mercoledì 12 gennaio 2011

Gesù di nuovo innanzi a Pilato

che Lo mostra al popolo bendano la vista dell’intelligenza per non vedere la luce della verità. Con questa tua benda impetri per noi che ci siano tolte le bende delle passioni, delle ricchezze e dei piaceri. Mio Re Gesù, i tuoi nemici continuano i loro insulti; il Sangue che scorre dal tuo SS. capo è tanto, che giungendoti fino alla bocca T’impedisce di farmi sentire chiaramente la tua dolcissima voce, e quindi non posso fare ciò che fai Tu. Perciò vengo nelle tue braccia, voglio sostenere il tuo capo trafitto e addolorato, voglio mettere la testa sotto queste spine per sentire le loro punture.

Ma mentre dico ciò, il mio Gesù mi chiama col suo sguardo di amore ed io subito mi abbraccio al suo Cuore e cerco di sostenere la sua testa. Oh, come’è bello stare con Gesù anche in mezzo a mille tormenti! E Lui mi dice: "Figlio mio, queste spine dicono che voglio essere costituito Re di ogni cuore; a Me spetta ogni dominio. Tu prendi queste spine e pungi il tuo cuore, fanne uscire tutto ciò che a Me non appartiene e poi lascia dentro una spina, come suggello che Io sono il tuo Re e per impedire che nessun’altra cosa entri in te. Poi gira per tutti i cuori e, pungendoli, fanne uscire tutti i fumi di superbia e il marciume che contengono, e costituiscimi Re di tutti".

Amor mio, il cuore mi si stringe nel lasciarti; perciò Ti prego di assordarmi le orecchie con le tue spine, perché senta solo la tua voce; coprimi gli occhi con le tue spine, per poter guardare Te solo; riempimi con le tue spine la bocca, in modo che la mia lingua resti muta a tutto ciò che possa offenderti e sia libera per lodarti e benedirti in tutto. O mio Re Gesù, circondami di spine, affinché mi custodiscano, mi difendano e mi tengano in Te tutto intento. Ed ora voglio asciugarti il Sangue e baciarti, perché vedo che i tuoi nemici Ti conducono a Pilato, il quale Ti condannerà a morte. Amor mio, aiutami a continuare la tua Via dolorosa e benedicimi.

Mio coronato Gesù, il povero mio cuore, ferito dal tuo amore e trafitto dalle tue pene, non può vivere senza di Te, perciò Ti cerco e Ti trovo di nuovo innanzi a Pilato.
Ma quale spettacolo commovente! I Cieli inorridiscono, e l’inferno trema di paura e di rabbia! Vita del mio cuore, il mio sguardo non può sostenere la tua vista senza sentirmi morire; ma la forza rapitrice del tuo amore mi costringe a guardarti per farmi ben comprendere le tue pene; ed io, fra lagrime e sospiri, Ti contemplo.
Mio Gesù, sei nudo, ed invece di vesti, Ti vedo vestito di sangue, le carni squarciate, le ossa denudate, il tuo Volto SS. irriconoscibile; le spine infisse nella tua SS. testa Ti giungono negli occhi, nel Volto, ed io non vedo che sangue, che scorrendo fino a terra, forma un sanguigno ruscello dietro i tuoi piedi.

Mio Gesù, non ti riconosco più per come sei ridotto! Il tuo stato è giunto agli eccessi più profondi delle umiliazioni e degli spasimi! Ah, io non posso più sostenere la tua vista sì dolorosa, mi sento morire; vorrei strapparti dalla presenza di Pilato per chiuderti nel mio cuore e darti riposo; vorrei sanare le tue piaghe col mio amore, e col tuo Sangue vorrei allagare tutto il mondo per chiudervi tutte le anime e condurle a Te, come conquista delle tue pene!

E Tu, o paziente Gesù, a stento par che mi guardi attraverso le spine, e mi dici: "Figlio mio, vieni fra queste mie braccia legate, poggia il tuo capo sul mio seno e vedrai dolori più intensi ed acerbi, perché quello che vedi al di fuori della mia Umanità non è altro che lo sbocco delle mie pene interne. Fa attenzione ai palpiti del mio cuore, e sentirai che riparo le ingiustizie di chi comanda, le oppressioni de’ poveri, degl’innocenti posposti ai rei, la superbia di quelli che per sostenere le dignità, le cariche, le ricchezze, non si curano di rompere qualunque legge e di far male al prossime, chiudendo gli occhi alla luce della verità. Con queste spine voglio frantumare lo spirito di superbia delle loro signorie, e coi fori che formano nella mia testa, voglio farmi via nelle loro menti, per riordinare in esse tutte le cose secondo la luce della verità.

 Con lo starmi così umiliato innanzi a questo ingiusto giudice, voglio fare a tutti comprendere che la sola virtù è quella che costituisce l’uomo re di sé stesso, e insegno a chi comanda, che la sola virtù, unita al retto sapere, è sola degna e capace di governare e di reggere gli altri: mentre tutte le altre dignità, senza la virtù, sono cose pericolose e da deplorarsi. Figlio mio, fa eco alle mie riparazioni e segui a far attenzione alle mie pene".
Amor mio, vedo che Pilato, nel vederti sì malamente ridotto, si sente rabbrividire e, tutto impressionato, esclama: "Possibile tanta crudeltà in petti umani? Ah, non era questa la mia volontà nel condannarlo alle battiture!" E volendo liberarti dalle mani dei tuoi nemici per poter trovare ragioni più convenienti, tutto dimesso, distogliendo il suo sguardo, perché non può sostenere la tua vista troppo dolorosa, torna ad interrogarti: "Ma dimmi, che hai fatto? La tua gente mi Ti ha dato nelle mani, dimmi, sei Tu re? Qual è il tuo regno?"

Alle domande tempestose di Pilato, Tu, o mio Gesù, non rispondi, e racchiuso in Te stesso pensi a salvare la povera anima mia a costo di tante pene!
E Pilato, poiché non rispondi, soggiunge: "Non sai Tu che sta in mio potere il liberarti o il condannarti?" Ma Tu, o Amor mio, volendo fare splendere nella mente di Pilato la luce della verità, rispondi: "Non avresti alcun potere su di Me se non ti venisse dall’alto; però quelli che Mi hanno dato nelle tue mani hanno commesso un peccato più grave del tuo." Allora Pilato, quasi mosso dalle dolcezza della tua voce, irrisoluto come sta, col cuore in tempesta, credendo che i cuori dei Giudei fossero più pietosi, si decise di mostrarti dalla loggia, sperando che si muovessero a compassione nel vederti sì straziato, e così poterti liberare.

Addolorato Gesù, il cuore mi vien meno nel vederti seguir Pilato; a stento cammini e curvo sotto quel la orribile corona di spine, il Sangue segna i tuoi passi, e come esci fuori, senti la folla tumultuante che, ansiosa, aspetta la tua condanna. Pilato imponendo silenzio, per richiamare l’attenzione di tutti e farsi da tutti ascoltare, prende con ribrezzo i due lembi della porpora che Ti copre il petto e le spalle, la solleva, per farti da tutti vedere come sei ridotto, e ad alta voce dice: "Ecce Homo! Guardatelo, non ha più figura di uomo, osservate le sue piaghe, non più si riconosce; se male ha fatto, ha già sofferto abbastanza, anzi troppo; io son già pentito d’averlo fatto tanto soffrire, lasciamolo perciò libero."

Gesù, Amor mio, lascia che ti sostenga, perché vedo che non reggendoti in piedi sotto il peso di tante pene, vacilli. Ah, in questo momento solenne si decide la tua sorte: alle parole di Pilato si fa silenzio profondo in Cielo, in terra e nell’inferno! E poi, come in una sola voce sento il grido di tutti: - "Crocifiggilo, crocifiggilo, a qualunque costo Lo vogliamo morto!"

Vita mia, Gesù, vedo che tremi. Il grido di morte scende nel tuo Cuore, ed in queste voci scorgi la voce del tuo caro Padre che dice: "Figlio mio, Ti voglio morto, e morto crocifisso!" Ah senti pure la tua Mamma, che sebbene trafitta, desolata, fa eco al tuo caro Padre: "Figlio, Ti voglio morto!" Gli Angeli, i Santi, l’inferno, tutti ad unanime voce gridano: "Crocifiggilo, crocifiggilo." Sicché non c’è anima che Ti voglia vivo. Ed ahi, ahi! Con sommo mio rossore, dolore e raccapriccio, anch’io mi sento costretto da una forza suprema a gridare: "Crocifiggilo!"
Mio Gesù perdonami, se io pure misera anima peccatrice Ti voglio morto! Però, Ti prego di far morire me insieme a Te.

E Tu intanto, o mio straziato Gesù, mosso dal mio dolore par che mi dica: "Figlio mio, stringiti al mio Cuore, e prendi parte alle mie pene ad alle mie riparazioni; il momento è solenne, si deve decidere o la mia morte o la morte di tutte le creature. In questo momento due correnti si riversano nel mio Cuore; in una vi sono le anime che, se Mi vogliono morto, gli è perché vogliono trovare in Me la vita; e così con l’accettare Io per loro la morte, vengono sciolte dalla condanna eterna e le porte del Cielo si schiudono per riceverle. Nell’altra corrente vi sono quelle che Mi vogliono morto per odio e per conferma della loro condanna, ed il mio Cuore è lacerato, e sente la morte di ciascuna e le stesse pene dell’inferno! Ah, il mio Cuore non regge a questi dolori acerbi; sento la morte ad ogni palpito, ad ogni respiro, e vado ripetendo: ‘Perché tanto sangue sarà sparso invano? Perché le mie pene saranno inutili per tanti?’ Ah, figlio, sorreggimi che più non posso, prendi parte alle mie pene, la tua vita sia una continua offerta per salvare le anime, per lenirmi pene sì strazianti!"

Cuor mio, Gesù, le tue pene sono le mie e faccio eco alle tue riparazioni. Ma vedo che Pilato rimane sbalordito, e si affretta a dire: "Come, debbo crocifiggere il vostro Re? Io non trovo colpa in Lui per condannarlo." E i Giudei gridano, assordando l’aria: - "Non abbiamo altro re che Cesare e, se tu non Lo condanni, non sei amico di Cesare; folle, folle, crocifiggilo, crocifiggilo!"
Pilato, non sapendo più che fare, per timore di essere spodestato, si fa portare un catino d’acqua e, lavandosi le mani, dice: "Io sono innocente del Sangue di questo giusto." E ti condanna a morte. Ma i Giudei gridano: - Il suo Sangue cada su di noi e sui figli nostri!" E nel vederti condannato vanno in festa, battono le mani, fischiano, urlano; mentre tu, o Gesù, ripari per quelli che trovandosi in alto, per vano timore e per non perdere i posti, rompono le leggi più sacre, non curando la rovina dei popoli interi, favorendo gli empii e condannando gli innocenti; ripari anche per quelli che dopo la colpa, istigano l’ira divina a punirli.

Ma mentre ciò ripari, il Cuore Ti sanguina per il dolore nel vedere il popolo da Te eletto fulminato dalla maledizione del Cielo, che loro stessi con piena volontà hanno voluto, suggellandola col tuo Sangue che hanno imprecato! Ah, il Cuore Ti vien meno, lasciami che lo sostenga fra le mie mani, facendo mia le tue riparazioni e le tue pene; ma il tuo amore Ti spinge più in alto e, impaziente, già cerchi la Croce!
Vita mia, Ti seguirò, ma per ora riposati nelle mie braccia, e dopo giungeremo insieme al monte Calvario; perciò rimani in me e benedicimi.

Mio Gesù, amore insaziabile, vedo che non Ti dai pace, sento le tue smanie d’amore, i tuoi dolori; il Cuore ti batte forte, ed in ogni palpito sento scoppi, torture, violenze d’amore, e Tu, non potendo contenere il fuoco che Ti divora, Ti affanni, gemi, sospiri e, in ogni gemito, Ti sento dire: "Croce!" Ogni goccia del tuo Sangue ripete: "Croce!" Tutte le tue pene, nelle quali come in mare interminabile Tu nuoti dentro, ripetono fra loro: "Croce!" E Tu esclami: "O Croce diletta e sospirata, Tu sola salverai i miei figli, ed Io concentro in Te tutto il mio Amore!"



Seconda Incoronazione di Spine

Intanto, i tuoi nemici Ti fanno rientrare nel Pretorio, Ti tolgono la porpora volendoti rivestire delle tue vesti. Ma ahi, quanto dolore! Mi sarebbe più dolce il morire che vederti tanto soffrire! La veste si attacca alla corona e non possono tirarla su; quindi, con crudeltà mai vista, Ti strappano tutto insieme e veste e corona. Allo strappo crudele, molte spine si spezzano e restano infitte nella tua SS. Testa; il Sangue a ruscelli Ti piove, ed è tanto il tuo dolore, che Tu gemi; ma i nemici, non curando le tue torture, Ti mettono la veste, di nuovo ritornando a metterti la corona e, premendola fortemente sul tuo capo, le spine giungono negli occhi, nelle orecchie: sicché non c’è parte della tua SS. Testa che non senta le trafitture di esse. E’ tanto il tuo dolore, che vacilli sotto quelle mani crudeli, tremi da capo a pié, tra spasimi atroci stai per morire, e con i tuoi occhi languidi e ripieni di sangue a stento mi guardi, per chiedermi aiuto in tanto dolore!

Mio Gesù, Re di dolori, lascia che Ti sostenga e Ti stringa al mio cuore. Vorrei prendere il fuoco che Ti divora per incenerire i tuoi nemici e metterti in salvo, ma Tu non vuoi perché le ansie della Croce si fanno più ardenti e vuoi su di Essa subito immolarti, anche per i tuoi stessi nemici! Ma mentre Ti stringo al mio cuore, Tu stringendomi al tuo, mi dici: "Figlio mio, fammi sfogare il mio amore, ed insieme con Me ripara per quelli che fanno il bene e Mi disonorano. Questi Giudei Mi vestono delle mie vesti per screditarmi maggiormente innanzi al popolo, per convincerlo che io sia un malfattore. Apparentemente l’azione di vestirmi era buona, ma in sé stessa era cattiva. Ah, quanti fanno opere buone, amministrano Sacramenti, li frequentano, con fini umani ed anche cattivi; ma il bene, fatto malamente, porta alla durezza; ed Io voglio essere coronato una seconda volta, con dolori più acerbi della prima, per frangere questa durezza e così, con le mie spine, attirarli a Me. Ah, figlio mio, questa seconda coronazione Mi è ben più dolorosa;

 Mi sento la testa come nuotare dentro le spine e, ad ogni movimento che faccio, o urto che mi danno, tante morti crudeli Io subisco. Riparo così la malizia delle offese, riparo per quelli che in qualunque stato d’animo si trovano, invece di pensare alla propria santificazione, si dissipano e rigettano la mia grazia, ritornano a darmi spine più pungenti; mentre Io sono costretto a gemere, a piangere con lagrime di sangue e a sospirare la loro salvezza.
Ah, Io faccio tutto per amarle e le creature fanno di tutto per offendermi! Almeno Tu non lasciarmi solo nelle mie pene e nelle mie riparazioni"
Gesù abbraccia la Croce

Straziato mio Bene, con Te riparo, con Te soffro; ma vedo che i tuoi nemici Ti precipitano dalle scale, il popolo con furore ed ansie Ti aspetta; già Ti fanno trovare pronta la Croce che con tanti sospiri Tu cerchi e Tu, con amore, la guardi e, con passo franco, Ti avvicini ad abbracciarla; ma prima la baci e correndoti un brivido di gioia per la tua SS. Umanità, con sommo tuo contento ritorni a guardarla e ne misuri la lunghezza e la larghezza. In essa già stabilisci la porzione per tutte le creature; le doti sufficientemente per vincolarle alla Divinità con nodo di sposalizio e renderle eredi del Regno dei Cieli; poi non potendo contenere l’amore con cui le ami, ritorni a baciare la Croce e le dici: "Croce adorata, finalmente ti abbraccio; eri tu il sospiro del mio Cuore, il martirio del mio amore; ma tu, o Croce, tardasti finora, mentre i miei passi sempre verso di te si dirigevano.

Croce Santa, eri tu la meta dei miei desideri, lo scopo della mia esistenza quaggiù; in te concentro tutto l’essere mio, in te metto tutti i miei figli e tu sarai la loro vita, e la loro luce, la difesa, la custodia, la forza; tu li sovverrai in tutto, e gloriosi me li condurrai in Cielo. Oh Croce, Cattedra di sapienza, tu sola insegnerai la vera santità, tu sola formerai gli eroi, gli atleti, i martiri, i santi. Croce bella, tu sei il mio Trono e, dovendo Io partire dalla terra, tu rimarrai in vece mia; a te do in dote tutte le anime; Me le custodisci, Me le salvi, a te le affido!"

Così dicendo, ansioso Te la fai mettere sulle tue SS. Spalle. Ah, mio Gesù, la Croce per il tuo amore è troppo leggera, ma al peso della Croce si unisce quello delle nostre colpe enormi ed immense quanto la distesa dei cieli; e Tu, affranto mio Bene, Ti senti schiacciare sotto il peso di tante colpe; la tua anima inorridisce alla vista di esse e sente la pena di ogni colpa; la tua santità resta scossa di fronte a tanta bruttezza e perciò, addossando la Croce sulle tue spalle, vacilli, affanni, e dalla tua SS. Umanità trafila un sudore mortale. Deh, Amor mio, non mi regge l’animo di lasciarti solo, voglio dividere insieme a Te il peso della Croce e, per sollevarti il peso delle colpe, mi stringo ai tuoi piedi; voglio darti, a nome di tutte le creature, amore per chi non Ti ama, lodi per chi Ti disprezza, benedizioni, ringraziamenti, ubbidienza per tutti.

 Protesto che in qualunque offesa riceverai, io intendo offrirti tutto me stesso per ripararti, fare l’atto opposto alle offese che le creature Ti fanno e consolarti coi miei baci e continui atti d’amore. Ma vedo che sono troppo misero, ho bisogno di Te per poterti riparare davvero: perciò mi unisco alla tua SS. Umanità e, insieme a Te unisco i miei pensieri ai tuoi per riparare i pensieri cattivi miei e di tutti; la mia bocca alla tua, per riparare le bestemmie e i discorsi cattivi; il mio cuore al tuo per riparare le tendenze, i desideri e gli affetti cattivi; in una parola, voglio riparare tutto ciò che ripara la tua Santissima Umanità, unendomi all’immensità del tuo amore per tutti ed al bene immenso che fai a tutti.

Ma non sono contento ancora; voglio unirmi alla tua Divinità e questo mio nulla lo sperdo in Essa, e così ti do il tutto. Ti do il tuo amore per ristorare le tue amarezze; ti do il tuo cuore per ristorarti delle nostre freddezze, incorrispondenze, ingratitudini e poco amore delle creature. Ti do le tue armonie per rinfrancarti l’udito dagli assordamenti che riceve con le bestemmie. Ti do la tua bellezza per rinfrancarti delle bruttezze delle anime nostre quando ci infanghiamo nella colpa. Ti do la tua purità per rinfrancarti delle mancanze di rettitudine d’intenzione e del fango e del marciume che vedi in tante anime. Ti do la tua immensità per rinfrancarti delle volontarie strettezze in cui si mettono le anime. Ti do il tuo ardore per bruciare tutti i peccati e tutti i cuori, affinché tutti ti amino e nessuno più Ti offenda. Insomma Ti do tutto ciò che sei Tu per darti soddisfazione infinita, amore eterno, immenso ed infinito.



La Via Dolorosa al Calvario

Mio pazientissimo Gesù, vedo che fai i primi passi sotto il peso enorme della Croce ed io unisco i miei passi ai tuoi e quando Tu, debole, svenato e vacillante starai per cadere, io sarò al tuo fianco per sorreggerti, presterò le mie spalle sotto di essa per dividerne insieme con Te il peso; Tu non disdegnarmi, ma accettami per tuo fedele compagno. Oh Gesù, Tu mi guardi e vedo che ripari per quelli che non portano con rassegnazione la propria croce, anzi imprecano, s’irritano, si suicidano e fanno omicidi; e Tu impetri a tutti amore e rassegnazione alla propria Croce. Ma è tanto il tuo dolore, che Ti senti come stritolare sotto la Croce. Sono appena i primi passi che muovi e già Tu cadi sotto di essa e, mentre cadi, urti nelle pietre; le spine si conficcano di più nel tuo capo, mentre tutte le piaghe s’inaspriscono e danno nuovo sangue; e siccome non hai forza per alzarti, i tuoi nemici irritati, con calci e con spinte cercano di metterti in piedi.

Caduto amor mio, lascia che Ti aiuti a metterti in piedi, Ti baci, Ti rasciughi il sangue, ed insieme con Te ripari per quelli che peccano per ignoranza, per fragilità e debolezza; e Ti prego di dare aiuto a queste anime.
Vita mia, Gesù, i tuoi nemici, facendoti soffrire spasimi inauditi, sono giunti a metterti in piedi e, mentre barcollando Tu cammini, sento il tuo respiro affannoso; il tuo Cuore batte più forte e nuove pene te lo trafiggono intensamente; già scuoti la testa per sgombrare i tuoi occhi dal sangue che li riempie e ansioso guardi. Ah, mio Gesù ho capito tutto; la tua Mamma che, come gemebonda colomba va in cerca di Te, vuol dirti un’ultima parola e ricevere un tuo ultimo sguardo; e Tu senti le sue pene, il suo cuore lacerato nel tuo ed intenerito e ferito dal suo e dal tuo amore. Già la scorgi che spingendosi attraverso la folla, a qualunque costo vuol vedere, abbracciarti e darti l’ultimo addio. Ma Tu resti più trafitto nel vedere la sua pallidezza mortale, tutte le tue pene per forza di amore riprodotte in Lei; se Essa vive, è solo miracolo della tua Onnipotenza. Già Tu muovi i passi incontro ai suoi, ma a stento vi potete scambiare gli sguardi!

Oh, schianto di Cuori d’ambo le parti! I soldati avvertono e, con urti e spine, impediscono che Mamma e Figlio vi diate l’ultimo addio. E’ tanta l’ambascia d’entrambi, che la tua Mamma resta impietrita dal dolore e quasi sta per soccombere; il fedele Giovanni e le pie donne La sorreggono, mentre Tu di nuovo cadi sotto la Croce. Allora la tua dolente Mamma ciò che non fa col Corpo, perché impedita, lo fa con l’anima: entra in Te, fa suo il Volere dell’Eterno e, associandosi in tutte le tue pene, Ti fa l’ufficio di Mamma, Ti bacia, Ti ripara, Ti lenisce ed in tutte le tue piaghe versa il balsamo del suo doloroso amore!

Mio penante Gesù, anch’io mi unisco con la trafitta Mamma; faccio mie tutte le tue pene ed in ogni goccia del tuo Sangue, in ogni piaga, voglio farti da mamma ed insieme con Lei e con Te, riparo per tutti gli incontri pericolosi, e per quelli che si espongono alle occasioni di peccare, o costretti dalla necessità di esporsi, restano allacciati nel peccato.
Tu intanto gemi, caduto sotto la Croce; i soldati temono che Tu muoia sotto il peso di tanti martiri e per lo spargimento di tanto Sangue. Ciò non pertanto a via di frustate e calci, stentatamente giungono a metterti di nuovo in piedi. Così ripari le ripetute cadute nel peccato, i peccati gravi commessi da ogni classe di persone e preghi per i peccatori ostinati e piangi con lagrime di sangue per la loro conversione.

Affranto Amor mio, mentre ti seguo nelle riparazioni, vedo che non reggi sotto il peso enorme della Croce. Già tremi tutto; le spine, ai continui urti che ricevi, penetrano sempre più dentro la tua SS. Testa; la Croce per il suo grave peso si addentra nella spalla, tanto da formare una piaga così profonda da scoprire le ossa e ad ogni passo mi sembra che muori e quindi impossibilitato ad andare più avanti. Ma il tuo amore che tutto può Ti da la forza e, come Ti senti penetrare la Croce nella spalla, ripari per i peccati nascosti, che non essendo riparati, accrescono l’acerbità dei tuoi spasimi. Mio Gesù, lascia che metta la mia spalla sotto la Croce per sollevarti e con Te ripari tutti il peccati occulti.

Ma i tuoi nemici per timore che Tu muoia sotto di essa, costringono il Cireneo ad aiutarti a portare la Croce, il quale mal volentieri e brontolando, non per amore, Ti aiuta, ma per forza. E nel tuo Cuore allora fanno eco tutti i lamenti di chi soffre, le mancanze di rassegnazione, le ribellioni, le ire e i disprezzi nel soffrire; ma molto più resti trafitto nel vedere che le anime a Te consacrate, che chiami a compagne ed aiuto nel tuo dolore Ti sfuggono e se Tu le stringi a Te col dolore, ah, esse si svincolano dalle tue braccia, per andare in cerca di godimenti e così lasciano Te solo a dolorare!

Mio Gesù, mentre riparo con Te, Ti prego di stringermi tra le tue braccia e tanto forte, che non ci sia pena che Tu soffra di cui non prenda parte anch’io, per trasformarmi in esse e per rifarti dell’abbandono di tutte le creature. Affranto mio Gesù, a stento cammini e tutto incurvato; ma vedo che ti soffermi e cerchi di guardare. Cuor mio, ma che c’è, che vuoi? Ah, è la Veronica che nulla temendo, coraggiosamente con un panno Ti rasciuga il Volto tutto coperto di sangue e Tu ve lo lasci impresso in segno di gradimento. Mio generoso Gesù, anch’io voglio asciugarti, e non con un panno, ma voglio esibire tutto me stesso a sollevarti, voglio entrare nel tuo interno e darti, o Gesù, palpiti per palpiti, respiri per respiri, affetti per affetti, desideri per desideri; intendo tuffarmi nella tua SS. Intelligenza e facendo scorrere tutti questi palpiti, respiri, affetti e desideri nell’immensità della tua Volontà, intendo moltiplicarli all’infinito.

Voglio, o mio Gesù, formare onde di palpiti per fare che nessun palpito cattivo si ripercuota nel tuo Cuore e così lenire tutte le sue interne amarezze; intendo formare onde di affetti e di desideri, per allontanare tutti gli affetti e i desideri cattivi che potrebbero menomamente contristare il tuo Cuore; intendo ancora o mio Gesù, formare onde di respiri e di pensieri, per allontanare qualunque respiro e pensiero che potrebbe menomamente dispiacerti. Starò bene in guardia, o Gesù, affinché nulla più affligga e aggiunga alle tue pene interne altre amarezze. O mio Gesù deh, fa che tutto il mio interno nuoti nell’immensità del tuo: così potrò ritrovare amore sufficiente e volontà sufficiente per far che non entri nel tuo interno amore cattivo, né volontà che potrebbe dispiacerti.

O mio Gesù, per essere più sicuro ti prego di suggellare con i tuoi pensieri i miei, con la tua Volontà la mia, con i tuoi desideri i miei, con i tuoi affetti a con i tuoi palpiti i miei; affinché, suggellati, non prendano vita che da Te. Ti prego ancora, o mio Gesù, di accettare il mio povero corpo che vorrei fare a brani per amor tuo e ridurlo in minutissime particelle, per metterle su ciascuna delle tue piaghe: su quella piaga, o Gesù, che Ti dà dolore per le tante bestemmie, pongo una particella del mio corpo ed intendo che ti dica sempre: "Ti benedico". Su quella piaga che Ti dà tanto dolore per le tante ingratitudini, intendo, o Gesù, mettere una porzione del mio corpo, per attestarti la mia gratitudine.

 Su quella piaga, o Gesù, che tanto Ti fa soffrire per le freddezze e le mancanze di amore, intendo mettere tante particelle della mia carne, che Ti dicano sempre: "Ti amo, Ti amo, Ti amo!" Su quella piaga che Ti dà dolore per le tante irriverenze verso la tua SS. Persona, intendo metter un brano di me stesso, che Ti dica sempre: "Ti adoro, Ti adoro, Ti adoro!" O mio Gesù, in tutto voglio diffondermi ed in quelle piaghe inasprite per le tante miscredenze, intendo che i brani del mio corpo Ti dicano sempre: "Credo, credo in Te, o mio Gesù, Dio mio, e nella tua S. Chiesa e intendo dare la mia vita per attestarti la mia Fede!" O mio Gesù, m’immergo nella immensità del tuo Volere e, facendolo mio, voglio supplire per tutti, chiudere le anime di tutti nella potenza della tua SS. Volontà. O Gesù mi è rimasto ancora il sangue, che voglio versare come balsamo e lenitivo sulle tue piaghe, per sollevarti e poterti del tutto risanare.

Intendo ancora, o Gesù, fare scorrere i miei pensieri nel cuore di ciascun peccatore, per sgridarlo continuamente, affinché non ardisca offenderti; e Ti prego, con le voci del tuo Sangue, affinché tutti si arrendano alle mie povere preghiere: così potrò portarli nel tuo Cuore! Un’altra grazia, o mio Gesù, Ti chiedo: che in tutto ciò che vedo, tocco e sento, io veda, tocchi e senta sempre Te; e che la tua santissima immagine e il tuo santissimo Nome siano sempre impressi in ogni particella del mio povero essere.

Intanto i nemici, mal vedendo quest’atto della Veronica, Ti frustano, Ti spingono e Ti mettono in via! Altri pochi passi e ti fermi ancora: il tuo amore, sotto il peso di tante pene, non si arresta e, vedendo le pie donne che piangono per causa delle tue pene, Tu dimentichi Te stesso e le consoli col dir loro: "Figlie non piangete sulle mie pene, ma sopra i peccati vostri e dei figli vostri". Che insegnamento sublime, come dolce è la tua parola! O Gesù, con Te riparo le mancanze di carità e Ti chiedo grazia di farmi dimenticare me stesso, perché non ricordi altro che Te solo.

Ma i tuoi nemici, sentendoti parlare, vanno in furia, Ti tirano per le funi, Ti spingono con tanta rabbia, che Ti fanno cadere e mentre cadi, urti nelle pietre: il peso della Croce Ti cruccia, e Ti senti morire! Lascia che Ti sostenga e faccia riparo con le mie mani al tuo SS. Volto. Vedo che tocchi la terra e boccheggi nel Sangue; ma i tuoi nemici Ti vogliono mettere in piedi, Ti tirano con le funi, Ti alzano per i capelli, Ti danno calci, ma tutto invano. Tu muori, mio Gesù! Che pena, mi si spezza il cuore per il dolore! E, quasi trascinandoti, Ti conducono al monte Calvario. Mentre Ti trascinano, sento che ripari tutti le offese delle anime a Te consacrate, che Ti danno tanto peso, che per quanto Tu Ti sforzi per alzarti, Ti riesce inutile! E così trascinato e calpestato, giungi al Calvario lasciando, da dove passi, rossa traccia del tuo Sangue prezioso.



Gesù è spogliato e coronato la terza volta di spine

Ma qui nuovi dolori Ti aspettano, Ti spogliano di nuovo e Ti strappano vesti e corona di spine. Ah, Tu gemi nel sentire strappare da dentro la tua testa le spine; e mentre Ti strappano la veste, Ti strappano pure le carni lacere attaccate ad essa. Le piaghe si squarciano, il Sangue a rivi scorre fino a terra, ed è tanto il dolore, che, quasi morto, tu cadi.
Ma nessuno si muove a compassione di Te, mio Bene! Anzi con bestiale furore di nuovo Ti mettono la corona di spine, Te la battono ben bene, ed è tanto lo strazio per i laceramenti e per lo strappo che fanno ai tuoi capelli ammassati nel sangue coagulato, che solo gli Angeli potrebbero dire ciò che Tu soffri, mentre, inorriditi, ritorcono i loro sguardi celesti e piangono!

Spogliato mio Gesù, permettimi che Ti stringa al mio cuore per riscaldarti, perché vedo che tremi ed un sudore gelido di morte invade la tua SS. Umanità. Quanto vorrei darti la mia vita, il mio sangue per sostituire il tuo, che hai perduto per darmi vita!
Gesù intanto quasi guardandomi con i suoi occhi languidi e moribondi par che mi dica: "Figlio mio, quanto mi costano le anime! Qui è il luogo dove tutti aspetto per salvarli, dove voglio riparare i peccati di quelli che giungono a degradarsi al di sotto delle bestie e si ostinano tanto nell’offendermi, che giungono a non saper vivere senza fare peccati. La loro ragione resta cieca e peccano all’impazzata; ecco perché una terza volta mi coronano di spine; e con lo spogliarmi, riparo per quelli che indossano vesti di lusso e indecenti, per i peccati contro la modestia e per quelli che sono tanto legati alle ricchezze, agli onori, ai piaceri, che ne formano un dio per i loro cuori.

Ah si, ognuna di queste offese è una morte che sento e, se non muoio, è perché il Volere dell’Eterno mio Padre non ha decretato ancora il momento della mia morte!"
Denudato mio Bene, mentre con Te riparo, Ti prego di spogliarmi di tutto con le tue SS. Mani e non permettere che alcun affetto cattivo entri nel mio cuore; Tu me lo vigili, me lo circondi con le tue pene, me lo riempi del tuo amore; la mia vita non sia altro che la ripetizione della tua e rafferma con la tua benedizione il mio spogliamento; benedicimi di cuore e dammi la forza d’assistere alla tua dolorosa crocifissione, per rimanere crocifisso insieme con Te!

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