione al suo Immacolato Cuore e dice:
“Se farete ciò che vi dirò si salveranno molte anime e avranno pace”
Cosa dice Nostra Signora?
Suor Lucia, nel libro “ Gli Appelli del Messaggio di Fatima”  dice che il “Comandamento di Maria”lo troviamo  scritto nel capitolo delle “Nozze di Cana” nel Vangelo di Giovanni: Maria, indicando Gesù dice ai servi: “ Fate quello che vi dirà”. I servi obbedirono e Gesù trasformò l’acqua in vino. (Cfr GV 2,1-10).
Possiamo considerare questo come Comandamento di Maria: “Fate quello che vi dirà”.
Seguendo questa indicazione della Madonna i servi meritarono di vedere il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino;  fecero ciò che Maria ordinò loro e seguirono la Parola di Gesù.
Questa è la via della salvezza: ascoltare la Parola di Dio e seguirla.


Dodicesimo appello del Messaggio: Appello all'Apostolato

Il primo passo per il nostro apostolato, scrive suor Lucia, è la preghiera. Seguendo l’esempio di Gesù che, prima di iniziare la sua vita pubblica si ritirò per quaranta giorni nel deserto a pregare e digiunare, così anche noi non possiamo far nulla senza alimentare la nostra azione con la preghiera.
Senza una vita di preghiera e il contatto continuo con Dio, l’apostolato non dà frutto.
Tutti abbiamo una missione da compiere, che Dio ci ha affidato. Tutti siamo responsabili del nostro prossimo.
C’è poi l’apostolato del sacrificio, cioè della rinuncia a se stessi per il bene dei fratelli, e l’apostolato della carità, che è la vita di Cristo in noi.
Gli uomini non sono stati creati estranei gli uni agli altri, ma come esseri solidali e fratelli che si amano, si aiutano e si riuniscono intorno al Padre.
Nostra Signora  ci invita a pregare e sacrificarci per gli altri, soprattutto per coloro che sono in pericolo di perdersi. “Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, poiché molte anime vanno all’inferno perché non c’è chi si sacrifichi per loro” (Nostra Signora 19 agosto 1917)

Per approfondire sul sito indicato c'è il racconto a voce registrata del libro-catechesi di Suor Lucia, anche scaricabile, molto bello:
 http://www.reginamundi.info/madonna-di-fatima/default.asp





La Signora di tutti i popoli



LA PREGHIERA DELLA SIGNORA DI TUTTI I POPOLI


La preghiera della Signora di tutti i Popoli costituisce, assieme all’immagine, il punto focale dei messaggi di Amsterdam. La Signora di tutti i Popoli ci invita a recitare questa breve ma potente preghiera almeno una volta al giorno.
“Attraverserete ancora molte vicissitudini in questo secolo. Popoli di questo tempo, sappiate che siete sotto la protezione della Signora di tutti i Popoli! Invocatela quale Avvocata e pregatela di allontanare tutte le calamità! Pregatela di bandire la corruzione da questo mondo. Dalla corruzione sorgono calamità, dalla corruzione sorgono guerre. Tramite la mia preghiera chiedete di bandire tutto ciò dal mondo! Non conoscete la potenza e l’importanza di questa preghiera presso Dio. Egli esaudirà Sua Madre, poiché ella vuole essere la vostra Avvocata”. (31 maggio 1955)



LA SIGNORA DI TUTTI I POPOLI FA CONOSCERE LA PREGHIERA
Già nel primo messaggio del 25 marzo 1945, la Madre di Dio accenna alla sua PREGHIERA come se fosse già nota: “La preghiera deve essere divulgata!”. Tuttavia, solo sei anni dopo, il “Giorno di Lourdes”, l’11 febbraio 1951, in occasione di una visita in Germania, la veggente apprende questa preghiera dalla bocca della Madre, rimanendone fortemente impressionata. Ciò avviene allorché la veggente Ida Peerdeman ha la profetica visione del Concilio Vaticano Secondo. Già da sé questo fatto costituisce una chiara indicazione dell’importanza universale di questa preghiera trinitaria.

Nel messaggio, Maria richiede dapprima:
 “Che tutti ritornino alla croce; allora soltanto può esserci pace e quiete!”. (11.02.1951)
Dalle annotazioni di Ida: 
“Mentre sto ancora davanti alla croce, la Signora mi dice: ‘Ripeti quello che dico!’”. Questo è per me un po’ strano. Penso: ‘Ripeto in ogni caso sempre quello che lei mi dice’. Ma tutto ad un tratto vedo che la Signora diventa ancora più bella. La luce che sempre l’avvolge diventa più chiara e così abbagliante che quasi non la si può più guardare. Alza le mani, che normalmente tiene verso il basso, e le congiunge. Il suo viso diventa così celeste, così sublime, che non lo si può descrivere. La sua figura si fa ancora più trasparente e bella; io la guardo estasiata. Poi la Signora dice: ‘Prega così davanti alla croce: Signore Gesù Cristo, Figlio del Padre, ...’ La Signora proferisce queste parole con una devozione tale che nessuno al mondo potrebbe imitarla. 
Accentua la parola ORA nel ‘manda ora il tuo Spirito’ e TUTTI nel ‘fa abitare lo Spirito Santo nei cuori di tutti i popoli’, come pure AMEN, che pronuncia solennemente. Mi trovo sempre ancora davanti alla croce, dove ho ripetuto le parole della Signora. Ora le vedo scritte a grandi lettere:

SIGNORE GESÙ CRISTO,
FIGLIO DEL PADRE,
MANDA ORA IL TUO SPIRITO SULLA TERRA.
FA ABITARE LO SPIRITO SANTO
NEI CUORI DI TUTTI I POPOLI,
AFFINCHÉ SIANO PRESERVATI
DALLA CORRUZIONE, DALLE CALAMITÀ
E DALLA GUERRA.
CHE LA SIGNORA DI TUTTI I POPOLI,
CHE UNA VOLTA ERA MARIA,
SIA LA NOSTRA AVVOCATA.
AMEN.

Solo a questo punto mi accorsi che si trattava di una preghiera. Strano è che, una volta terminato il messaggio, non dovetti mai più leggere la preghiera. Essa era rimasta impressa nella mia mente, la conoscevo e l’ho sempre recitata. Riudivo continuamente la voce della Signora. Naturalmente, io non posso pronunciarla nel medesimo tono. Nessun essere umano può pregare come lei, così bene e in modo così espressivo”.
La Signora continua: “Figlia mia, questa preghiera è così semplice e breve che ciascuno può dirla nella propria lingua davanti alla propria croce. E coloro che non hanno una croce, che la recitino interiormente. Questo è il messaggio che voglio portare proprio oggi, perché ora vengo a dire che voglio salvare le anime”. (11.02.1951)
...CHE UNA VOLTA ERA MARIA


Già il 2 luglio 1951, la Madre di Dio spiega in breve, chiaramente e semplicemente:
“Che una volta era Maria significa: molti uomini hanno conosciuto Maria come Maria. Ora però, in questa nuova epoca che sta cominciando, voglio essere la Signora di tutti i Popoli. Questo è comprensibile a tutti”.
Effettivamente, 
“molti uomini” – ossia la maggior parte dei popoli di allora e del tempo attuale – “hanno conosciuto Maria”, la Madre di Dio, solo “come Maria”, chiamandola così. Questo è un fatto. (Si pensi che solo un sesto dell’umanità è cristiano!) Ora, però, “in questa nuova epoca che sta cominciando”, Dio vuole che tutti questi popoli conoscano Maria non solo per nome, senza avere un particolare rapporto con lei, bensì che l’accolgano ed imparino ad amarla quale loro propria madre, dicendole ‘madre mia’, ‘madre nostra’, come da lei annunciato nel primo messaggio di Amsterdam:“Mi chiameranno ‘Signora’, ‘Madre’”. (25.03.1945) Dal momento che non mi limito a dire “Maria”, bensì anche “Madre”, vi è qualcosa di decisivo che cambia nella mia relazione personale nei suoi confronti!

Tuttavia, questa semplice spiegazione non soddisfa tutti. Per questo, nel 41° messaggio, sulla base della Sacra Scrittura, Maria spiega il passaggio dal nome “Maria” al titolo “SIGNORA DI TUTTI I POPOLI”. Questo riferimento al Vangelo intende essere d’aiuto soprattutto ai teologi. Va anche ricordato che in diverse lingue vi è la medesima parola per “donna” e “signora”, come in olandese (“Vrouwe”) e in tedesco (“Frau”).

“Dì ai teologi quanto segue: la Signora venne al sacrificio della croce. Il Figlio disse a sua Madre: ‘Donna, ecco tuo figlio!’ Il cambiamento avvenne dunque al sacrificio della croce. Tra tutte le donne, il Signore e Creatore scelse Miriam, Maria, affinché fosse la Madre del suo Figlio divino. Al sacrificio della croce ella divenne Corredentrice e Mediatrice. Questo fu annunciato dal Figlio, al suo ritorno al Padre. Perciò in questo tempo io porto queste nuove parole e dico: io sono la Signora di tutti i Popoli, che una volta era Maria. Dillo ai vostri teologi! Queste parole hanno per i teologi questo significato”. (6.04.1952)


NON SEI SEMPRE MARIA?

Quasi tutti coloro che per la prima volta ascoltano o recitano la preghiera rimangono sorpresi e, come inizialmente la veggente e il suo direttore spirituale, osservano: “Ma tu sei sempre Maria, oggi come allora, la medesima Maria e nessun’altra!”.

Ovviamente, possiamo sempre ancora chiamarla “Maria”, ciò che ripetiamo continuamente nella preghiera del rosario. Ma, con la nuova formulazione, la Signora di tutti i Popoli desidera esprimere come anche la sua vocazione medesima abbia conosciuto una meravigliosa ascesa. Si tratta sempre della medesima persona, di Maria. Ora, però, ad Amsterdam, giunta al culmine della sua vocazione corredentrice, ella, “che una volta era Maria”, chiede di essere chiamata “MADRE E SIGNORA DI TUTTI I POPOLI”. Infatti, nel corso della sua vita, anche Maria divenne qualcosa che prima non era.

Pronunciando il suo FIAT divenne – lei, l’Immacolata Concezione, la sconosciuta semplice Maria di Nazaret – la Madre del Figlio divino. Con la sua sofferenza, congiuntamente con il Redentore, la Madre di Gesù è diventata Madre e Signora di tutti i Popoli e come tale desidera oggi essere conosciuta e amata da tutti gli uomini.

Anche per Maria, tutto è dipeso dall’aver corrisposto a quanto le è stato chiesto e dalla sua fedele compartecipazione! In proposito, qualche esempio concreto aiuta a capire quanto l’uomo – operando con la Grazia divina e attraverso la sofferenza – possa evolvere in misura tale d’essere in grado di svolgere il compito assegnatogli da Dio:
“Che il padre e patrono della Chiesa, che una volta era Giuseppe, sia il nostro avvocato!”
Oppure, applicato a un santo papa:

“Che Papa Pio X, che una volta era Giuseppe Sarto, sia il nostro intercessore in Cielo!”
Lasciamo ancora la parola alla veggente, che – una volta raggiunta una completa comprensione del senso della preghiera - forniva il seguente paragone alle persone interessate: 
“Come la piccola Beatrice, destinata fin da bambina a divenire regina dei Paesi Bassi, così Maria, semplice bambina ignota, cresciuta nella sconosciuta località di Nazaret, è diventata Madre e Signora di tutti i Popoli”.


LA POTENZA DELLA PREGHIERA

“Attraverserete ancora molte vicissitudini in questo secolo”
(31.05.1955), dice Maria. Tuttavia ella ci promette che se recitiamo la sua preghiera“vengono allontanate dal mondo corruzione, calamità e guerra”(11.10.1953) come pure confusioni spirituali. Ella è stata inviata nel nostro tempo quale Signora di tutti i Popoli affinché “il mondo, per mezzo di questa preghiera, venga liberato da una grande catastrofe planetaria”. (10.05.1953) Quanta potenza vi è quindi in questa preghiera!

La Madre del Signore illustra chiaramente la situazione morale del nostro tempo: 
“Satana è ancora il principe di questo mondo. Avvinghia ciò che può. (…) La Signora ha dovuto portare adesso la sua preghiera in questo mondo dominato dal demonio. Lo Spirito Santo deve però ancora venire sui popoli”. (4.04.1954) Nella sua qualità di Signora di tutti i Popoli, è ora stata inviata per “scacciare Satana. Voi dovete però recitare la mia preghiera, che ho dato al mondo!” (31.05.1955)

Questa preghiera costituisce perciò l’arma decisiva e più potente nella lotta contro Satana. Infatti, nella medesima si invoca l’immediata venuta dello Spirito Santo per scacciare Satana. Non si prega come in occasione di un esorcismo “Vade retro, Satana!” o come nella preghiera di Leone XIII a S. Michele Arcangelo “con il potere che ti viene da Dio incatena nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano nel mondo per perdere le anime”.
Con la preghiera di Amsterdam formuliamo con tutto il cuore l’invocazione: “Vieni Spirito Santo!” Poiché la nostra Madre sa perfettamente che dove dimora l’amore dello Spirito Santo, là non c’è posto per lo spirito del male ed ella, in questo tempo denso di preoccupazioni, si colloca quale Avvocata (cfr. 31.12.1951) 
“…potrà portare al mondo la pace”. (11.10.1953)

DIFFUSIONE DELLA PREGHIERA

Come una missionaria che intende salvare tutte le anime, già in occasione della prima apparizione Maria ci esprime il suo ardente desiderio: 
“La preghiera deve essere divulgata”.(25.03.1945)
Ella conosce infatti il piano divino di salvezza per l’umanità: 
“Questa preghiera è data per la salvezza del mondo. Questa preghiera è data per la conversione del mondo”. (31.12.1951) Per questo chiede: “Divulga dunque la mia preghiera, la preghiera del Signore!” (31.05.1957)
Invita tutti i collaboratori a intensificare la diffusione nel mondo dell’immagine e della preghiera: 
“Io li aiuterò!” (15.11.1951) La prima ad esserne incaricata è Ida: “Compi la tua opera e provvedi alla diffusione!” (31.12.1951) “Lavora solo per questo. Aiuta spiritualmente e fisicamente recitando la preghiera della Signora di tutti i Popoli!” (17.02.1952)


La Madre del Signore utilizza il paragone dei fiocchi di neve per mostrare alla veggente che la preghiera deve essere recitata dappertutto. 
“La Signora indica ora il globo terrestre. Vedo il globo roteare sotto i suoi piedi e cadere dappertutto fitti fiocchi di neve. Poi la Signora dice: ‘Hai visto? Così la Signora di tutti i Popoli sarà portata nel mondo, da città in città, da nazione a nazione. La semplice preghiera darà luogo ad un’unica comunità’”. (17.02.1952) “Voglio che la diffusione avvenga in molte lingue” (4.03.1951) e che la preghiera sia portata “nei paesi dove la fede è diminuita”. (15.04.1951) Poiché: “La Signora di tutti i Popoli non è destinata a un solo paese, a un solo luogo, ma al mondo, ai popoli”. (11.10.1953) “Tutti ne hanno il diritto”. (29.04.1951)

Appare così comprensibile il desiderio espresso dalla Signora di tutti i Popoli, nel senso che la sua preghiera 
“va recitata in tutte le chiese”. (8.12.1952) “Divulgatela nelle chiese e mediante mezzi moderni”. (31.12.1951) Sì, i cristiani“devono recitare la mia preghiera contro corruzione, calamità e guerra e portarla a tutti i popoli”. (11.10.1953) Non da ultimo, la Signora di tutti i Popoli chiede a coloro che lottano e lavorano per questa causa, “la cui realizzazione è voluta dal Figlio”, di impegnarsi con molto ardore (29.04.1951).



TESTIMONIANZA


Nell’ambito della terza Giornata internazionale di preghiera, svoltasi nel 1999 a Pentecoste, S.E. Mons. Sooza Pakiam, vescovo della Diocesi di Trivandrum (India), ha svolto una significativa relazione, della quale pubblichiamo un estratto:

“In diverse regioni della mia diocesi si constata una diffusione della venerazione di Maria in qualità di Signora di tutti i Popoli. Io stesso mi meraviglio di come sia stato coinvolto in questo movimento. Ciò che mi ha attratto di più è la preghiera dataci dalla Madre di Dio medesima. Si tratta di una preghiera espressiva, breve e profonda, che è essenzialmente un’invocazione per la venuta dello Spirito Santo.

Quest’anno ricorre il decimo anniversario della mia consacrazione vescovile. Ho iniziato diverse attività nella mia diocesi e introdotto una serie di programmi innovativi. Questi provvedimenti hanno assicurato un’ottima struttura alla nostra diocesi, unanimemente apprezzata. Constato però che oggigiorno il problema maggiore non è dato dalla mancanza di strutture e di sacri edifici, e nemmeno dalla carenza di metodi e tecniche, di apparecchiature e lettere circolari. Senza lo Spirito Santo tutte queste cose non sono altro che corpi senz’anima. Per questo, nella sua preghiera, la Signora di tutti i Popoli ci insegna a invocare lo Spirito Santo, affinché lo Spirito di Dio scenda ed abiti nei cuori di tutti i popoli, in modo da preservarli dalla corruzione, dalle calamità e dalla guerra.

Ho perciò inviato una lettera pastorale a tutti i sacerdoti della mia diocesi invitandoli a imparare a memoria questa bella preghiera e ad insegnarla a tutti i loro parrocchiani. Io stesso la recito ripetutamente ogni giorno, dato che in primo luogo non necessitiamo di nuove leggi, di nuovi teologi o nuove liturgie, bensì di una nuova effusione dello Spirito Santo, affinché lo Spirito di Dio sostituisca il nostro cuore di pietra con un cuore di carne (Ez 36,26-27)”.




LINGUE NELLE QUALI ESISTE LA PREGHIERA

* Questa preghiera ebbe origine ad Amsterdam nel 1951. Fin da allora essa ha ricevuto molti imprimatur.
Dopo consultazione del Vescovo del luogo con la Congregazione per la Dottrina della Fede (2006), riguardo alla preghiera, la Congregazione ha approvato il testo della preghiera con la direttiva di cambiare, a causa di possibili malintesi, la clausola originale “
che una volta era Maria” con “la Beata Vergine Maria”.