mercoledì 31 marzo 2010

DOPO LA RISURREZIONE DEL SIGNORE

1. Le apparizioni del Risorto Sulla via di Emmaus

«Non ardeva forse il nostro cuore quando egli, lungo la via, ci parlava e ci spiegava le Scritture?» (Luca 24,32).

Vidi i discepoli e gli apostoli riuniti nella casa di Giovanni Marco mentre discutevano sulla risurrezione di Gesù. Molti erano ancora dubbiosi.
Più di tutti gli altri, Luca e Cleofa esitavano a credervi.
Volendo meditare sul loro dubbio, i due decisero di ritirarsi nella solitudine di Emmaus. Per evitare di essere visti insieme, uno prese il sentiero di destra e l'altro percorse una strada diversa.

Luca aveva con sé un sacco di cuoio e un bastone, spesso si allontanava dai margini del sentiero per cogliere erbe medicinali.
Egli era stato battezzato da Giovanni e aveva seguito saltuariamente gli insegnamenti del Signore. Dopo la passione di Gesù andò ad abitare con gli altri apostoli.

Vidi Luca e Cleofa incontrarsi su una collina distante da Gerusalemme. Erano ancora turbati dal fatto che il Signore aveva permesso ai suoi nemici di crocifiggerlo. Discutevano fra loro e di tanto in tanto salmodiavano, finché Gesù risorto li avvicinò a metà strada. Essi lo videro, ma non lo riconobbero, anzi rallentarono il passo affinché “il pellegrino” passasse avanti. Ma anche Gesù rallentò il passo e, avvicinandosi ai due, chiese di quale argomento discutessero. Allora lo udii parlare di Mosè, di ciascun profeta e delle Scritture: in particolare di tutti i passi che lo riguardavano. Vidi i due discepoli molto stupiti di questo strano viandante e della vastità della sua scienza celeste.

Giunti in prossimità di Emmaus, un grazioso borgo immerso nella natura, il Signore fece finta di prendere la strada verso Betlemme, ma i due lo esortarono a restare e lo invitarono in una locanda del paese.
Occuparono una tavola molto pulita e già apparecchiata nella sala principale.
L'oste servì loro del miele e una grande torta di forma quadrata; di fronte al Signore, in quanto straniero e ospite di riguardo, depose un piccolo pane azzimo sottile e soffice come i pani pasquali.

Dopo aver recitato una preghiera in comune, Gesù cenò con loro, prese il pane azzimo, vi segnò tre porzioni con un coltello d'osso e lo mise sopra un piatto. Poi si alzò in piedi, pregò, benedisse il piatto e lo levò verso il cielo, tenendolo con entrambe le mani.
In quel momento vidi il Signore trasfigurato: i due discepoli lo riconobbero e furono subito rapiti in estasi.
Aureolato di luce, Gesù rimise il piatto sul tavolo, spezzò il pane e lo portò alla loro bocca; poi, prendendo la sua parte, disparve.
I due discepoli si abbracciarono commossi fino alle lacrime.
Nel cenacolo
«Metti il tuo dito qui e guarda le mie mani, porgi la tua mano e mettila nel mio fianco, e non essere più incredulo, ma credente...» (Giovanni 20,27).
Dopo l'apparizione del Signore, Cleofa e Luca ritornarono indietro alla volta di Gerusalemme.
Arrivati alla porta del cenacolo, bussarono e fu loro aperto.
Davanti al vestibolo si trovavano la santa Vergine e le pie donne, le quali assistevano alla preghiera e alle istruzioni degli apostoli. Questi ultimi erano là radunati, ad eccezione di Tommaso. Quando i due entrarono nella sala, pieni di gioia, rivelarono quel che avevano veduto. Allora fu interrotta perfino la preghiera perché tutti vollero sapere i particolari di quell'incontro straordinario. Subito dopo, gli apostoli, con rinnovato fervore, si disposero in cerchio e ripresero la preghiera. In quel medesimo istante, nonostante la porta fosse chiusa, entrò Gesù, vestito d'una lunga tunica bianca. Gli apostoli si sentirono illuminati dalla grazia, tuttavia non riuscivano ancora a credere alla reale presenza del Signore.
Vedendoli intimoriti, il Salvatore andò a mettersi in mezzo a loro e chiese del cibo. Gli apostoli ne ebbero gioia e conforto, misti a turbamento. Gesù mostrò loro le mani e i piedi piagati e si scoprì il petto per mostrare la ferita del la lancia. Pietro prese un piatto dalla dispensa, contenente un pesce e del miele, e lo mise innanzi a lui. Dopo aver benedetto quegli alimenti, il Signore offrì una porzione del pesce ad alcuni apostoli, alla sua diletta Madre e al gruppo delle pie donne, quindi mangiò il rimanente.
Per tutto il tempo che Gesù fu in mezzo a loro, la santa Madre non cessò di contemplano, e i suoi occhi sprigionavano amore e gioia.
2. Maria, la Madre di Gesù, dopo l'ascensione del Figlio
La mattina del 13 agosto 1823, in occasione della festa del l'Assunzione di Maria santissima, la veggente di Dùlmen iniziò la narrazione della vita della Madonna.
La Vergine Maria, dopo l'ascensione di nostro Signore al cielo, visse ancora tre anni a Sion, tre a Betania e nove a Efeso. Qui fu condotta da Giovanni quando si scatenò la persecuzione degli Ebrei contro Lazzaro e le sue sorelle. Giovanni la portò a Efeso e fece costruire per lei una piccola abitazione non molto distante dalla città. La seguirono un gruppo di discepole e altri fedeli della Palestina.
Molte famiglie e pie donne di questa prima colonia cristiana dimorarono nelle spelonche delle rupi e nelle cavità che offriva il terreno. Il suolo era fertile e i cristiani avevano orti e frutteti. Altri gruppi abitavano nelle tende o avevano costruito piccole capanne. L'uso delle tende iniziò a diffondersi tra i cristiani fin dall'inizio delle persecuzioni, perché spesso erano costretti a trasferirsi da un luogo all'altro. Solamente la casa di Maria era di pietra. Pochi passi dietro la casa c'era un monte che si alzava ripido fino alla vetta, dalla quale si godeva una bella vista sul mare, su Efeso e sulle sue numerose isole. Non distante dal monte scorreva un bel fiumiciattolo. Per questa contrada non passava quasi mai nessuno.
Nei pressi della colonia cristiana vidi un castello in cui abitava un re detronizzato. Giovanni lo convertì alla nuova fede. Tempo dopo il castello divenne sede vescovile.
La casa della Vergine era quadrata, solo la parte posteriore era di forma circolare, aveva le finestre molto sollevate dal suolo e il tetto era piatto.
L'abitazione era divisa al centro dal focolare. A destra e a sinistra di questo si accedeva nella parte posteriore della casa, dove c'erano l'oratorio e alcune piccole stanzette. Questa parte della casa, di forma circolare, era scarsamente illuminata ma addobbata in modo grazioso.
Al centro del muro, dal focolare al tetto, c'era un'incavatura simile ai nostri condotti per il fumo: serviva, infatti, a guidare il fumo a un'apertura superiore. Una tortuosa canna di rame si alzava al di sopra della casa.
Nelle piccole stanzette laterali, formate con pareti mobili di giunchi, dormivano l'ancella di Maria santissima e le donne che talvolta venivano a visitarla.
Le pareti erano ricoperte di vimini intrecciati che terminavano superiormente in forma di volta.
Nell'oratorio, in una nicchia al centro del muro, vi era un tabernacolo in cui la Vergine teneva una croce lunga al l'incirca un braccio. Essa aveva le due braccia laterali a forma di Y, come ho sempre visto la prima croce di nostro Signore.
La croce non aveva ornamenti, anzi era intagliata in modo rudimentale come lo sono quelle che ancor oggi giungono dalla Terrasanta. Io penso che l'avessero intagliata Giovanni e Maria santissima. Era composta di quattro specie di legno e fissata in un supporto di terra o di pietre, com'era la croce di Cristo sul Calvario. Ai piedi della croce si trovava un pezzo di pergamena su cui era scritto qualcosa, forse le parole del Signore. Sul legno vidi scolpita l'immagine del Redentore, molto semplice, spoglia d'ogni vano ornamento e con linee di colore scuro. Le linee più marcate da una tinta nera rendevano ancor più chiara la figura di Cristo.
Nelle diverse qualità del legno, ravvisai le varie contemplazioni fatte dalla santa Vergine. Due vasi di fiori stavano l'uno a destra e l'altro a sinistra della croce.
Vicino a questi vasi vidi un lino: mi sembrò che fosse quello con cui la Madre di Dio s'era servita per asciugare il sangue e le piaghe del corpo di Cristo.
Nello scorgere questa pezzolina, vidi Maria santissima asciugare le sacre piaghe del Redentore. Il panno era simile alla tela con cui i sacerdoti puliscono il calice dopo aver bevuto il sangue di Cristo. Ella conservava pure alcune vesti di Gesù, tra le quali la tunica inconsutile.
Quando Giovanni andava a visitarla, si scopriva il tabernacolo e, davanti al crocifisso, essi s'inginocchiavano e pregavano a lungo.
Nei dintorni della sua casa la Vergine aveva disposto dodici pietre commemorative delle stazioni della Via Crucis.
La vidi percorrere con la sua ancella i luoghi simbolici della passione del Signore. Ella meditava e pregava sui patimenti del Figlio.
Ad ogni stazione, baciando la terra, le due donne ricordavano le sofferenze del Signore.
La piccola casa della santa Vergine era adiacente un bosco ed era circondata da alberi; la quiete e il silenzio dominavano il paesaggio circostante. L'ancella, più giovane del la Vergine, andava nei dintorni a procurare il cibo. Esse conducevano una vita di preghiera, tranquilla e ritirata.
Negli ultimi tempi che dimorò in questo luogo, la Madonna divenne sempre più silenziosa e raccolta, pareva quasi dimenticare di prendere il nutrimento necessario. Durante gli ultimi anni della sua vita terrena la vidi bere un succo simile a quello di uva. Solo il suo corpo sembrava ancora di questo mondo, poiché lo spirito pareva già passato a felice dimora. Tutto in lei faceva trasparire la continua preoccupazione dello spirito.
Nelle ultime settimane della sua vita passeggiava per le stanze appoggiata al braccio della sua fedele ancella.
Portava spesso una veste bianca, il suo viso era senza rughe, angelico e spiritualizzato.
Dopo tre anni di soggiorno ad Efeso, accompagnata da Giovanni e da Pietro, la Madre di Dio fece ritorno a Gerusalemme, spinta dal desiderio di rivedere i luoghi santificati dal sangue del Figlio.
Vidi in questa città gli apostoli radunati per un concilio; c'era anche Tommaso.
La Vergine li assisteva con i suoi consigli.
Essi gettarono le basi concrete della Chiesa futura; dopo di che andarono a portare il vangelo nelle terre lontane.
Quando la Vergine giunse a Gerusalemme imbruniva appena. Prima di entrare in città si recò a visitare il monte degli Ulivi, il Calvario, il santo sepolcro e tutti gli altri luoghi santi che sono intorno a Gerusalemme.
Sui luoghi della passione Maria non cessava di sospirare:
«Oh, Figlio mio! Figlio mio!...».
Giunta alla porta del palazzo dove aveva incontrato Gesù sotto la croce, cadde svenuta. Gli apostoli credettero che ella avesse cessato di vivere.
Fu portata al cenacolo, in cui abitò le stanze dell'atrio. Maria santissima fu così grave e sofferente che si pensò di prepararle una tomba in una caverna del monte degli Ulivi.
Ma dopo che la tomba fu preparata, Maria si ristabilì in salute e tornò ad Efeso.
Il bel sepolcro scavato per lei a Gerusalemme fu tenuto in grande considerazione. Più tardi lì vicino fu costruita una magnifica chiesa. Giovanni Damasceno, seguendo una diffusa tradizione, scrisse che la Madonna si era addormentata nel Signore ed era stata sepolta a Gerusalemme.
A me, però, fu rivelato che, per volontà di Dio, i particolari del transito, della sepoltura e dell'assunzione della santa Vergine in cielo erano oggetto soltanto di una tradizione incerta.
Il tempo in cui la Chiesa commemora il transito di Maria santissima è giusto, ma non tutti gli anni cade nello stesso giorno.
Nell'anniversario della sua morte ho visto numerose anime salire in paradiso.
Quando la santa anima della Vergine lasciò il santo corpo, era l'ora nona, la stessa in cui era spirato il Salvatore.

Il S. Volto Sanguinante di Gesù

                                                                             

Una immagine del S. Volto di Gesù (18x24 cm) sanguinò due volte a Cotonou, nel Benin, nell'Africa occidentale (Golfo di Guinea), il 17 febbraio e il 15 marzo 1996. La prima volta fu chiamato il medico d'urgenza, ma non riuscì a fare un esame perché il sangue era già coagulato. 13 Testimoni erano presenti all'avvenimento, mentre una voce diceva: “Io ritornerò ancora e il medico comple­terà il suo esame”.
Furono preparate le provette per raccogliere il sangue.

Il 15 marzo, verso le ore 17, il Volto Divino cominciò à sanguinare abbondantemente, tanto che non si scorgeva­no più i lineamenti del Suo S. Volto. Dopo che fu riempi­ta una provetta per circa 1/4, una voce disse: "Basta così, la riempirò Io".

Il medico che aveva visto la provetta riempita fino a 1/4, constatò, 45 minuti dopo, che essa era piena e si meravi­gliò non potendo dare spiegazioni di questo fatto; anche qui erano presenti 12 testimoni. Il sangue venne quindi esaminato e risultò trattarsi di sangue umano del gruppo AB, Rh. positivo.

Guarda il Mio Volto che sanguina! Che cosa voglio dirti? Devo proprio dirti qualche cosa? Mi ascolti anco­ra davvero? Hai pietà di Me se mi vedi sanguinare così? Lo faccio per te!

 PROMESSE

Il Padre Eterno parla:

"Figli Miei! Durante i giorni terribili che ci saranno sulla terra, il S. Volto del Mio Divin Figlio sarà vera­mente di aiuto (un vero panno per asciugare le lacrime), perché i Miei veri figli si nasconderanno lì dietro.
Il S. Volto sarà una vera offerta, affinché vengano miti­gate le punizioni, che Io manderò sulla terra.
Nelle case dove Esso si trova, si avrà luce, che ci libe­rerà dalla potenza delle tenebre. I luoghi dove si trova il S. Volto verranno segnati dai Miei angeli e i Miei figli verranno protetti dal male che sta arrivando sopra que­sta ingrata umanità. Figli Miei, siate veri apostoli del S. Volto e diffondetelo ovunque! Quanto più Esso verrà divulgato, tanto minore sarà la catastrofe".


Il SS. Cuore di Gesù parla:

"Offrite sempre al Padre dei cieli il Mio Volto ed Egli avrà, misericordia di voi. Io vi prego tutti di onorare il Mio Volto Divino e di darGli un posto di onore nelle vostre abitazioni, affinché il Padre Eterno vi colmi di grazie e perdoni le vostre colpe. Cari, figli Miei, non dimenticate di rivolgere tutti i giorni almeno una pre­ghiera al S. Volto di Gesù nelle vostre case. Quando vi alzate non tralasciate di salutarlo e prima di coricarvi di chiederGli la Sua benedizione. Così giungerete felice­mente nella patria celeste. Vi assicuro che tutti quelli che sono particolarmente devoti al S. Volto verranno sem­pre avvertiti prima del pericolo e delle catastrofi!
Io prometto solennemente che quelli che diffonderanno la devozione al Mio SS. Volto verranno risparmiati dalla punizione che arriverà sull'umanità.

Essi riceveranno inoltre luce nei giorni della terribile confusione che si avvicina nella S. Chiesa.
Se dovessero morire durante il castigo, moriranno da martiri e diventeranno santi. In verità in verità vi dico. Coloro che divulgheranno la devozione al Mio Volto, riceveranno la grazia che nessuno dei loro familiari venga dannato e che quelli che si trovano in purgatorio saranno presto liberati. Tutti però dovranno rivolgersi a Me per intercessione della Mia SS. Madre".

Tutti i devoti del Volto Divino riceveranno una grande luce per comprendere i segreti degli ultimi tempi. Nella patria celeste essi saranno molto vicini al Salvatore. Tutte queste grazie le ricevono per la loro devozione al S. Volto. Non perdete queste grazie! Perché è facile perderle!

 MARZO 1999

La nostra cara Madre di Dio chiede fervidamente che questo SS. Volto venga al più presto ancora venerato in tutte le case con preghiera e contemplazione, così essa potrà ancora in gran parte evitare il severo castigo che ci aspetta.

Preghiera al volto Santo di Gesù

Volto santo del mio dolce Gesù, espressione viva ed eterna dell’amore e del martirio divino, sofferto per l’umana Redenzione, Ti adoro e ti amo. Ti consacro oggi e sempre tutto il mio essere. Ti offro per le mani purissime della Regina Immacolata le preghiere, le azioni, le sofferenze di questo giorno, per espiare e riparare i peccati delle povere creature. Fa di me un tuo vero apostolo, che il tuo sguardo soave mi sia sempre presente; e si illumini di misericordia nell’ora della mia morte. Amen.

                                                                                                          
                                             

                                                                                                               
               
                                                                                

mercoledì 24 marzo 2010

La Passione di Gesù secondo la Beata Anna Katharina Emmerick


 
                                                                                     

Gli amici di Gesù durante il sabato santo

Nicodemo e Giuseppe ritornarono a Gerusalemme passando per una porticina del giardino a cui avevano accesso solo gli amici di Gesù.
Anche Maria Heli con Maria di Marco e altre pie donne ritornarono a Gerusalemme, mentre la Vergine, Giovanni, Maria Maddalena e alcune discepole salirono al Calvario per pregare.
Intanto Cassio era andato da Pilato per informarlo circa gli ultimi avvenimenti; portava con sé la lancia che aveva trafitto il cuore di Cristo.

Prevedendo che gli Ebrei avrebbero chiesto la custodia del santo sepolcro, il centurione promise a Pilato un rapporto dettagliato se vi fosse stato inviato al comando del corpo di guardia.
Il procuratore romano acconsentì, pur considerando Cassio un po' fanatico. Tuttavia, assalito da un'inspiegabile superstizione, si fece lasciare la santa lancia davanti alla porta.
Vidi la Vergine e le sue compagne che facevano ritorno dal Calvario, dove avevano pianto e pregato. Esse si ritirarono dalla via per non farsi scorgere dai soldati, che, alla luce delle fiaccole, risalivano il monte per togliere le croci.

A Gerusalemme, Giuseppe e Nicodemo incontrarono Pietro, Giacomo il Maggiore e Giacomo il Minore, qua li andavano alla ricerca dei discepoli dispersi. Pietro, in preda a una crisi di dolore, abbracciò i due sinedriti e si accusò di non essere stato presente alla crocifissione del Signore, poi li ringraziò per aver dato onorevole sepoltura a Gesù.
Essi concordarono un segnale di riconoscimento, mediante il quale sarebbe stata aperta la porta del cenacolo ai discepoli.

Vidi Abenadar e altri nuovi convertiti entrare nel cenacolo. A poco a poco la maggior parte degli amici di Gesù vi si trovò riunita quale prima comunità cristiana. I nuovi venuti mostravano un grande rispetto verso Giovanni, perché il Signore gli aveva affidato sua Madre. L'apostolo non si era inorgoglito e continuava ad essere molto semplice e buono con tutti.

Quando le pie donne fecero ritorno al cenacolo, costernate e avvilite, accesero le lanterne e si riunirono attorno alla santa Vergine.
Più tardi, nella notte, giunsero Lazzaro, Marta, la vedova Maroni di Naim, la Samaritana e Maria la Sufanita provenienti da Betania. Si parlò della crocifissione e della sepoltura di Gesù. Tutti piansero con profonda amarezza e cercarono di darsi consolazione a vicenda.
Ho visto gli amici di Gesù assorti nella lettura delle Scritture. Essi si preparavano a osservare il riposo sabatico secondo il precetto.

Nell'ala riservata alla Madre di Gesù vi erano state adattate alcune celle per permettere il riposo notturno alle pie donne. Le vidi mentre spiegavano le coperte, si levavano i sandali, le cinture e una parte degli indumenti, quindi si avvolsero in lunghi veli e si distesero sui loro giacigli. Si alzarono a mezzanotte, si vestirono e si prepararono per la preghiera notturna.
Gli Ebrei usavano recarsi al tempio all'alba del sabato, cioè il giorno successivo a quello in cui avevano consumato l'agnello pasquale.

Anche Maria santissima e le pie donne si avviarono al tempio alle tre del mattino; la Vergine voleva congedarsi dal santo luogo dove aveva adorato l'Altissimo.
Le donne erano accompagnate da Giovanni e da alcuni discepoli di Gesù. Secondo l'uso del tempio, quella mattina le porte erano spalancate, i lumi accesi e l'atrio dei sacerdoti era accessibile al popolo. Ma a causa dei nefasti avvenimenti della vigilia, la cui eco era ancora viva, il luogo di culto era quasi deserto, si vedevano solo alcune guardie e qualche inserviente.

I figli di Simeone e i nipoti di Giuseppe d'Arimatea accompagnarono gli amici attraverso il tempio. Osservarono in silenzio i segni della collera di Dio. Tra il sacrato e il “santo dei santi” i muri si erano spaccati e il tendaggio che velava quest'ultimo giaceva ancora al suolo.
Le pie donne passarono attraverso la breccia nel muro e videro l'interno del “santo dei santi”. Dappertutto erano visibili le macerie dei muri crollati, le colonne rovesciate e i pavimenti sfondati.

La Vergine contemplò i luoghi santificati dalla predicazione e dalle sofferenze del Figlio, si prostrò, li baciò e versò molte lacrime, imitata dagli amici di Gesù.
Poi mostrò a quelli che l'accompagnavano i luoghi in cui era stata allevata ed educata, si era unita in matrimonio con san Giuseppe e aveva presentato il bambino Gesù, infine indicò loro dove Anna e Simeone avevano profetizzato l'atroce morte del Signore. A quell'ultimo ricordo la Vergine non poté trattenere le lacrime. Prima di uscire, mostrò ai compagni la cattedra dove Gesù fanciullo aveva insegnato ai dottori.

Con profonda tristezza, Maria santissima abbandonò il tempio desolato mentre le risuonavano alla memoria le parole del Figlio: «Abbattete questo tempio e io lo ricostruirò in tre giorni».
Dopo, rimase in ansiosa attesa della risurrezione del Figlio al terzo giorno, quando la sua parola avrebbe trovato compimento.
Era ancora mattina quando la Madonna e gli amici di Gesù rientrarono al cenacolo.
Le pie donne si ritirarono sul lato destro dell'edificio e gli uomini si unirono ai discepoli nella sala principale. Tra scorsero l'intero sabato in preghiera.

Vidi le pie donne attorno a Maria, poi si rivolsero verso il muro e pregarono. Avevano il capo coperto con un velo nero.
Solo le più deboli mangiarono qualcosa, tutte le altre digiunarono.
Le porte e le finestre erano sbarrate e in tutta la casa regnava un silenzio straordinario.


La sera precedente la risurrezione

La sera del sabato Giovanni si recò nella sala delle pie donne, pianse con loro, le consolò e andò via; più tardi sopraggiunsero Pietro e Giacomo il Minore, che non vi rimasero a lungo. Subito dopo le discepole si separarono, si avvolsero nei mantelli e si sedettero nelle loro celle su casse cosparse di cenere.
Intanto la santa Vergine pregava con fervore, finché le comparve un angelo di Dio. La creatura celeste l'invitò a recarsi presso la porticina del giardino di Giuseppe, dove il Signore voleva incontrarla. Col cuore palpitante Maria si avvolse nel suo mantello e uscì in tutta fretta, senza dire a nessuno dove si recasse.

Erano all'incirca le nove di sera quando la Vergine raggiunse la porticina. Improvvisamente il suo sguardo fu rapito in alto, sopra le mura della città. Si fermò e vide di scendere dal cielo l'anima santa del Salvatore circonfusa di luce: non portava tracce di ferite ed era circondata dalle anime degli antichi patriarchi. Il Signore, indicando ad esse Maria, disse:

«Questa è la Madre mia! ».

Mi parve che il Salvatore l'abbracciasse e, senza pronunciare parola, scomparve con il corteo delle sante anime. Pervasa di gioia, la Vergine s'inginocchiò e baciò la terra dove il Figlio le era apparso.
Durante la sua assenza le discepole si erano recate in città a procurarsi erbe e fiori con cui intendevano ricoprire il santo corpo del Signore. Quando Maria rientrò al cenacolo le vide intente a mescolare varie specie di unguenti e di aromi. Le pie donne sembravano pervase da un'indicibile tristezza. Lei non disse quello che aveva visto, ma col rinnovato vigore ricevuto dalla visita del Figlio poté consolarle e rinforzarle nella fede.

Il lungo tavolo era coperto da un grande panno sul quale vi erano disposti diversi involti di erbe, flaconi d'unguento, acqua di nardo, fiori freschi e un giglio. Appena ebbero finito di preparare, le pie donne avvolsero le miscele in lini freschi e andarono a riposare.


La notte della risurrezione
«Non avevano ancora compreso la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti» (Giovanni 20,9).

Vidi il santo sepolcro di Cristo immerso nel più assoluto silenzio; era sorvegliato da tre guardie, altre quattro si erano recate a Gerusalemme. Le torce collocate davanti alla grotta diffondevano un vivo bagliore nello spazio circostante. Mi avvicinai al santissimo corpo di Cristo per adorarlo: era circonfuso di splendore e riposava tra due angeli in perenne adorazione. Essi sedevano ai piedi e al capo del Salvatore, indossavano vesti sacerdotali e avevano le braccia incrociate sul petto; mi ricordarono i cherubini dell'arca dell'alleanza.
Il Signore e gli angeli adoratori furono certamente visibili anche agli occhi interiori di Cassio, assorto di fronte al sepolcro.

Mentre contemplavo il sacratissimo corpo di Gesù, vidi la sua santa anima entrare nella tomba. Era seguita da una schiera di spiriti redenti. Il Signore mostrò loro il martirio del suo corpo.
Tutte le bende che lo avvolgevano caddero da parte, così che le sue piaghe, le infermità e tutti i suoi dolori furono riconosciuti anche esteriormente. A quella vista le anime dei padri furono prese da un'indicibile riverenza, sembravano tremare e piangere di compassione. In quel momento la roccia del sepolcro tremò. Le tre guardie che vegliavano caddero al suolo e persero conoscenza. Cassio percepì subito l'evento straordinario...

Le pie donne, dopo aver preparato gli aromi, si erano ritirate nelle loro celle senza addormentarsi, perché volevano recarsi al sepolcro prima dell'alba.
Alle undici di notte la santa Vergine fu presa dall'irresistibile desiderio di ripercorrere la Via Crucis.
Si alzò dal letto, si avvolse in un mantello grigio e lasciò il cenacolo.
Attraversò gran parte della città, percorrendone le vie deserte e fermandosi nei luoghi dove il Salvatore aveva sof ferto i più gravi oltraggi.

L'accompagnai in spirito nel suo triste cammino e pre gai con lei nei limiti delle mie forze. La santa Madre giunse vicino alla casa di Caifa e poi a quella di Pilato, si prosternava a terra e baciava perfino le pietre, venerando il sacro sangue di Cristo.
Tutte quelle stazioni del dolore, santificate dal sangue di Gesù, apparivano piene di luce allo sguardo della Vergine.

Continuando a elevarsi nell'adorazione del santo Figlio, ella giunse lentamente sul Calvario. Era ormai prossima al promontorio delle croci, quando all'improvviso le apparve Gesù nel suo santissimo corpo. Il Signore era preceduto da un angelo e affiancato dai due spiriti adoratori visti nel sepolcro, e lo seguivano innumerevoli anime redente.
Gesù non faceva alcun movimento, pur librandosi nel la luce.
Annunciò alla santa Madre che stava per risuscitare col corpo trasfigurato. Aggiunse che ella avrebbe dovuto attenderlo al Calvario, dove egli era caduto sotto il peso della croce.

Mancava poco alla mezzanotte quando la Vergine andò a inginocchiarsi sulla stessa pietra che aveva causato la caduta del Figlio.
Il santo corteo del Signore percorse la Via Crucis. Durante il cammino Gesù mostrò alle anime redente i martìri a cui era stato sottoposto. Gli angeli raccolsero tutti i frammenti del corpo che gli erano stati strappati durante la passione. A quelle anime fu anche mostrata la chiodatura e l'elevazione della croce, l'apertura del costato, la deposizione e la composizione della sua salma. Allo stesso tempo, tutte queste cose venivano contemplate dalla santa Vergine.
Vidi la luce delle lanterne accanto al sepolcro, ma non vidi più la santa salma del Signore.

Il primo giorno dopo il sabato, appena il cielo iniziò a schiarirsi verso oriente, Maria, Maddalena, Maria, figlia di Cleofa, Giovanna Cusa e una ricca signora lasciarono il cenacolo.
Erano avvolte nei mantelli e portavano le erbe aromatiche e i fiori in panni di lino; una di esse portava la lanterna accesa sotto il mantello. Timidamente, le discepole giunsero alla porticina del giardino di Giuseppe.


Risurrezione del Signore (particolari)

«Ed ecco che ci fu un gran terremoto, un angelo del Signore era sceso dal cielo e, avvicinatosi, ribaltò la pietra e vi si sedette sopra...» (Matteo 28,2).

Nella notte della risurrezione la santa anima di Gesù mi apparve splendente di gloria tra due angeli guerrieri; questi non erano gli angeli in abiti sacerdotali visti in adorazione del suo corpo. Circondata da numerose figure luminose, la santa anima scese nella tomba e penetrò nel suo corpo sacratissimo, le cui membra subito si mossero.
Il corpo splendente del Signore uscì fuori dal sudario da un lato rimasto socchiuso, come se uscisse fuori dalla ferita del costato. Mi ricordai di Eva, che venne fuori dal fianco di Adamo.

La grotta era inondata da una radiosa luce celeste. Nel lo stesso momento vidi uscire dalle profondità del sottosuolo, da sotto la tomba, una forma mostruosa con la coda di serpente. Il mostro furioso volgeva contro il Signore la testa di drago, oltre la quale, se mi ricordo bene, aveva anche una testa d'uomo.

Il Risorto aveva in mano un bastone bianco, alla cui estremità sventolava un piccolo stendardo.
Gesù calpestò la testa del drago e percosse col bastone tre volte la sua coda; ad ogni colpo la bestia rimpiccioliva, finché ricadde nell'abisso; solo la testa d'uomo aveva continuato a guardare in alto.
Avevo già visto un serpente simile in occasione della concezione di Gesù; mi ricordo pure del serpente del paradiso, ma questo a due teste era ancora più orribile.

Nella visione del drago con la testa schiacciata si era manifestata la vittoria di Cristo sulla morte. Infatti da quel momento non vidi più la sua salma.
Credo che questa visione si riferisca alla famosa profezia che dice: «il seme della donna schiaccerà la testa al serpente»
Dopo aver vinto il serpente, Gesù, splendente di luce, si elevò attraverso la roccia, la terra tremò, un angelo luminoso scese dal cielo come una saetta, rovesciò la pietra del sepolcro e vi si sedette sopra.

Quello fu il momento in cui le guardie ebbero un moto di paura e caddero a terra svenute.
Cassio, preso dall'emozione, cadde anche lui, ma si riebbe poco dopo. Si avvicinò prudentemente alla tomba, vide il sudario senza il santo corpo e si ritirò. Prima di da re la notizia a Pilato, attese nella speranza di comprende re meglio cosa fosse accaduto.

In quel momento il Salvatore, ammantato di gloria, apparve a sua Madre sul Calvario.
La sua veste fluttuava nel vento e risplendeva ai raggi del sole.
Egli mostrò alla Vergine le sue grandi piaghe, nelle qua li sarebbe entrato un dito. Esse splendevano di luce abbagliante, i cui raggi andavano dal centro delle mani fino alle punta delle dita. Le labbra di tali ferite serbavano le linee di tre triangoli equilateri che s'incontravano nel punto medio di un circolo.
Le anime dei patriarchi s'inchinarono dinanzi alla Madre di Dio.
E poiché ella si prostrava a terra per baciargli i piedi, il Signore la prese per mano, la rialzò e scomparve.

Vidi l'orizzonte schiarirsi sopra Gerusalemme e la fievole luce delle lanterne accanto al sepolcro.
Era l'alba della risurrezione!


Le pie donne al sepolcro. Apparizioni del Signore risorto

«Ed ecco che Gesù si fece loro incontro e disse: “Salute a voi!”» (Matteo 28,9).

Le quattro discepole entrarono nel giardino di Giuseppe, ma non sapevano ancora dei prodigi che erano avvenuti nel sepolcro. Esse non sapevano neppure che questo fosse sorvegliato dalle guardie, perché il sabato non vi si erano recate. Adesso si domandavano preoccupate:

«Chi ci aiuterà a rimuovere la pietra che chiude l'ingresso del sepolcro?».
Infatti, nel loro fervente desiderio di onorare Cristo, non avevano affatto pensato a tale difficoltà. Le pie donne desideravano ardentemente completare l'inumazione del corpo di Gesù cospargendolo di aromi e di fiori.
Salomè aveva portato la maggior quantità di oli aromatici. Questa non era la madre di Giovanni, ma una ricca signora di Gerusalemme parente di san Giuseppe.

Dopo essersi consultate fra loro, le pie donne concordarono di aspettare davanti al sepolcro qualche discepolo che venisse ad aprire.

Giunte davanti alla grotta, videro le lanterne accese e le guardie a terra, stordite dalla paura. Le due discepole meno audaci indugiarono e non andarono avanti. Invece Maria Maddalena avanzò, seguita a breve distanza da Salomè: erano le stesse che avevano preparato gli aromi con maggior fervore. Così, non senza timore, le due coraggiose en trarono nel luogo della sepoltura. La pesante pietra circo lare giaceva al suolo riversa, la porta di rame era stata socchiusa probabilmente ad opera di Cassio. Maria Madda lena aprì e fu colta da un forte sgomento: Gesù non era più nella tomba, le bende stavano ripiegate a terra e la sindone era distesa allo stesso posto in cui avevano riposto il Signore! La donna uscì rapidamente dal giardino e corse concitata verso il cenacolo.
Intanto Maria Salomè informò le altre due compagne dell'accaduto.

Esse ne furono turbate e allo stesso tempo si sentirono confortate, ma non osarono andare fino alla tomba.
S'inoltrarono nel giardino solo quando incontrarono Cassio, che le mise al corrente di quanto aveva visto. Egli era diretto in città, avendo ormai perduta la speranza di vedere Gesù.
Le due compagne, giunte alla porta del sepolcro, si videro innanzi i due angeli nella splendente veste sacerdotale. Sbigottite da quella visione esse si prostrarono col vi so a terra.

Un angelo disse:

«Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non abbiate timore! So che cercate Gesù, ma egli non è più qui, perché è risorto! Guardate il luogo dove il Signore era stato deposto».

Tremanti di gioia, le pie discepole, dopo che furono ripartite, si fermavano di tanto in tanto a guardare se avessero potuto incontrare il Signore o se Maria Maddalena stesse per tornare.
Nello stesso momento, Maria Maddalena, tutta trafelata, bussava rumorosamente alla porta del cenacolo. Le aprirono Pietro e Giovanni. Gli altri apostoli dormivano ancora. Gridò:
«Hanno portato via il corpo del Signore e non sappiamo dove sia adesso! ».

Detto questo, senza aspettare niente, la discepola fece ritorno al sepolcro seguita dai due apostoli. Giovanni correva più veloce di Pietro.
Marìa Maddalena era fuori di sé per il dolore e lo stupore, con la lunga capigliatura che sventolava nell'aria.
Essendo giunta per prima, non si arrischiò ad entrare nella grotta, ma rimase fuori.
Qui s'inchinò a guardare e, mentre respingeva indietro i capelli che le cadevano sul viso, vide i due angeli, uno a capo e l'altro ai piedi della tomba.
Uno dei due le disse:
«Oh, donna, perché piangi?».

Allora Maria Maddalena gridò il suo dolore:
«Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'abbiano messo!».

Lei aveva parlato senza che l'apparizione degli angeli l'avesse impressionata, perché non pensava ad altro che al suo Signore. Dicendo questo, e vedendo ancora una volta il sudario vuoto, Maria Maddalena lasciò il sepolcro e si mise a cercare il Signore nei dintorni, poiché ebbe il presentimento che egli fosse vicino a lei e che avrebbe finito col ritrovarlo.
Stava a circa dieci passi dal sepolcro, verso oriente, quando vide uscire dai cespugli una grande figura biancovestita, che le chiese:
«Donna, perché piangi? E chi vai cercando?». Quest'uomo aveva in mano una pala e sulla testa un cappello piatto, simile a un pezzo di corteccia. Maria Maddalena, credendo che fosse il giardiniere, gli rispose:

«Se l'hai portato via tu, dimmi dov'è e andrò a prenderlo».
Vidi quella figura senza luce alcuna, come di un uomo vestito di bianco nell'ora del crepuscolo.
Mentre lei si guardava ancora intorno, come se avesse smarrito la strada, Gesù con la sua voce consueta la chiamò:«Maria!».
Subito ella, riconoscendone la voce, lo chiamò come una volta:

«Rabbunì!» (cioè “Maestro”).
Si prostrò a terra e protese le braccia verso i piedi di lui. Gesù, sollevando la mano per allontanarla, le disse:
«Non toccarmi adesso, perché non sono ancora asceso al Padre mio; ma va' dai miei fratelli e di' loro che io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro».
Così dicendo, disparve.
Gesù aveva detto: «Non toccarmi», perché Maria Maddalena, nello stato concitato in cui si trovava, credeva che tutto fosse come prima, dimenticando la potenza miracolosa della trasfigurazione del Signore. Quanto alle sue parole: «Non sono ancora asceso al Padre mio», mi fu rivelato che egli non si era ancora presentato al Padre celeste per ringraziarlo della vittoria sulla morte.

Tornata in sé, Maria Maddalena corse di nuovo al sepolcro. Quando vide gli angeli ancora seduti sopra la tomba, si sentì finalmente sicura e uscì dal giardino in cerca delle sue compagne.
Maria Maddalena era appena uscita dal giardino, quando Giovanni vi entrò seguito da Simon Pietro.
All'ingresso del luogo della sepoltura, il primo si fermò e si chinò a guardare dentro la grotta, mentre Pietro vi entrò e vide i lini con gli aromi ripiegati da un lato, così pure il lenzuolo che aveva ricoperto il santo corpo. Il velo che aveva coperto il volto del Signore non era ripiegato con gli altri, ma giaceva a terra più vicino alla parete.

Giovanni seguì Pietro e vide anch'egli il letto tombale vuoto. I due apostoli compresero quanto egli aveva detto e credettero nella risurrezione del Signore.
Pietro mise quei panni sotto il mantello e i due apostoli tornarono in città attraverso la porticina di Giuseppe.
Vidi i due angeli seduti al capo e ai piedi della tomba, sia durante la visita di Maria Maddalena, sia durante quella dei due apostoli, come anche già prima, per tutto il tempo che il corpo di Gesù era restato nella tomba.

Non credo che Simon Pietro abbia visto gli angeli. Vidi però Giovanni assicurare i discepoli di Emmaus che aveva visto un angelo nel sepolcro del Signore. Forse egli aveva lasciato entrare Pietro per primo nella grotta perché era rimasto impressionato dalla vista di quell'angelo.

Vidi le guardie riprendere i sensi, si rialzarono in preda alla paura e rientrarono in città. Essi passarono attraverso la porta per la quale Gesù era stato condotto al Calvario.

Maria Maddalena, intanto, incontrò le due discepole e narrò loro di aver visto il Signore risorto e gli angeli. Le sue compagne risposero che anch'esse avevano visto gli angeli e ritornarono al sepolcro con la speranza d'incontrare Gesù. Maria Maddalena rientrò al cenacolo. Entrate nel giardino, esse incontrarono le guardie che uscivano e scambiarono con loro solo poche parole.

Avvicinatesi all'ingresso della grotta, videro Gesù avvolto in una veste candida e lunga che gli copriva anche le mani. Rapite dall'emozione, le due discepole si avvicinarono a lui e gli baciarono i piedi.

Il Signore disse:

«Salve!», e rivolse loro qualche parola. Poi indicò con la mano una direzione e scomparve.
Le due donne si precipitarono al cenacolo e dissero ai discepoli che avevano veduto il Signore.

Il lieto annuncio rese increduli questi ultimi, come già non avevano creduto a Maria Maddalena. Essi erano con vinti che il racconto della risurrezione di Gesù fosse partorito dalla fantasia femminile.

Anche Pietro e Giovanni, confusi e sbalorditi per quel lo che avevano visto, fecero ritorno al cenacolo per comunicare a loro volta la lieta notizia agli amici. Sulla strada, i due incontrarono Giacomo il Minore e Taddeo, profondamente emozionati perché il Signore era apparso loro davanti al sepolcro.
Nelle visioni riguardanti la risurrezione di Gesù, vidi il Signore accanto a varie persone, ma non tutte erano capaci di vederlo.

Vidi Gesù passare vicino a Simon Pietro e Giovanni, mi sembrò che Pietro lo avesse visto perché era assai commosso; ignoro però se Giovanni lo avesse veduto.
Anche per gli angeli fu la stessa cosa.

Le pie donne non sempre videro i due angeli seduti sulla tomba; qualche volta ne videro uno solo e altre volte li videro chiaramente entrambi. Uno solo, però, parlò ad esse.
L'angelo che come una folgore discese dal cielo, levò il masso dalla tomba e vi si sedette sopra, aveva la figura di un guerriero e fu visto solo da Cassio e dalle tre guardie.
Dio dispone ogni cosa nel migliore dei modi per il bene degli uomini.


Fine delle contemplazioni quaresìmali

La domenica successiva alla Pasqua, i Giudei pulirono e purificarono il tempio. Sparsero dappertutto erbe aromatiche e cenere di ossa dei morti, offrirono sacrifici espiatori, rimossero le macerie e nascosero con assi e tappeti le tracce del terremoto. Infine ripresero le cerimonie interrotte.
I farisei, i sadducei e gli erodiani dichiararono che la celebrazione e i sacrifici della Pasqua erano stati interrotti a causa del terremoto e della presenza di persone impure nel luogo sacro.

Per sostenere la loro dichiarazione adattarono allo scopo una visione di Ezechiele sulla risurrezione dei morti.
Inoltre minacciarono di punire e di scomunicare chiunque avesse diffuso notizie diverse dalla versione ufficiale.

Siccome molti si sentivano colpevoli dell'iniqua condanna di Gesù e dei fatti accaduti, fu facile ottenerne il silenzio.
I migliori, però, finirono per credere agli apostoli e abbracciarono la nuova fede. A Gerusalemme, come altrove, numerose persone si convertirono segretamente, altri lo fecero pubblicamente dopo la Pentecoste.
I sommi sacerdoti assistettero impotenti al diffondersi della fede in Gesù: già al tempo del diacono Stefano tutto il quartiere di Ofel e la parte orientale di Sion erano completamente cristiani. La comunità cristiana si estese fin nella valle di Cedron.

Vidi per un'ultima volta Anna. Era furioso e agiva come se fosse posseduto dal demonio; fu rinchiuso e non vide più la luce del giorno. Caifa, da parte sua, si sentì toso dalla rabbia.

Il giovedì dopo Pasqua suor Anna Katharina Emmerick pronunziò queste parole:

Pilato fece cercare invano sua moglie, la quale si era nascosta nella dimora di Lazzaro, a Gerusalemme. La casa non era sospettabile, perché era stata preclusa alle donne. Stefano, il cugino di Paolo, che era ancora poco noto come discepolo, vi entrava e usciva, le portava il cibo e la introduceva alla conoscenza del vangelo.
Simone di Cirene fu battezzato e ammesso nella comunità cristiana.
Così si concludono le visioni della venerabile Anna Katharina Emmerick sopra la passione del Sìgnore, durate dal 18 febbraio al 6 aprile 1823, una settimana dopo la santa Pasqua.

martedì 23 marzo 2010

La Passione di Gesù secondo la Beata Anna Katharina Emmerick






Giuseppe d'Arimatea chiede a Pilato il corpo di Gesù

«C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, per sona buona e giusta. Non aveva approvato la decisione né l'operato degli altri. Egli era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Andò da Filato e chiese il corpo di Gesù» (Luca 23,50-52).

Appena la città ebbe un po' di quiete, il sinedrio chiese a Pilato che fossero rotte le gambe ai condannati e tolti i corpi prima della festa imminente
Il procuratore romano inviò subito degli uomini allo scopo.
Giuseppe d'Arimatea si recò da Pilato e gli chiese la salma del Messia. Il buon sinedrista desiderava seppellire il corpo del Signore nel suo giardino vicino al Calvario.
Pilato fu molto turbato nel constatare che un uomo di tale rango voleva rendere gli estremi onori al corpo di Gesù, colui che egli aveva fatto crocifiggere. Così venne assalito dal rimorso del suo errore fatale.
 Il procuratore romano si meravigliò che Gesù fosse morto così presto, perché generalmente i condannati alla crocifissione vivevano più a lungo, e per questo aveva inviato i soldati a fìnirli

In seguito alla relazione del centurione Abenadar, che descrisse i particolari della morte di Gesù e parlò senza timore della sua conversione, Pilato concesse la salma del Messia a Giuseppe.
Il procuratore romano era stato toccato dalle ultime parole di Gesù sulla croce, riportate dal centurione, ma acconsentì a Giuseppe anche per fare dispetto ai sommi sacerdoti del tempio, i quali avrebbero voluto vedere Gesù gettato nella fossa comune con i due ladroni.
Il procuratore inviò qualcuno al Calvario per far eseguire la consegna del corpo del Signore. Credo che quest'incarico fosse stato affidato ad Abenadar, perché lo vidi collaborare alla deposizione di Gesù dalla croce.

Intanto Nìcodemo era andato ad acquistare le erbe aromatiche per imbalsamare il santo corpo di Cristo.
A sua volta, Giuseppe acquistò una sindone di cotone finissimo per avvolgere la salma del Salvatore. Il lenzuolo funebre era lungo sei braccia.
I servi di Giuseppe prepararono tutto il necessario per pulire e imbalsamare il santo corpo di Gesù: le erbe, i balsami e le bende furono deposti su una lettiga che si chiu devacome un baule.


Apertura del costato di Gesù.
Morte dei due ladroni

Sul Golgota regnava la più assoluta disperazione. Il cielo era cupo e la natura sembrava in gran lutto. La Vergine Maria, Giovanni, Maria Maddalena, Maria, figlia di Cleo fa, e Salomè stavano col capo coperto di fronte alla croce e la contemplavano con il cuore contrito. Molte delle pie donne avevano fatto ritorno in città.
Alcuni soldati sedevano sul terrapieno, avevano le lance piantate a terra e discutevano con gli altri commilitoni più lontani.

Il luogotenente Cassio cavalcava da una parte all'altra. Era un giovane di venticinque anni, la cui aria d'importanza e lo strabismo suscitavano spesso la derisione dei suoi subordinati.
Sul promontorio delle croci giunsero sei carnefici che recavano scale, picconi e pesanti mazze di ferro per spezzare le gambe ai moribondi.

Alla loro vista gli amici di Gesù si allontanarono un poco. La santa Vergine soffrì nuove angosce al pensiero che essi avrebbero oltraggiato ancora il corpo del Figlio.
I carnefici appoggiarono le scale alla croce e scuoterono il santissimo corpo di Gesù per provare se fosse ancora vivo, e quantunque avessero visto benissimo che era bianco, freddo e rigido, non sembrarono convinti della sua morte.

In seguito alle insistenze di Giovanni e delle pie donne, per il momento essi lo lasciarono e salirono sulle croci dei due ladroni.
Con le pesanti mazze di ferro spezzarono a questi le ginocchia, le gambe e i gomiti, Dismas dette un gemito e spirò. Fu uno dei primi martiri che rivide il suo Redentore. Gesma invece lanciò urla orrende, i carnefici per finirlo gli assestarono altri tre colpi al petto.

Poi vennero staccate le funi e i due corpi martoriati caddero a terra; furono subito sepolti nella fossa comune dei condannati, tra il Calvario e le mura di Gerusalemme.
Subito dopo i carnefici ritornarono al corpo del Signore, gli amici di Gesù temettero che gli fossero spezzate le gambe.

In quel momento Cassio ebbe un'improvvisa ispirazione, mediante la quale tolse ogni dubbio sulla morte di Gesù: spronò il suo cavallo verso la croce e conficcò a due mani la lancia nel costato destro del Signore, trafiggendogli il cuore da parte a parte. Ne sgorgò un fiotto abbondante di sangue e acqua, che sprizzò sul volto di Cassio come una fontana di salvezza e di grazia.
Allora il giovane centurione smontò da cavallo, cadde in ginocchio, si batté il petto e riconobbe ad alta voce Gesù.

In quel momento riacquistò miracolosamente l'uso completo della vista e i suoi occhi si raddrizzarono.
La Vergine era rimasta svenuta tra le braccia delle pie onne, come se la lancia avesse attraversato anche il suo cuore.

Subito dopo l'episodio prodigioso Cassio divenne umile di cuore e lodò Dio alla presenza di tutti. Gli occhi della sua anima, come quelli del corpo, si erano aperti alla luce della verità.
Toccati dal miracolo, anche i soldati si gettarono spontaneamente in ginocchio e, battendosi il petto, riconobbero Gesù come Dio.
Frattanto il sacratissimo sangue di Cristo frammisto ad acqua aveva riempito la cavità della roccia ai piedi della croce.

Cassio, Maria Maddalena e la Vergine, che adesso si era ripresa, lo raccolsero in ampolle e asciugarono quel luogo con i lini. Le loro lacrime si mischiarono al sacratissimo sangue. Il centurione convertito a Cristo da quel momento si chiamò Longino; portò sempre con sé un'ampolla col preziosissimo sangue.
Questo miracolo presso la croce era avvenuto poco dopo le quattro, mentre Giuseppe d'Arimatea e

Nicodemo procuravano tutto il necessario per la sepoltura di Gesù.
I carnefici si ritirarono dal Golgota, avendo ricevuto l'ordine di lasciare la salma del Signore a Giuseppe d'Arimatea. Gli amici di Gesù appresero subito la notizia.
Giovanni e le pie donne ricondussero la santa Vergine al cenacolo per farla riposare.


Il giardino di Giuseppe d'Arimatea e il sepolcro

Ho visto il giardino di Giuseppe d'Arimatea: si trova presso la Porta di Betlemme [ di Efraim], poco distante dal Calvario. E un bel giardino di forma irregolare che sale fino alle mura della città; è pieno di grandi alberi, di panche e di luoghi ombrosi. La vegetazione è ricca di cespugli, di fiori e di erbe aromatiche.

A levante, dal lato dove il terreno è in salita, si vede una grotta sepolcrale circondata da una siepe verdeggiante, accanto vi è una grande pietra orbicolare per ostruire l'ingresso. Qualche palma si trova davanti alla tomba.
Non lontano da quest'ultima vi sono altri due sepolcri in grotte più piccole e uno stretto sentiero che conduce al lato occidentale del giardino.

Per accedere al sepolcro bisogna discendere alcuni passi. La grotta è molto pulita e l'ambiente interno ben lavorato; è piuttosto spaziosa, tanto che otto persone, quattro per lato, possono restare addossate alle pareti senza impedire i movimenti di coloro che depongono la salma.

In fondo alla grotta, proprio di fronte all'ingresso, c'è una specie di nicchia abbastanza ampia scavata nella pare te rocciosa. La cavità ha la forma di un altare, è sopraelevata dal suolo ed è appoggiata alla roccia da un solo lato.

La porta del sepolcro è di rame e si apre a due battenti. Appena sarà deposto il corpo di Gesù, la pietra orbicolare verrà rotolata davanti all'apertura.
Il masso sepolcrale è bianco, ricoperto d'erba, e presenta venature rosse e turchine.


La deposizione del corpo di Gesù

Il venerdì santo 30 marzo 1820, mentre suor Anna Katharina Einmerick contemplava la deposizione di Gesù dalla croce, svenne improvvisamente, al punto di sembrare morta.
Quando si riebbe, nonostante le sue sofferenze non fossero cessate, così proferì: «Mentre contemplavo il corpo di Gesù steso sul le ginocchia della Madre dissi a me stessa: Guarda come è forte Maria, non ha nemmeno un istante di debolezza!» (Clemens Brentano).

Cinque uomini si avvicinarono al Calvario, levarono gli occhi alla croce e si dileguarono. Forse erano discepoli di Gesù che venivano dalla valle di Betania. La croce era sorvegliata solo da poche guardie.
Ho visto tre volte Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea sul Calvario: quando fecero riscattare le vesti del Signore durante la crocifissione; mentre osservavano il popolo che rientrava pentito a Gerusalemme; e infine per attuare il piano di recupero del santissimo corpo di Cristo. Dopo di che rientrarono in città e iniziarono a raccogliere tutto il necessario per l'imbalsamazione, mentre i loro servi prende vano le scale e alcuni attrezzi con cui effettuare la deposizione di Gesù dalla croce.

La donna, presso la quale Nicodemo aveva acquistato cento libbre di balsamo e le erbe aromatiche, aveva preparato con gran cura la merce. Giuseppe d'Arimatea portava un vaso con un unguento prezioso, i servi recavano sulla portantina vasi, otri, spugne e altri attrezzi vari; vidi anche del fuoco in una lanterna chiusa. I servitori precedettero i loro signori sui Calvario passando per un'altra porta.

Vidi la santa Vergine e altre quattro donne seguire a qual che distanza i servi dei due sinedriti.
Esse portavano grossi involti di tela sotto gli ampi mantelli neri. Ebbi l'impressione che vestissero a lutto
Giuseppe e Nicodemo erano avvolti in ampi mantelli grigi con il cappuccio, che servivano anche a nascondere gli involti preziosi. Essi si diressero verso la porta principale che conduce al Calvario.
La maggior parte della popolazione di Gerusalemme si era chiusa in casa. Le strade pullulavano solo di soldati.

Giunti alla porta della città, Giuseppe e Nicodemo presentarono il lasciapassare di Pilato ai soldati, i quali spiegarono che, dopo il terremoto, la porta si era inceppata e non poteva più aprirsi. Ma appena i due amici di Gesù misero mano al chiavistello, la porta si aprì suscitando lo stupore dei presenti.
Quando i due buoni sinedriti giunsero sul Calvario, il cielo era ancora cupo e nuvoloso. Essi trovarono le pie donne piangenti sotto la croce. Cassio e alcuni legionari convertiti, con umile deferenza, si mantenevano a rispettosa distanza dalle discepole.

Giuseppe e Nicodemo narrarono alla Vergine e a Gioanni tutto quanto avevano fatto per sottrarre Gesù all'ignominiosa morte. Essi spiegarono che adesso la profezia aveva trovato il suo compimento.
Infine si parlò dell'episodio miracoloso vissuto da Cassio a seguito del colpo di lancia al costato di Gesù.
Appena arrivò il centurione Abenadar, gli amici di Gesù si prepararono a rendere gli ultimi onori al loro Signore, provvedendo alla sua deposizione dalla croce.

La santa Vergine e Maria Maddalena erano sedute ai piedi della croce in mesto raccoglimento, mentre le altre donne erano intente a preparare i lini, gli aromi, l'acqua, le spugne e i vasi.
Tutti erano piegati dal dolore, ma allo stesso tempo re stavano silenziosi e raccolti. Alcune pie donne, di tanto in tanto, non potevano trattenere dei gemiti sommessi. Maria Maddalena, soprattutto, si era abbandonata interamente al suo patimento, da cui nessuno poteva distoglierla.

Dopo aver collocato le scale dietro la croce, Nicodemo e Giuseppe vi salirono e legarono all'albero della stessa il santo corpo di Cristo, poi ne fissarono le braccia al tronco trasversale e iniziarono a sfilare i chiodi, battendoli da dietro. Giuseppe tolse il chiodo di sinistra, lasciando che il braccio di Gesù ricadesse col laccio che lo circondava. Nello stesso momento, Nicodemo fissò alla croce il santo capo del Signore, che si era tutto piegato sulla spalla destra, e tolse il chiodo di destra, lasciando ricadere il braccio di Gesù sul corpo. I chiodi delle mani subito caddero dalle piaghe ingrandite per il peso del corpo; Abenadar, in vece, strappò faticosamente il lungo chiodo che trapassa va i piedi. Cassio raccolse con gran rispetto i chiodi e li depose ai piedi della Vergine.

Una volta che ebbero estratto tutti i chiodi, Giuseppe e Nicodemo collocarono le scale sulla parte anteriore della croce, vicino al santo corpo del Signore.
Con molta cura lo liberarono dolcemente dalle corde e lo lasciarono calare con grande attenzione.
Il centurione, salito su uno sgabello, lo raccolse tra le sue braccia, al di sopra delle ginocchia, mentre Giuseppe e Nicodemo, sostenendolo dall'alto, lo facevano scendere adagio.

Ad ogni piolo delle scale essi si soffermavano, usando ogni precauzione, come se portassero il corpo di un amico fraterno gravemente ferito. Così la salma martoriata del Salvatore giunse fino a terra.
Le pie donne, i soldati convertiti e qualche altro amico di Gesù, con il cuore straziato, seguivano i movimenti del la sua discesa dalla croce. Essi esprimevano con le lacrime l'indicibile dolore che li stava attraversando. Qualcuno levava le braccia al cielo e gemeva.

Le manifestazioni di dolore, come tutti gli altri movimenti compiuti da questa gente, si svolgevano nella massima compostezza, che rivelava sincera umiltà verso la suprema volontà di Dio.
Al rumore dei colpi di martello, Maria santissima, Maria Maddalena e tutti gli altri che avevano assistito alla crocifissione, avvertirono un fremito di angoscia nel proprio cuore. Quei colpi rammentavano loro le sofferenze di Gesù.
Dopo la deposizione, il santissimo corpo di Cristo venne ricoperto con un panno di lino dalle ginocchia ai fianchi, poi fu deposto fra le braccia della Madre addolorata.
 
 
La santa Sindone

«Essi presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende di lino con aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso gli Ebrei» (Giovanni 19,40).

Vidi la Vergine seduta al suolo sopra una coperta, col dorso appoggiato su alcuni mantelli arrotolati. Aveva il ginocchio destro un poco rialzato, sul quale riposava il santo capo di Gesù, il cui corpo era steso sul sudario.
La santa Madre teneva per l'ultima volta tra le braccia le sacre spoglie del Figlio amatissimo, al quale, durante il lungo martirio, non aveva potuto dare alcuna testimonianza d'amore. Ella baciava e adorava quel corpo orribilmente sfigurato e insanguinato, contemplandone le profonde piaghe e i terribili patimenti, mentre Maria Maddalena abbandonava delicatamente il volto sui suoi sacratissimi piedi.

Nel contempo gli uomini si erano ritirati in un piccolo avvallamento a sud-ovest del Calvario per preparare gli oggetti necessari all'imbalsamazione. Cassio e i soldati convertiti erano rimasti a rispettosa distanza in attesa di prestare aiuto.
Giovanni si prodigava tra il gruppo degli uomini e quello delle donne, le quali porgevano a questi primi i vasi, le spugne, i lini, gli unguenti, gli aromi e tutto quanto serviva. Fra le pie donne vidi Maria di Cleofa, Salomè e Veronica. Maria Maddalena stava sempre accanto a Gesù. Maria Heli, seduta, contemplava tutta la scena. Accanto al gruppo delle discepole vidi degli otri e un vaso pieno d'acqua collocato sopra un fuoco a carbone.

Nel suo indicibile dolore la santa Vergine conservava una magnifica prontezza d'animo. Ella non poteva lasciare il corpo di suo Figlio in quell'orribile stato, perciò incominciò a cancellare le tracce degli oltraggi che aveva sofferto.
Con estrema delicatezza gli tolse la corona di spine, aprendola dal lato posteriore, quindi posò la corona vicino ai chiodi.

Servendosi di una specie di tenaglia rotonda, tolse le spine che erano rimaste nel capo del Signore e le mostrò mestamente alle pie donne e ai discepoli. Anche queste vennero raccolte vicino ai chiodi e alla corona; alcune furono conservate a parte.
Vidi la Vergine lavare il capo e il volto insanguinato del Signore, passando la spugna bagnata sui suoi capelli per toglierne il sangue raggrumato. Via via che ella detergeva il santo corpo del Figlio, contemplandone le numerose piaghe, aumentavano la compassione e la tenerezza per le immani sofferenze che egli aveva subito.

La santa Vergine gli lavò le piaghe del capo, il sangue che riempiva gli occhi, le narici e le orecchie, con una spugna e un piccolo lino steso sulle dita della mano destra. Allo stesso modo gli pulì la bocca semiaperta, la lingua, i denti e le labbra.
Poi la santa Madre suddivise la capigliatura di suo Figlio in tre parti, una per ogni tempia e l'altra dietro il capo. Quando ebbe sgrovigliati i capelli davanti e li ebbe resi lucidi e lisci, li fece passare dietro le orecchie. Una volta ripulito il capo, dopo aver baciato il Figlio sulle guance, passò infine a ripulire il collo, le spalle, il petto, il dorso, le braccia e le sue tenere mani piagate.

La Madonna addolorata lavò e ripulì, ad una ad una, tutte le numerose e orribili piaghe. Allora solamente le fu possibile vedere in tutti i minimi particolari gli spaventosi martìri subiti dal Figlio.
Le ossa del petto e le giunture delle membra erano tutte slogate e non si potevano piegare. La spalla conservava la spaventosa ferita della croce e la parte superiore del santissimo corpo era coperta dalle lividure e dalle ferite del lo staffile.

Al lato sinistro del petto si trovava una piccola piaga, da cui era uscita la punta della lancia di Cassio; al lato destro si apriva la larga ferita dov'era entrata la lancia che aveva attraversato il cuore da parte a parte.
Maria Maddalena, in ginocchio, aiutava la santa Madre, senza lasciare i piedi del Signore. Li bagnava per l'ultima volta con le sue lacrime, li asciugava con la sua capigliatura e vi appoggiava il suo pallido volto, con il quale, per rispetto, non osava toccare quello di Gesù.

Il santissimo corpo, che aveva assunto un colore bianco bluastro, perché dissanguato al suo interno, riposava sul le ginocchia di Maria, la quale, lavati il capo, il petto e i piedi del Figlio, li coprì con un velo e iniziò a passare il balsamo su tutte le sante piaghe.
La pie donne, in ginocchio, davanti a lei, le passavano di volta in volta una scatola, dove ella prendeva gli unguenti e i preziosi balsami con cui ungeva le ferite del Figlio.

Maria santissima gli unse anche i capelli, poi prese nella sua mano sinistra entrambe le mani di Gesù e le baciò con profondo rispetto, alla fine riempì con un unguento i larghi buchi prodotti dai chiodi, e lo stesso fece con la profonda piaga del costato.
L'acqua che era servita a lavare le ferite non veniva gettata, ma era raccolta solertemente in otri di Cuoio in cui venivano spremute anche le spugne. Vidi Cassio e i soldati attingere acqua alla fontana di Gihon.

Quando la santa Vergine ebbe imbalsamato tutte le ferite, avvolse il sacro capo nei lini, ma senza coprire ancora il santo volto. Ella chiuse gli occhi semiaperti del Signore, lasciando riposare sopra la sua mano; poi gli chiuse anche la bocca, baciò il santo corpo e accostò il suo viso a quello del Figlio. Fu interrotta da Giovanni, che la pregò di separarsi dal corpo del Figlio perché il sabato era vicino e lo si doveva seppellire.

Obbediente, ella abbracciò per l'ulti ma volta le sante spoglie e se ne distaccò con profonda commozione.
Dopo averle tolte dal grembo materno, gli uomini portarono le sante spoglie nell'avvallamento del Golgota dove avevano preparato tutto il necessario per l'imbalsamazione.
Lasciata di nuovo ai suoi dolori, Maria santissima, con il capo coperto, cadde svenuta tra le pie donne.
Maria Maddalena, come se fosse stata derubata del suo amato Sposo, fece qualche passo avanti tenendo le braccia protese verso il corpo del Signore, poi ritornò vicino alla Vergine.

Il corpo del Salvatore venne adagiato su un lino lavorato a maglia.
Probabilmente il lino era lavorato a giorno per lasciar colare meglio l'acqua. La parte superiore del sacro corpo fu coperta con un altro lenzuolo.

Nicodemo e Giuseppe s'inginocchiarono e, mettendo le mani al di sotto del lenzuolo, tolsero il lino col quale avevano cinto le reni di Gesù subito dopo la sua deposizione dalla croce, poi gli tolsero anche la cintura che gli aveva portato Jonadab prima della crocifissione. Passarono delle spugne sotto il lenzuolo e gli lavarono il corpo, tenendolo celato a ogni sguardo. Continuarono a lavarlo finché le spugne non diedero acqua chiara. A questo punto versarono acqua di mirra su tutto il santo corpo e, trattandolo con rispettoso amore, gli fecero riprendere la sua lunghezza, perché era rimasto curvo com'era morto sulla croce. Vidi che le ginocchia erano rimaste sollevate come al momento della morte.

Successivamente l'unsero bene e lo riempirono di aromi e di pacchetti d'erbe, che misero in abbondanza tra le gambe per tutta la loro lunghezza. Il tutto fu cosparso con una polvere preziosa che Nicodemo aveva portato con sé.
Quando si giunse alla fine, Giovanni ricondusse accanto alle sacre spoglie la santissima Vergine e le altre pie donne.


Inginocchiatasi vicino al volto di Gesù, la Madonna gli avvolse strettamente un lino finissimo intorno al capo e al le spalle. Ella aveva ricevuto questo lino dalla moglie di Pilato, e lo portava avvolto al collo sotto il mantello.
Aiutata dalle pie donne, la Vergine riempì di erbe, di aromi e di polvere odorosa lo spazio tra le spalle e le guance del Signore, mentre Maria Maddalena versava un flacone di balsamo nella piaga del costato. Le pie donne gli disposero delle erbe intorno alle mani ed ai piedi.

A loro volta, gli uomini riempirono di balsamo gli incavi delle ascelle del Signore, poi gli incrociarono sul petto le braccia irrigidite e avvolsero il santo corpo in un grande lino, come se fasciassero un neonato. Poi le sacratissime spoglie vennero messe nel grande lenzuolo funebre acquistato da Giuseppe d'Arimatea.
Mentre rendevano l'estremo omaggio alla santa salma di Gesù, si manifestò un prodigio assai commovente: l'immagine del Cristo apparve impressa sul lenzuolo funebre che lo ricopriva. I suoi amici compresero che il Signore aveva voluto lasciare la sua effigie per gratitudine verso le loro amorevoli cure. Essi, piangendo, la baciarono con pro fonda devozione.

La loro meraviglia fu tanto più grande quando essi sollevarono la sindone e videro il lino e tutte le bende sotto stanti bianche, constatando così che solo quella prima aveva ricevuto la miracolosa impressione. Anche la parte del lenzuolo funebre sul quale il santo corpo era coricato aveva ricevuto l'impronta dorsale del Redentore. Non erano impronte sanguinanti, essendo stata la salma di Gesù curata e ricoperta di aromi.

Vidi alcuni episodi della storia posteriore della santa Sindone, ma non li ricordo nei particolari. Posso solo dire questo: dopo la risurrezione del Signore fu custodita dalla prima comunità cristiana, operò molti miracoli e fu oggetto di aspre contese.


La sepoltura

Gli amici di Gesù deposero le sante spoglie sopra una barella di cuoio, la ricoprirono con una coperta di colore bruno e vi adattarono due lunghi bastoni ai lati.
Quell'immagine mi richiamò alla mente l'arca dell'alleanza.

Nicodemo e Giuseppe misero sulle spalle le stanghe dal la parte anteriore, Abenadar e Giovanni quelle della parte posteriore. Dietro di loro seguivano la Vergine Maria, Maria Heli, Maria Maddalena e Maria di Cleofa, e poi le pie donne rimaste più distanti dalla croce: Veronica, Giovanna Cusa, Maria madre di Marco, Salomè moglie di Zebedeo, Maria Salomè, Salomè di Gerusalemme, Susanna e Anna, una nipote di san Giuseppe cresciuta a Gerusalemme.
Cassio e i soldati convertiti chiudevano il corteo.

Maroni di Naim, Dma la Samaritana, Mara la Sufanita e le altre pie donne erano rimaste a Betania con Marta e Lazzaro.
Due soldati con le fiaccole accese illuminavano la via che conduceva al sepolcro.
Il funerale entrò nel giardino di Giuseppe d'Arimatea intonando i salmi con aria malinconica.

Vidi Giacomo il Maggiore, fratello di Giovanni, che osservava la scena dalla cima di una collina. Subito dopo egli corse a informare gli altri discepoli nascosti nelle caverne.
Quando il corteo fu giunto davanti al sepolcro, gli uomini levarono la coperta dalla barella e ne tolsero la salma. Entrati nella grotta, i due buoni sinedriti deposero il santo corpo del Signore sul letto tombale, mentre Giovanni e Abedenar ripiegarono uno sull'altro i lembi della sindone.

Le pie donne avevano preso posto davanti all'ingresso della grotta.
Il letto di roccia, che aveva ricevuto la santa salma, era stato precedentemente ricoperto con un grande lino e diverse erbe aromatiche.
La grotta era stata precedentemente ben pulita dai servi di Nicodemo, che vi avevano bruciato perfino incensi profumati. L'interno era abbastanza presentabile e, sulla parete in alto, vi era scolpita una bella decorazione.

Questi amici fedeli gli attestarono il loro amore baciandolo per l'ultima volta, quindi uscirono dalla grotta versando calde lacrime.
Subito dopo vi entrò la santa Vergine, si sedette dal lato della testa e si chinò a piangere sulle sacre spoglie del Figlio.
 Appena ella uscì, Maria Maddalena si precipitò a sua volta nel sepolcro e gettò sopra al corpo di Gesù fiori e fronde, poi congiunse le mani piangendo e baciò i suoi piedi, finché gli uomini l'avvertirono che dovevano chiudere il sepolcro.

Conclusosi il pietoso ufficio, fecero rotolare il masso da vanti all'ingresso.
L'inumazione era avvenuta alla luce delle fiaccole.
Vidi alcuni discepoli di Gesù aggirarsi come ombre notturne nei pressi del sepolcro.

giovedì 4 marzo 2010

La Passione di Gesù secondo la Beata Anna Katharina Emmerick





Maria santissima e le pie donne si recano al Calvario

Dopo il doloroso incontro con il Signore la santa Vergine aveva perso i sensi; le compagne la ricondussero nel palazzo per sottrarla alla plebaglia infuriata. Il portone si chiuse tra lei e il Figlio carico della croce.
Le pie donne trovarono immediato rifugio nella casa di Lazzaro, luogo di conforto per Maria santissima. Presto ella fu presa di nuovo dall'ardente desiderio dì soffrire accanto al Figlio, il che le rese i forza di ripercorrere la via della passione. Ripartì con Maria Maddalena e le pie donne. Erano in diciassette, velate e piene di dolore. Marta, Maria Maddalena e le altre piangevano sulle sofferenze del loro Signore, indifferenti alle ingiurie e al sarcasmo della plebaglia. Ciò nonostante, imponevano a molti un senti mento di rispetto.
Le vidi baciare la terra su cui Gesù era stato caricato della croce, quindi proseguirono il doloroso cammino da lui percorso.
L'Addolorata mostrò alle pie discepole le varie stazioni santificate dal sangue e dai dolori del suo amatissimo Figlio, e tutte fecero oggetto di venerazione. Così esse diedero pubblicamente inizio alla devozione più commovente nella tradizione della Chiesa, fissata per la prima volta nel cuore della Vergine dalla profezia del vecchio Simeone.

Fin dai tempi più antichi gli Ebrei venerarono i luoghi santi della loro storia e vi si recavano a pregare.
Allo stesso modo nacque il culto della Via Crucis, affermatosi mediante i dolorosi pellegrinaggi della Vergine e delle pie donne, non già per un disegno meditato, ma per servire i disegni di Dio sul suo popolo.
Le pie donne ripararono a casa di Veronica per non incontrare Pilato con i suoi cavalieri che stava rientrando per la stessa via.
Le vidi molto commosse di fronte al santo volto di Gesù impresso nel sudario.

Più tardi, presero il vaso di vino aromatizzato e si di ressero verso il Golgota.
Giunte in cima al Calvario, la Madre di Gesù, sua nipote Maria, figlia di Cleofa, e Salomè avanzarono fino al promontorio delle croci. Con loro c'era anche Giovanni. Marta, Maria Heli, Veronica, Giovanna Cusa e Susanna si man tennero più distanti, accanto a Maria Maddalena che sembrava uscita fuori di sé. Più lontano si trovavano altre set te donne circondate da alcune persone compassionevoli.
E impossibile descrivere il dolore della Vergine Maria quando vide il luogo della crocifissione: la terribile croce, i martelli, le corde, i chiodi spaventosi e gli orrendi carnefici, i quali, mezzo nudi e ubriachi, compivano il loro lavoro lanciando continue imprecazioni. Il suo sguardo andò oltre, posandosi sui farisei a cavallo, che, impazienti di vedere Gesù crocifisso, impartivano ordini e andavano su e giù dal promontorio.
Di fronte a quella scena tremenda, la Madre di Gesù si sentì morire e patì interiormente le sofferenze del suo Figlio dilettissimo.
Il martirio della Vergine fu ancora più doloroso perché non vide Gesù e tremava al pensiero degli indicibili tormenti a cui sarebbe stato sottoposto.
Dall'alba fino alle dieci, ora in cui era stata pronunciata la condanna del Signore, grandinò a tratti, poi il cielo si rischiarò, ma verso mezzogiorno una nebbia rossastra velò completamente il sole.


Gesù è spogliato delle vesti. La compassione di Jonadab

«Gli offrirono vino mescolato con mirra» (Marco 15,23) ».
 
Gesù, richiuso nella piccola caverna, aveva pregato il Padre di dargli la forza necessaria per affrontare il supremo supplizio. Quattro sgherri lo fecero uscire dalla prigione e lo trascinarono verso la croce.
Nemmeno questa volta gli risparmiarono calci, pugni e maltrattamenti d'ogni genere. Non era di meno il popolo che insultava il Signore facendo uso dei più abominevoli improperi. I soldati romani mantenevano l'ordine con atteggiamento altero e distaccato.
Le pie donne diedero del denaro ai carnefici affinché permettessero a Gesù di bere il vino aromatizzato di Veronica, ma i furfanti presero il denaro e si bevvero il vino.

I carnefici avevano portato due vasi di color bruno, dei quali uno conteneva aceto e fiele e un altro vino mescolato a fiele. Da quest'ultimo ne presentarono una coppa a Gesù, che bagnò appena le labbra riarse, ma non bevve.
Sul promontorio delle crocifissioni vidi diciotto sgherri: i sei che avevano flagellato Gesù, i quattro che l'avevano trascinato, i due che avevano tenuto le funi attaccate alla croce e sei crocifissori. Erano uomini piccoli e forti dal l'aspetto truce, quasi animalesco; servivano per denaro i Romani e i Giudei.
Vidi quegli uomini crudeli guidati da figure demoniache che li ispiravano a compiere le azioni più infami.
Sopra il Salvatore vidi gli angeli piangenti, e anche sulla Vergine e i fedeli di Gesù si libravano creature celesti.


Gli sgherri strapparono a nostro Signore il mantello, la cintura di ferro e la sua propria cintura, quindi gli tolsero la veste di lana bianca facendola passare sopra la sua testa. Non riuscendo a sfilargli la tunica inconsutile, impedita dalla corona di spine, gli strapparono quest'ultima con violenza, riaprendogli tutte le ferite del capo.
Il Signore rimase con un panno attorno alle reni e lo scapolare di lana che gli proteggeva le spalle; il medesimo si era appiccicato alle piaghe del corpo ed egli patì dolori strazianti quando glielo strapparono.
La profonda ferita scavata sulla spalla dall'enorme peso della croce gli provocava una sofferenza indicibile; il dorso e le spalle erano lacerati fino all'osso, il corpo nudo era orribilmente sfigurato, gonfio e piagato.
Gesù, sfinito per questi ultimi tormenti, minacciava di perdere conoscenza. Tuttavia i carnefici lo fecero sedere su un masso, gli rimisero la corona di spine e gli presentarono il vaso colmo di fiele e aceto, ma egli chinò il capo in silenzio e anche questa volta non bevve. Allorché gli aguzzini lo aiutarono ad alzarsi e gli strapparono la fascia dalle reni, si sollevarono tra i suoi amici grida di dolore e morii d'indignazione per questa ennesima ignominia.

Sua Madre pregava ardentemente e già pensava di precipitarsi da suo Figlio per coprirlo col proprio velo, quando vide che Dio l'aveva già esaudita: un uomo uscì dalla folla e si gettò ai piedi del Signore tendendogli un lino con il quale Gesù si avvolse le reni.
L'uomo, inviato da Dio in seguito alla preghiera della Vergine, impressionò i carnefici per il suo coraggio. Egli mostrò loro il pugno e disse:
«Lasciate che questo poveretto si copra! ».
Poi scomparve rapidamente tra la folla.
Costui si chiamava Jonadab, era nipote di san Giuseppe e abitava nei dintorni di Betlemme; non aveva mai avuto interesse per l'insegnamento di Gesù e durante la crocifissione si trovava nel tempio per assistere alle celebrazioni. All'improvviso, sentendosi profondamente indignato dalle crudeltà che il Signore stava soffrendo, ebbe la santa intuizione di correre sui Golgota per coprirne la nudità.
 Dopo il magnifico atto di carità, Jonadab sentì il suo cuore purificato. Ancora commosso, rientrò a casa e narrò a sua moglie la crocifissione di Gesù, il Cristo, che lui aveva servito per ispirazione divina.
Jonadab restò illuminato in Cristo e si unì alla comunità cristiana.

Gesù, vera immagine di dolore, fu disteso dai carnefici sul letto della sua morte. Dopo avergli sollevato il braccio destro, questi poggiarono la sua mano sul foro praticato nel braccio della croce e ve la legarono strettamente. Poi uno dei due crocifissori pose il ginocchio sui sacratissimo petto del Signore, mentre gli manteneva aperta la mano che si contraeva, e subito l'altro gli conficcò nel palmo di quella stessa mano un chiodo spesso e lungo, dalla punta acuminata. Quindi gli diede sopra dei pesanti colpi di martello.
Il Salvatore emise un gemito di dolore e il suo sangue sprizzò sulle braccia dei carnefici.
Contai i colpi di martello, ma ne ho dimenticato il numero.
I mazzuoli dei carnefici erano di ferro, avevano pressappoco la forma dei martelli da falegname, però erano più grandi e formavano un pezzo unico col manico. I chiodi, la cui dimensione aveva fatto fremere Gesù, erano talmente lunghi che quando furono conficcati nelle mani e nei piedi del Redentore uscivano dietro la croce.
Dopo aver inchiodato la mano destra di Gesù al legno della croce, i carnefici si accorsero che l'altra mano non arrivava al foro praticato nell'asse sinistro della croce. Allora legarono una fune al braccio sinistro di Gesù e, puntando i piedi contro la croce, lo tirarono con tutte le loro forze, finché la sua mano raggiunse il foro.
Gesù soffriva indicibilmente perché gli avevano slogato interamente il braccio.
I crocifissori s'inginocchiarono sopra le braccia e sui petto del Signore e conficcarono il chiodo nella sua mano sinistra, che subito sprizzò un gettito di sangue.
 I gemiti di dolore del Salvatore si udivano attraverso il rumore dei pesanti colpi di mazzuolo.

La santissima Vergine risentiva nel corpo e nello spirito la crocifissione di Gesù; il suo viso era pallido come la cera e interrotte esclamazioni di dolore uscivano frementi dalle sue labbra. Fu condotta più indietro, accanto alle pie donne, per evitare gli insulti che le indirizzavano i farisei.
Maria Maddalena era come uscita di senno, si graffiava il volto e aveva gli occhi e le gote insanguinate.
Sul piede della croce, a circa un terzo della sua altezza, era stato collocato uno zoccolo di legno che doveva servire a sostenere Gesù, in modo che egli fosse più in piedi che appeso alla croce. In quel pezzo di legno era stato praticato un foro per il chiodo che doveva trapassare i piedi, nel legno della croce era stato inciso un incavo per appoggiare i talloni.

I carnefici distesero le gambe del Signore, che si erano ritratte verso il corpo a causa della violenta tensione delle braccia, e le legarono con le corde. Non riuscendo però a far arrivare i piedi al supporto di legno destinato a sostenerlo, essi rinnovarono gli insulti contro di lui. Intervennero alcuni crocifissori propensi a fare nuovi fori per i chiodi conficcati nelle mani perché sembrava difficile spostare lo zoccolo di legno che avrebbe dovuto sostenere i piedi, altri però esclamarono:
«Non vuole allungarsi? Ebbene, lo aiuteremo noi!».
Detto questo, legarono con le funi la gamba destra e la tirarono con violenza crudele finché non raggiunse lo zoccolo di legno, provocando a Gesù un'orribile stiramento. Era così estrema la tensione del corpo, che il petto di Cristo crepitò. Egli gemendo esclamò:
«Mio Dio! Mio Dio!».

Essi gli avevano legato il petto e le braccia perché le mani non si staccassero dai chiodi. Poi legarono il piede sinistro sopra il destro, presero un chiodo ben più lungo di quello delle mani e glielo infissero, conficcandolo fin nel legno della croce. Io guardai quel chiodo trapassare i due piedi del Signore e il supporto di legno. La chiodatura dei piedi fu più crudele di ogni altra, a causa della tensione di tutto il corpo.


Gesù è crocifisso

«Al di sopra del capo posero scritta la causa della sua condanna» (Matteo 23,37).

Ho contato trentasei colpi di martello, tutti accompagnati dai dolorosi gemiti del Signore.
Durante l'orribile supplizio vidi molti angeli in lacrime.
La santa Vergine era appena ritornata sul promontorio delle crocifissioni. Quando udì i gemiti di suo Figlio misti ai colpi del martello, e vide l'atroce chiodatura dei piedi, cadde di nuovo svenuta fra le braccia delle sue compagne. I farisei a cavallo le si avvicinarono per coprirla d'ingiurie. I suoi amici la trasportarono distante.
Gesù pregò ininterrottamente fino alla morte. I suoi gemiti sommessi interrompevano appena le preghiere e i passaggi dei salmi e dei profeti, che egli recitò nei diversi momenti della sua passione.

Ho ripetuto con lui le sue sante parole, ma sono tanto oppressa dal dolore che non saprei ripeterle.
Il centurione aveva fatto attaccare sulla croce l'iscrizione di Pilato, e poiché i Romani ridevano del titolo di re dei Giudei, numerosi farisei fecero ritorno in città per chiedere di nuovo al procuratore un'altra iscrizione.
Intanto si continuava a lavorare di scalpello intorno alla buca in cui doveva essere piantata la croce di Gesù. Straordinariamente la buca risultava sempre troppo piccola e il suolo era durissimo in quel punto.
I carnefici, che avevano bevuto il vino aromatico di santa Veronica, si erano ubriacati e sentivano in corpo un fuoco tale che li aveva resi frenetici, chiamavano Gesù stregone ed erano furiosi per la sua paziente sopportazione.

A turno, discesero più volte il Calvario per bere il latte d'asina e rinfrescare il loro ventre infiammato, poiché sotto al monte si trovavano alcune donne che mungevano due asine e ne vendevano il latte.
Era circa mezzogiorno e un quarto quando la croce fu innalzata con Gesù crocifisso.
Nello stesso momento si udirono le trombe del tempio che annunziavano il sacrificio dell'agnello pasquale.


Innalzamento della croce
 
Quando la croce fu innalzata, e fu lasciata cadere di peso nella buca, tremò tutta per il contraccolpo. Gesù levò un profondo gemito di dolore, le sue ferite si allargarono, il sangue ne sgorgò più copioso e le sue ossa slogate si urtarono. La testa, cinta dalla corona di spine, sanguinò violentemente.
La croce fu fissata nella buca con cinque cunei attorno al suo piede, uno a destra, uno a sinistra, uno davanti e due dietro. Il legno della morte oscillò e poi s'innalzò fra gli insulti dei carnefici, dei farisei e della marmaglia. Fu un momento molto drammatico.
 
Verso il Crocifisso non si levarono solo insulti e improperi, ma anche le voci sofferenti dei suoi devoti. Le sante voci dell'Addolorata, delle pie donne e di tutti coloro che avevano il cuore puro salutarono con tristi lamenti l'elevazione del Verbo incarnato.
Durante la crocifissione di Gesù, e la successiva erezione della croce, le pie donne avevano lanciato grida di orrore e di sgomento:
«Perché mai la terra non inghiotte questi miserabili? Per ché il fuoco del cielo non scende a consumarli!».
A queste parole i nemici di Gesù avevano risposto con tremende offese.
I carnefici appoggiarono le scale alla croce e slegarono le funi che avevano trattenuto il santo corpo di Gesù durante la chiodatura; in tal modo il sangue riprese a circolare improvvisamente affluendo alle sue piaghe. Ciò causò al Signore altri indicibili dolori.
Sfinito dalle sofferenze, Gesù chinò il capo sul petto e rimase come morto per circa sette minuti.

Subentrò un profondo silenzio, in cui tutti sembrarono rapiti da un sentimento sconosciuto fino allora.
Il suono delle trombe del tempio era svanito nell'aria e tutti i presenti erano sfiniti di rabbia o di dolore.
I puri di cuore tesero in alto le loro mani, verso lo Sposo delle loro anime.
Perfino l'inferno restò annichilito dalla pesante scossa della croce: per alcuni minuti cessò di ispirare bestemmie e oltraggi ai suoi seguaci.
Vidi le anime dei defunti sospirare di gioia perché quel la croce piantata nella terra apriva le porte della loro sospirata redenzione.
Di fronte ad essa molti cuori pentiti compresero le parole di Giovanni Battista: «Ecco l'Agnello di, Dio che toglie i peccati dal mondo».
I piedi di Gesù si trovavano a un'altezza tale che i suoi amici potevano venerarli. Il suo volto era girato verso nord ovest.


Crocifissione dei due ladroni

«Venivano condotti anche due malfattori, per essere giustiziati insieme con Gesù» (Luca 23,32).

Durante la crocifissione del Signore i due ladroni erano rimasti sul lato orientale del Calvario sorvegliati dalle guardie. Entrambi erano stati condannati per l'assassinio di una giovane donna ebrea e dei suoi figli.
Il cosiddetto ladrone di sinistra, il più anziano, era stato il corruttore e il maestro di quello che poi si sarebbe convertito.
I due sono chiamati Dismas e Gesma; il primo è il buon ladrone.
Avevano fatto parte di quella banda di assassini sotto il cui tetto aveva pernottato la santa famiglia durante la fuga in Egitto. Dismas era il ragazzo lebbroso sanato nell'acqua dov'era stato bagnato il bambino Gesù.
La guarigione miracolosa fu il frutto della carità e dell'amore che sua madre aveva usato verso la Vergine.
Dio aveva reso possibile, per mezzo dell'intercessione della Vergine, la salvezza fisica di quell'anima sciagurata, la cui salvezza spirituale sarebbe avvenuta sulla croce con la promessa di Cristo.

Dismas non aveva una natura cattiva, si era pervertito col tempo; non poteva ricordarsi di Gesù, ma la mite pazienza del Signore l'aveva commosso profondamente. In attesa della propria crocifissione egli così discuteva col suo compagno:
«Questa gente si comporta in modo orribile contro il Galileo, forse egli ha commesso qualche delitto più grave del nostro, ma ha una pazienza enorme e un potere grandissimo sopra tutti gli uomini».
Rispose Gesma:
«Ma che potere avrebbe mai costui sugli altri? Se fosse davvero potente, come dice, potrebbe liberarsi e aiutare noi».

Così parlavano tra loro, quando vennero gli sgherri e dissero:
«Ora tocca a voi!».
Slegarono i ladroni e li portarono vicino ciascuno alla propria croce, in tutta fretta, poiché il cielo si era oscurato e si preannunciava un forte temporale. Sulle croci erano state montate le assi trasversali. Dopo averli spogliati delle misere tuniche, diedero loro a bere aceto e mirra e li costrinsero a salire sulle scale a pioli tempestandoli di calci e di pugni. Furono legati sulle croci con solide corde fatte di corteccia d'albero. Li legarono così stretti che le giunture e le ossa delle mani e dei piedi scricchiolarono e i loro muscoli sanguinarono.
Tra le atroci sofferenze, il buon ladrone disse ai carnefici:
«Se ci aveste maltrattati come quel povero Galileo, non avreste più avuto bisogno di legarci qui sopra».


La veste di Gesù è giocata a sorte

«Essi divisero le sue vesti tirandole a sorte» (Luca 23,34).
 
Vidi i crocifissori di Gesù che avevano fatto dei suoi indumenti piccoli mucchietti per dividerseli. Il mantello, più stretto sopra che sotto, fu lacerato in lunghe strisce; si divisero anche il suo scapolare, la cintura e la biancheria.
Decisero di giocare a sorte la tunica inconsutile già lacera, perché quei brandelli, se divisi, non sarebbero serviti loro a nulla.
Avevano appena preso i dadi nelle mani, quando giunse un inviato di Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea ad avvertirli che ai piedi del monte si trovava gente disposta ad acquistare le vesti di Gesù. I crocifissori, raccolti in fretta gli indumenti, corsero giù e li vendettero. Così quelle sante reliquie entrarono in possesso dei cristiani.


Gesù in mezzo ai due ladroni

«Crocifissero lui e i malfattori, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra» (Luca 23,33).

Piena di dolore guardavo nostro Signore in croce.
Il mio cuore era colmo di languore e di profondo amore per lui. Credetti che fosse già morto.
Sentivo la mia testa come se fosse incoronata di spine, mentre il mio intelletto si perdeva nel nulla. Le mani e i piedi mi bruciavano come se fossero arsi dalle fiamme, mentre le membra e le viscere mi procuravano tormenti inauditi. Queste tremende sofferenze non erano altro che amore puro per Gesù Salvatore. Nelle cupe tenebre io vedevo solo il mio Sposo in croce che recava consolazione alle anime del mondo.

Contemplai con tenera compassione il mio Signore con l'orribile corona di spine, il sangue che gli riempiva gli occhi, la bocca semiaperta, la chioma e la barba insanguinata, il capo abbattuto sul petto. Dopo lo svenimento, a causa del peso della corona di spine, egli rialzò la testa con fatica. Il suo petto si era rialzato, scavando al di sotto una depressione profonda, l'addome era cavo e rientrato; le spalle, i gomiti, i polsi, le cosce e le gambe tutte slogate. Le sue membra erano tese e i muscoli dilaniati, al punto tale che era possibile contarne le ossa.
 Il suo santo corpo era ricoperto di macchie orribili, nere, blu e giallastre. Il sangue gli colava dalle mani lungo le braccia e scorreva dal foro prodotto nei suoi sacratissimi piedi, irrorando la parte inferiore dell'albero della croce.
Il sangue, dapprima rosso vivo, divenne alla fine pallido e acquoso.
Eppure, anche così sfigurato, il santo corpo del Signore, simile a un cadavere dissanguato, conservava un'esprimibile luce di maestosa potenza.

Nonostante i maltrattamenti e le atroci torture, il Figlio di Dio restava bello e santo in quel corpo d'Agnello pasquale, immolato sotto il peso dei peccati del mondo.
Il petto di Gesù era alto e ampio, non era villoso come quello di Giovanni Battista.
Le sue ginocchia erano forti e robuste, tipiche di un uomo che ha viaggiato spesso e si è inginocchiato a pregare; le gambe erano lunghe e muscolose. I suoi piedi avevano una forma solida e graziosa, sotto la cui pianta la pelle era divenuta callosa a motivo del molto camminare; le mani erano belle, con dita lunghe e delicate.
Il collo era moderatamente lungo, robusto e muscoloso, la testa non troppo grande, la fronte alta e spaziosa, l'ovale del viso era ben tratteggiato dalla carnagione pallida, simile a quella della santa Vergine. Il suo aspetto era purissimo.
Gesù aveva i capelli bruno dorati, lunghi e ricadenti sul le spalle; la barba non era lunga, ma terminava a punta ed era divisa in due parti sotto il mento.

Adesso, sulla croce, la sua capigliatura era in parte strappata e piena di sangue raggrumato, il corpo era una piaga sola e si era talmente assottigliato che non copriva nemmeno interamente l'albero della croce.
La croce di Gesù era stata costruita con alcuni legni di color bruno e altri giallastri. Il tronco era di colore scuro, come quello del legno che è stato a lungo immerso nell'acqua. Tra le croci dei ladroni e quella del Signore vi era uno spazio sufficiente per il passaggio di un uomo a cavallo.
I due ladroni presentavano uno spettacolo ripugnante, sopratutto Gesma, quello che era stato crocifisso alla sinistra del Signore. Era completamente ebbro e ripeteva pesanti imprecazioni e ingiurie.
I due corpi sospesi erano slogati, i loro volti erano lividi con gli occhi iniettati di sangue.
Il dolore causato dalle corde strappava loro grida spaventose.


La prima parola di Gesù in croce

Dopo la crocifissione dei ladroni, i carnefici raccolsero i loro strumenti e lanciarono al Signore gli ultimi insulti prima di ritirarsi.
I farisei, a loro volta, passando a cavallo davanti a Gesù gli indirizzarono alcune parole oltraggiose e poi si ritirarono anch'essi.
Cinquanta soldati romani, al comando dell'arabo Abenadar, diedero il cambio ai primi cento.
Dopo la morte di Gesù, Abenadar si fece battezzare prendendo il nome di Ctesifon. Il comandante in seconda si chiamava Cassio, e anch'egli divenne cristiano col nome di Longino.

Sopraggiunsero sul monte altri dodici farisei, dodici sadducei, dodici scribi e parecchi anziani. Tra questi ultimi si trovavano coloro che avevano chiesto a Pilato di modificare l'iscrizione e erano esasperati perché il procuratore non aveva voluto nemmeno riceverli. Quelli a cavallo fecero il giro della piattaforma e scacciarono la santa Vergine chiamandola donna perversa.
Giovanni la condusse tra le braccia di Maria Maddalena e di Marta.
I farisei, arrivati di fronte a Gesù, scuoterono la testa con disprezzo e lo beffeggiarono con queste parole:
«Vergognati, impostore! Come farai a distruggere il tempio e a ricostruirlo in tre giorni? Hai sempre voluto aiutare gli altri e non hai neppure la forza di aiutare te stesso. Se sei figlio del Dio d'Israele, discendi da quel la croce e fatti aiutare da lui!».

Anche i soldati romani lo schernivano dicendo:
«Se tu sei il re lei Giudei e il Figlio di Dio, salva te stesso!».
Gesù stava crocifisso privo di sensi. Allora Gesma disse:
«Il suo demoni l'ha abbandonato!».
Intanto un soldato romano pose sopra un bastone una spugna inzuppata di aceto e l'innalzò fino alle labbra di Gesù, il quale ne gustò un poco. Compiendo quel gesto, il sol dato fece da eco al ladrone e disse:
«Se sei il re di Giudei, aiutati da te stesso!».
Il Signore sollevò un poco la testa e disse:
«Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno.
Poi proseguì la sua preghiera in silenzio.
Nell'udire qu parole, Gesma gli gridò:
«Se tu sei il Cristo, aiuta te e noi!».
E così dicendo continuò a schernirlo.

Ma Dismas, il ladrone alla destra, si commosse profondamente quando udì Gesù pregare per i suoi nemici.
Udendo la voce di suo Figlio, la Vergine Maria si precipitò verso la croce seguita da Giovanni, da Salomè e da Maria di Cleofa, incapaci di trattenerla.
Il centurione di guardia non li respinse e li lasciò passare.
Appena la Madre si avvicinò alla croce, si sentì confortata dalla preghiera di Gesù. Nello stesso momento, illuminato dalla grazia, Dismas riconobbe che Gesù e sua Madre l'avevano guarito nella sua infanzia, e con voce forte e rotta dall'emozione gridò:

«Come potete ingiuriare Gesù mentre prega per voi? Egli ha sofferto pazientemente tutte le vostre ingiurie e i vostri affronti. Costui è veramente il Profeta, il nostro Re e il Figlio di Dio».
A quelle parole di biasimo, uscite dalla bocca di un assassino sul patibolo, scoppiò un grande tumulto fra gli astanti. Molti presero delle pietre per lapidarlo, ma Abenadar non lo permise, li fece disperdere e ristabilì l'ordine.
Rivolto al suo compagno, che continuava ad ingiuriare Gesù, Dismas gli disse:
«Non temi dunque il Signore, tu che sei condannato al lo stesso supplizio? Noi ci troviamo giustamente qui per ché la pena l'abbiamo meritata con le nostre azioni, ma lui non ha fatto nulla di male, ha sempre consolato il prossimo. Pensa alla tua ultima ora e convertiti!».

Quindi, profondamente commosso, confessò a Gesù tutti i suoi peccati dicendogli:
«Signore, se tu mi condanni, è secondo giustizia; ma, ciò nonostante, abbi pietà di me!».
Gesù gli rispose:
«Tu proverai la mia misericordia!».
Così Dismas ottenne la grazia di un sincero pentimento.
Tutto quanto è stato narrato avvenne tra mezzogiorno e mezzogiorno e mezzo. Mentre il buon ladrone si pentiva, si verificavano nella natura segni straordinari che riempirono tutti di spavento.
Verso le dieci, momento in cui fu pronunziato il giudizio di Pilato, aveva grandinato a tratti, poi il cielo si era schiarito ed era uscito il sole. A mezzogiorno, nubi fitte e rossastre coprirono il cielo; a mezzogiorno e mezzo, che corrisponde alla cosiddetta ora sesta dei Giudei, vi fu l'oscuramento miracoloso del sole.
Per grazia divina «ho vissuto molti particolari di quel l'avvenimento prodigioso, ma non riesco a descriverli in modo adeguato».
 Posso solo dire che fui trasportata nell'universo, dove mi ritrovai fra miriadi di vie celesti che si incrociano in un'armonia meravigliosa. La luna, simile a un globo di fuoco, apparve a oriente e si mise rapidamente davanti al sole già coperto dalle nubi.

Poi, sempre in spirito, discesi a Gerusalemme, da dove, con spavento, vidi al lato orientale del sole un corpo oscuro che presto lo coprì interamente.
Il fondo di questo corpo era giallo scuro, aureolato da un cerchio rosso come il fuoco.
Un poco alla volta, il cielo intero s'incupì e si tinse di rosso. Uomini e bestie furono afferrati dalla paura; il bestiame fuggì via e gli uccelli cercarono riparo verso le col line del Calvario. Erano così spaventati che passavano rasenti al suolo e si lasciavano catturare con le mani. Le strade della città erano avvolte in una fitta nebbia, gli abitanti cercavano il cammino a tentoni. Molti giacevano a terra con il capo coperto, altri si battevano il petto gemendo di dolore. Gli stessi farisei guardavano con timore il cielo: essi erano talmente spaventati da quelle tenebre rossastre che cessarono perfino d'ingiuriare Gesù. Tuttavia cercavano di fare intendere questi fenomeni come naturali.


Le tenebre.
Seconda e terza parola di Gesù in croce

«Era quasi l'ora sesta, quando le tenebre si stesero su tutta la terra, fino all'ora nona» (Luca 23,44).

Ma molti non si lasciarono convincere e, continuando a torcersi le mani, gridavano:
«Che il suo sangue ricada sugli assassini!». Quindi, gettandosi in ginocchio, imploravano il perdono del Signore. Gesù volse i suoi occhi sofferenti verso di loro.
Con l'intensificarsi delle tenebre molte persone hanno abbandonato la croce, tranne la santa Vergine e gli amici più fedeli di Gesù. Profondamente pentito, Dismas rivolse al Signore parole di timida speranza:
«Signore, pensa a me quando sarai nel tuo regno!».
Gesù gli rispose:
«In verità ti dico: tu sarai oggi con me in paradiso».

Adesso la Madre di Gesù, Maria Maddalena, Maria di Cleofa e Giovanni stavano fra la croce di Gesù e quelle dei ladroni, e guardavano il Signore. Maria santissima prega va interiormente il Figlio di permetterle di morire con lui. Il Salvatore comprese quella preghiera e la guardò con ineffabile tenerezza, poi rivolse lo sguardo a Giovanni e disse a sua Madre:
«Donna, ecco tuo figlio. Egli ti sarà tale più che se tu lo avessi generato!».
Quindi disse a Giovanni:
«Ecco tua Madre!».

Giovanni abbracciò rispettosamente la Madre di Gesù divenuta ormai anche la sua.
A queste ultime disposizioni del Figlio, accasciata dal dolore, la Vergine cadde priva di sensi sotto la croce; fu subito sorretta dalle pie donne e fatta sedere su un terrapieno poco distante.
Giovanni, l'apostolo spirituale, era divenuto figlio di Dio perché Cristo già viveva in lui. Non fa meraviglia, infatti, che il Signore abbia dato Giovanni per figlio a colei che l'angelo aveva salutato «piena di grazia», perché il nome Giovanni significa appunto “grazia”.
 

Il tempio durante le tenebre. Angoscia di Pilato
 
La gente, gemendo per la paura, vagava disorientata per le strade o si era rinchiusa in casa.
Vidi Pilato nella casa di Erode. I due scrutavano costernati il cielo: si trovavano sulla medesima terrazza dalla quale Erode aveva guardato il Signore in balìa della marmaglia.
Essi erano convinti che tutto quello che stava accadendo aveva certamente relazione con la condanna di Gesù.
Più tardi, scortati da numerose guardie, si recarono al palazzo del procuratore romano; con il cuore angustiato, attraversarono a grandi passi il loro deserto. Pilato non osò nemmeno guardare il tribunale detto Gabbata.

Rientrato nel suo palazzo, egli fece convocare gli anziani del popolo ebraico per conoscere la loro opinione riguardo i segni del cielo. Il procuratore sosteneva davanti ai sinedriti che la crocifissione del Galileo, provocata dalla loro ostinazione, era la causa della collera degli dèi e aveva suscitato i segni contrari della natura. Ma i Giudei, niente affatto pentiti, continuavano a considerare quei sinistri presagi come fenomeni naturali. Molti altri però si erano già convertiti, come le guardie che erano cadute davanti al santo nome del Signore.

Davanti al palazzo di Pilato vidi un grande affollamento. La gente urlava:
«Il suo sangue cada sui suoi assassini! Abbasso il giudice iniquo!».
Erano gli stessi che al mattino avevano gridato: «Crocifiggilo!».
Il miserabile Pilato replicò, gridando, che egli non c'entrava nulla con la condanna del Galileo; disse che i Giudei l'avevano voluta e che costui era il loro re e profeta, e non il suo.
Anche nel tempio aveva regnato l'angoscia durante l'immolazione dell'agnello pasquale. Quando il cielo si era oscurato completamente, i fedeli erano caduti in preda al terrore. Alcune volte crollarono, il velo del “santo dei santi” si squarciò e i fedeli videro i morti risuscitati.
I sommi sacerdoti avevano tentato in tutti i modi di tranquillizzare la folla. Accesero perfino tutti i candelieri, il panico era continuato a crescere.
Lasciai la città mentre l'oscurità si faceva sempre più cupa. Alla periferia nord-est di Gerusalemme, vicino al muro di cinta, si aprì il terreno che copriva alcune tombe.


Abbandono di Gesù.
Quarta parola in croce

«Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della cr ce» (iPietro 2,24).

In un primo momento l'oscurità non fu notata sul Calvario, perché vi regnava una grande agitazione: i crocifissori occupati a rizzare la croce e a lanciare bestemmie, le urla dei due ladroni sulle croci, gli insulti a Gesù da parte dei farisei a cavallo, il cambio dei soldati romani e la tumultuosa partenza dei carnefici ebbri... Poi venne il pentimento di Dismas, e i farisei si sdegnarono contro di lui.
Ma quando le tenebre divennero fitte produssero un'impressione terribile nei presenti, i quali, molto preoccupati, si allontanarono dalla croce.

Fu allora che Gesù raccomandò sua Madre a Giovanni e la Vergine fu subito dopo allontanata perché svenne.
Seguì un momento di silenzio solenne, in cui la maggior parte degli astanti rivolse gli occhi al cielo e alle stelle, che scintillavano di luce vermiglia. Alcuni guardarono il Crocifisso e conobbero la grazia del pentimento: in tal modo la loro coscienza si risvegliò straordinariamente alla vera vita.
Infine quasi tutti andarono via e la calma regnò intorno alla croce. Vidi una schiera di angeli levarsi accanto al Salvatore crocifisso, abbandonato nelle profondità del suo martirio.

Fu l'unico conforto prima di restare solo nell'oscurità.
Il Signore concludeva nelle tenebre più scure la sua missione umana, in intimità di preghiera con il suo Padre celeste. Lo pregava con amore raccomandandogli i suoi nemici, mentre recitava i salmi che andavano compiendosi. Egli patì l'angoscia più profonda, come un povero uomo privato di ogni consolazione umana e divina. Quando la fede, la carità e la speranza restano vuote e spoglie nel deserto della prova, questo dolore è inesprimibile.


Abbandonato completamente nell'oscurità più fitta, Gesù donò se stesso e tutti i suoi infiniti meriti per noi peccatori, affinché non dovessimo più discendere soli nella notte interiore.
Verso le tre Gesù si lamentò:
«Eh, Eh, lama sabachtani!», che significa: «Mio Dio! Mio Dio! Perché mi hai lasciato?».
Con questo grido di dolore filiale il Signore permise agli afflitti di riconoscere Dio come Padre.
Nell'udire il suo lamento lacerante, uno di quelli che lo oltraggiavano disse:
«Chiama Elia!».
Un altro intervenne:
«Vedremo se Elia verrà a soccorrerlo!».
La Vergine santa corse di nuovo ai piedi della croce, seguita da Giovanni, da Maria figlia di Cleofa, da Maria Maddalena e Salomè.
Una trentina di cavalieri stranieri, provenienti dai dintorni di Giaffa, nel vedere Gesù sopra la croce, gridarono con rabbia:
«Se non vi fosse il tempio di Dio, questa città meriterebbe di essere bruciata! ».
Il grido di sdegno, uscito dalla bocca di quegli uomini di rango, provocò la protesta dei Giudei rimasti vicino alla croce.

Tra questi ultimi si erano formati spontaneamente due gruppi: da uno provenivano gemiti di dolore, dall'altro, che protestò al grido degli stranieri, si levavano solo ingiurie e bestemmie contro il Redentore.
I farisei erano diventati meno arroganti e, temendo un'insurrezione popolare, chiesero al centurione Abenadar di chiudere la porta più vicina alla città; furono pure richiesti consistenti rinforzi a Pilato e a Erode.
Appena dopo le quindici, il cielo si schiarì e la luna incominciò ad allontanarsi dal sole nella direzione opposta, ma il sole apparve annebbiato, privo di raggi e rosso. A poco a poco riapparvero i raggi del sole e le stelle scomparvero, e tuttavia il cielo rimase offuscato.
Con il ritorno della luce i nemici di Gesù ripresero la loro baldanza, ma il centurione Abenadar impose l'ordine, impedendo che Gesù fosse lapidato.


La morte di Gesù.
Quinta, sesta e settima parola

«S pendo Gesù che già tutto era compiuto, affinché si adempisse la Scrittura, disse: “Ho sete”» (Giovanni 19,28).

Quando tornò la luce del giorno, si vide il santo corpo del Signore appeso alla croce, esangue, livido e più bianco di prima a causa del sangue versato.
Gesù era moribondo; con la lingua riarsa pronunciò:
«Ho sete».
Ma poiché i suoi amici fedeli continuavano a guardarlo dolorosamente senza far niente, il Signore chiese:
«Non potreste darmi una goccia d'acqua?».
Egli voleva intendere che durante l'oscurità nessuno li avrebbe visti. Giovanni rispose addolorato:
«Oh, Signore! Ti abbiamo dimenticato!».

Questa dimenticanza da parte dei suoi più intimi amici deluse Gesù al punto tale che egli sussurrò interiormente:
«Anche i miei più prossimi dovevano dimenticarmi e non darmi da bere, affinché ciò che sta scritto trovasse compimento».
Gli amici di Gesù offrirono denaro alle guardie perché gli portassero un po' d'acqua, ma anche questi ultimi presero il compenso e non gli diedero nulla. Uno di loro immerse una spugna nell'aceto, in un bariletto di scorza, e vi aggiunse del fiele per darglielo a bere. Il centurione Abenadar non lo permise: strappò dalle mani del soldato la spugna, la svuotò e l'impregnò d'aceto puro. Poi l'adattò a una canna d'issopo e la pose in cima alla sua lancia, che portò fino alla bocca del Signore. Gesù pronunciò alcune parole, di cui ricordo solo queste:
«Quando io non avrò più la mia voce, parlerà la bocca dei morti!».

L'ultima ora del Signore era ormai prossima. Egli lotta va contro la morte come un uomo comune; un sudore freddo gli copriva tutto il corpo e il petto ansimava sempre più forte.
Giovanni, sotto la croce, gli asciugava i piedi con un sudario.
Maria Maddalena, distrutta dal dolore, era appoggiata dietro la croce. La Vergine si manteneva in piedi fra la croce di Gesù e quella del buon ladrone, sostenuta da Salomè e da Maria di Cleofa.
Giunto all'estremo, Gesù disse:
«Tutto è compiuto! ».
Sollevò il capo e gettò un grido forte e soave che penetrò il cielo e la terra:
«Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito!
Quando il Signore chinò il capo e rese lo spirito, erano passate da poco le ore quindici. Vidi la sua anima discendere nel limbo come una figura luminosa.
Giovanni e le pie donne caddero con la fronte nella polvere.

Tutto si era ormai compiuto, l'anima del Signore aveva abbandonato il santo corpo. L'ultimo grido del Santo dei santi aveva fatto tremare la terra e quelli che lo avevano udito; la roccia del Calvario si spaccò e numerose case crollarono.
Le poche persone ancora presenti sul Golgota si percossero il petto e si affrettarono a rincasare. Le vidi profondamente commosse, mentre si laceravano le vesti e si cospargevano il capo di polvere.
Giovanni e le pie donne si rialzarono e prestarono amorevoli cure alla Vergine.
Abenadar, dopo aver presentato l'aceto al Salvatore, rimasto stranamente impressionato: fermo sul suo cavallo, egli non poteva più distogliere gli occhi dal santo volto di Gesù coronato di spine.
Perfino il cavallo abbassò il capo e il centurione gli allentò le redini.

In quel momento la luce della grazia lo illuminò ed e, si sentì trasformato. Il cuore orgoglioso del fiero centurione si era infranto come la roccia del Calvario. Egli gettò lontano la lancia, si battè il petto con forza ed emise il grido dell'uomo nuovo:
«Benedetto sia il Signore onnipotente, il Dio d'Abramo, d'Isacco e di Giacobbe! Questi era certamente un giusto, ed è veramente il Figlio di Dio!».
I suoi soldati gli fecero eco, perfino alcuni farisei si batterono il petto.
Pronunciate le parole di redenzione, Abenadar consegnò il cavallo a Cassio e gli affidò il comando, poi prese commiato dai suoi soldati e lasciò il Calvario. Lo vidi annunciare la morte del Salvatore ai discepoli nella valle di Gihon, infine si diresse al palazzo di Pilato.

Il Signore aveva ormai affidato la sua anima al Padre e abbandonato il suo santo corpo alla morte. Egli aveva pagato il suo debito d'amore all'umanità.
Con un'estrema convulsione, il corpo di Cristo divenne esangue e impallidì in modo straordinario, mentre le sue ferite, dalle quali era fuoruscito il sangue in abbondanza, risaltavano come macchie scure. Il suo volto si era allungato, perché le gote erano afflosciate, il naso sembrava più affilato e gli occhi pieni di sangue erano rimasti aperti a metà.
Nell'affidarsi completamente alla morte, Gesù aveva sollevato la sua testa coronata di spine lasciandola ricadere sotto il peso dei dolori; le sue labbra, divenute livide e contratte, si erano socchiuse senza più alcuna tensione, così le sue mani sostenute dai chiodi si distesero, come anche le braccia.
Il suo dorso si irrigidì lungo la croce e tutto il peso del corpo poggiò sui piedi, le ginocchia si piegarono tutte da un lato ed i suoi piedi trafitti si girarono un poco intorno al chiodo.

La Vergine guardò quel santo corpo, concepito per opera dello Spirito Santo nella più assoluta purezza, come carne della sua carne, ossa delle sue ossa, cuore del suo cuore, adesso privato di ogni bellezza e separato dalla sua anima santissima.
La Madre lo contemplò con una sofferenza indicibile:
sospeso alla croce, tra i due ladroni, sfigurato e disprezzato da coloro che era venuto a salvare.
Adesso, pur così sfigurato, il santo corpo del Signore imponeva rispetto e toccava il cuore degli uomini. La sua dolorosa passione e l'atroce morte sulla croce ispirarono profondamente la conversione di numerosi peccatori. Gesù stesso aveva detto: «Se il seme non muore non porta frutto ! ».
I ladroni erano in preda a frequenti convulsioni. Dismas pregò per tutto il tempo del suo supplizio sulla croce.
I farisei tentarono di misurare con le corde la profondità della spaccatura della roccia, ma non riuscendo a toccarne il fondo lasciarono il Calvario, salutati dai lamenti degli amici di Gesù.
I soldati romani andarono a rinforzare quelli che custodivano le porte della città, perché si temeva una sommossa.

Il silenzio e il lutto regnavano intorno al corpo del Signore. Di fronte alla croce vidi solo gli amici di Gesù.
Dalle valli circostanti qualche discepolo del Signore guardava con inquietudine verso il Calvario.
L'aria si era rinfrescata, ma la luce del sole era ancora offuscata.