domenica 12 dicembre 2010

Felicissima notte

Tratto da: “Il settimanale di Padre Pio”

Il Natale era per Padre Pio la festa più sentita: in quei giorni si mostrava profon­damente commosso ed an­sioso di celebrare la Nasci­ta di Gesù Bambino, da­vanti alla cui statua ama­va sostare in estatica pre­ghiera, coinvolgendo in quel clima di magico rac­coglimento e di trepidante attesa tutti i fedeli.

Tutti coloro che hanno cono­sciuto Padre Pio e sono vis­suti accanto a lui, confratelli e figli spirituali, sono concordi nel sostenere che il Natale era la fe­sta liturgica che più sentiva e al­la quale si preparava sempre con un'attenzione straordinaria per celebrarla con un trasporto che incantava, fin da giovane e tanto più, poi, da sacerdote.

Una preziosa testimonianza a tal riguardo ci viene fornita da padre Ignazio da Ielsi, superiore del convento di San Giovanni Rotondo dal 1922 al 1925, quan­do cioè Padre Pio era giovane e aveva da poco ricevuto le stig­mate; nel suo Diario egli scrisse: «È inutile dire con quanta pas­sione Padre Pio celebra il Nata­le. Sempre vi pensa e conta i giorni che lo separano da un Na­tale all'altro sin dal giorno dopo. Gesù Bambino per lui è un'attra­zione specialissima. Basta senti­re il suono di una pastorale, del­la "Ninna nanna" per sollevare lo spirito su, su, tanto che a guar­darlo sembra in estasi».

Nella notte della Natività egli sembrava fuori di sé dall'e­mozione e spesso i suoi occhi si riempivano di lacrime. A tal ri­guardo, padre Gerardo di Flume­ri, in un articolo apparso su Voce di Padre Pio n. 12 del 1981, scri­ve: «L'espressione di attesa, che era in tutta la sua persona, mi è impressa nella memoria. Come pure indelebile è nella mia men­te il suo profondo raccoglimento e la sua estatica preghiera. Ma soprattutto è ancora vivo davanti ai miei occhi il colore delle sue guance arrossate, quando il canto del Te Deum diede l'annunzio della nascita del Salvatore».

Dopo la recita dell'Ufficio divino Padre Pio, indossato il piviale bianco intessuto d'oro, incensava la statuina di Gesù Bambino posta in una culletta tutta ornata di trine e merletti e, preceduto dai frati osannanti con ceri in mano, la portava in processione, dal coro all'altare e dall'altare al Presepe. Stringen­do a sé la piccola culla, con un volto raggiante e luminoso e le labbra atteggiate a sorrisi di Cielo, passava tra due ali di fol­la, lieta e chiassona. Allora le mani di tutti si protendevano a toccare il Bambinello: mani delicate di bimbi innocenti, ma­ni gentili di donne devote, mani incallite di operai dei campi, e tutti imprimevano i loro baci de­voti sulle ginocchia o sui piedi­ni di Gesù Bambino.

Arrivati all'altare maggiore, collocata la statuina del Bambino Gesù al di sopra del Tabernacolo, ai piedi del Crocifisso, iniziava la Mes­sa, la meravigliosa Santa Messa In nocte nativitatis Domini, che rimaneva indimenticabile per tutti coloro che avevano la for­tuna di assistervi. «Eravamo tut­ti presi - scrive, infatti, padre di Flumeri - dall'alone di spiritua­lità che emanava dalla persona del venerato Padre. E la pre­ghiera era più sentita e più fer­vorosa, ricolma di una indicibile gioia spirituale. Il cuore godeva per la nascita del Bambino divi­no e per la vicinanza di colui che, nel profondo dell'anima, ri­tenevamo [...] uno spirito eletto, dotato di speciali carismi divi­ni». Dall'altare, poi, con voce tremula per l'emozione, con le sue mani piagate, il Padre solle­vava la culletta con Gesù Bam­bino e, disegnando con essa nel­l'aria un segno di croce, impar­tiva a tutti la sua benedizione.

Quando, poi, le condizioni di salute non gli permettevano di presiedere alla cerimonia, il Pa­dre seguiva le celebrazioni dal matroneo e lì attendeva con an­sia che i confratelli gli portasse­ro la statua del Bimbo Gesù da baciare. I confratelli ricordano anche che Padre Pio voleva che il Presepe fosse allestito di fron­te al confessionale per poterlo vedere mentre confessava, e per tutto il tempo che restava lì te­neva sempre lo sguardo rivolto alla statuetta del Bambino Gesù. I sentimenti che gli affolla­vano il cuore in quella Notte Santa neppure il Padre riusciva a descriverli, come si evince da una lettera indirizzata a padre Agostino da San Marco in La­mis:

«Il celeste Bambino - scri­ve - faccia sentire anche al vo­stro cuore tutte quelle sante emozioni che fece sentire a me nella beata notte allorché venne deposto nella povera capannuc­cia! Oh Dio, padre mio, non sa­prei esprimervi tutto quello che sentii nel cuore in questa felicis­sima notte. Mi sentivo il cuore traboccante di un santo amore verso il nostro Dio umanato. [...] Io non saprei ridirvi tutto ciò che avvenne in me in questa notte, passata tutta in piedi, sen­za aver chiuso un occhio» (Epi­stolario I, 981).

E sostando esta­tico davanti al Presepe, in una Notte Santa, Padre Pio scrisse con infuocati accenti: «Quali e quanti non sono, o cristiani, gl'insegnamenti che si partono dalla grotta di Betlemme! [...] Povertà, umiltà, abiezione, dis­prezzo, circondano il Verbo fatto carne; ma noi, dall'oscurità in cui questo Verbo fatto carne è avvolto, comprendiamo una co­sa, udiamo una voce, intravedia­mo una sublime verità: tutto questo l'hai fatto per amore, e non c'inviti che all'amore, non ci parli che di amore, non ci dai che prove di amore» (Epistolario IV, pp, 0)7-1009).

Gesù Bambino ricambiò l'amore di questo suo figlio in una maniera tutta singolare; in­fatti, più volte il Bambinello Di­vino gli apparve ed egli poté stringerlo tra le sue braccia e co­prirlo di teneri baci. La prima apparizione, molto suggestiva e bella, avvenuta il 20 settembre 1919, ebbe come testimone pa­dre Raffaele da Sant'Elia a Pia­nisi, il quale racconta in un suo manoscritto: «Dormivo in una cella angusta, quasi di fronte a quella n. 5, dove dimorava Padre Pio. La notte dal 19 al 20 non potevo prendere sonno. Non so il perché, forse il caldo, verso mezzanotte, mi levo dal letto quasi spaventato. Il corridoio era nella oscurità, rotta solo dalla lu­ce incerta di un lumicino a pe­trolio. Mentre stavo sull'uscio per uscire, ecco che passa Padre Pio, tutto luminoso, con Bambino sulle braccia, andava a lenti passi e mormorava preghiere. Passa davanti a me, tutto raggiante di luce, enon si accorge della mia presenza».

 Il racconto dell’apparizione del 24 dicemnbre 1922, invece è dovuto a Lucia Iadanza figlia spirituale di Padre Pio, che quell’anno volle passare la Vigilia di Natale vicino al Padre. «Quella sera - riporta fra Modestino - faceva freddo ed i frati avevano portato in sagrestia un braciere di fuoco. Accanto a questo braciere, con altre tre donne, Lucia aspettava la mezzanotte per assistere alla Messa che Padre Pio doveva ce­lebrare. Le tre donne comincia­rono a sonnecchiare, mentre lei continuò a recitare il Santo Ro­sario. Dalla scala interna della sagrestia, scese Padre Pio e si fermò vicino alla finestra. Ad un tratto, in un alone di luce, appar­ve Gesù Bambino e si fermò tra le braccia di Padre Pio, il cui volto divenne tutto raggiante. Quando la visione scomparve, il Padre si accorse di Lucia, sveglia, lo stava fissando attonita. Le si avvicinò e chiese: "Lucia, che hai visto?". Lucia rispose: "Padre, ho visto tutto". Padre Pio allora l'ammonì severo: "Non dir nulla a nessuno"».

Se il Bimbo Gesù era per Padre Pio il Re del suo cuore, che cosa era Padre Pio per Gesù Bambino? Egli stesso ce lo dice in una lettera a padre Agostino: «Io sono il trastullo di Gesù Bambino, come lui spesso mi ri­pete ma quello che è peggio, Ge­sù ha scelto un balocco di nes­sun valore. Mi dispiace solo che questo balocco da lui prescelto imbratta le sue divine manine. Mi dice il pensiero che qualche giorno mi butterà in un fosso per non più scherzarvi. Ne godrà, non merito altro che questo» (Epistolario I, p. 331). Meravi­gliosa umiltà che lo rese degno di sì grandi e tanti favori da par­te del celeste Divin Pargoletto!

E noi, con quali sentimenti stiamo vivendo il Santo Natale? Che cosa stiamo chiedendo in dono al Bimbo Gesù? «Oh come deve sentirsi acceso il cuore di amore per colui che tutto tene­rezza si è fatto per noi! Oh come dovremmo ardere del desiderio di condurre il mondo tutto a quest'umile grotta [...]» (Epi­stolario IV, p. 1007-1009), ci ammonisce il Padre e «Chiedia­mo a questo divin Bambino - ci suggerisce ancora - di rivestirci di umiltà, perché solo con que­sta virtù possiamo gustare que­sto mistero ripieno di divina tenerezza»­.

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