sabato 18 settembre 2010

LA DEVOZIONE ALLE SANTE PIAGHE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO -

prima parte.

Premessa

Il nostro intento con questa pubblicazione è aiutare le anime a comprendere l'infinito amore del Sacro Cuore e gli infiniti meriti che ci derivano dalle sue Sante Pia­ghe.

Il Sacro Cuore ha privilegiato l'umile "giardino" di S. Francesco di Sales e dopo aver rivelato a S. Marghe­rita Maria Alacoque "Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini" si è manifestato a Suor Maria Marta Chambon dicendo "ti ho scelta per diffondere la devo­zione alle mie sante piaghe nei difficili tempi in cui vi­viamo”.

Un auspicio dalla lettura di queste pagine: poter pre­gare come San Bernardo "o Gesù, le tue piaghe sono i miei meriti".

SUOR MARIA MARTA CHAMBON INFANZIA E GIOVINEZZA

Francesca Chambon nacque il 6 marzo 1841 da una famiglia di contadini, poverissima e molto cristiana, nel villaggio della Croix Rouge, presso Chambery.

Nello stesso giorno ricevette il santo battesimo nel­la chiesa parrocchiale di S. Pietro di Lemenc.

Volle nostro Signore molto presto rivelarsi a que­st'anima innocente. Aveva appena 9 anni quando un venerdì santo, condotta dalla zia all'adorazione della Croce, Cristo, nostro Signore, si offerse ai suoi sguardi lacerato, insanguinato, come sul Calvario.

"Oh, in che stato era!" dirà lei più tardi.

Questa fu la prima rivelazione della passione del Salvatore, che tanto posto avrebbe tenuto nella sua esi­stenza.

Ma l'aurora della sua vita apparve soprattutto favo­rita dalle visite di Gesù Bambino. Nel giorno della sua prima Comunione, Egli venne a lei visibilmente; da al­lora, in ogni giorno delle sue Comunioni, fino alla mor­te, sarà sempre Gesù Bambino che ella vedrà nella san­ta Ostia.

Egli si fa compagno inseparabile della sua giovinezza, la segue nel lavoro della campagna, parla con lei lungo il cammino, l'accompagna alla misera casupola paterna.

"Stavamo sempre insieme ... ah, quanto ero felice! Avevo il paradiso nel cuore... " Così diceva al termine della sua vita, rievocando quei dolci e lontani ricordi.

Al tempo di questi precoci favori, Francesca non pensava di dover confidare ad altri la sua vita di famigliarità con Gesù: si accontentava di goderne da sola, credendo ingenuamente che tutti possedessero il medesimo privilegio,

Tuttavia il fervore e la purezza di questa bambina non potevano passare inosservati al degno curato della parrocchia, che le permise di accostarsi frequentemen­te alla sacra Mensa.

Fu lui che scoperse la sua vocazione religiosa e ven­ne a presentarla al nostro monastero, Francesca aveva 21 anni, quando la Visitazione di Santa Maria di Chambery le aperse le porte. Due anni dopo, nella festa di Nostra Signora degli Angeli, il 2 agosto 1864, pronunciava i santi voti e, con il nome di suor Maria Marta, prendeva posto definitivamente tra le suore di Santa Maria.

Nulla all'esterno rivelava il contatto particolare con Gesù Cristo. La bellezza della figlia del Re era vera­mente tutta interiore... Dio, che senza dubbio le riservava magnifici compensi, aveva trattato suor Maria Marta, rispetto ai doni esteriori, con evidente parsimo­nia.

Modi e linguaggio rozzi, intelligenza meno che me­diocre, che nessuna cultura, neppure sommaria, sareb­be riuscita a sviluppare (suor Maria Marta non sapeva né leggere né scrivere), sentimenti che non si sarebbero elevati se non sotto l'influsso divino, temperamento vivo e un po' tenace...

La suore sue compagne lo dichiarano sorridendo: "Oh, santa... era una vera santa... però, talvolta, quanta fatica!". La “santa” lo sapeva bene! Nella sua incantevole semplicità si lamentava con Gesù di avere tanti difetti.

I tuoi difetti - Egli rispondeva - sono la prova più grande che quello che succede in te viene da Dio! Io non te li toglierò mai: sono il velo che nasconde i miei doni. Tu hai molto desiderio di nasconderti? Io ce l'ho ancor più di te!".

Di fronte a questo ritratto se ne può collocare con piacere un secondo, con aspetti assai diversi e attraenti. Sotto l'apparenza esteriore di un blocco informe, l'os­servazione attenta delle superiore non tardò ad intuire una fisionomia morale bellissima, che si andava perfe­zionando giorno per giorno, grazie all'azione dello Spi­rito di Gesù.

Si notavano in lei dei tratti impressi con segni infal­libili che rivelano l'artista divino... e lo rivelano tanto meglio quanto più la mancanza di attrattive naturali lo ha tenuto nascosto.

Nella sua così limitata capacità di comprendere, quanti lumi celesti, quante idee profonde! In quel cuo­re incolto, che innocenza, che fede, che pietà, che umil­tà, che sete di sacrifici!

Basta per ora ricordare la testimonianza della sua superiora, madre Teresa Eugenia Revel: "L'obbedienza per lei è tutto. Il candore, la rettitu­dine, lo spirito di carità che la animano, la sua mortifi­cazione e, soprattutto, la sua umiltà sincera e profonda ci sembrano la garanzia più sicura della diretta opera di Dio su quest'anima. Quanto più riceve, tanto mag­giore è il sincero disprezzo di se stessa, abitualmente oppressa dal timore di essere nell'illusione. Docile ai consigli che le vengono dati, le parole del Sacerdote e della Superiora hanno il grande potere di donarle la pace... Quello che soprattutto ci tranquillizza è il suo amore appassionato per la vita nascosta, la sua irresi­stibile necessità di nascondersi ad ogni sguardo uma­no e il terrore che si tenga conto di ciò che avviene in lei."

I due primi anni della vita religiosa della nostra sorella trascorsero abbastanza normalmente. Al di fuori di un dono di orazione non comune, di un raccoglimen­to continuo, di una fame e sete di Dio sempre crescenti, non si avvertì in lei niente di veramente particolare, né che lasciasse prevedere cose straordinarie. Però nel set­tembre del 1866 la giovane suora cominciò ad essere favorita da frequenti visite di nostro Signore, della San­ta Vergine, della anime del Purgatorio e degli Spiriti celesti.

Gesù Crocifisso, soprattutto, le offre quasi ogni gior­no le sue divine Piaghe da contemplare, ora risplenden­ti e gloriose, ora livide e sanguinanti, chiedendole di associarsi ai dolori della santa Passione.

Le superiore, inchinandosi davanti ai segni sicuri della volontà del cielo - segni su cui non possiamo in­trattenerci in questo breve compendio - nonostante i suoi timori, si decidono, a poco a poco a far sì che ella si abbandoni alle esigenze di Gesù Crocifisso.

Tra le altre mortificazioni, Gesù richiede a suor Maria Marta persino il sacrificio del sonno, ordinandole di vegliare sola, vicino al SS. Sacramento, mentre tutto il monastero è immerso nel silenzio. Tali esigenze sono contrarie alla natura, ma forse non è questo il contrac­cambio abituale dei favori divini? Nella calma delle notti, nostro Signore si comunica alla sua serva nel modo più meraviglioso. Qualche volta, tuttavia, la lascia lottare penosamente, durante lunghe ore, contro la stan­chezza e il sonno; però, di solito si impossessa subito di lei e la rapisce in una specie di estasi. Egli le confida le sue pene e i suoi segreti di amore, la colma di delizie ... Le meraviglie di grazia per quest'anima umi­lissima, semplicissima e docile, aumentano di giorno in giorno.

TRE GIORNI DI ESTASI

Nel mese di settembre del 1867 suor Maria Marta, come le aveva predetto il divino Maestro, cadde in uno stato misterioso, a cui sarebbe difficile dare un nome.

La si vedeva distesa sul suo letto, immobile, senza parola, senza vista, non prendeva alcun nutrimento; il polso tuttavia, era regolare e il colore del volto legger­mente roseo. Questo durò tre giorni (26 - 27 - 28) in onore della SS. Trinità. Per la cara veggente furono tre giorni di eccezionali grazie.

Tutto lo splendore del cielo venne ad illuminare l'umile cella, in cui la SS. Trinità era discesa.

Dio Padre, presentandole Gesù in un' Ostia, le dis­se:

"Io ti dono Colui che tanto spesso tu mi offri", e le diede la comunione. Poi le scoprì i misteri di Betlemme e della Croce, illuminando la sua anima con vive luci sull'Incarnazione e la Redenzione.

Staccando poi da se stesso il suo Spirito, come un raggio infuocato, glielo donò affermando: "Qui c'è la luce, la sofferenza e l'amore! L'amore sarà per me, la luce per scoprire la mia volontà e infine la sofferenza per patire, momento per momento, come io voglio che tu soffra ".

L' ultimo giorno, invitandola a contemplare la Cro­ce del suo Figlio in un raggio che dal cielo si abbassava fino a lei, il Padre celeste le concesse di comprendere meglio le Piaghe di Gesù per il suo bene personale.

Nello stesso tempo, in un altro raggio che partiva dalla terra per giungere al cielo, ella vide chiaramente la sua missione e in che modo doveva far fruttificare i meriti delle Piaghe di Gesù, a vantaggio del mondo intero.

GIUDIZIO DEI SUPERIORI ECCLESIASTICI

La Superiora e la Direttrice di un'anima tanto privi­legiata non potevano assumersi da sole la responsabili­tà di un cammino così straordinario. Consultarono i Superiori ecclesiastici, in particolare il signor canonico Mercier, Vicario generale e superiore della casa, sacer­dote di saggio e pio, il rev. Padre Ambrogio, Provincia­le dei Cappuccini della Savoia, uomo di grande valore morale e dottrinale, il canonico Bouvier, chiamato “l'an­gelo delle montagne” cappellano della comunità, la cui fama di scienza e di santità varcava anche i confini del­la nostra provincia.

L'esame fu serio, minuzioso e completo. I tre esa­minatori furono d'accordo nel riconoscere che il cam­mino percorso da suor Maria Marta portava il SIGIL­LO DIVINO. Consigliarono di mettere tutto per scritto, però, pru­denti e altrettanto illuminati, giudicarono che era ne­cessario custodire questi fatti sotto il velo del segreto, finché piacesse a Dio di rivelarli Lui stesso. Così la co­munità rimase ignara delle insigni grazie di cui era fa­vorito uno dei suoi membri, il meno adatto, secondo il giudizio umano, per riceverle.

Ecco perché, considerando anche come una conse­gna sacra il parere dei Superiori ecclesiastici, la nostra madre Teresa Eugenia Revel si impegnò a riportare, giorno per giorno, quanto le riferiva l'umile sorella, alla quale, d'altra parte, il Signore ordinava di non nascon­dere nulla alla sua superiora:

"Dichiariamo qui alla presenza di Dio e dei nostri santi Fondatori, per obbedienza e il più esattamente possibile, ciò che crediamo sia stato inviato dal cielo, in grazia di una predilezione tutta amorosa del divin Cuore di Gesù, per la felicità della nostra comunità e per il bene delle anime. Dio pare aver scelto nella no­stra umile famiglia l'anima privilegiata che deve rinno­vare nel nostro secolo la devozione alle sante Piaghe di nostro Signore Gesù Cristo.

La nostra sorella Maria Marta Chambon è quella che il Salvatore gratifica con la sua presenza sensibile. Le mostra ogni giorno le sue divine Piaghe, perché fac­cia valere costantemente i loro meriti per le necessità della Chiesa, la conversione dei peccatori, i bisogni del nostro Istituto e specialmente per il sollievo delle ani­me del Purgatorio.

Gesù fa di lei il suo “trastullo di amore” e la vittima del suo beneplacito e noi, colme di riconoscenza, speri­mentiamo in ogni istante l'efficacia della sua preghiera sul cuore di Dio." Tale è la dichiarazione con cui si apre la relazione di madre Teresa Eugenia Revel, degna con­fidente dei favori del cielo. Da queste annotazioni pren­diamo le citazioni che seguono.

LA MISSIONE

"Una cosa mi addolora - diceva il dolcissimo Sal­vatore alla sua piccola serva - Ci sono anime che con­siderano la devozione alle mie sante Piaghe come stra­na, senza valore e sconveniente: è per questo che essa decade e viene dimenticata. In cielo ho dei Santi che hanno avuto una grande devozione alle mie Piaghe, però in terra quasi nessuno mi onora in questo modo". Come è ben motivato questo lamento! Come sono poche le anime che comprendono la Croce e quelle as­sidue nel meditare la Passione di nostro Signore Gesù Cristo, che San Francesco di Sales chiamava giusta­mente ‘la vera scuola dell'amore, il più dolce e forte motivo della pietà’.

Gesù, pertanto, non vuole che rimanga inesplorata questa miniera inesauribile, che vengano dimenticati e perduti i frutti delle sue sante Piaghe. Egli si sceglierà (non è questo il suo consueto modo di agire?) il più umile degli strumenti per compiere la sua opera d'amore.

Il 2 ottobre 1867 suor Maria Marta assisteva ad una Vestizione, quando si spalancò la volta del Paradiso ed ella vide svolgersi la stessa cerimonia con uno splen­dore ben diverso da quello della terra. Tutta la Visitazione del cielo era presente: le prime Madri, ri­volgendosi a lei come per annunciarle una buona noti­zia, le dissero festosamente:

" Il Padre eterno ha donato al nostro santo Ordine il Suo Figlio da onorare in tre modi:

1° Gesù Cristo, la sua Croce e le sue Piaghe.

2° Il suo Sacro Cuore.

3° La sua santa Infanzia: è necessario che nei vostri rapporti con Lui abbiate la semplicità del bambino."

Questo triplice dono non sembra nuovo. Riportandoci alle origini dell'Istituto, troviamo nel­la vita della madre Anna Margherita Clément, contem­poranea di Santa Giovanna Francesca di Chantal, que­ste tre devozioni, di cui le religiose da lei formate por­tarono l'impronta.

Chissà, e ci è gradito crederlo, è quest'anima ugual­mente favorita che, d'accordo con la nostra santa Ma­dre e fondatrice, viene oggi a ricordarle all'eletta di Dio.

Alcuni giorni dopo, la veneranda madre Maria Paolina Deglapigny, deceduta 18 mesi prima, appare alla sua figlia di un tempo e le conferma questo dono delle sante Piaghe: "La Visitazione possedeva già una grande ricchezza, però non completa. Ecco perché è felice il giorno in cui ho lasciato la terra: invece di possedere unicamente il Sacro Cuore di Gesù, voi avrete tutta la santa umanità, ossia le sue sacre Piaghe. Que­sta grazia l'ho chiesta io per voi ".

Il cuore di Gesù! Chi lo possiede, non possiede tut­to Gesù? Tutto l'amore di Gesù? Senza dubbio, però le sante Piaghe sono come l'espressione prolungata, e quanto eloquente, di questo amore!

Così Gesù vuole che lo onoriamo tutto intero e che, adorando il suo Cuore ferito, sappiamo non dimentica­re le sue altre Piaghe, aperte anch'esse per amore!

A questo proposito, non manca d'interesse avvici­narsi al dono dell'umanità paziente di Gesù, fatto alla nostra sorella Maria Marta, dono di cui fu gratificata nel medesimo tempo la venerabile madre Maria di Sales Chappuis: il dono della umanità santa del Sal­vatore.

San Francesco di Sales, nostro beato Padre, che vi­sitava molto sovente la sua cara figlia per istruirla pa­ternamente, non cessava di assicurarla della certezza della sua missione.

Un giorno in cui parlavano insieme: "Padre mio - ella disse con il suo abituale candore - voi sapete che le mie consorelle non hanno nessuna fiducia nelle mie affermazioni perché sono molto imperfetta".

Il Santo le rispose: "Figlia mia, le vedute di Dio non sono quelle della creatura, la quale giudica secon­do i criteri umani. Dio dà le sue grazie ad una misera­bile che non ha nulla, perché tutte siano riferite a Lui. Devi essere molto contenta delle tue imperfezioni, per­ché nascondono i doni di Dio, che ti ha scelta per com­pletare la devozione al Sacro Cuore. Il cuore è stato mostrato alla mia figlia Margherita Maria e le sante Piaghe alla mia piccola Maria Marta ...E'una felicità per il mio cuore di Padre che questo onore sia concesso a te da Gesù Crocifisso: è la pienezza della redenzione che Gesù ha tanto desiderato".

La Santissima Vergine venne, in una festa della Visitazione, a confermare ancora la giovane sorella nel suo cammino. Accompagnata dai santi Fondatori e dal­la nostra sorella Margherita Maria, le disse con bontà: "Io do il mio Frutto alla Visitazione, come l'ho dato alla mia cugina Elisabetta. Il tuo santo fondatore ha ripro­dotto le fatiche, la dolcezza e l'umiltà di mio Figlio; la tua santa Madre la mia generosità, superando tutti gli ostacoli per unirsi a Gesù e fare la sua santa volontà. La tua fortunata sorella Margherita Maria ha ricopiato il Sacro Cuore di mio Figlio per darlo al mondo ... tu, figlia mia, sei la prescelta per trattenere la giustizia di Dio, facendo valere i meriti della Passione e delle sante Piaghe del mio unico e amatissimo Figlio Gesù!".

Poiché suor Maria Marta opponeva alcune obiezio­ni sulle difficoltà che avrebbe incontrato: "Figlia mia - replicò l'Immacolata Vergine - non ti devi preoccupa­re, né per la tua Madre, né per te; mio Figlio sa bene quello che ha da fare... in quanto a te, fai solamente giorno per giorno quello che Gesù vuole...".

Pertanto gli inviti e le esortazioni della santa Vergi­ne andavano moltiplicandosi e assumevano varie for­me: "Se cercate la ricchezza, andate a prenderla nelle sante Piaghe del mio Figlio... tutta la luce dello Spirito Santo sgorga dalle Piaghe di Gesù, però questi doni li riceverete in proporzione alla vostra umiltà... io sono la vostra Madre e vi dico: andate ad attingere alle Pia­ghe del mio Figlio! Succhiate il suo sangue fino ad esau­rirlo, il che, tuttavia giammai succederà. E' necessario che tu, figlia mia, applichi le Piaghe di mio Figlio so­pra i peccatori, per convertirli".

Dopo gli interventi delle prime Madri, del santo Fondatore e della santa Vergine, in questo quadro non possiamo dimenticare quelli di Dio Padre, per il quale la nostra cara sorella sentì sempre una tenerezza, una confidenza di figlia e da Lui fu divinamente colmata delle sue delicatezze.

Il Padre fu il primo, che la istruì sulla sua missione futura. Talvolta gliela ricorda: "Figlia mia, io ti dono a mio Figlio perché ti aiuti durante tutto il giorno e tu possa pagare quanto da tutti è dovuto alla mia giusti­zia. Dalle Piaghe di Gesù prenderai costantemente con che pagare i debiti dei peccatori".

La Comunità faceva processioni ed elevava preghiere per varie necessità: "Tutto quello che mi dai non è nien­te - dichiarò Dio Padre - se non è nulla - replicò l'au­dace figlia - vi offro allora tutto quello che ha fatto e sofferto vostro Figlio per noi…".

"Ah - rispose l'eterno Padre - questo è grande!". Da parte sua nostro Signore, per fortificare la sua serva, le rinnova più volte la sicurezza che ella è realmente chiamata a rinnovare la devozione alle Piaghe redentrici: "Io ti ho scelta per diffondere la devozione alla mia santa Passione negli infelici tempi in cui vivi".

Poi, mostrandole le sue sante Piaghe come un libro in cui vuole insegnarle a leggere, il buon Maestro ag­giunge: "Non distogliere gli occhi da questo libro, dal quale imparerai più che tutti i più grandi sapienti. La preghiera alle sante Piaghe comprende tutto". Un'altra volta, nel mese di giugno, mentre stava pro­strata davanti al Santissimo Sacramento, il Signore, aprendo il suo sacro Cuore, come la fonte di tutte le altre Piaghe, insiste nuovamente: "Ho scelto la mia fe­dele serva Margherita Maria per far conoscere il mio Cuore divino e la mia piccola Maria Marta per diffon­dere la devozione alle mie altre Piaghe...

Le mie Piaghe infallibilmente vi salveranno: esse salveranno il mondo".

In un'altra circostanza le disse: "La tua via è farmi conoscere e amare per le mie sante Piaghe, special­mente in avvenire".

Le chiede di offrire incessantemente le sue Piaghe per la salvezza del mondo.

"Figlia mia, il mondo resterà più o meno scosso, a seconda che tu avrai svolto il tuo compito. Tu sei scelta per soddisfare alla mia giustizia. Chiusa nella tua clausura, devi vivere qui in terra come si vive in cielo, amarmi, pregarmi continuamente per placare la mia vendetta e rinnovare la devozione alle mie sante Pia­ghe. Io voglio che per questa devozione si salvino non soltanto le anime che vivono con te ma molte altre an­cora. Un giorno ti chiederò conto se hai attinto da que­sto tesoro per tutte le mie creature ".

Egli le dirà più tardi: "veramente, Sposa mia, io abito qui in tutti i cuori. Stabilirò qui il mio regno e la mia pace, distruggerò con la mia potenza tutti gli ostacoli perché io sono il padrone dei cuori e conosco tutte le loro miserie... Tu, figlia mia, sei il canale delle mie gra­zie. Impara che il canale non possiede niente per se stes­so: ha soltanto ciò che vi si fa passare. E' necessario, come canale, che tu non conservi nulla e dica tutto quello che io ti comunico. Io ti ho scelta per far valere i meriti della mia santa Passione per tutti, però voglio che tu sempre rimanga nascosta. E' compito mio far conosce­re in avvenire che il mondo si salverà per questo mezzo e per le mani della mia Madre Immacolata!

MOTIVI DELLA DEVOZIONE ALLE SANTE PIAGHE

Nell'affidare questa missione a suor Maria Marta, il Dio del Calvario si compiaceva di rivelare alla sua ani­ma estasiata gli innumerevoli motivi di invocare le Piaghe divine, come pure i benefici di questa devozione, ogni giorno, in ogni istante per incitarla a farsi sua ar­dente apostola, Egli le scopre gli inapprezzabili tesori di queste sorgenti di vita: "Nessun'anima, eccetto la mia santa Madre, ha avuto come te la grazia di con­templare giorno e notte le mie sante Piaghe. Figlia mia, riconosci tu il tesoro del mondo? Il mondo non vuole riconoscerlo. Io voglio che tu lo veda, per comprende­re meglio quello che ho fatto venendo a soffrire per te.

Figlia mia, ogni volta che tu offri a mio Padre i meriti delle mie divine Piaghe, guadagni una immensa fortuna. Siate simili a colui che incontrerà nella terra un gran tesoro, però, siccome voi non potete conserva­re questa fortuna, Dio torna a prenderla e così la mia divina Madre, per restituirvela nel momento della morte e applicarne i meriti alle anime che ne abbisognano, perciò devi far valere la ricchezza delle mie sante Pia­ghe. Dovete solo restare povere, perché il Padre vostro è molto ricco!

La vostra ricchezza?... E' la mia santa Passione! E' necessario venire con fede e confidenza, attingere co­stantemente dal tesoro della mia Passione e dai fori delle mie Piaghe! Questo tesoro vi appartiene! Tutto sta lì, tutto, eccetto l'inferno!

Una delle mie creature mi ha tradito e ha venduto il mio sangue, però potete tanto facilmente riscattarlo goccia a goccia... una sola goccia basta per purificare la terra e voi non lo pensate, non conoscete il suo prezzo! Hanno fatto bene i carnefici a trapassare il mio co­stato, le mie mani e i miei piedi, così hanno aperto fonti donde sgorgano eternamente le acque della misericor­dia. Solo il peccato è stato la causa che tu devi detesta­re.

Mio Padre si compiace nell'offerta delle mie sacre Piaghe e dei dolori della mia divina Madre: offrirli si­gnifica offrire la sua gloria, offrire il cielo al cielo.

Con questo tu hai di che pagare per tutti i debitori! Offrendo a mio Padre il merito delle mie sante Piaghe, tu soddisfi per tutti i peccati degli uomini".

Gesù la esorta, e con lei anche noi, ad accedere a questo tesoro. “Devi affidare tutto alle mie sante Pia­ghe e lavorare, per i loro meriti, alla salvezza delle anime”.

Chiede che lo facciamo con umiltà.

"Quando mi inflissero le mie sante Piaghe gli uo­mini credevano che sarebbero scomparse.

Invece no: saranno eterne ed eternamente saranno viste da tutte le creature. Te lo dico perché non le guar­di per abitudine, ma le veneri con grande umiltà. La vostra vita non è di questo mondo: togliete le sante Pia­ghe e voi sarete terreni... siete troppo materiali per com­prendere tutta l'estensione delle grazie che ricevete per i loro meriti. Neppure i Sacerdoti contemplano abba­stanza il Crocifisso. Io voglio che mi si onori tutto inte­ro.

La messe è grande, abbondante: è necessario umi­liarvi, immergervi nel vostro nulla per far raccolta di anime, senza guardare a quello che già avete fatto. Non devi temere di mostrare le mie Piaghe alle anime... il cammino delle mie Piaghe è tanto semplice e tanto fa­cile per andare in cielo! ".

Non ci chiede di farlo con il cuore dei Serafini. Indi­cando un gruppo di spiriti angelici, intorno all'altare durante la santa Messa, Egli disse a suor Maria Marta: "Essi contemplano la bellezza, la santità di Dio... am­mirano, adorano... non potete imitarli. In quanto a voi è necessario soprattutto contemplare le sofferenze di Gesù per conformarvi a Lui, avvicinarvi alle mie Pia­ghe con cuori molto caldi, molto ardenti ed elevare con grande fervore le aspirazioni per ottenere le grazie del ritorno che sollecitate".

Ci chiede di farlo con fede ardente: "Esse (le Pia­ghe) restano del tutto fresche ed è necessario offrirle come per la prima volta. Nella contemplazione delle mie Piaghe si trova tutto, per sè e per gli altri. Te le faccio vedere perché tu entri in esse".

Ci chiede di farlo con confidenza: "Non dovete in­quietarvi per le cose della terra: vedrai, figlia mia, nel­l'eternità ciò che avrai guadagnato con le mie Piaghe.

Le Piaghe dei miei sacri piedi sono un oceano. Con­duci qui tutte le mie creature: quelle aperture sono ab­bastanza grandi per accoglierle tutte".

Ci chiede che lo facciamo in spirito di apostolato e senza mai stancarci: "E' necessario pregare molto per­ché le mie sante Piaghe si diffondano nel mondo" (In quel momento, davanti agli occhi della veggente sali­rono dalle Piaghe di Gesù cinque raggi luminosi, cin­que raggi di gloria che circondarono il globo).

"Le mie sante Piaghe sostengono il mondo. Biso­gna chiedermi la fermezza nell'amore delle mie Pia­ghe, perché sono la sorgente di tutte le grazie. Devi invocarle spesso, portare il prossimo ad esse, parlarne e tornarvi con frequenza per imprimere la loro devo­zione nelle anime. Molto tempo sarà necessario per sta­bilire questa devozione: lavorate perciò con coraggio.

Tutte le parole dette a motivo delle mie sante Pia­ghe mi procurano un piacere indicibile... io le conto tutte.

Bisogna, figlia mia, che tu costringa ad entrare nel­le mie Piaghe anche quelli che non ci vogliono veni­re”.

Un giorno che suor Maria Marta aveva una sete ar­dente, il suo buon Maestro le disse: "Figlia mia, vieni a me e io ti darò un'acqua che placherà la tua sete. Nel Crocifisso tu hai tutto, hai con che appagare la tua sete e quella tutte le anime. Tutto voi tenete nelle mie Pia­ghe, fate opere concrete non per il godimento, ma per la sofferenza. Sii un'operaia che lavora nel campo del Signore: con le mie Piaghe guadagnerai molto e senza fatica. Offrimi le tue azioni e quelle delle tue consorelle, unite alle mie sante Piaghe: nulla può renderle più meritorie e più gradite ai miei occhi. In esse troverai ricchezze incomprensibili".

Bisogna notare a questo punto che nelle manifesta­zioni e nelle confidenze di cui terminiamo di parlare, il divino Salvatore non si presenta sempre a suor Maria Marta con tutte le sue adorabili Piaghe insieme: a volte non ne mostra che una sola, separata dalle altre. Così avvenne un giorno, dopo questo ardente invito: "Tu devi applicarti a curare le mie ferite, contemplando le mie Piaghe ".

Egli le scopre il piede destro, dicendo: "Quanto devi venerare questa Piaga e nasconderti in essa come la colomba ".

Un'altra volta le fa vedere la sua mano sinistra: "Fi­glia mia, prendi dalla mia mano sinistra i miei meriti per le anime perché possano stare alla mia destra per tutta l'eternità... Le anime religiose staranno alla mia destra per giudicare il mondo, ma prima io chiederò loro conto delle anime che dovevano salvare".

LA CORONA DI SPINE

Un fatto commovente è che Gesù richieda per il suo augusto capo coronato di spine uno specialissimo culto di venerazione, di riparazione e di amore.

La corona di spine fu per Lui causa di sofferenze particolarmente crudeli. Confidò alla sua sposa: "La mia corona di spine mi ha fatto soffrire più che tutte le altre Piaghe: dopo l'orto degli ulivi, essa fu il mio pati­mento più straziante... per alleviarlo dovete osservare bene la vostra regola".

Essa è per l'anima, fedele fino all'imitazione, una sorgente di meriti.

"Guarda questo capo che è stato trafitto per amore tuo e per i cui meriti dovrai un giorno essere incorona­ta ".

E' questa la vostra vita: entrate semplicemente in essa e camminerete con sicurezza. Le anime che hanno contemplato e onorato la mia corona di spine in terra, saranno la mia corona di gloria in cielo. Per un istante che tu contempli questa corona quaggiù, io te ne darò una per l'eternità. E' la corona di spine che vi otterrà quella della gloria ".

Questo è il dono di elezione che Gesù fa ai suoi pre­diletti.

“Io dò la mia corona di spine ai miei prediletti: Essa è il bene proprio delle mie spose e delle anime privile­giate, è la gioia dei beati, però per i miei più amati in terra è una sofferenza”.

(Da ciascuna spina, la nostra sorella vedeva salire un raggio di gloria indescrivibile).

"I miei veri servi cercano di soffrire come me, però nessuno può raggiungere il grado di sofferenza che io ho patito ".

Da questa anime Gesù sollecita una più tenera com­passione per il suo adorabile capo. Ascoltiamo questo lamento del cuore rivolto a suor Maria Marta nel mo­strarle il suo capo insanguinato, tutto trafitto, ed espri­mendo una tale sofferenza che la poveretta non sapeva come descrivere: “Ecco Colui che tu cerchi! Guarda in che stato è... guarda... togli le spine dal mio capo, of­frendo a mio Padre per i peccatori il merito delle mie Piaghe... va in cerca di anime”.

Come si vede, in questi richiami del Salvatore si ascolta sempre come un'eco dell'eterno SITIO, la preoccupazione di salvare le anime: "Va' in cerca di ani­me. E' questo l'insegnamento: la sofferenza per te, le grazie che tu devi attingere per gli altri. Una sola ani­ma che fa le sue azioni in unione con meriti della mia santa Corona guadagna più che la comunità intera".

A questi austeri richiami il Maestro aggiunge esortazioni che infiammano i cuori e fanno accettare tutti i sacrifici. Nell'ottobre del 1867 si presenta agli occhi estasiati della nostra giovane sorella con questa Corona, tutta irradiata da una gloria splendente: "La mia Corona di spine illumina il cielo e tutti Beati! C'è sulla terra qualche anima privilegiata a cui io la mo­strerò: però la terra è troppo tenebrosa per vederla. Guarda com'è bella, dopo essere stata tanto doloro­sa!".

Il buon Maestro va più lontano: Egli la unisce ugual­mente ai suoi trionfi e alle sue sofferenze... le fa intra­vedere la futura glorificazione. Posandole con vivi do­lori questa santa Corona sopra il capo dice: "Prendi la mia Corona, e in questo stato ti contempleranno i miei Beati ".

Poi, rivolgendosi ai Santi e indicando la sua cara vittima esclama: “Ecco qui il frutto della mia Coro­na”.

Per i giusti questa santa Corona è felicità ma, al con­trario, oggetto di terrore per i cattivi. Questo lo vide un giorno suor Maria Marta in una apparizione offerta alla sua contemplazione da Colui che provava piacere nel­l'istruirla, rivelandole i misteri dell'al di là.

Tutto illuminato dagli splendori di questa divina Corona, davanti a suoi occhi apparve il tribunale in cui vengono giudicate le anime e questo accadeva conti­nuamente davanti al Giudice sovrano.

Le anime che erano state fedeli durante la vita si gettavano con fiducia nelle braccia del Salvatore. Le altre, alla vista della santa Corona e ricordando l'amore del Signore che avevano disprezzato, si precipitavano atterrite nell'eterno abisso. Fu così grande l'impressio­ne di questa visione che la povera suora, nel raccontar­la, tremava ancora di timore e di spavento.

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