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sabato 14 aprile 2012

IO SONO TUTTO AMORE E TENEREZZA

Rivelazioni del Sacro Cuore di Gesù alla suora visitandina serva di Dio Benigna Consolata Ferrero morta in odore di santità il 1° settembre del 1916 nel monastero di Como.

Dire Gesù e dire Misericordia è lo stesso; dire Gesù e dire Bontà è lo stesso; dire Gesu e dire Compassione è lo stesso; dire Gesù e dire TENEREZZA è lo stesso. Mia Benigna, non è abbastanza conosciuta la Mia Bontà nel mondo sono state le Mie viscere di misericordia che Mi hanno fatto discendere dal Cielo in terra, per salvare i peccatori. Vedi, o Mia Benigna, un medico che ami l'arte sua, se si trova in mezzo a tutta gente sana li visiterà da amico, ma per esercitare la sua arte ha bisogno di trovarsi in mezzo agli ammalati e più questi sono infermi più si trova contento di far loro del bene.

Mia Benigna, Io amo tanto i peccatori, ODIO i loro peccati perche il peccato è un'offesa contraria a Dio, ma amo i peccatori come sì amerebbe una persona ferita benché non si ami il ferro, nè il fucile. Vedi in questi tempi, per così dire, le Mie viscere di Misericordia si allargano ancora di più, è il tempo di amnistia generale, purché trovi nelle anime la carità. Si ha un'idea troppo piccola della Bontà di Dio, della Sua Misericordia, del SUO Amore verso le Creature, si misura Dio con la creatura. Ma Dio non è limitato e quindi non è limitata la Sua Bontà.

Scrivi che Io amo gli uomini, che Io amo teneramente gli uomini, che li amo tenerissimamente come Miei cari fratelli e benché ci sia una distanza infinita tra loro e Me, tuttavia Io non la conto. Io adopero 99 volte la Misericordia, e solo quando non ci posso riuscire con la Misericordia, adopero la Giustizia, ma solo la novantesima parte di quel 1 di Giustizia. Si è vero che sono infinitamente Giusto, non posso non esserlo, ma la lascio da parte la Mia Gustizia, per non usare che la Mia Misericordia.

Io ho te di essere amato dagli uomini ed essi fanno i sordi alle Mie Parole per seguire il demonio che li conduce alla perdizione. Io non posso reggere al vedere tante anime ingannate ed userò loro Misericordia coll'istruirle sempre più - e a chiamarle sempre più docilmente al Mio Cuore Divino. Io svelerò loro i segreti ineffabili del Mio Divin Cuore ed insegnerò loro a vivere del Mio amore che rende soave il più grande dolore e che fa gustare all'anima una pace celestiale, anche in mezzo alle più aspre prove. Io mi do’ alle anime nella misura che esse si danno a Me.

Quel che Mi fa pena più di tutto è il vedere l'indifferenza, che le creature hanno per Me, l'odio... mi fuggono come se Io fossi un assasino, un malvivente, un ladro, che volessi toglier loro la roba, e invece gliene vorrei dare, ma non posso perché non vogliono... Mia sposa ho sete d'amore delle Mie creature! I Santi Mi amano tanto, il loro amore è più puro e più perfetto... Io ho tanto amore in Cielo, ma vengo a cercarlo in terra, perché in terra l'amore è libero... Mia sposa, Io ho un cuore umano, ed Io amo gli uomini, perche sono Miei fratelli, si, sono Miei fratelli gli uomini.

Sto preparando l'opera della Mia Misericordia; voglio un nuovo risorgimento della società e voglio che sia operato dall'amore. La confidenza è la chiave che apre i tesori della Mia infinita Misericordia. Tu non puoi credere il piacere che Io provo nel farla da salvatore; è tutto il Mio contento e faccio i più bei capolavori dalle anime che ho tolto più dal basso, più dal fango. Una volta che i peccati sono perdonati, si convertono per l'anima, che gli ha comessi, in fonti perenni di umiltà... Sai qual' è la strada che conduce più presto in paradiso?.. E' la speranza nei Miei meriti e la fedeltà alla Grazia...

E' certo che cento peccati mi offedono più di uno, ma se questo uno fosse di diffidenza, mi ferirebbe il Cuore più che cento altri peccati, perché la diffidenza ferisce il Mio Cuore nel più intimo: amo tanto gli uomini! Io sono un tesoro infinito messo dal Mio Eterno Padre a disposizione di tutti: le Mie creature mi rifiutano, ma con quanto loro danno, lo comprenderanno solo nell'eternità. Oh! Poter usufruite di un Dio e non farlo!.,e perché non lo si fa? Perché nel mondo non lo si capisce. Io non Mi annoio di trovare miserie (nell'anima), purché trovi una buona volontà; quando c'è questa, ce la materia da lavorare.

Il Mio Amore si nutre di consumare miserie, e l'anima che ne porta di più purché sia con cuore contrito ed umiliato, è quella che Mi piace di più perché mi da più occasione di esercitare il Mio ufficio di Buon Salvatore. Ma ciò che voglio dirti, lo concentro in poche parole: che l'anima non abbia mai paura di Dio, che Dio è sempre pronto ad usare Misericordia e che il più gran piacere che possa avere il Cuore del tuo Gesù è quello di poter condurre al Suo Eterno Padre il più gran numero di peccatori che sia possibile. Sono queste le Mie glorie, sono questi i Miei gioielli; Io li amo tanto i poveri peccatori!

Se vuoi farmi un piacere grande è di credere al Mio Amore; se Me lo vuoi fàre ancora più grande è di credere di più; e per farmelo grandissimo, non mettere limiti a questa fede nel Mio Amore. Tutto il segreto della santità sta in queste due parole: diffidare e confire. Diffidare di te sempre, e poi non fermarti lì, ma salire subito nella confidenza in Dio, perché se Io sono Buono con tutti, sono buonissimo con le anime che confidano in Me! Sai quali sono le anime che godono di più di questa Mia bontà? Quelle che confidano di più. Le anime confidenti sono le ladre delle Mie grazie.

Scrivi che il gusto che Io provo in un anima confidente è indicibile. La principal cosa che desidero che si sappia, è che Io sono tutto amore, che la più grande pena che si potrebbe fare al Mio Cuore sarebbe di dubitare di questa Mia bontà. Il Mio Cuore non solo compatisce, ma si rallegra, quanto più ha da ripare, purché non vi sia malizia... Se tu sapessi il lavoro che farei in un'anima se solo Mi lascisse fare!... L'Amore non ha bisogno di di niente ha solo bisogno di non trovare resistenza e spesso tutto quello che cerco da un'ama, per farne una santa, è solo che Mi lasci fare!

Le imperfezioni, che vi sono in un anima, quando non sono dall'anima amate, non mi dispiacciono ma attirano la compassione del Mio Cuore. Io amo tanto le anime!... Le imperfezioni devono servire ad un anima, come tanti gradini di una scala per salire a a Dio mediante l'umiltà, la confidenza e l'amore. Io mi abbasso verso l'anima che si umilia e vado a cercarla nel suo niente, per unirla a Me. Come il fuoco si nutre di combustibile, così la Mia Misericordia si nutre di consumare Miserie, e più ne trova da consumare, tanto più cresce, appunto come il fuoco che si accresce sernpre più a misura che vi si getta roba sopra. Oh se si potesse conoscere quanto Io amo gli uomini e quanto il Mio Cuore gode che si creda a questo amore! Si crede troppo poco, si crede troppo poco, troppo poco.

Un anima umile ha tale potere sul Cuore di Dio che basta una veramente umile a disarmare la Mia Giustizia che non 1000 peccatori ad armarla. Vedi quel fuoco (visione dell'inferno) sopra quell'abisso Io ho tirato come un reticolato di fili della Mia Misericordia perché le anime non avessero da cadere dentro, ma quelli che si vogliono dannare, vanno lì con le mani per aprire quei fili per cadere dentro, e una volta che sono dentro, neppure la Mia Bontà li può salvare. Sono inseguite, queste anime, dalla Mia Misericordia più che non lo sia un malfattore dalla polizia, ma sfuggono alla Mia Misericordia.

Oh! se sapessero gli uomini quanto Io godo nel dispensare i celesti fàvori a chi Me li domanda, non sarebbero così ritrosi a venire a Me!" Durante il giorno ripetete spesso con le labbra e soprattutto con il cuore: Cuore di Gesù confido e spero in Te, Cuore di Gesù credo nel Tuo Amore per me! Gesù Maria, Vi amo salvate tutte le anime! Per maggiori informazioni richiedete il libretto che contiene i messaggi di nostro Signore, al Monastero della Visitazione di Como.

Per amore di Gesù diffondi queste parole, Gesù ne sarà contento!

domenica 4 settembre 2011

AMAMI COME SEI
(Gesù parla a un’anima)

“Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo: - so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: “Dammi il tuo cuore, amami come sei...”. 

Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all'amore, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei. In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami... come sei.., 

Voglio l'amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai. Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore ? non sono io l'Onnipotente ?. E se ml piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore? Figlio mio, lascia che Ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti ma per ora ti amo come sei... e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l'amore.

Amo in te anche la tua debolezza, amo l'amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: “Gesù ti amo”. Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m'importa, di vederti lavorare con amore. Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che ali­menterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai ... perché ti ho creato soltanto per l'amore. 

Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allegare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, morresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia. Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia… 

Non ti preoccupare di non possedere virtù: ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare… Ma ricordati… amami come sei… Ti ho dato mia Madre; fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro. Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai… Va…”    
  


                                                                                                             tratto dal sito: preghiereagesuemaria

venerdì 8 luglio 2011

Devozione rivelata tramite la serva di Dio

                        Teresa Higginson (1844-1905)
   
  Nostro Signore mi ha fatto sentire che questa devozione                                                                                             sarà come il seme di senapa".



Questa devozione fu insegnata da Gesù alla serva di Dio e stigmatizzata Teresa Higginson (1844-1905) promettendo benedizioni e grazie grandissime a coloro che la pregano ogni giorno e la diffondono. La festa del Sacro Capo di Gesù è posta il venerdì seguente la festa del Sacro Cuore ed è riassunta nelle seguenti parole dette dal Signore Gesù alla Serva di Dio il 2 Giugno 1880:

"Vedi, o figlia prediletta, sono rivestito e schernito come un pazzo nella casa dei miei amici, sono messo in derisione, Io che sono Dio di Sapienza e di Scienza. A Me, Re dei re, l’Onnipotente, si offre un simulacro di scettro. E se vuoi contraccambiarmi, non potresti fare di meglio che dire che si faccia conoscere la devozione su cui ti ho così sovente intrattenuta.
Desidero che il primo venerdì seguente la festa del mio Sacro Cuore sia riservato come giorno di festa in onore del mio Sacro Capo, quale Tempio della Divina Sapienza e mi sia offerta una pubblica adorazione per riparare a tutti gli oltraggi e peccati che vengono continuamente commessi contro di Me." E ancora: "E' immenso desiderio del mio Cuore che il mio Messaggio di salvezza sia propagato e conosciuto da tutti gli uomini."
In altra occasione Gesù disse: "
Considera l'ardente desiderio che provo di vedere il mio Sacro Capo onorato, così come ti ho insegnato." Per capire meglio riportiamo alcuni stralci degli scritti della mistica inglese al suo Padre spirituale:
 
"Nostro Signore mi mostrava questa Divina Sapienza come potenza direttrice che regola moti ed affetti del Sacro Cuore.  Mi ha fatto capire che al Sacro Capo di nostro Signore devono essere riservate adorazioni e venerazioni speciali, in quanto Tempio della Divina Sapienza e potenza direttrice dei sentimenti del Sacro Cuore. Nostro Signore mi ha mostrato anche come il Capo sia il punto di unione di tutti i sensi del corpo e come questa devozione non sia solo il complemento, ma anche il coronamento e la perfezione di tutte le devozioni. Chiunque venererà il suo Sacro Capo attirerà su di sé i migliori doni del Cielo.


Nostro Signore ha detto inoltre: "Non vi scoraggiate delle difficoltà che sopraggiungeranno e delle croci che saranno numerose: Io sarò il vostro sostegno e la vostra ricompensa sarà grande. Chiunque vi aiuterà a propagare questa devozione sarà mille volte benedetto, ma guai a coloro che la rifiuteranno od agiranno contro il Mio desiderio al riguardo, perché li disperderò nella mia collera e non vorrò più sapere ove siano. A quelli che mi onoreranno darò dalla mia Potenza. Io sarò il loro Dio e loro Miei figli. Metterò il Mio Segno sulle loro fronti e il mio Sigillo sulle loro labbra."
 ( Sigillo = Sapienza)





Preghiera al Sacro Capo di Gesù

O Sacro Capo di Gesù, Tempio della Divina Sapienza,
che guidi tutti i moti del Sacro Cuore,
ispira e dirigi tutti i miei pensieri, le mie parole, le mie azioni.
Come Tu hai promesso,
                                                sii il Rimedio contro i grandi flagelli del nostro tempo:                                     
l’orgoglio  intellettuale e l’infedeltà.
Per le Tue Sofferenze, o Gesù,
per la Tua Passione dal Getsemani al Calvario,
per la Corona di spine che straziò la Tua Fronte ,
per il Tuo Sangue Prezioso, per la Tua Croce ,
per l’amore ed il dolore di Tua Madre,
fai trionfare il Tuo Desiderio per la Gloria di Dio,
la salvezza delle anime e la gioia del Tuo Sacro Capo
(Teresa Higginson)



3 Padre Nostro.
1 Ave Maria.
1 Gloria al Padre

 

"O Maria, ti imploro per tutto l'amore e gli omaggi da Te offerti a questo Tempio della Divina Sapienza, davanti al quale i Cherubini ed i Serafini si prostrano  in adorazione tremanti di timore e di amore, per questo Sacro Capo che sì sovente stringesti al Tuo Cuore Immacolato e facesti  riposare sul Tuo Seno!
O Maria, o Giuseppe, o Cori degli Angeli e Gloriosa Assemblea dei Santi, levate in alto, ora, i vostri spiriti, i vostri cuori e le vostre mani verso l’Adorabile Trinità e supplicate il Santo dei Santi di rivolgere i sui occhi su queste calde gocce vermiglie di valore infinito del Sangue Prezioso di Nostro Signore, che obbedirono agli ordini della Sua Divina Sapienza; chiedetegli, per la sua obbedienza sino alla morte, per la Sapienza e l’Amore da Lui testimoniati alle Sue creature, di levarsi e spandere questa Luce su tutta la terra.
Ove saremmo senza la sua Sapienza ed il suo Amore infiniti? Nel nulla, dal quale Egli trasse tutte le cose. Che tutte le creature, dunque, riconoscano, lodino, benedicano ed amino questa Sapienza ed adorino il Sacro Capo di Gesù come Suo Tempio!”.



 3 Padre Nostro.
1 Ave Maria
1 Gloria.








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lunedì 27 giugno 2011

Maria Valtorta: L'Evangelo come mi è stato rivelato.

L'arrivo dei discepoli e dei pastori a Nazareth.

Vedo Maria che, scalza e solerte, va e viene per la sua casetta alle prime luci del giorno. (…)Esce nell'orto. I colombi le si affollano sulle spalle. E con voli brevi, da una spalla all'altra, per avere il posto migliore, rissosi e gelosi per amore di Lei, l'accompagnano sino ad un ripostiglio dove sono provviste di cibarie. Ella ne trae grani per loro e dice:

«Qui, oggi qui. Non fate rumore. É tanto stanco!». E poi prende farina e va in una stanzetta presso il forno e si pone a fare il pane. Lo impasta e sorride. Oh! come sorride oggi, la Mamma. Pare la giovinetta Madre della Natività, tanto è ringiovanita dalla gioia. Dalla pasta del pane ne leva un mucchio e lo pone da parte, coprendolo, e poi ripiglia il lavoro, accaldandosi, coi capelli resi più chiari da una lieve incipriatura di farina. Entra piano Maria d'Alfeo. «Già al lavoro?». «Sì. Faccio il pane e, guarda, le focacce di miele che a Lui piacciono tanto». «Fa' quelle. La pasta del pane è tanta. Te la lavoro io».

Maria d'Alfeo, robusta e più popolana, lavora con lena al suo pane, mentre Maria intride miele e burro nei suoi dolci e ne fa tanti tondi che pone su una lastra. «Non so come fare ad avvisare Giuda... Giacomo non osa... e gli altri...». Maria d'Alfeo sospira. «Oggi verrà Simon Pietro. Viene sempre il secondo giorno dopo il sabato, col pesce. Manderemo lui da Giuda».

«Se vorrà andare...». «Oh! Simone non mi dice mai di no». «La pace su questo vostro giorno», dice Gesù apparendo. Le due donne sobbalzano alla voce di Lui. «Già alzato? Perché? Volevo Tu dormissi... «Ho dormito un sonno da cuna, Mamma. Tu non devi aver dormito...». Ti ho guardato dormire... Facevo sempre così quando eri piccino. Nel sonno sorridevi sempre... e quel tuo sorriso mi restava per tutto il giorno in cuore come una perla... Ma questa notte non sorridevi, Figlio. Sospiravi come chi è afflitto...». Maria se lo guarda con struggimento.

«Ero stanco, Mamma. E il mondo non è questa casa dove tutto è onestà e amore..... tu sai Chi sono e puoi capire cosa è per Me il contatto col mondo. É come chi cammina su una strada fetida e motosa. Anche se è attento, un poco di fango lo spruzza, e il fetore penetra anche se egli si sforza di non respirare... e se costui è uomo che ama ciò che è lindura e aria pura, puoi pensare se ciò gli fa noia...». «Sì, Figlio. Io capisco. Ma mi fa pena che Tu soffra...

«Ora sono con te e non soffro. C'è il ricordo... Ma serve a fare più bella la gioia d'esser con te». E Gesù si china a baciare la Mamma. Carezza anche l'altra Maria, che entra tutta rossa per avere acceso il forno. «Bisognerà avvisare Giuda», è la preoccupazione di Maria d'Alfeo. «Non occorre. Giuda sarà qui, oggi». «Come lo sai?». Gesù sorride e tace. «Figlio, tutte le settimane, in questo giorno, viene Simon Pietro. Mi vuole portare il pesce pescato nelle prime vigilie.

E giunge verso il finire dell'ora di prima. Sarà felice, oggi. E’ buono Simone. Nelle ore che resta, ci aiuta. Vero, Maria?». «Simon Pietro è un onesto e un buono», dice Gesù. «Ma anche l'altro Simone, che fra poco vedrai, è un grande cuore. Vado loro incontro. Staranno per venire». E Gesù esce, mentre le donne, infornato il pane, tornano in casa, dove Maria si rimette i sandali e torna con una veste di lino tutta candida. Passa qualche tempo e, nell'attesa, Maria d'Alfeo dice: «Non hai fatto in tempo a finire quel lavoro».

«Lo finirò presto. E il mio Gesù ne avrà refrigerio d'ombra senza averne gravato il capo». La porta viene spinta dal di fuori. «Mamma, ecco i miei amici. Entrate». Entrano in gruppo i discepoli e i pastori. Gesù tiene per le spalle i due pastori e li guida alla Madre: «Ecco due figli che cercano una madre. Sii la loro gioia, Donna». «Io vi saluto... ... Levi... tu? Non so, ma per l'età, Egli mi ha detto, sei certo Giuseppe. Quel nome è dolce e sacro qui dentro.

Vieni, venite. Con gioia vi dico: la mia casa vi accoglie e una Madre vi abbraccia, in ricordo di quanto voi, tu in tuo padre, avete avuto di amore per il mio Bambino». I pastori sembrano incantati, tanto sono estatici. «Sono Maria, sì. Tu hai visto la Madre felice. Sono sempre quella. Anche ora felice di vedere il Figlio mio fra cuori fedeli». «E questo è Simone, Mamma». «Tu hai meritato la grazia perché sei buono. Lo so. E la Grazia di Dio sia sempre con te».

Simone, più esperto degli usi del mondo, si inchina fino a terra, tenendo le braccia incrociate sul petto, e saluta: «Ti saluto, Madre vera della Grazia, e altro non chiedo all'Eterno, ora che conosco la Luce e te, più di luna soave». «E questo è Giuda di Keriot». «Ho una madre, ma il mio amore per lei scompare rispetto alla venerazione che sento per te». «No. Non per me. Per Lui. Io sono perché Egli è. Né nulla per me voglio. Ma solo per Lui chiedo.

So quanto hai onorato il Figlio mio nella tua patria. Ma ancora ti dico: sia il tuo cuore il luogo in cui Egli riceve da te il sommo onore. Allora io ti benedirò con cuore di Madre». «Il mio cuore è sotto il calcagno del Figlio tuo. Felice oppressione. La morte sola scioglierà la mia fedeltà». «E questo è il nostro Giovanni, Mamma». «Ero tranquilla da quando sapevo che tu eri presso Gesù. Ti conosco e riposo nello spirito quando ti so col Figlio mio. Sii benedetto, mia quiete». Lo bacia. La voce aspra di Pietro si fa udire da fuori: «Ecco il povero Simone che porta il suo saluto e...».

É entrato ed è rimasto di stucco. Ma poi getta per terra il paniere rotondo, che aveva penzoloni sulla schiena, e si getta giù anche lui dicendo: «Ah! Signore eterno! Però... No, questa non me la dovevi fare, Maestro! Esser qui... e non far sapere niente al povero Simone! Dio ti benedica, Maestro! Ah! come sono felice! Non ne potevo più di stare senza di Te!», e gli carezza la mano, senza dar retta a Gesù che gli dice: «Alzati, Simone.

Ma alzati, dunque». «Mi alzo, si. Ma però... Ehi, tu, ragazzo! (il ragazzo è Giovanni) tu almeno potevi correre a dirmelo! Ora fila, subito. A Cafarnao, a dirlo agli altri... e prima in casa di Giuda. Sta per arrivare tuo figlio, donna. Svelto. Fa' conto di essere una lepre che ha dietro i cani». Giovanni parte ridendo. Pietro si è infine alzato. Continua a tenere fra le sue corte, tozze mani dalle vene rilevate, la lunga mano di Gesù e lo bacia senza lasciarlo, nonostante voglia dare il suo pesce che è a terra, nel paniere.

«Eh! no. Non voglio che Tu te ne vada un'altra volta senza di me. Mai più, mai più così tanto senza vederti! Ti seguirò come l'ombra segue il corpo e la corda l'ancora. Dove sei stato, Maestro? Io mi dicevo: "Oh! dove sarà? Che farà? E quel bambino di Giovanni saprà curarlo? Starà attento che non si stanchi troppo? Che non resti senza cibo?". Eh! ti conosco!... Sei più magro! Si. Più magro. Non ti ha curato bene! Gli dirò che... Ma dove sei stato, Maestro? Non mi dici nulla!». «Aspetto che tu mi lasci parlare!». «

E’ vero. Ma... ah! vederti è come un vino nuovo. Va al capo solo con l'odore. Oh! il mio Gesù!». Pietro quasi piange per reazione di gioia. «Anche Io ho sentito desiderio di te, di voi tutti, anche se ero con cari amici. Ecco, Pietro. Questi sono due che mi hanno amato da quando ero di poche ore. Più ancora: hanno già sofferto per Me. Qui vi è un figlio senza padre né madre per causa mia. Ma ha tanti fratelli in voi tutti, non è vero?».

«Lo chiedi, Maestro? Ma se, per un caso, il Demonio ti amasse, lo amerei perché ti ama. Siete poveri anche voi, vedo. E allora siamo uguali. Venite che vi baci. Sono pescatore, ma ho il cuore più tenero di un piccioncino. E sincero. Non guardate se sono rude. Il duro è di fuori. Dentro sono tutto miele e burro. Coi buoni però... perché coi malvagi...». «E questo è il nuovo discepolo». «Mi pare di averlo già visto...». «Sì. É Giuda di Keriot, e il tuo Gesù per mezzo suo ebbe buone accoglienze in quella città. Vi prego di amarvi, anche se di diversa regione. Siete tutti fratelli nel Signore».

«E come tale lo tratterò, se sarà proprio tale. E... sì... (Pietro guarda fisso Giuda, uno sguardo aperto e ammonitore) e... si... e meglio che lo dica, così mi conosci subito, e bene. Lo dico: non ho molta stima dei giudei in genere e dei cittadini di Gerusalemme in particolare. Ma sono onesto. E sulla mia onestà ti assicuro che metto da parte tutte le idee che ho su voi e che voglio vedere in te solo il fratello discepolo. Ora a te a non farmi mutare pensiero e decisione». «Anche con me, Simone, hai tali preconcetti?», chiede lo Zelote sorridendo.

«Oh! non ti avevo visto! Con te? Oh! con te, no. Hai l'onestà dipinta sul volto. Ti trasuda la bontà dal cuore all'esterno, come olio odorifero da vaso poroso. E sei anziano. Ciò non è sempre un merito. Delle volte più si invecchia, più si diventa falsi e cattivi. Ma tu sei di quelli che fanno come i vini pregiati. Più diventano vecchi e più si fanno schietti e buoni». «Hai giudicato bene, Pietro», dice Gesù. «Ora venite. Mentre le donne lavorano per noi, sostiamo sotto la pergola fresca. Come è bello stare con gli amici! Andremo poi tutti insieme per la Galilea e oltre. Ossia, tutti no. Levi, ora che è fatto contento, tornerà da Elia a dirgli che Maria lo saluta. Vero, Mamma?».

«Che lo benedico, e così Isacco e gli altri. Il Figlio mio mi ha promesso di condurmi seco... ed io verrò da voi, primi amici del mio Bambino». «Maestro, vorrei che Levi portasse a Lazzaro lo scritto che sai». «Preparalo, Simone. Oggi è festa piena. Domani sera Levi partirà. In tempo per giungere prima del sabato. Venite, amici...». (…)

sabato 18 giugno 2011

L'Evangelo come mi è stato rivelato - Maria Valtorta: Commiato da Giona, che Simone Zelote pensa di affrancare. Arrivo di Gesù a Nazareth.

(…) Appena appena un baluginare di luce. Sulla porta di un misera capanna, e dico così perché chiamarla casa è troppo onore, sono Gesù coi suoi e con Giona e altri miseri contadini come lui. E’ l'ora del commiato. «Non ti vedrò più, mio Signore?», chiede Giona. «Tu ci hai portato la luce nel cuore. La tua bontà ha fatto di queste giornate una festa che durerà per tutta la vita. Ma Tu lo hai visto come siamo trattati. Il giumento ha più cure di noi. E la pianta è più umanamente trattata.

Essi sono denaro. Noi siamo solo macine che diamo denaro. E andiamo usati sinché uno muore per eccesso d'uso. Ma le tue parole sono state tante carezze d'ali. Il pane ci è parso più abbondante e buono, poiché Tu con noi lo gustavi, questo pane che egli non dà ai suoi cani. Torna a spezzarlo con noi, Signore. Solo perché sei Tu, oso dire questo. Per chiunque altro sarebbe offesa offrirti un ricovero ed un cibo che sdegna il mendico.

Ma Tu… «Ma Io trovo in essi un profumo e un sapore celesti, perché vi è in essi fede e amore. Verrò, Giona. Verrò. Resta al tuo posto, tu legato come animale alle stanghe. Il tuo posto sia la tua scala di Giacobbe. E invero dal Cielo a te vanno e vengono gli angeli, attenti a raccogliere tutti i tuoi meriti e portarli a Dio. Ma Io verrò a te. A sollevare il tuo spirito. Rimanetemi tutti fe­deli. Oh! Io vorrei darvi pace anche umana. Ma non posso. Vi devo dire: soffrite ancora. E ciò è triste per Uno che ama...».

«Signore, se Tu ci ami, non è più soffrire. Prima non avevamo nessuno che ci amasse... Oh! se potessi, io almeno, vedere tua Madre!». «Non ti angustiare. Io te la condurrò. Quando più dolce è la stagione, verrò con Lei. Non incorrere in castighi disumani per fretta di vederla. Sappila attendere come si attende il sorgere di una stella, della prima stella. Ella ti apparirà d'improvviso, proprio come fa la stella vespertina che ora non c'era e subito dopo palpita nel cielo. E pensa che anche da ora Ella effonde i suoi doni d'amore su te. Addio, voi tutti. La mia pace vi sia tutela contro le durezze di chi vi angustia. Addio, Giona.

Non piangere. Hai atteso tanti anni, con fede paziente. Io ti prometto ora un'attesa ben breve. Non piangere. Non ti lascerò solo. La tua bontà ha asciugato il mio pianto puerile. Non basta la mia ad asciugare il tuo?». «Sì... ma Tu vai... e io resto...». «Amico, Giona, non farmi partire accasciato dal peso di non poterti sollevare...». «Non piango, Signore... Ma come farò a vivere senza più vederti, ora che so che sei vivo?». Gesù carezza ancora il vecchio disfatto e poi si stacca. Ma, ritto sul limite della misera aia, apre le braccia benedicendo la campagna. Poi si avvia. «Che hai fatto, Maestro?», chiede Simone che ha notato l'insolito gesto. «Ho messo un sigillo su tutte le cose.

Perché i satana non possano, nuocendo ad esse, nuocere a quegli infelici. Non potevo nulla di più...». «Maestro... andiamo avanti più svelti. Ti vorrei dire una cosa che non fosse udita». Si staccano ancor più dal gruppo e Simone parla. «Vorrei dirti che Lazzaro ha ordine di usare la somma per soccorrere tutti coloro che in nome di Gesù ad esso ricorrono. Non potremmo affrancare Giona? Quell'uomo è sfinito e non ha più che la gioia di averti. Diamogliela. La sua opera, li, che vuoi che sia? Libero, sarebbe il tuo discepolo in questa pianura così bella e così desolata. Qui i più ricchi in Israele hanno terre opime e le spremono con usura crudele, esigendo dai lavoratori il cento per uno.

Lo so da anni. Qui poco potrai sostare, perché qui impera la setta farisaica e non credo ti sarà mai amica. I più infelici in Israele sono questi lavoratori oppressi e senza luce. Tu l'hai udito, neppure per la Pasqua hanno pace e preghiera, mentre i duri padroni, con grandi gesti e studiate manifestazioni, si mettono in prima fila fra i fedeli. Avranno almeno la gioia di sapere che Tu ci sei, di udire, ripetute da uno che non ne altererà uno iota, le tue parole. Se credi, Maestro, dà ordini, e Lazzaro farà». «Simone, Io avevo compreso perché tu ti spogliavi di tutto. Non mi è ignoto il pensiero dell'uomo.

E ti ho amato anche per questo. Facendo felice Giona, fai felice Gesù. Oh! come mi angustia vedere soffrire chi è buono! La mia condizione di povero e spregiato dal mondo non mi angustia che per questo. Giuda, se mi udisse, direbbe: "Ma non sei Tu il Verbo di Dio? Ordina, e le pietre diverranno oro e pane per i miseri. Ripeterebbe l'insidia di Satana. Ben Io voglio sfamare le fami. Ma non come Giuda vorrebbe. Ancora siete troppo informi per capire la profondità di quanto dico. Ma a te lo dico: se Dio a tutto provvedesse, commetterebbe furto verso i suoi amici. Li priverebbe della facoltà di essere misericordiosi e di ubbidire perciò al comandamento d'amore.

I miei amici devono avere questo segno di Dio, in comune con Lui: la santa misericordia che è di opere e di parole. E le infelicità altrui danno modo ai miei amici di esercitarla. Hai compreso il pensiero?». «É profondo. Lo medito. E mi umilio, comprendendo quanto sono ottuso e quanto grande è Dio, che ci vuole con tutti i suoi attributi più dolci per dirci suoi figli. Dio mi si svela, nella sua molteplice perfezione, da ogni luce che Tu mi getti nel cuore. Di giorno in giorno, come uno che procede in luogo sconosciuto, io aumento la cognizione di questa immensa Cosa che è la Perfezione che ci vuole chiamare "figli", e mi pare di salire come un'aquila o di immergermi come un pesce in due profondità senza confine quali sono il cielo e il mare, e sempre più salgo e mi immergo, né mai tocco limite. Ma che è dunque Dio?». «Dio è l'irraggiungibile Perfezione, Dio è la compiuta Bellezza, Dio è l'infinita Potenza, Dio è l'incomprensibile Essenza, Dio è l'insuperabile Bontà, Dio è l'indistruttibile Compassione, Dio è l'immisurabile Sapienza, Dio è l'Amore divenuto Dio. É l'Amore! É l'Amore! Tu dici che più conosci Dio nella sua perfezione e più ti pare di salire o immergerti in due profondità senza confine, di azzurro senz'ombre...

Ma, quando tu capirai cosa è l'Amore divenuto Dio, non salirai, non ti immergerai più nell'azzurro, ma in un gorgo incandescente di fiamme, e sarai aspirato verso una beatitudine che ti sarà morte e vita. Dio lo avrai, con completo possesso, quando, per la tua volontà, sarai riuscito a comprenderlo e a meritarlo. Allora ti fisserai nella sua perfezione». «O Signore!»... Simone è sopraffatto. Si fa il silenzio. La strada viene raggiunta. Gesù sosta in attesa degli altri. Quando il gruppo si riunisce, Levi si inginocchia: «Dovrei lasciarti, Maestro. Ma il tuo servo ti fa una preghiera. Portami da tua Madre. Costui è orfano come me. Non negare a me ciò che a lui dai perché veda un volto di madre...». «Vieni. Quanto in nome di mia Madre si chiede, in nome di mia Madre Io do»...

Gesù è solo. Cammina velocemente fra boschi di ulivi carichi di ulivette già ben formate. (…) Gesù procede e sorride. Raggiunge un balzo... e sorride ancor più vivamente. Ecco là Nazaret... pare tremolare nel sole, tanto l'incandescenza del sole la stringe. Gesù scende ancor più veloce. Raggiunge la via, ora, senza curarsi del sole. (…) Svolta per una stradetta che per metà è nell'ombra. Lì vi sono donne che si affollano ad un pozzo fresco. Lo salutano quasi tutte e con voci acute di ben tornato. «La pace a voi tutte... Ma fate silenzio.

Voglio fare una sorpresa a mia Madre». «Sua cognata è andata via ora con una brocca fresca. Ma deve tornare. Sono rimaste senz'acqua. La sorgiva è asciutta o si sperde nel suolo ardente prima di giungere al tuo orto. Non sappiamo. Maria d'Alfeo lo diceva ora. Eccola che viene». La madre di Giuda e Giacomo viene con un'anfora sul capo e una per mano. Non vede subito Gesù e grida: «Così faccio più presto. Maria è tutta triste, perché i suoi fiori muoiono di sete. Sono ancora quelli di Giuseppe e di Gesù, e le pare che le si strappi il cuore a vederli languire». «Ma ora che vede Me...», dice Gesù apparendo da dietro il gruppo. «Oh! il mio Gesù! Te benedetto! Lo vado a dire...».

«No. Vado Io. Dàmmi le anfore». «La porta è solo accostata. Maria è nell'orto. Oh! come sarà felice! Parlava di Te anche stamane. Ma con questo sole! Venire! Sei tutto sudato! Sei solo?». «No. Con amici. Ma sono venuto avanti. Per vedere prima la Mamma. E Giuda?». a Cafarnao. Vi va spesso...». Maria non dice altro. Ma sorride, mentre asciuga col suo velo il volto bagnato di Gesù. Le brocche sono pronte. Gesù se ne carica due a bilico sulle spalle, usando la sua cintura, e l'altra la porta con la mano.

Va, svolta, giunge alla casa, spinge la porta, entra nella stanzetta che pare scura rispetto al gran sole esterno, alza piano la tenda che fa riparo alla porta dell'orto, osserva. Maria è ritta presso un rosaio, volgendo le spalle alla casa, e compassiona la pianta assetata. Gesù posa la brocca a terra, e il rame suona battendo contro un sasso. «Già qui, Maria?», dice la Mamma senza voltarsi. «Vieni, vieni. Guarda questo rosaio! E questi poveri gigli. Morranno tutti se non li soccorriamo. Porta anche delle cannucce per sorreggere questo stelo che cade». «Tutto ti porto, Mamma».

Maria si volge di scatto. Resta per un secondo ad occhi sbarrati, poi con un grido corre a braccia tese verso il Figlio, che ha già aperto le sue e l'attende con un sorriso tutto amore. «Oh! Figlio mio!». «Mamma! Cara!». L'espansione è lunga, soave, e Maria è tanto felice che non vede, non sente quanto sia accaldato Gesù. Ma poi si sovviene: «Perché, Figlio, in tale ora? Sei di porpora e sudi come una spugna. Vieni, vieni dentro. Che la Mamma ti asciughi e rinfreschi. Ora ti porto una veste nuova e sandali mondi. Ma Figlio! Figlio! Perché in giro con questo sole? Muoiono le piante per il calore e Tu, mio Fiore, vai in giro!». «Per venire prima da te, Mamma!».

«Oh! caro! Hai sete? Certo l'hai. Ora ti preparo...». «Sì, del tuo bacio, Mamma. Delle tue carezze. Lasciami stare così, col capo sulla tua spalla, come quando ero piccino... Oh! Mamma! Come mi manchi!». «Ma dimmi di venire, Figlio, ed io verrò. Che ti è mancato per la mia assenza? cibo a Te gradito? vesti fresche? letto ben fatto? Oh! dimmelo, mia Gioia, che t'è mancato. La tua serva, o Signor mio, cercherà di provvedere».

«Nulla che tu non fossi...». Gesù, che è rientrato tenuto per mano dalla Mamma e che si è seduto sulla cassapanca presso la parete, avendo di fronte Maria che cinge con le braccia, stando col capo contro il suo cuore e baciandola di tanto in tanto, ora la guarda fissa. «Lascia che Io ti guardi. Che mi empia la vista di te, Mamma mia santa!». «Prima la veste. E male stare così bagnato. Vieni». Gesù ubbidisce. Quando torna in una veste fresca, il colloquio riprende, soave. «Sono venuto con discepoli e amici.

Ma li ho lasciati nel bosco di Melca. Verranno domani all'aurora. Io... non potevo più attendere. La mia Mamma!…», e le bacia le mani. «Maria di Alfeo si è ritirata per lasciarci soli. Anche lei ha capito la mia sete di te. Domani... domani sarai tu dei miei amici ed Io dei nazareni. Ma questa sera tu sei l'Amica mia ed Io il tuo. Ti ho portato... oh! Mamma, ho trovato i pastori di Betlemme. E ti ho portato due di essi: sono orfani e tu sei la Madre. Di tutti. E più degli orfani. E ti ho portato anche uno che ha bisogno di te per vincere se stesso. E un altro che è un giusto e che ha pianto.

E poi Giovanni... E ti ho portato il ricordo di Elia, di Isacco, Tobia ora Mattia, Giovanni e Simeone. Giona è il più infelice. Ti porterò a lui. L'ho promesso. Altri li cercherò ancora. Samuele e Giuseppe sono nella pace di Dio». «Fosti a Betlemme?». «Sì, Mamma. Vi ho portato i discepoli che avevo meco. E ti ho portato questi fioretti, nati fra le pietre della soglia». «Oh!». Maria prende gli steli disseccati e li bacia. «E Anna?». «É morta nella strage di Erode». «Oh! misera! Ti amava tanto!». «I betlemmiti hanno molto sofferto. E non sono stati giusti coi pastori. Ma hanno molto sofferto...».

«Ma con Te furono buoni allora!». «Sì. Per questo vanno compatiti. Satana è invidioso di quella loro bontà e li aizza al male. Sono stato anche a Ebron. I pastori, perseguitati, ... «Oh! fino a tanto?!». «Sì. Furono aiutati da Zaccaria, e per lui ebbero padroni e pane, anche se duri padroni. Ma sono anime di giusti, e delle persecuzioni e delle ferite si sono fatti pietre di santità. Li ho radunati. Ho guarito Isacco e... e ho dato il mio Nome ad un piccino... A Jutta, dove Isacco languiva e da dove risorse, vi è ora un gruppo innocente che si chiama Maria, Giuseppe e Jesai...». «Oh! il tuo Nome!».

«E il tuo, e quello del Giusto. E a Keriot, patria di un discepolo, un fedele israelita mi mori sul cuore. Di gioia di avermi avuto... E poi... oh! quante cose ho da dirti, mia perfetta Amica, Madre soave! Ma per prima, Io te ne prego, chiedo da te tanta pietà per quelli che verranno domani. Ascolta: mi amano... ma non sono perfetti. Tu, Maestra di virtù... oh! Madre, aiutami a farli buoni... Io li vorrei tutti salvare...». Gesù è scivolato ai piedi di Maria. Ora Lei appare nella sua maestà di Madre.

«Figlio mio! Che vuoi che faccia la tua povera Mamma più di Te?». «Santificarli... La tua virtù santifica. Te li ho portati apposta. Mamma... un giorno ti dirò: "Vieni", perché allora sarà urgente santificare gli spiriti, perché Io trovi in loro volontà di redenzione. E Io solo non potrò... Il tuo silenzio sarà attivo come la mia parola. La tua purezza aiuterà la mia potenza. La tua presenza terrà indietro Satana... e tuo Figlio, Mamma, troverà forza nel saperti vicina. Verrai, non è vero, mia dolce Madre?».

«Gesù! Caro! Figlio! Non ti sento felice... Che hai, Creatura del mio cuore? Fu duro con Te il mondo? No? Mi è sollievo crederlo... ma... Oh! sì. Verrò. Dove Tu vuoi. Come Tu vuoi. Quando Tu vuoi. Anche ora, sotto al sole, sotto le stelle come nel gelo e fra i piovaschi. Mi vuoi? Eccomi». «No. Ora no. Ma un giorno... Come è dolce la casa! E la tua carezza! Lasciami dormire così, col capo sui tuoi ginocchi. Sono tanto stanco! Sono sempre il tuo Figliolino… E Gesù realmente si addormenta, stanco e spossato, seduto sulla stuoia, col capo in grembo alla Madre che lo carezza sui capelli, beata.


Cuor di Gesù Tu sai, Cuor di Gesù Tu puoi,
Cuor di Gesù Tu vedi, Cuor di Gesù provvedi,
Cuor di Gesù pensaci tu

martedì 14 giugno 2011

S.Gertrudre di Helfa


La seconda metà del secolo XIII è illuminata dalla mistica germanica la grande Gertrude di Helfta. L'appellativo rappresenta un fiore deposto lungo o al termine del suo cammino ascetico e mistico come omaggio spontaneo, non offerto da autorità accademiche o ecclesiastiche. Esso esalta il suo stile di vita monastica e i suoi pensieri mistici sublimi. La mistica della monaca sassone si incanala ed eleva nell'incontro con il Cristo Verbo incarnato. 

Una angolazione cristologica che tramite Gertrude si viene delineando è - altra centralità - il cuore di Cristo, articolata anche in una forma iniziale di "teologia del cuore". Nel monastero di Helfta la benedettina Gertrude diventa custode delle rivelazioni, inventrice dei suoi singolari esercizi. Tali esperienze passano nella memoria scritta in lingua germanica primitiva e diventano fonte anche dell'indagine per conoscere le sue visioni del Volto di Cristo. Sono frequenti le soste accanto o davanti o in estatica contemplazione del Volto di Cristo e alquanto abbondanti i resoconti letterari.

Il Cristo deformato nella passione e dunque anche il Volto sfigurato sono le icone tra le più raffigurate nella memoria visiva e narrativa della monaca Gertrude. Una rivelazione si fa presente durante il carnevale la domenica di quinquagesima (secondo il calendario liturgico allora vigente). Il Cristo viene a chiedere riparazione al suo cuore palpitante di amore verso gli uomini, il cuore dei quali si compiace in piaceri e dilettazioni terrene e carnali: sono le parole - qui parafrasate - percepite sulle labbra del Signore dalla santa mistica. In questo contesto descrive la visione del sembiante del Cristo straziato nella passione, sostando nella compassione su qualche dettaglio del volto.

"Verso l'ora terza il Signore Gesù le apparve com'era quando venne legato alla colonna per essere flagellato, in mezzo a due aguzzini di cui uno lo colpiva con due rami spinosi e l'altro con due nodosi flagelli. Tutti e due lo colpivano sul viso, così che il suo santo volto ne era talmente sfigurato da spezzarle il cuore […] Nessuno mai, essa [Gertrude] pensava, era stato ridotto al deplorevole stato nel quale il Signore le appariva in quel momento. La parte infatti del volto che era colpita dalle spine era talmente lacerata che l'occhio stesso appariva ferito ed aperto, mentre l'altra parte era livida e gonfia per i colpi del flagello. Nell'eccesso del dolore il Signore rivolgeva il viso; ma non si sottraeva così ad uno dei carnefici se non per essere colpito più crudelmente dall'altro.

Volgendosi allora verso di lei, il Signore le disse: "Non hai forse letto ciò che è scritto di me: vidimus eum tamquam leprosum? " "Ah, Signore" - essa rispose - "e come potrei calmare i crudeli dolori del tuo dolce volto? " Il Signore rispose: "Chi si sentirà tocco di amore meditando la mia passione e pregherà per i peccatori, lenirà soavemente ogni mia sofferenza"" (Rivelazioni, 1,4, cap. 15).
La Mistica Gertrude si premura di palesare altresì il simbolismo celato nella figura dei flagellatori: l'energumeno con il mannello di spine raffigura i laici che peccano pubblicamente; l'aguzzino con il randello rappresenta certi religiosi che peccano contro l'osservanza. Il monito è rapportabile all'ansia di riforma in atto nella Chiesa duecentesca, ad opera prevalentemente dei monaci (istituzione ascetica altomedioevale) e dei frati (i mendicanti di scaturigine allora contemporanea).
 
L'icona del Cristo sfigurato nella passione è un leit-motiv, ma non un assoluto né una continuativa unicità. In preparazione alla festa dell'ascensione d'un anno imprecisato, Gertrude sta lenendo le piaghe del Signore mediante l'esclamazione "Gloria a te, soavissima, dolcissima, benignissima, nobilissima, regale, fulgida e sempre tranquilla giocondissima e gloriosissima Trinità per le vermiglie piaghe del mio unico diletto [il Signore Gesù]" tante volte quante erano le piaghe di lui, ben 5.466 secondo quanto conteggiato dall'altra mistica di Helfta, la sua consorella Matilde di Hackeborn (1241-1299). Ed ecco che si presenta il Signore, piagato ma in sembiante rasserenato, "più bello di tutti gli angeli", onusto di fiori dorati su ognuna delle numerosissime piaghe. Resta indelebile, commossa impressione il volto amabile con il quale il Signore saluta la sua fedele amica.
  
 “CRISTO, VITA DELLA MIA VITA”

“O vita della mia vita, possano gli affetti del mio cuore
accesi dalla fiamma del tuo amore, unirmi intimamente a Te.
Possa la mia anima essere come morta
riguardo a tutto ciò che potrebbe cercare all’infuori di Te.
Tu sei lo splendore di tutti i colori, la dolcezza di tutti i sapori,
la fragranza di tutti i profumi, l’incanto di tutte le melodie,
la tenerezza dolcissima dei più intimi amplessi.
In Te si trova ogni delizia, da Te scaturiscono acque copiose di vita, a Te attira un fascino dolcissimo,
per Te l’anima si riempie degli affetti più santi.
 Tu sei l’abisso straripante della Divinità,
o Re, nobilissimo tra tutti i re,
o Sovrano eccelso, o Principe chiarissimo,
o Signore mitissimo, o Protettore potentissimo.
O Gemma nobilissima di vivificante umanità.
O Creatore di tutte le meraviglie.
O Maestro dolcissimo, o Consigliere sapientissimo,
o Soccorritore benignissimo, o Amico fedelissimo.
Tu unisci in Te tutti gli incanti di un’intima dolcezza.
Tu accarezzi con soavità, ami con dolcezza,
prediligi con ardore, o Sposo dolcissimo e gelosissimo.
Tu sei un fiore primaverile di pura bellezza,
o Fratello mio amabilissimo, pieno di grazia e di forza,
o Compagno giocondissimo, Ospite liberale e generosissimo.
Io preferisco Te ad ogni creatura,
per Te rinuncio ad ogni piacere,
per Te sopporto ogni avversità,
non cercando in ogni cosa che la tua lode.
Col cuore e con la bocca confesso che Tu sei il Principio di ogni bene...”.
( Santa Gertrude - Dalle Rivelazioni, Libro III, Cap. LXVI)


O Padre Santo, tu, per mezzo di Gesù,
mi hai rigenerato a vita nuova
nell'acqua e nello Spirito Santo.
Concedimi, ti prego, mio Signore,
la completa remissione dei peccati
e il dono dello Spirito, per la vita eterna.
O Gesù, sole di giustizia,
rivestimi di te, perché io possa vivere sempre secondo la tua volontà.
O Gesù, luce senza tramonto,
accendi in me la lampada ardente
del tuo amore infinito.
Aiutami, Signore mio e Dio mio,
a custodire in modo irreprensibile
la veste candida del mio battesimo.
Così, quando mi chiamerai a te, avrò in dono la gioia senza fine della vita eterna
e l'incanto divino del tuo Volto.
(Santa Gertrude)

Per la riparazione 
CORONCINA AL VOLTO SANTO

Sui grani grossi della Corona si recita la seguente preghiera:
  O Eterno Padre, Ti offro i meriti e le sofferenze del Santo Volto del tuo Figlio Gesù.
Versa il suo Sangue prezioso in ogni anima e in ogni cuore. Sia Esso balsamo e olio di consolazione: per lenire e risanare le ferite da ogni infermità nelle anime e nei corpi.
O Eterno Padre, abbi misericordia di tutte le anime.


Sui grani piccoli della Corona si recita la seguente preghiera:
 O Gesù, ogni palpito ed ogni respiro dei nostri cuori, siano mille atti d’amore, di lode e di riparazione al tuo Santo Volto.

Alla fine
 O Gesù, Santo, Santo, Santo! Benedici e santifica tutte le anime che Ti onoreranno e Ti glorificheranno. Uniscimi a tutte le persone che, in spirito di riparazione anche con questa Coroncina leniscono le Tue sofferenze.

  Invocazioni
Signore pietà, Signore pietà
Cristo pietà, Cristo pietà
Signore pietà, Signore pietà
Santo Volto di Gesù, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, compiacenza perfetta del Padre, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, opera divina dello Spirito Santo, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, splendore del paradiso, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, gioia e letizia degli angeli, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, gioia e premio dei santi, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, sollievo dei sofferenti, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, rifugio dei peccatori, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, speranza e conforto dei moribondi, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, terrore e sconfitta dei demoni, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, che ci liberi dall'ira divina, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, che ci hai dato la legge dell'amore, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, che esigi da noi la carità fraterna, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, assetato della salvezza di tutti gli uomini, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, bagnato di lacrime d'amore, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, coperto di fango e di sputi per noi, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, rigato di sudore e di sangue, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, schiaffeggiato e deriso, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, trattato da vilissimo schiavo, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, schernito dai tuoi accusatori, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, che hai pregato per i tuoi crocifissori, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, segnato dal pallore dei morenti, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, reclinato esangue sul petto, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, pianto dalla Madre dei dolori, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, deposto velato nella tomba, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, sfolgorante di gloria il mattino di Pasqua, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, illuminato di bontà nel manifestarti risuscitato agli apostoli, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, raggiante di luce e di gloria, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, glorioso nell'ascensione al cielo, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, nascosto nell'umiltà del mistero eucaristico, abbi pietà di noi
Santo Volto di Gesù, rivestito di gloria quando verrai per il giudizio finale, abbi pietà di noi
Santa Maria, abbi pietà di noi
Santa Madre di Dio, abbi pietà di noi
Santa Vergine delle vergini, abbi pietà di noi

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, esaudiscici, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore.

Preghiamo
 Signore Gesù Cristo, il cui Sacratissimo volto, nascosto nella passione, rifulge come il sole nel suo splendore, concedici propizio che, partecipando qui in  terra ai tuoi dolori,possiamo poi esultare in cielo, allorché ci sarà svelata la tua gloria. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

domenica 5 giugno 2011

Devozione al Santo Volto di Gesù

GIUSEPPINA DE MICHELI il 16 maggio 1914 in­dossava l'abito religioso delle Figlie dell'Immacolata Concezione, prendendo il nome di Sr. M. Pierina. Ani­ma ardente d'amore per Gesù e per le anime, si donò incondizionatamente allo Sposo ed Egli ne fece oggetto delle sue compiacenze. Nutrì fin da bambina il sentimento della riparazio­ne che crebbe in lei, col passare degli anni, fino a rag­giungere l'immolazione completa di se stessa.

Non è perciò da stupire se all'età di 12 anni, trovandosi in Chiesa Parrocchiale (S. Pietro in Sala, Milano) il Ve­nerdì Santo, sente una voce ben distinta, dirle: « Nes­suno mi dà un bacio d'amore in volto, per riparare il bacio di Giuda? ». Nella sua semplicità di bimba, crede che la voce sia udita da tutti, e prova pena vedendo che si continua a baciare le Piaghe, e non il Volto di Gesù. In cuor suo esclama: « Te lo dò io il bacio d'amore, o Gesù abbi pazienza! » e giunto il suo turno Gli stampò, con tutto l'ardore del suo cuore, un bacio in Volto.

Novi­zia le è concesso di fare adorazione notturna e nella notte dal Giovedì al Venerdì Santo, mentre prega da­vanti al Crocifisso, sente dirsi: « Baciami » Sr. M. Pie­rina ubbidisce e le sue labbra, invece di posarsi sopra un volto di gesso, sentono il contatto vero di Gesú. Quando la Superiora la chiama è mattina: ha il cuore pieno dei patimenti di Gesù e sente il desiderio di ri­parare gli oltraggi che ricevette nel suo Volto, e che riceve ogni giorno nel SS. Sacramento. Sr. M. Pierina nel 1919 è mandata a Casa Madre a Buenos Ayres ed il 12 aprile 1920, mentre lamenta a Gesù una sua pena, le si presenta insanguinato e con espressione di tenerezza e di dolore, (« che mai dimen­ticherò », ella scrive) le dice: « E io che cosa ho fat­to? ».

Suor M. Pierina comprende, ed il S. Volto di Gesù diviene il suo libro di meditazione, la porta d'en­trata nel suo Cuore. Ritorna a Milano nel 1921 e Gesù le continua le sue finezze di amore. Eletta più tardi Superiora della Casa di Milano, poi Regionale d'Ita­lia, oltre ad essere Madre, diviene Apostola del S. Vol­to fra le sue figlie, e fra coloro che l'avvicinano. Madre M. Pierina sa nascondere tutto e la Comunità è solo testimone di qualche fatto. Aveva chiesto a Gesù il nascondimento e le fu concesso. Col passare degli anni, Gesù le si mostra di tanto in tanto or triste, or insanguinato chiedendole ripara­zione, e così cresceva in lei il desiderio di soffrire e d'im­molarsi per la salvezza delle anime.

Nell'orazione not- turna del 1° Venerdì di quaresima 1936, Gesù dopo averla fatta partecipe dei dolori spirituali dell'agonia del Getsemani, con Volto velato di sangue e con pro­fonda tristezza, le dice: « Voglio che il mio Volto, il quale riflette le pene intime del mio animo, il dolore e l'amore del mio Cuore, sia più onorato. Chi mi con­templa mi consola ». Nel susseguente Martedì di Passione, Gesù le torna a dire: « Ogni volta che si contempla la mia faccia, ver­serà l'amor mio nei cuori, e per mezzo del mio S. Volto si otterrà la salvezza di tante anime ».

Il 1° martedì del 1937, mentre "pregava: « dopo di avermi istruita nella divozione del suo S. Volto (ella scri­ve) mi disse - Potrebbe essere che alcune anime tema­no che la devozione e il culto del mio S. Volto dimi­nuiscano quella del mio Cuore. Dì loro, che al contra­rio, sarà completata ed aumentata. Contemplando il mio Volto le anime parteciperanno alle mie pene e sentiran­no il bisogno di amare e di riparare. Non è forse questa la vera devozione al mio Cuore? ».

Queste manifestazioni da parte di Gesù si facevano sempre più insistenti e nel maggio del 1938, mentre prega, si presenta sulla predella dell'altare, in un fascio di luce, una bella signora: teneva in mano uno scapo­lare, formato da due flanelline bianche unite da un cor­done. Una flanellina portava l'immagíne del S. Volto di Gesù con scritto intorno: « Illumina Domine Vultum Tuum super nos », l'altra, un'Ostia circondata da rag­giera, con scritto intorno: « Mane nobiscum Domine ».

Lentamente si avvicina e le dice: « Ascolta bene e rife­risci al Padre Confessore: - Questo scapolare è un'ar­ma di difesa, uno scudo di fortezza, un pegno di mise­ricordia che Gesù vuol dare al mondo in questi tempi di sensualità e di odio contro Dio e la Chiesa. 1 veri apostoli sono pochi. E' necessario un rimedio divino e questo rimedio è il S. Volto di Gesù. Tutti quelli che indosseranno uno scapolare, come questo, e faranno, po­tendo, una visita ogni martedì al SS. Sacramento per riparare gli oltraggi che ricevette il S. Volto del mio Figlio Gesù durante la Sua Passione, e che riceve ogni giorno nel Sacramento Eucaristico, verranno fortificati nella fede, pronti a difenderla ed a superare tutte le difficoltà interne ed esterne.

Di più faranno una morte serena, sotto lo sguardo amabile del mio Divin Figlio ». Il comando della Madonna si faceva sempre più for­te, Ella dice, ma non era in suo potere effettuarlo: oc­correva il permesso di Colui che guidava l'anima sua, ed il danaro per sostenere la spesa. Nello stesso anno Gesù si presenta ancora grondante sangue e con grande tristezza: «Vedi come soffro? Eppure da pochissimi sono compreso. Quante ingratitudini da parte di quelli che dicono di amarmi! Ho dato il mio Cuore come og­getto sensibilissimo del mio grande amore per gli uomini, e dò il mio Volto come oggetto sensibile del mio dolore per i peccati degli uomini: voglio sia onorato con una festa particolare nel martedì di Quinquagesima, festa preceduta da una Novena in cui tutti i fedeli ri­parino con me, unendosi alla partecipazione del mio do­lore ».

Nel 1939 Gesù di nuovo le dice: « Voglio che il mio Volto sia onorato in modo particolare il martedì ». Madre Pierina sentiva più ardente il desiderio mani­festatole dalla Madonna e, avuto il permesso del suo Direttore, benché priva di mezzi si accinge all'opera. Ottiene dal fotografo Bruner il permesso di far coniare la immagine da lui riprodotta dalla S. Sindone così pure il permesso dalla Ven. Curia di Milano, il 9 agosto 1940. I mezzi mancavano, ma la confidenza della venerata Madre viene appagata.

Una mattina vede sul tavolino una busta, apre e conta undicimila e duecento lire La Madonna aveva pensato: era l'ammontare delle spese. Il demonio rabbioso di questo, si avventa su quell'ani­ma per intimorirla ed impedirle la divulgazione della medaglia: la getta per i corridoi, per le scale, strappa immagini e quadretti del S. Volto, ma lei sopporta tutto, soffre ed offre perché il Volto di Gesù sia ono­rato. Turbata la Madre perché fece la medaglia invece del­lo scalpore, si rivolge alla Madonna per averne tran­quillità, ed il 7 Aprile 1943, la Vergine S. le si presenta e: « Figlia mia, sta tranquilla che lo scapolare è supplito dalla medaglia con le stesse promesse e favori: rimane solo a diffonderla di più. Ora mi sta a cuore la festa del Volto Santo del mio Divin Figlio: dillo al Papa che tanto mi preme ».

La benedisse e se ne andò. Ed ora la medaglia si diffonde con entusiasmo: quan­te grazie strepitose si sono ottenute! Scampati pericoli, guarigioni, conversioni, liberazioni da condanne. Quan­te, quante! - M. M. Pierina si è congiunta a Colui che amava il 26-7-1945 a Centonara d'Artò (Novara). La sua non si può dire morte, ma un trapasso di amore, come Lei stessa aveva scritto, nel suo diario il 19-7-1941. Ho sentito un immenso bisogno di vivere sempre più unita a Gesù, di amarlo intensamente, perché la mia morte non sia che un trapasso di amore allo sposo Gesù ». N.B. - Le parole in corsivo sono tolte fedelmente da­gli scritti di M. M. Pierina.

lunedì 2 maggio 2011

Parla o Signore

AMORE MISERICORDIOSO

“Noi abbiamo creduto all'Amore”

1. Figlio mio diletto, credi fermamente al mio immenso Amore, che è tutto Misericordia... che ama non la tua miseria, ma te, che ne sei vittima.

Anche dei miserabili, come te, Io voglio fare un '`sacramento" (cioè un segno e uno strumento) di questo mio Amore senza l'uniti.

Hai ragione: non c'è nessuno più misero di te...

Ma, è proprio questa tua abissale miseria che attira il mio Amore e la mia Misericordia.

Perchè ti stupisci?... E' il mio Amore smisurato (che tu non riuscirai mai a capire) che mi rende così: desideroso di consolarti, felice di perdonarti!

Per questo Io cerco, amo, predilio i miserabili come te­! e non mi stanco mai di perdonare! Solo Io posso amare fino a tal punto!... Solo Io so amare con un Amore assolutamente gratuito: Ti amo senza alcun tuo merito.

Ti amo, non perchè tu hai qualcosa di buono da donare a Me, ma perchè sono il Sommo Bene che vuole donarsi a te:

Più tu sei misero e bisognoso di amore e più Io mi dono!

Ti amo, anche quando tutti ti odiano e ti condannano.

Io sono sempre dalla tua parte, sempre pronto a scusarti: "Padre, perdona loro, perché non sanano quello che fanno ".

Tu mi offendi...e Io ti difendo sempre! Che amore folle è il mio!...


2. Figlio mio, sentimi sempre vicino!

Sentiti amato teneramente... carezzato... compreso... incoraggiato... difeso... dal tuo Dio!

Quanto ti amo!... lasciatelo ripetere. Se tu potessi capirlo, "impazziresti" di gioia.

Vorrei tenerti sempre abbracciato a Me "corne un bambino ".

Non mi fai ribrezzo no; al contrario, le tue píaghe repellenti suscitano tutta la mia compassione e la mia tenerezza. Più ti vedo coperto di piaghe (i tuoi peccati) e più mi fai compassione.

Non ti rimprovero per la tua mostruosa ingratitudine, ma ti invito a "far festa con me ".

La mia più grande gioia è quella di perdonare: Credimi!

Come puoi ancora dubitare, dopo tante prove?... dopo tutto quello che ho svelato nel mio Vangelo: "Rallegratevi con me!... Si fa più festa in cielo per un peccatore che si converte…" (Lc 15,7)

"Bisognava fàr festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato alla vita". (Lc. 15,32) Gioia, festa grande voglio anche da te!

Ti voglio felice, "piccolo" mio! Devi essere felice: felice di essere "l'ultimo" dei peccatori... immerso in questo oceano infinito d'Amare che è il tuo Dio! Non cadere nel tranello di satana, che vuole farti guardare sempre a te stesso e alle tue miserie, per distogliere il tuo sguardo da me e dai miei meravigliosi progetti.



3. Sapessi quanto bene ti fanno quelle tue cadute che ti fanno tanto soffrire... e che tu tanto detesti: ti danno l'esatta dimensione del nulla che sei;

ti costringono a non esaltarti mai nei successi e a non fidarti dei tuoi apparenti progressi;

ti portano a crederti meritevole di ogni disprezzo e umiliazione e a non meravigliarti mai dei difetti degli altri...

ti fanno toccare con mano la bontà del mio Cuore, che è tanto grande, da far dire a una santa, come S.Teresa: "Oh, potessi peccare senza offendere nessuno, io peccherei, perché imparerei meglio a capire il mio Dio";

e, infine, ti spingono a "buttarti" tra le mie braccia, che ti danno tanta sicurezza... e a vivere in me ininterrottamente.

Come vedi, le tue cadute Io le utilizzo per scavare più profonde in te le fondamenta dell'umiltà e della "piccolezza"; così che, se tu vuoi, possono diventare il punto di partenza per nuove ascensioni e per più sicuri progressi: "Dio fa tendere ogni cosa al bene di quelli che lo amano " (Rom.8,28)... "anche il peccato" (aggiunge S. Agostino)

Non ti basta tutto questo per farti vivere sempre nella gioia?

Neppure il peccato (che è la disgrazia più grande) te ne può dispensare.

Offrimì subito ogni tua debolezza, ogni tua caduta: Lascia che ti aggiusti tutto Io, come fa la mamma con il suo "piccino" caduto per terra, sporco o ferito... e non tormentarti più!

Quanta consolazione mi dai quando ti vedo tornare al mio Cuore, "piccolo piccolo"!

Oh, se rimanessi sempre così.. umile e mite, come ora, come quando sei caduto:

Quale forza otterresti... e progrediresti sempre più nella "piccolezza" e nell'Amore!


4. E ora vieni a Me: Lasciati stringere al mio Cuore! E che?... Hai paura?...

O ti sembra una sdolcinatura, indegna di un Dio? Devi smetterla di pensarmi come un dio freddo o lontano: Nessun innamorato è tanto infuocato d'amore! Ancora non mi conosci...

Non capisci niente di amore, tu! Leggi il mio Libro, anche solo qualche riga:

"Non temere, perché non dovrai più arrossire; non vergognarti... poiché il tuo sposo è il tuo Creatore... (Isaia, 54,4) "La attirerò a me ... Mi chiamerai .... Marito mio e non più mio padrone... Ti farà mia sposa... ti dimostrerò il mio amore e la mia tenerezza. Sarai mia per sempre". (Osea 2, 16 -18- 21 .

Abbracciati a me, "piccolo mio": Dammi questa gioia! Gusta anche tu la gioia di sentirti abbracciato dal Tuo Signore. Non è sentimentalismo, no.

Il mio è Amore di un Dio, che ama anche con cuore di uomo: dolcissimo, tenerissimo, compassionevole... più di ogni altro amore: di padre, di madre, di sposo, di amico.

Vieni, penetra dentro il mio Cuore... sì, dentro ... dentro...

Se potessi vedere questo Fuoco che mi brucia! Vorrei comunicartelo ... si, proprio a te...

a te che hai sperimentato fin dove arriva la mia Misericordia.
Ho bisogno di te , più che di qualunque persona forte e prestigiosa:

Dammi la gioia e la gloria di potermi servire di te (che sei tanto misero), per dare a tutti, nella tua persona, la dimostrazione più eclatante della mia Misericordia senza limiti.


5. Eccoti infine un "segreto" formidabile: Ricorri spesso al Sacramento della mia Misericordia. Non potrai trovare un "segno" più efficace, che ti faccia toccare con mano tutta "l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profndità dell'ardore di Cristo"...

Tuffati, con regolare frequenza, in questo mare di gioia e di freschezza:

Quanta pace vi troverai... e quale tenerezza! E davvero il sacramento della giovinezza!

Se tu lo vuoi, se ti accosti ad esso con l'umiltà e la confidenza dei "piccoli", ne uscirai ogni volta rigenerata e rinnovato: Vieni a "dissetarti al torrente delle arie delizie"'

Vale la pena superare gli ostacoli inconsistenti, che il maligno ti ingrandisce per tenertene lontano.


6. E ora vai!

Corri... grida a tutti il mio Amore! E' questo il principale compito di ogni cristiano: Far conoscere il mio amore!

Ti crederanno... perché l'umanità è assetata dì Amore. Ti crederanno, se ne sarai traboccante, se lo griderai con la tua vita.

Ma devi farti "piccolo", perchè soltanto "i piccoli" possono comprendere il mio Cuore... e accogliere tutti con la mia dolcezza... e far loro gustare la mia misericordia senza limiti.